Archivi per novembre, 2010

FINI COME VELTRONI, aspettando PERUGIA

Pubblicato il 6 novembre, 2010 in Politica | No Comments »

Oggi si apre a Perugia la convention del partito personale di Fini. Aspettando il discorso di Fini, Fabrizio Dell’Orefice, per Il Tempo, traccia un ritratto di Fini che appare sempe più “veltronizzato”.

Fini Fini si è veltronizzato. Ormai è affetto anche lui dal morbo che ha paralizzato (politicamente s’intende) l’ex leader del Pd: il maanchismo. Che non è una variante del machismo. No, il ma-anchismo deriva dalla coppia di parole più ripetute da Walter Veltroni nella campagna elettorale di due anni fa: “Ma” e “Anche”. Siamo con i bianchi ma anche con i neri. Siamo con i gialli ma anche con i rossi. Siamo per l’impresa ma anche per i lavoratori. Siamo per gli israeliani ma anche per i palestinesi. Siamo con i giovani ma anche con gli anziani. Ora Fini si trova in una situazione analoga. Finora Futuro e Libertà ha avuto un percorso contrario a quello di Forza Italia. È un movimento nato nel palazzo e che adesso prova a misurarsi con il Paese. Il punto è proprio questo: nel Paese si è creata una grande aspettativa nei confronti della nuova formazione politica e che sarà difficile non deludere. Perché essenzialmente finora Fini non ha ancora avanzato una proposta, non ha messo su tavolo una richiesta precisa, non ha provato a cambiare le priorità o a dettare l’agenda politica. Si è caratterizzato soprattutto come forza di interdizione, nella straordinaria capacità di minare il campo, di avvelenare i pozzi e comunque di bloccare l’iniziativa politica del governo. O meglio, in gran parte l’esecutivo era già fermo per sue responsabilità ma i finiani sono stati straordinari nell’intestarsi questo “merito”. Il successo della prima Forza Italia, a cui Fini in qualche modo si ispira, fu esattamente il contrario: un milione di posti di lavoro, più libertà, più merito.
Oggi a Bastia Umbra Fli presenterà il suo manifesto. Sul quale vige il più stretto riserbo. Ma è chiaro intuirne i contenuti, basta andare a rivedersi le prese di posizioni. Chi vuole rappresentare Fli? Quanti più italiani è possibile. L’Italia degli onesti, quella che si batte contro l’illegalità e la corruzione. L’Italia del merito. L’Italia del senso dello Stato, dell’interesse generale piuttosto del particulare. E vabbè, fin qui siamo al catalanismo, da Catalano, il “filosofo” di Arbore dai pensieri banali. L’unica novità è l’ambientalismo, lo spazio alla risorsa verde. Che d’altro canto è già ampiamente richiamata nel simbolo di Futuro e Libertà che lascia immaginare una destra in stile David Cameron. Come tutto ciò si debba realizzare, concretizzare, materializzare non è dato sapere. Finora l’unica proposta avanza da Fini è stata la privatizzazione della Rai. Non c’è un programma economico, non ci sono progetti per la riforma del fisco per la quale il governo ha appena aperto un tavolo. Tanto per fare un esempio. E non ci sono delle radici culturali, come ha ricordato sul Tempo Gennaro Malgieri. Di questo passo Fini si sta totemizzando. Diventa un totem. Un totem della legalità. Un totem del multiculturalismo. Un totem dei doveri. Un totem e basta. Immobile. E non serve per andare avanti.
Ecco perché ora Fini è chiamato a decidere, a mostrare le carte. Ancora ieri con i suoi fedelissimi si è limitato a dire che aveva le idee chiare e che alla fine del vertice dei futuristi le aveva ancora più chiare. Ma quali sono nessuno l’ha capito. Si sono intuiti i capisaldi. Fini vorrebbe vedere morto (sempre politicamente, s’intende) Berlusconi nel più breve tempo possibile ma professa che resti a governare. Spera cada ma non se la sente di farlo cadere. E per farlo cascare dice in pubblico che deve governare, deve andare avanti ma in realtà si augura che inciampi al primo scalino e si faccia male. Su questa strada, sulla via del tatticismo sfrenato, è molto facile che Fini venga compreso nel Palazzo. Ma fuori? Chi ogni giorno si dimena con una crisi economica devastante, chi se la deve vedere con un Paese bloccato, chi non è tutelato e chi più banalmente è deluso dal Pdl che cosa ne può capire della linea di Fini? Per questo per Gianfranco si sta inesorabilmente avvicinando l’ora delle scelte. Di cominciare a dire chiaramente quale Paese immagina e come pensa di realizzarlo. Quali sono le sue priorità, quali decreti vuole che vengano varati, come pensa di cambiare l’Italia. E soprattutto, al netto dell’antiberlusconismo di destra, qual è l’altra Italia che sogna.

IL TEMPO 6 NOVEMBRE 2010

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI HA APPROVATO IL PACCHETTO SICUREZZA

Pubblicato il 5 novembre, 2010 in Cronaca | No Comments »

Dal 1 gennaio ci si potra’ collegare liberamente, senza restrizioni, alla rete wi-fi

Il Consiglio dei ministri ha approvato il pacchetto sicurezza messo a punto dal ministro dell’Interno Roberto Maroni.

Il pacchetto si compone di un decreto legge ed un disegno di legge. Diverse le misure contenute nel provvedimento: si va dalla possibilita’ di espellere cittadini comunitari al ripristino dell’arresto in flagranza differita per i tifosi violenti, dal potenziamento dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalita’ organizzata alla liberalizzazione delle connessioni internet. Nel pacchetto anche misure di sicurezza urbana come una stretta contro la prostituzione su strada e l’accattonaggio. In particolare sara’ applicata la misura del foglio di via per chi esercita la prostituzione su strada violando le ordinanze dei sindaci in materia. Dall’1 gennaio ci si potra’ collegare liberamente, senza restrizioni, alla rete wi-fi. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, illustrando le misure del pacchetto sicurezza approvato oggi. Con il provvedimento di oggi, ha spiegato Maroni, ‘’superiamo le restrizioni imposte dal decreto Pisanu cinque anni fa che ora sono state superate dall’evoluzione tecnologica”.

BERLUSCONI, DA CDM SI’ A PIANO, E’1 DEI 5 PUNTI – ”Abbiamo dato il via libera, come anticipato nei giorni scorsi, al piano sulla sicurezza che era uno dei cinque punti del programma di rilancio dell’azione di governo che ha ottenuto un’ampia fiducia in Parlamento”. Lo afferma il premier, Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri.  Il pacchetto sicurezza approvato oggi contiene diverse norme: sulle manifestazioni sportive, dove finora abbiamo ottenuto risultati molto buoni, con il 50% di incidenti in meno negli stadi; il potenziamento del contrasto alla criminalita’ organizzata; la tracciabilita’ dei flussi finanziari; la sicurezza urbana; il superamento dell’accesso al wi-fi. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, al termine del Consiglio dei ministri.
MARONI, NEGLI ULTIMI 2 ANNI -12% REATI COMUNI - Negli ultimi due anni i reati comuni sono diminuiti di oltre il 12%, con un picco del 50% per le rapine in banca. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, illustrando le misure del pacchetto sicurezza approvato oggi.
DA 1 GENNAIO LIBERE CONNESSIONI WI-FI – Dall’1 gennaio ci si potrà collegare liberamente, senza restrizioni, alla rete wi-fi. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, illustrando le misure del pacchetto sicurezza approvato oggi. Con il provvedimento di oggi, ha spiegato Maroni, “superiamo le restrizioni imposte dal decreto Pisanu cinque anni fa che ora sono state superate dall’evoluzione tecnologica”.
SI’ A CARTA D’IDENTITA’ FIN DA NEONATI - “Abbiamo posto fine alla sperimentazione della carta d’identità elettronica e che andava avanti da 10 anni e che ha comportato una spesa di 300 milioni di euro. Apriamo un capitolo nuovo e cioé l’introduzione della carta d’identità come documento di sicurezza per tutti a costo zero a partire da quando si è neonati”. Lo afferma il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. “Attraverso la registrazione delle impronte digitali nei Comuni – prosegue -, speriamo di arrivare anche prima della fine della legislatura all’utilizzo completo di questo nuovo strumento. Il nostro obiettivo resta quello di poter utilizzare questo documento per il voto elettronico”.
FOGLIO VIA PER PROSTITUTE SU STRADA – Sarà applicata la misura del foglio di via per chi esercita la prostituzione su strada violando le ordinanze dei sindaci in materia. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, illustrando le misure del pacchetto sicurezza approvato oggi.
FONTE ANSA 5 NOVEMBRE 2010

LA COMMEDIA ALL’ATTO FINALE, di Mario Sechi

Pubblicato il 5 novembre, 2010 in Politica | No Comments »

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, all'Altare della Patria Da più di un anno assistiamo a una commedia in cui due maschere recitano questo copione. Maschera B: «Amo il tartufo». Maschera F: «Preferisco le patate». Maschera B: «Viaggio in barca a vela». Maschera F: «Faccio le immersioni». Maschera B: «La mia villa a Antigua? Tutto regolare». Maschera F: «La casa a Montecarlo? Tutto regolare». Le due maschere sono l’immagine di un sistema che non funziona, la metafora di una maggioranza che dal punto di vista politico è già archiviata ma resta in vita per forza d’inerzia e impossibilità di ricambio. Ieri abbiamo assistito all’ennesimo capitolo di quest’operetta. Berlusconi fa un discorso dove chiede a Fini di uscire dall’ambiguità. Il presidente della Camera commenta la sortita con la solita frase «discorso deludente e tardivo». Punto e a capo. É una situazione di stallo che non può reggere e per questo va chiarita una volta per tutte.
Mi auguro che a Perugia Fini sia definitivo, indichi la sua rotta e si assuma il peso di una posizione chiara. Vale lo stesso discorso per Berlusconi, anche il presidente del Consiglio deve giungere a conclusioni che hanno una logica politica: non può procedere con la navigazione a vista e il «domani è un altro giorno». Per i due contendenti del centrodestra il gong è suonato. La Finanziaria è stata già manomessa dai finiani e oggi il consiglio dei ministri esamina un documento importante, il piano di riforme che l’Italia (firma Tremonti) presenta all’Europa per i prossimi dieci anni. Questo è il futuro. Berlusconi e Fini devono dire agli italiani se sono in grado di affrontarlo insieme. Tutto il resto non ci interessa, la sabbia nella clessidra è finita, la commedia è all’atto finale. Per loro il tempo è scaduto e Il Tempo guarda al domani.

…Mario Sechi senza giri di parole ha fatto il punto. E noi siamo d’accordo. Nè crediamo che comunque la commedia possa continuare oltre, avendo dovuto essersi già conclusa da tempo, sin da quando Fini-Badoglio ha iniziato a criticare Berlusconi, Governo e PDL, ad ogni occasione, sin da quando ha imboccato la strada del revisionismo politico-culturale che lo ha portato inequivocabilmente  dall’altra parte della sponda del fiume. Chissà poi se Fini abbia mai avuto idee di Destra. Ci siamo chiesti, talvolta, se Fini si sarebbe schierato da questa parte,  se a Bologna, quando andò a vedere Berretti Verdi, non avesse incrociato i comunisti che glielo volevano impedire, ragione per cui, egli ha sempre sostenuto, si sarebbe arruolato nel MSI. Oppure, ci siamo chiesti,  se invece di andare a vedere Berretti Verdi,  fosse andato a vedere un film sul Che Guevara,  che all’epoca andava di moda e i neofascisti glielo avessero impedito, Fini si sarebbe arruolato dall’altra parte? Ma ormai poco conta, conta che egli vada con i suoi ascari di complemento ( che quelli veri, gli etiopi, furono coraggiosi miliziani durante le campagne d’Africa italiane) lì dove lo porta il cuore e il tornaconto personale, cioè dall’altra parte,  dove un posticino lo troverà pure lui, fra quelli come lui, i Di Pietro, i D’Alema, i Vendola, etc, etc. Noi si rimane di qua,  a continaure la bella battaglia, senza preoccuparci nè di noi nè dei cognati. g.

IL PARTITO DI FINI? UN CARAVANSERRAGLIO, DICE TRAVAGLIO…E SE LO DICE LUI…

Pubblicato il 5 novembre, 2010 in Politica | No Comments »

Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano

LA SMORFIA DI GIANFRANCO FINI

Fin dall’inizio abbiamo riconosciuto il valore e anche il coraggio della svolta di Fini. Senza la sua pur tardiva battaglia per la legalità, corroborata da fedelissimi come Fabio Granata e Giulia Bongiorno, le porcate supreme del “processo breve” e del bavaglio sulle intercettazioni sarebbero leggi dello Stato. E, se oggi s’intravede il tramonto del lungo incubo berlusconiano, lo si deve soprattutto al distacco di Futuro e libertà.

Ciò premesso, però, una domanda s’impone: che cosa vuol essere Futuro e libertà? Un partito con un’identità netta intorno ai valori di una destra normale, cioè legalitaria e rigorosa, o un caravanserraglio di riciclati berlusconiani in fuga dalla nave che affonda? Ogni giorno le cronache segnalano le “new entry” (new si fa per dire) che si accalcano all’ingresso del partito finiano senza incontrare la benché minima resistenza: che so, un filtro, un buttafuori, un cerbero che prenda le generalità dell’aspirante futurista e gli ponga almeno un paio di domande su come la pensa su alcuni princìpi cruciali.

TIZIANA MAIOLO

Forse perché i princìpi, a parte la vaga evocazione a Mirabello, stentano a emergere con la necessaria chiarezza. Si spera che ciò avvenga domenica a Perugia. Nell’attesa, però, entra di tutto e non si butta via niente. Come se l’unico criterio fosse quello numerico, più adatto a un circo che a un partito: più gente entra più bestie si vedono. Non sempre, in politica, è la somma che fa il totale. Il rischio, insomma, non è tanto che Fli si riduca a un bonsai della vecchia An, ma a una Forza Italia senza Berlusconi.

ALFREDO BIONDI – Copyright Pizzi

Uno degli ultimi acquisti, per dire, è Tiziana Maiolo, già redattrice del Manifesto e candidata a sindaco di Milano per Rifondazione comunista, che nel ‘94 saltò sul carro del vincitore, cioè di Forza Italia e ora ha fatto lo stesso sul carro finiano: che c’entra con Fli questa presunta “garantista” che ha proposto l’abolizione dei pentiti di mafia, della custodia cautelare (per tutti!) e del 416-bis, cioè dell’associazione mafiosa, e ha passato la vita a insultare i migliori magistrati anticorruzione e antimafia?

Alfredo Biondi è dato in avvicinamento: è l’autore della prima legge ad personam dell’Era Berlusconiana, il decreto che nel ‘94 aboliva il carcere per i reati di Tangentopoli, guardacaso alla vigilia degli arresti per le tangenti Fininvest alla Guardia di finanza; il decreto fu poi ritirato a furor di popolo grazie allo smarcamento di Fini e Bossi. Possibile che Fini abbia perso la memoria?

Rosso Roberto Vice Presidente Piemonte

Che c’entra l’avvocato Biondi con l’idea di legalità sbandierata da Fli? Poi c’è il piemontese Roberto Rosso: era nella Dc con Vito Bonsignore, nel ‘93 fondò il movimento “Mani Pulite”, poi passò a Forza Italia e si fece le sue brave cinque legislature; appena tre mesi fa s’è dimesso da vicepresidente della giunta Cota per lo scandalo Phonemedia; ancora sette giorni fa giurava che “mille motivi mi trattengono nel Pdl” e assicurava grande “stima” a Denis Verdini; poi l’improvvisa folgorazione: finiano della prima ora, un antemarcia. Ma si può?

Imbarcato anche Giampiero Catone, che ha girato un po’ tutti i partiti e visitò anche le patrie galere: ora dice di aver risolto tutti i guai con la giustizia, ma il curriculum resta da paura. Pare che sia tentato da Fli anche Valerio Carrara, celebre perché nel 2001, unico deputato eletto nell’Idv, appena entrato alla Camera si convertì a Forza Italia in meno di 24 ore: ora ha un’altra crisi di coscienza, sempre dove tira il vento, ça va sans dire.

Ormai, sull’Arca di Noè, manca soltanto Jimmy il Fenomeno. Ma che deve fare un politico per essere respinto all’ingresso di Fli? Alla domanda del nostro Ferrucci se abbiano mandato indietro qualcuno, i colonnelli finiani hanno risposto: sì, uno, Lunardi. Bene.

Ma per entrare basta non essere Lunardi, o è richiesto qualche altro requisito? Tipo magari la coerenza con il progetto finiano? Se è vero che le idee camminano sulle gambe degli uomini, forse è il caso di schiarirsi le idee e poi guardare in faccia gli uomini. Certa gente basta guardarla in faccia e si capisce tutto.

……Questo è al momento, ad opera del ritrattista che più antiberlusconiano non si può,  il ritratto del partito personale dell’on. Fini che lo stesso Fini si appresta  a varare domenica prossima in quel di Perugia. Già, Perugia. A Perugia, nelle ore della vigilia, ottobre 1922,  il fascismo mussoliniano stabilì il quartier generale della marcia su Roma, con i quadrumviri che soggiornavano all’Hotel Brufani, storico ed elegante albergo del capoluogo umbro, tale rimasto ancor oggi, mentre la truppa si arrangiava come poteva.  Alla luce del ritratto travaglino, non sembra essere quella di Perugia una specie di nemesi storica, non foss’altro perchè quel che manca al caravanserraglio finiano è una componente essenziale: quelli della prima ora. Quelli, cioè coloro che hanno partecipato, nel bene e nel male, all’attraversata del deserto, talvolta senza neppure il pane e l’acqua, a Perugia la prossima domenica non ci saranno, perchè sono rimasti del tutto indifferenti alla “chiamata” finiana, questa si molto simile a qualcosa di già visto, il badoglismo, che fu, alle origini del MSI, il lievito morale che unì quanti, sposando il motto di De Marsanich, primo segretario nazionale missino, “non rinnegare, non restaurare”, scesero in battaglia, una battaglia senza speranza, che  tale è stata sino alla discesa in campo di Berlusconi, checchè ne dica un certo Alessandro Campi, sconosciuto politologo finiano che parla di Berlusconi come di una anomalia. E’ grazie a questa anomalia che questo Campi ha trovato da mangiare facendo il direttore della fondazione finiana FareFuturo, ed è grazie a questa anomalia che molti di quelli che ora si affrettano ad aggregarsi a Fini, fiutando, sbagliando, una prossima ed inevitabile, a parer loro,  debacle della anomalia berlusconiana.  Che se deve cessare ad opera di questo caravanserraglio di prostituti ed accattoni non ha davvero nulla da temere, perchè non saranno costoro, i Maiolo, i Biondi, insieme ai Granata e ai Briguglio, passando  naturalmente per il peggiore di tutti, un tal Bocchino, a determinare da una parte la fine della anomalia berlusconiana e dall’altra la nascita della cosiddetta “destra normale” evocata da Travaglio che come l’araba fenice, si sa che c’è ma non si sa dov’è,  e, in questo, caso, cosa è. g.

BERLUSCONI: AVANTI PER L’ITALIA

Pubblicato il 4 novembre, 2010 in Politica | No Comments »

Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento-relazione  pronunciato dal Presidente Silvio Berlusconi dinanzi alla Direzione Nazionale del PDL che l’ha approvato alla unanimità.

Care amiche e cari amici,

lasciatemi dire subito una cosa che ho nel cuore, una cosa che ho già detto quasi un anno fa quando sono stato ferito in piazza Duomo a Milano, una cosa che rispecchia i miei sentimenti di uomo prima ancora che di imprenditore prestato alla politica: l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio.

E’ stato per amore del mio Paese che 16 anni fa sono sceso in politica, per salvarlo dalle forze illiberali.

Ed è per amore della libertà che continuo a impegnarmi per il bene dell’Italia e a resistere a tutti gli attacchi infondati che mi vengono quotidianamente rivolti, e continuerò a farlo finché gli italiani che amano la libertà e che mi hanno dato la responsabilità di rappresentarli me lo chiederanno.

I nostri avversari sanno perfettamente che la mia presenza in politica è per loro un ostacolo insuperabile per il raggiungimento del potere. Per questo mi attaccano in modo indegno ed abbietto. Ma, voglio che sappiano che le campagne di fango e le aggressioni mediatiche fondate sulla menzogna che mi vengono rovesciate addosso da  tanti anni non mi fermeranno. Se lo facessi tradirei la fiducia di quei milioni di italiani che mi hanno liberamente affidato il mandato di governare il Paese. Significherebbe anteporre alla sovranità del popolo un altro primato, un primato anomalo, un primato che non ha nessun fondamento nelle regole della democrazia: mi riferisco al primato di quei poteri che per interessi di casta o solo personali, con espedienti costruiti ad arte in certe procure, mi muovono attacchi gravi quanto immotivati, non suffragati dai fatti, ma fondati sul nulla, o peggio sull’invidia e sull’odio. Questi poteri consolidati e radicati da troppi anni nelle stanze dei Palazzi e di un vecchio ceto politico ripetono come un ritornello all’unisono, con una sinistra senza guida e senza programmi, che il governo non sta facendo niente, che noi stiamo dimenticando gli interessi del Paese. Ci rivolgono questa falsa accusa di immobilismo soltanto per sminuire i nostri risultati di governo. E’ una lotta senza quartiere, che noi combattiamo  forti e sicuri del vostro sostegno e dei nostri fatti concreti, contro i loro veleni, contro le loro fabbriche inesauribili di falsità e di fango. I nostri fatti sono incontestabili. Ci riferiamo anzitutto alle numerose emergenze ereditate dal governo della sinistra e da noi tempestivamente risolte. Ci riferiamo alla crisi globale, la peggiore dal 1929, che abbiamo affrontato e superato anche grazie alle capacità di lavoro e di risparmio degli italiani, riscuotendo l’approvazione dell’Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale. Ci riferiamo infine alle numerose riforme approvate dal nostro governo.

In tutta la storia della Repubblica siamo il governo che ha fatto più di tutti gli altri, e lo abbiamo fatto in condizioni di oggettiva difficoltà a causa della crisi economica internazionale. Mi limito a ricordare solo alcune delle cose fatte.

Pubblica amministrazione. Abbiamo contrastato con successo l’assenteismo, che si è ridotto del 35 per cento, abbiamo introdotto il criterio del merito nel pubblico impiego, abbiamo migliorato la qualità dei servizi e siamo a un passo dalla digitalizzazione dell’intera pubblica amministrazione: e questo significherà la semplificazione delle pratiche burocratiche a vantaggio dei cittadini e delle imprese. Più servizi, più qualità, meno costi e meno sprechi.

Scuola e Università. La sinistra e i sindacati ne avevano fatto un ammortizzatore sociale costoso e dequalificato. Noi abbiamo realizzato tre riforme fondamentali, quella della scuola primaria, quella della scuola secondaria e quella dell’università che è a un passo dal traguardo finale. Questo governo ha avuto il coraggio di mettere mano alle incrostazioni stratificate che stavano uccidendo la nostra università. Abbiamo introdotto la qualità, la meritocrazia, la responsabilità. Per tutta risposta abbiamo visto i signori della sinistra, travestiti da contestatori, fare le barricate a difesa dello status quo, dei baroni e dei potentati. Non neghiamo che la difficile congiuntura internazionale ci ha impedito per il momento di destinare alla formazione dei nostri giovani tutte le risorse che avremmo voluto. Ma vi dico che arriveranno le risorse necessarie e che il dovere di razionalizzare la spesa ha consentito di sottolineare con ancor più vigore il carattere sistemico della nostra riforma. Perché non serve a nulla disporre di fiumi di denaro in assenza di un sistema efficiente e di efficaci strumenti di governance che consentano di spenderli bene. Uno degli obiettivi che dobbiamo porci, dunque, è quello di approvare subito e senza indugi la riforma dell’Università già votata dal Senato.

Fisco. Abbiamo abolito totalmente l’Ici sulla prima casa; abbiamo attuato un contrasto sistematico dell’evasione fiscale, con risultati che la sinistra si è rassegnata a non contestare più, tanto sono evidenti; abbiamo introdotto la cedolare secca sugli affitti e stiamo discutendo con le parti sociali una grande riforma del sistema fiscale, che ora non corrisponde più all’economia dei nostri tempi, essendo stato concepito ben 40 anni fa, quando internet non esisteva e la formazione dei redditi era completamente diversa da oggi. Federalismo fiscale. Con questa riforma fiscale, che anticipa e si affianca a quella tributaria, abbiamo costruito le premesse di un sistema pubblico – Stato e autonomie locali – più rispettoso del denaro dei contribuenti. Un sistema che non farà aumentare la pressione fiscale, ma anzi la ridurrà, e consentirà di avere servizi pubblici di qualità a costi standard eguali al Nord come al Sud,  con un controllo più penetrante delle dichiarazioni dei redditi e un maggiore contrasto dell’evasione fiscale anche con l’aiuto dei comuni. Una riforma che non penalizzerà il Mezzogiorno, anzi sarà decisiva per il suo riscatto morale ed economico.

Giustizia. La riforma della Giustizia è una priorità per il Paese, e il Governo rivendica i risultati già ottenuti, come la normativa e il Codice antimafia, l’introduzione del reato di stalking, la riforma del processo civile e la digitalizzazione del sistema giustizia. Sicurezza. Nessun governo ha mai ottenuto i nostri risultati nel contrasto della criminalità organizzata e delle mafie, con più di 15 miliardi di beni mobili e immobili sequestrati, 6.656 mafiosi arrestati, con una media di 8 arresti al giorno, 28 dei primi 30 latitanti più pericolosi arrestati. Per la prima volta si profila la possibilità di sconfiggere e di debellare per sempre la piaga della mafia e della criminalità organizzata. Dietro quel che succede in questi giorni nessuno può escludere, molti possono immaginare, che ci sia anche la vendetta della malavita.

Immigrazione clandestina. Abbiamo ridotto gli sbarchi di oltre il 90 per cento e reso più facili le espulsioni di chi viene in Italia non per darci una mano, ma per delinquere. Era ciò che gli italiani volevano e noi l’abbiamo fatto.

Infrastrutture ed energia. Abbiamo riaperto i cantieri delle grandi opere che la sinistra e i falsi ambientalisti avevano chiuso, abbiamo realizzato l’alta velocità ferroviaria, abbiamo rilanciato il nucleare con importanti accordi internazionali. Sono tutti passi fondamentali per riportare l’Italia in linea con l’Europa. Risale solo a quattordici giorni fa lo stanziamento da parte di questo governo di centodieci milioni di euro a sostegno di dieci settori tra cui motocicli, internet a banda larga, elettrodomestici ed eco-case. Questi incentivi si aggiungono agli altri 190 milioni che il governo aveva già erogato ad aprile a sostegno delle imprese. All’industria del turismo è stato finalmente riconosciuto il valore di asset strategico per la nostra economia: il codice del turismo, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, rappresenta una vera e propria riforma del settore, dalla parte del turista e delle aziende. Per tutte le attività’ produttive, inoltre, grande valore rivestono le misure di semplificazione e sburocratizzazione, quali ad esempio la possibilità di aprire un’impresa in un solo giorno, rivolgendosi ad un unico interlocutore. Il governo farà di tutto per assecondare la potenzialità di crescita delle piccole e medie imprese che sono i capisaldi della nostra economia.

Pensioni. Abbiamo realizzato, senza un’ora di sciopero, una riforma che in Europa viene considerata un modello. Altrove la stessa riforma delle pensioni ha penalizzato diversi Paesi. Giovani e lavoro. La maggiore occupazione, soprattutto dei più giovani e nel Mezzogiorno, costituisce l’obiettivo primario di tutta la nostra politica di crescita economica nella stabilità di finanza pubblica. Il Piano triennale per il lavoro e il Programma per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro sono già in corso di attuazione e si realizzano compiutamente attraverso la leale collaborazione tra Stato e Regioni e la prosecuzione dell’intesa con le parti sociali. Rivolgiamo un sentito ringraziamento a tutte quelle organizzazioni sindacali che senza pregiudizi di carattere politico o ideologico hanno seguito la via del confronto costruttivo con il Governo e con le organizzazioni rappresentative dell’impresa. A loro promettiamo che continueremo ad operare per la crescita dei salari, collegata alla maggiore produttività del lavoro, anche attraverso l’incentivo della detassazione.

Difesa della vita e della famiglia. Abbiamo ribadito nel recente discorso al Parlamento che al centro di ogni nostra azione collochiamo la persona in sé e nelle sue proiezioni come la famiglia e la comunità di appartenenza. Noi riconosciamo la ricchezza della persona e questo ci porta a difendere innanzitutto il valore della vita  quale bene primario. L’agenda bio-etica del governo ha puntualmente individuato gli ambiti dell’impegno istituzionale per l’accoglienza della nuova vita, la tutela della dignità della persona nelle condizioni di maggiore fragilità, il necessario collegamento tra la scienza e l’etica. Il riordino delle agevolazioni fiscali e delle prestazioni assistenziali dovrà consentire la razionalizzazione dei sostegni alla famiglia in funzione soprattutto della natalità e, quindi, della consistenza del nucleo familiare.

Servizi pubblici. Come sapete, ci accusano di non avere fatto le liberalizzazioni. Ma non dicono che abbiamo fatto la riforma dei servizi pubblici gestiti dalle aziende municipalizzate, in attuazione di una direttiva europea: questo consentirà di introdurre non solo azionisti privati nelle aziende municipalizzate, ma soprattutto porterà maggiore efficienza, con l’obiettivo di ridurre i costi e le bollette per i cittadini. Politica estera. La nostra diplomazia commerciale, quella che la sinistra chiama politica del cucù, unita alle missioni di pace e al ruolo personale del premier nei vertici internazionali, ci consentono di dire che l’Italia è di nuovo protagonista nel mondo. Il nostro è un governo che non ha mai smesso di governare, che non è mai venuto meno ai propri doveri internazionali. A Bruxelles abbiamo difeso con forza gli interessi italiani, ottenendo l’inserimento del risparmio privato e di altri indicatori rilevanti come la stabilità del sistema bancario tra gli elementi di valutazione dello stato di salute di un Paese. Questo consentirà all’Italia di salire nella graduatoria dei Paesi europei più virtuosi, ponendosi al secondo posto subito dopo la Germania e prima di Svezia, Gran Bretagna e Francia. Si tratta di una modifica di enorme rilievo. Eppure si continua a dire che non abbiamo fatto niente. Nonostante tre finanziarie rigorose e 13 distinti provvedimenti economici per fronteggiare la crisi, la sinistra continua a dire che non abbiamo fatto niente.

Potrei continuare ancora a lungo, ma non voglio abusare della vostra cortesia e della vostra pazienza. Tra le tante cose fatte, non posso però scordare quella più importante a cui ho già accennato. Nel pieno di una crisi economica epocale, abbiamo messo in sicurezza i conti pubblici, abbiamo salvaguardato la coesione sociale e abbiamo tutelato i posti di lavoro con una quantità di risorse senza precedenti e senza mettere le mani nelle tasche degli italiani. Molti governi, tradendo i loro programmi elettorali, hanno aumentato le tasse per ridurre drasticamente i loro deficit. L’Italia è stata l’unica a ridurre il disavanzo senza aumentare le tasse. E noi non tasseremo mai i Bot e la casa, come vorrebbe la sinistra, e non per salvaguardare la speculazione finanziaria, ma per non toccare i risparmi di tante famiglie che si sono fidate dello Stato. Il nostro governo è quello che in Europa ha meglio coniugato la stabilità dei conti con la pace sociale. Care amiche e cari amici, forse si sarebbe potuto fare di più per ridurre le pesanti eredità dei governi del passato. Ne siamo talmente consapevoli che il presidente del Consiglio si è rivolto al Parlamento a fine settembre per fare un bilancio della prima metà della legislatura e impostare la seconda, con l’obiettivo di realizzare il programma di governo approvato dagli italiani nel 2008 e completare le riforme strutturali necessarie per ammodernare l’Italia in cinque settori strategici: federalismo fiscale, giustizia, fisco, sicurezza, rilancio del Sud. Su quei cinque punti il Parlamento ha dato al governo una fiducia più ampia di quella ottenuta al momento dell’insediamento nel 2008, e con questo viatico il governo è impegnato a procedere.

Lo ricordo a quelli che parlano di immobilismo e ci chiedono di fare un passo indietro. Ebbene, noi faremo non un passo indietro, ma cinque passi avanti.

Il Federalismo fiscale è cosa fatta. La riforma del fisco è stata avviata con un dialogo aperto a tutte le forze sociali e con un confronto costante con le autorità europee. Il prossimo passo dell’azione di governo riguarda la sicurezza e l’immigrazione: su questa riforma si è attivato il ministro dell’Interno Maroni e il Consiglio dei ministri la approverà domani alle dieci. Ma posso già anticiparvi: il potenziamento ulteriore dell’attività di contrasto alla criminalità organizzata; il potenziamento della sicurezza urbana; la sicurezza nelle manifestazioni sportive; l’allontanamento coattivo dei cittadini comunitari che hanno violato la direttiva europea; un progetto definitivo per la carta d’identità elettronica; la liberalizzazione all’accesso della rete Wi.Fi. Siamo pronti ad approvare entro la fine di questo mese anche la riforma della Giustizia e il Piano per il Sud sulla base di testi condivisi da tutta la maggioranza.

Giustizia Noi siamo e resteremo convinti che una grande riforma della giustizia serva al Paese: al suo sviluppo, alla sua civiltà, alla sua democrazia. E’ scritto a chiare lettere nel nostro programma elettorale, e dunque è evidente che tutti i cittadini che hanno scelto questo governo – e sono la maggioranza – condividono tale opinione. Ma proprio l’importanza del tema dovrebbe suggerire a tutti di evitare strumentalizzazioni, come ad esempio parlare della riforma della giustizia e fare riferimento a misure che nessuno ha mai pensato di introdurre: cito per tutte l’assoggettamento del pm al potere esecutivo. Non è mai stato nei nostri progetti: parlarne può essere un buon modo per ottenere il plauso della grande stampa, ma di certo introduce un elemento di inutile confusione nel confronto che invece intendiamo portare avanti nel modo più inclusivo e trasparente possibile. Ripartiamo dunque dalle cose su cui siamo d’accordo, a cominciare dalla separazione delle carriere e dalla conseguente riforma del Csm. Non è poco, e di certo sarebbe un passo da gigante verso quello che è il nostro obiettivo: una giustizia giusta, un processo equo, un’autentica parità fra le parti, un giudice davvero terzo e imparziale.

Ma l’azione del governo non si limita ai Cinque punti programmatici, la cui realizzazione ci impegnerà fino al termine della legislatura. La nostra agenda immediata comprende anche il varo di un decreto entro il 16 novembre che conterrà il Piano per il Sud e finanzierà l’Università, gli ammortizzatori sociali, i contratti di produttività, il 5 per mille, il sostegno alla cultura e quanto altro possibile e necessario. E tutto ciò in un tempo di crisi e tenendo i conti in ordine. Ancora. Entro il 12 novembre, presenteremo a Bruxelles il “Programma nazionale di riforma” proiettato al 2020, un piano che si articola su numerosi interventi strategici in chiave di sviluppo, che interessano: il ritorno al nucleare, la rivalutazione del patrimonio demaniale, la riforma del fisco con il passaggio graduale dalle imposte sulle persone a quelle sulle cose, la liberalizzazione dei servizi, i salari sempre più legati alla produttività, un nuovo impulso al Mezzogiorno.

Su tutti questi punti si giocherà la strategia della maggioranza nella sua attuale configurazione.

Care amiche e cari amici, queste sono le riforme e le azioni che ci stanno impegnando. Ma ne avete forse mai letto sui giornali? Non credo. Perché in Italia ci sono due realtà. C’è la realtà vera, che è quella del nostro governo del fare, una realtà che i media ignorano. E c’è la realtà virtuale dell’antiberlusconismo cucinato in tutte le salse, ed è, questa realtà virtuale, l’unica che i media prendono in considerazione. Difendersi o argomentare caso per caso non ha più senso. In quale altro Paese del mondo il capo del governo deve difendersi da una tale raffica di storie inventate o strumentalizzate? La verità è che siamo sotto attacco non per ciò che non abbiamo fatto, ma per ciò che rappresentiamo, un ostacolo alla presa del potere da parte della sinistra e per ciò che abbiamo fatto. Tutti reclamano cambiamenti, ma poi ciascuno si scaglia contro i cambiamenti che lo toccano da vicino. Tutti vogliono più apertura, più competizione, più meritocrazia, più produttività, ma a patto che riguardi solo gli altri. Ogni volta che il Governo prende un provvedimento, dalla scuola alla pubblica amministrazione, dalla giustizia al lavoro, chi protesta occupa le prime pagine, mentre chi consente, in nome dell’interesse generale, scompare dai giornali. Questa è la vera dimostrazione di assenza d’interesse per il bene comune, pur di conservare per egoismo tutto il bene proprio, come privilegio non negoziabile.

E se il presidente di Confindustria critica il governo e benedice la condotta di Marchionne, la sinistra applaude le sue prime parole, ma sorvola sulle seconde. Ma dov’è la concretezza degli interessi reali, dove la sfida della competitività, se non nelle decisioni pratiche, azienda per azienda, capannone per capannone, sulla base di valori  di efficienza, di competitività e di sacrificio che una certa classe politica non ha mai compreso fino in fondo? Il governo dunque è impegnato a creare le condizioni per favorire la crescita nella stabilità, ed è l´unico che possa farlo, perché la sinistra italiana è incapace di incarnare un moderno ruolo di opposizione riformista. Una sinistra che ha mantenuto tutti i vizi del passato comunista senza fare un solo passo avanti sulla strada del proprio rinnovamento. Il frutto di questa crisi è rappresentato oggi dalle posizioni estremiste, radicali e giustizialiste di Di Pietro, di Grillo e di Vendola, alle quali il Pd è incapace di resistere. In questa situazione, provocare una crisi mentre la stabilità non è ancora stata pienamente raggiunta e il cammino delle riforme, avviato nella direzione giusta, è ancora in corso, sarebbe un atto di autentica irresponsabilità che il Paese non merita e non capirebbe. L’alternativa al nostro Governo potrebbe essere solo un governo “di rottura nazionale”, un “governo delle opposizioni”, un governo illegittimo degli sconfitti privo di legittimità democratica e popolare, un governo incapace di produrre stabilità, incapace di garantire quella affidabilità internazionale necessaria per combattere efficacemente il terrorismo, incapace di difendere i valori non negoziabili della persona, della famiglia e della vita.  Il ritorno della sinistra al governo porterebbe l’Italia alle condizioni di declino e di instabilità in cui si è venuta a trovare la Grecia. Perché la sinistra, in quanto assertrice della spesa in deficit, non sarebbe mai in grado di proseguire quella disciplina di bilancio che ha consentito sin qui l’agevole collocamento dei titoli che rappresentano il nostro grande debito pubblico. Non avendo i numeri, non avendo mai avuto i numeri per governare e temendo le elezioni come la peste, la sinistra chiede al gruppo di parlamentari che hanno lasciato il Popolo della Libertà di staccare la spina al governo. E’ l’ennesima manifestazione di irresponsabilità e di disperazione politica.

Veniamo a Futuro e Libertà Gli aderenti a Futuro e libertà hanno introdotto una forte dialettica nell’area della maggioranza politica e parlamentare. Ci auguriamo che il bisogno di sottolineare una propria diversità non li conduca alla subalternità politica e culturale rispetto a una sinistra già condannata alla decadenza dalla sua incapacità di rinnovarsi.

Il discorso che ho pronunciato al Parlamento in occasione del voto di fiducia è partito dal riconoscimento di una diversa realtà politica intervenuta nel centrodestra, con la volontà di scongiurare il rischio di elezioni e di realizzare il programma di governo per l’intera legislatura, a partire dai cinque punti votati dal Parlamento. Da quel giorno in cui si è votata la fiducia al governo, che cosa è cambiato? Voglio fare una domanda molto schietta a coloro che hanno aderito al nuovo gruppo. E’ cambiato qualcosa di significativo dal punto di vista politico in grado di mutare la posizione dei gruppi che hanno votato la fiducia meno di un mese fa? Io credo di no. Anzi, con tutta evidenza il governo si è immediatamente messo al lavoro sulla base del voto del Parlamento. Se questo è vero, io credo che sia necessario andare avanti, sia necessario proseguire nell’impegno che abbiamo preso di fronte al Paese di lavorare fino alla conclusione della legislatura. Se è cambiato qualcosa dal punto di vista politico riguardo alla fiducia votata dal Parlamento sui cinque punti del programma, allora lo si dica apertamente, lo si motivi e lo si giustifichi di fronte ai nostri elettori e al popolo italiano. Se non è così, come io credo, allora cessino le polemiche e si interrompa quella che mi auguro non sia una deliberata strategia di logoramento ai danni del governo, che non potrebbe essere accettata né sopportata se si hanno a cuore gli interessi del nostro Paese.

L’Italia ha bisogno di essere governata, ha bisogno di stabilità, ha bisogno che si realizzino le riforme che abbiamo annunciato in Parlamento, a partire dal federalismo e dalla riforma fiscale al piano per il Sud, dalla riforma della giustizia alla lotta contro la criminalità organizzata, fino alla riforma dell’Università. Per realizzare queste riforme l’Italia ha però bisogno di concordia e di collaborazione nell’ambito delle forze che fanno parte della maggioranza. Non si può, da una parte, chiedere al governo di governare, e, dall’altra parte, frapporre continui ostacoli al lavoro del governo. L’importante dunque è sapere con chiarezza se esiste la volontà reale di proseguire in un rapporto di alleanza politica e di leale collaborazione di governo sia pure rivendicando una propria autonomia. Da parte nostra, come ho detto, c’è la volontà di proseguire nel lavoro fino al termine della legislatura, e c’è la disponibilità di prendere atto di una diversa offerta politica nell’ambito del centrodestra. Se Futuro e Libertà ritiene esaurita l’esperienza di questo governo e non intende andare avanti lo dica con chiarezza subito. Noi siamo pronti a raccogliere la sfida e ad andare alle urne. Se invece c’è davvero la volontà di andare avanti con questo governo nel rispetto del nostro programma e nella lealtà ai nostri elettori, allora siamo pronti insieme alla Lega e a Bossi, il nostro solido e leale alleato, a realizzare un patto di legislatura e a proporre nuovamente un sistema di alleanze nel centrodestra.

L’Italia – lo ripeto – ha bisogno di stabilità, ha bisogno di essere governata. Ha bisogno di un governo nel pieno delle proprie funzioni. Non ha bisogno di un governo qualsiasi. Tanto meno ha bisogno, lo ripeto, di un governo tecnico, che rappresenterebbe il rovesciamento della volontà democratica. Lo dico apertamente: signori della sinistra, se volete archiviare Berlusconi dovete chiederlo al popolo, non potete farlo voi con una congiura di Palazzo, perché gli Italiani non lo permetterebbero. Noi siamo sempre stati ottimisti. E lo siamo per una ragione che diventa sempre più evidente: il nostro è l’unico governo democratico dell’Occidente che, nel pieno della crisi, ha vinto le elezioni di medio termine, dopo avere vinto anche tutte le tornate elettorali precedenti. Tutti gli altri hanno perso. Questa nostra forza, che ci è data dagli elettori e non certo imposta a loro, induce gli avversari a ritenere che la partita debba essere spostata altrove: nei palazzi del potere senza legittimità democratica. Noi, il Popolo della Libertà e la Lega, non consentiremo che la nostra democrazia sia sfregiata fino a questo punto. Noi intendiamo governare e abbiamo la forza e le idee per farlo.

Sappiamo di avere con noi un largo consenso di popolo, che crede nei nostri stessi valori, che crede nella libertà e nella democrazia. Nel 1948 come nel 1994, nel 2001 come nel 2008, questo popolo ha salvato l’Italia. E il Popolo della Libertà, che abbiamo volutamente chiamato Popolo e non partito, è e rimane l’unico vero progetto di modernizzazione del Paese. La nostra è una forza profondamente radicata sul territorio, come dimostra il fatto che per la prima volta il centrodestra governa 11 regioni su 20, 59 province su 109, 374 comuni sopra i 15mila abitanti su 731. E’ fin troppo evidente che il Popolo della Libertà ha sempre fatto il proprio dovere. Ho sempre detto che il Popolo della Libertà è la casa di tutti i moderati e i liberali italiani ed è il vero e unico progetto di bipolarismo che vogliamo consegnare ai decenni che verranno di un Paese finalmente moderno. Per questo mi appello a tutti voi. Oggi, infatti, è in atto un tentativo estremo, e per questo violento e aggressivo, di distruggere tutto ciò che di buono, ed è davvero tanto, abbiamo fatto fin dalla nascita del Pdl, a cominciare dalla sua creazione. Di fronte a questo attacco, è il momento della coesione, è l’ora in cui la nostra classe dirigente, com’è avvenuto in passato nei momenti più delicati, faccia squadra, diventi un blocco granitico e metta da parte le questioni individuali e personali per difendere non tanto e non solo il Pdl da chi ne vuole minare il presente e il futuro, ma l’interesse di tutti gli italiani moderati e di buona volontà. Dimostriamo a tutti, a cominciare da noi stessi, che siamo la classe dirigente capace di far compiere all’Italia i passi necessari verso quel futuro di modernità che meritiamo e che già stiamo realizzando con l’attività di governo. Il partito non è meno importante del governo. E’ la roccaforte che può difendere l’esecutivo da ogni genere di offensiva esterna. E’ per questo che va preservato e custodito come un bene prezioso. E oggi, da questa nostra Direzione nazionale deve partire un messaggio chiaro: il Popolo della Libertà è forte e unito intorno al suo leader e intorno al suo governo, e avvia una grande fase di democrazia interna con nuovi coordinatori regionali, provinciali e comunali. I circoli, i Promotori della libertà e i Difensori della libertà, i team della libertà, Giovane Italia, sono tutti strumenti fondamentali per far crescere il nostro movimento. E il modo migliore per coinvolgere tutti i nostri militanti e tutti i nostri sostenitori, donne e uomini, giovani e meno giovani, è di darci un traguardo ambizioso: un milione di iscritti al Popolo della Libertà per celebrare entro luglio i congressi comunali e provinciali come vuole lo Statuto. Care amiche e cari amici, dobbiamo dare un segnale preciso a tutti: il nostro governo è in campo e ha i numeri per governare e sono numeri che gli ha dato il popolo e che solo il popolo può revocare. Il nostro obiettivo resta quello di sempre: dare all’Italia la stabilità politica, un bipolarismo maturo e un grande movimento moderato che si ispira alla tradizione del Partito Popolare Europeo, e in questo ci sentiamo di rivolgere un forte appello a tutti gli italiani che non si riconoscono nella sinistra: questo è il nostro e il vostro destino. Il Paese ci chiede le riforme, e alla fine della legislatura saprà giudicare chi ha garantito la governabilità e chi l’ha invece ostacolata. Noi confidiamo che responsabilità e spirito di servizio abbiano la meglio sulle polemiche e sulle divisioni. Sarà il modo migliore per onorare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Dunque, abbiamo il diritto e il dovere di andare avanti e di governare. Lo faremo, saldi nei propositi e forti del nostro programma riformista. La maggioranza di cui disponiamo in Parlamento è il frutto della maggioranza elettorale che abbiamo nel Paese. Se la prima dovesse mancare, se dovesse esserci tolta da chi si rende strumento (colpevolmente passivo) nelle mani altrui, voglio ripeterlo chiaramente, allora si dovrà tornare dagli elettori: il responso del popolo aiuterà l’Italia a ritrovare la strada giusta, come sempre è accaduto nei momenti difficili. Fuori da questo percorso ci sarebbe purtroppo solo il degrado e il rovesciamento della democrazia. Continueremo a lavorare insieme oggi pomeriggio. Vi abbraccio tutti, e vi ringrazio per l’impegno mostrato sinora e per quanto continueremo a fare tutti insieme, superando gli egoismi personali, uniti dalla lealtà per chi ci vota, uniti dall’amore per la libertà, uniti dall’amore per l’Italia. Viva il Popolo della Libertà, viva l’Italia, viva la libertà.

4 NOVEMBRE 1918-4 NOVEMBRE 2010

Pubblicato il 4 novembre, 2010 in Politica, Storia | No Comments »

Messaggio del Presidente  della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate:


“Il 4 novembre di 92 anni fa aveva termine il primo conflitto mondiale e si completava il grande disegno dell’Italia unita. Oggi, all’Altare della Patria, a nome di tutti gli italiani, renderò il mio deferente omaggio a tutti coloro che sono caduti per costruire un’Italia libera, democratica e prospera.

In quel momento di commosso raccoglimento, il mio pensiero andrà in particolare ai tanti giovani che, anche recentemente, hanno perso la vita mentre assolvevano il proprio compito nelle missioni di pace. Il loro ricordo così vivo e doloroso in tutti noi ci deve indurre non a desistere ma a persistere nel nostro impegno, a moltiplicare gli sforzi, anche per onorare la memoria di quei ragazzi e dare il significato più alto al loro sacrificio, che altrimenti sarebbe stato vano.

Nell’attuale periodo storico di profondi mutamenti e drammatiche trasformazioni che mettono in pericolo i valori fondanti della nostra società e il nostro stesso benessere economico e sociale, nessun paese libero e democratico può sottrarsi al dovere di contribuire alla stabilità e alla sicurezza della comunità internazionale.

Le Nazioni Unite, l’Alleanza Atlantica, l’Unione Europea sono interpreti e strumenti operativi di questo dovere condiviso. Ed è nel quadro dei dispositivi di intervento messi in campo da queste istituzioni e sulla base di decisioni consensuali assunte nell’ambito dei loro organi collegiali di governo che le Forze Armate italiane operano insieme a quelle di moltissimi altri Stati sovrani, nel pieno rispetto dei principi sanciti dall’articolo 11 della nostra Costituzione.

È perciò dovere delle autorità politiche e militari preposte continuare ad aggiornare e migliorare strategie, strutture e capacità operative delle Forze Armate, per rendere più efficace il contrasto delle minacce da fronteggiare, garantendo nel contempo la massima protezione ai contingenti impiegati e alle popolazioni civili coinvolte.

Ma è anche dovere di tutte le istituzioni e di ogni cittadino sostenere, in Italia e nel contesto sinergico delle organizzazioni internazionali, a partire dall’Unione Europea, questo primario impegno democraticamente condiviso su scala globale.

Nella ricorrenza del 4 novembre, che quest’anno, nel quadro delle Celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, assume significato ancor più profondo, rendiamo onore ai soldati, ai marinai, agli avieri, ai carabinieri e ai finanzieri che operano nelle aree di crisi con perizia, abnegazione ed entusiasmo. Riconosciamone l’impegno e la professionalità e ringraziamoli per i progressi che ci hanno permesso di compiere verso un mondo più stabile, pacifico e sicuro.

Siamo orgogliosi di quanto essi fanno ogni giorno, in nome del nostro paese e della comunità internazionale.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia”.

LE COLPE DI BERLUSCONI, di Ruggiero GUARINI

Pubblicato il 4 novembre, 2010 in Politica | No Comments »

Silvio Berlusconi Dichiarando di preferire la passera delle fanciulle al fallo e al tafanario di qualche Ninetto o Masetto il nostro amatissimo Silvio ha certamente fatto qualcosa che sembra una cavolata non solo e non tanto dal punto di vista della correttezza politica ma anche e soprattutto da quello della pura e semplice prudenza comunicativa e mediatica. Ammesso questo è tuttavia doveroso aggiungere subito che con questa sua ultima esternazione il nostro ineffabile premier non ha fatto altro che aggiungere un ennesimo anello all’interminabile catena delle ragioni per cui il nostro virtuosissimo establishment non può non considerarlo un intollerabile intruso. Le quali ragioni, a ben vedere, non riguardano affatto le cose che il reprobo ha fatto quando quelle che non ha mai fatto, e che messe tutte insieme formano una montagna di assolutamente imperdonabili omissioni. Proviamo a ricordare le principali. Non ha mai cantato né Giovinezza né Faccetta nera. Non ha mai cantato Bandiera rossa, l’Internazionale e Bella ciao. Non ha mai cantato nemmeno Biancofiore.

Non ha mai finto di non sapere che il paradiso sovietico era in realtà un inferno. Non ha mai nemmeno finto di ignorare che il nostro Ducione, nonostante i suoi molti meriti, si rese complice della shoah, ragion per cui non ha mai avvertito il bisogno di rinnegare il nostro fascismo definendolo il male assoluto quando tutti hanno capito da un pezzo che fu un regime assai meno spietato e feroce dei diversi fascismi rossi che hanno allietato lo scorso secolo. Non ha mai benedetto e applaudito i carri armati russi inviati da Mosca a schiacciare le rivoluzioni antisovietiche nelle cosiddette “repubbliche popolari” definendoli, come fecero tanti bravi vecchi comunisti tuttora in servizio, strumenti e messaggeri di pace. Non ha mai ammirato, adulato e pompato tiranni sanguinari come Stalin, Mao, Castro, Pol Pot, Komeini, Saddam e simili. Non ha mai vezzeggiato lo stato tuttofare. Non ha mai escogitato imposture tipo “convergente parallele”, “compromessi storici” e “concertazioni” o “consociazioni” perpetue. Non ha mai sognato “contestazioni globali”, abbattimenti del capitalismo e guerriglie urbane. Non ha mai farfugliato scemenze come “Proibito Proibire” o “Vogliamo tutto”. Non ha mai sognato lotte armate o guerriglie metropolitane. Non ha mai fondato o diretto Brigate rosse o nere. Non ha mai gambizzato nessuno. Non ha mai concepito, progettato, organizzato, eseguito, finanziato o coperto, o anche semplicemente giustificato, imprese stragiste come quelle degli anni di piombo. Non ha mai progettato attentati come l’assassinio del commissario Calabresi e nemmeno favorito la creazione di un clima psicologico e morale propizio alla loro esecuzione. Non ha mai detto o incoraggiato nessuna delle innumerevoli balle di cui è intessuta la storiografia ufficiale del nostro passato prossimo, a cominciare da quella panzana assoluta che è la leggenda, fomentata dalla retorica antifascista, della nascita della nostra repubblica, dalla resistenza antifascista, quando è arcinoto che fu l’effetto della salutare batosta all’Italia fascista, verso la fine della seconda guerra mondiale, dalle armate angloamericane. Non ha mai nutrito sentimenti di compunta devozione per una carta costituzionale di stampo statalista e socialisteggiante come quella nata ormai sessant’anni e rotti fa da un pasticcio catto-comunista per assicurare in eterno il potere e la gloria a una partitocrazia illiberale. Non ha mai mostrato una stima eccessiva per quella cultura laicista che dopo essersi a lungo illusa di aver liquidato per sempre il bisogno religioso, pur essendosi ormai rivelata del tutto impreparata di fronte ai grandi problemi spirituali e morali del nostro tempo, continua a sbandierare la pretesa di essere comunque la sola ambasciatrice della Verità e della Ragione. Non ha infine mai nascosto il suo disprezzo per quella cultura dell’invidia e della gogna che infuria dai tempi di Mani Pulite, anzi da quelli della “questione morale” lanciata da Enrico Berlinguer, e che è forse arrivato il momento di dichiarare che lei, non la patria, è ormai diventata l’ultimo rifugio delle canaglie. Ma come questo alieno si è permesso, in tutta la sua vita, e si permette ancora, di non fare e non dire mai nessuna delle cose più o meno ridicole o infami che nel nostro soave paese occorreva e occorre dire e fare per essere considerati dei galantuomini e dei patrioti?
IL TEMPO, 4 NOVEMBRE 2010

BERLUSCONI E FINI: DUE PESI E DUE MISURE

Pubblicato il 3 novembre, 2010 in Politica | No Comments »

Paolo Panerai per “MF – Milano Finanza”

PAOLO PANERAI

È più tollerabile per i cittadini onesti che la terza carica dello Stato abbia definito il prezzo di un appartamento del suo ex partito (dichiarazione ai magistrati del senatore Francesco Pontone, segretario amministrativo di An) con uno sconto di oltre il 60% rispetto al suo valore e che l’appartamento sia finito al fratello della sua compagna, oppure che il capo del governo sia sospettato di aver favorito una minorenne marocchina, in passato invitata ai suoi party cosiddetti bunga bunga, una volta che la ragazza è finita in questura?

Sul piano penale, Gianfranco Fini sui fatti è stato indagato per un solo giorno e l’opinione pubblica lo ha saputo solo dopo che i magistrati hanno deciso il non luogo a procedere; i fatti riguardanti Silvio Berlusconi, che si riferiscono al maggio scorso, sono stati resi noti (e come sempre le fonti restano coperte) poche ore dopo l’assoluzione di Fini e l’indagine è tuttora condotta non solo dal pm di turno ma anche dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, che ha funzione di procuratore antimafia per il distretto di Milano.

E’ possibile che anche le indagini sul presidente del consiglio si esauriscano in una bolla di sapone, anche se il procuratore Boccassini ebbe un ruolo non secondario nell’avviso di garanzia recapitato nel 1993 a Berlusconi, durante il vertice mondiale sulla criminalità in corso a Napoli: quell’avviso, del quale il direttore responsabile del Giornale, Alessandro Sallusti – allora al Corriere della Sera che rivelò la notizia – ha ricostruito l’origine della soffiata, anzi della consegna fisica del documento.

Ilda Boccassini

Quando si è saputo che Fini era stato indagato per un giorno e liberato in 24 ore da ogni sospetto di reato ma non, inevitabilmente, dal giudizio di nepotismo e danneggiamento delle casse del suo partito, non risulta che Berlusconi abbia detto una parola di commento, mentre sicuramente hanno gridato i due soli giornali dichiaratamente schierati a favore del capo del governo; quando i giornali, con in testa il Corriere della Sera, hanno raccontato i fatti sessual-marocchini del presidente del consiglio, il presidente della Camera ha invece pronunciato un commento diretto contro Berlusconi: se i fatti sono come si raccontano, il presidente del consiglio deve fare un passo indietro, cioè dimettersi.

In altre parole, la terza carica dello stato si è comportato nè più nè meno che come i due giornali violentemente berlusconiani, pur avendo anch’egli a sua disposizione un giornale, Il Secolo d’Italia, ancorchè molto meno diffuso de Il Giornale e di Libero.

Ma questi dettagli di comportamento dei magistrati, della terza carica dello stato, dei giornali berlusconiani sono accessori. Per i cittadini onesti sia il caso Montecarlo sia il caso Ruby fanno letteralmente schifo, pur non essendo reati e pur essendo probabilmente moralmente più grave trasferire valore dalle casse del proprio partito a quelle dello pseudo cognato, visto che si parla di maneggio di denaro, sia pure in sede privata, da parte della terza autorità dello stato. Ma questa vicenda di Montecarlo avrà sicuramente un seguito sul piano civile per l’azione di Francesco Storace, ex-An e leader della Destra.

Fini- GIANCARLO TULLIANI

Lo spettacolo sui due temi è poi diventato indegno a Porta a Porta di lunedì 1 novembre fra il direttore di Europa, uno dei due quotidiani del Pd, Stefano Menichini, e il direttore de il Giornale Sallusti. Ma per una volta i due rappresentanti dell’opposizione, Rocco Buttiglione dell’Udc e il parlamentare europeo del Pd, Davide Sassoli, hanno colto finalmente un lato politico serio: Fini vuole costringere Berlusconi alla resa attraverso una guerra di logoramento quotidiana.

Boulevard Princesse Charlotte a Montecarlo

Un comportamento non degno, vale sottolinearlo, della terza carica dello stato. E siccome tutto ciò serve a mettere in difficoltà crescente Berlusconi, soprattutto a beneficio del Pd, i giudizi dell’opposizione sono naturalmente straordinariamente tolleranti verso Fini e faziosissimi verso Berlusconi.

Si può quindi concludere che, purtroppo, il dramma del paese non è semplicemente quello per cui Fini ha dato il via a una guerra senza quartiere contro Berlusconi volendo ereditare anzitempo la guida del centrodestra; non è semplicemente che la risposta di Berlusconi non è stata politicamente adeguata, lasciando che due giornali a lui vicini sparassero ad alzo zero, sia pure legittimamente, trasformando il confronto in una guerra di posizione; ma è anche, e soprattutto, che l’opposizione sa vivere solo cavalcando gli scandali, manifestando violento odio personale verso Berlusconi e sperando nell’aiuto di quella parte della magistratura che da sempre concepisce la giustizia in senso politico.

Cosa si può fare, come cittadini, per far uscire il paese da questo drammatico degrado?

Milano Finanza 3 novembre 2010

IL NUOVO DECAMERONE, di Mario Sechi

Pubblicato il 3 novembre, 2010 in Politica | No Comments »

Il premier Silvio Berlusconi Se Giovanni Boccaccio fosse tra noi avrebbe materiale per scrivere un nuovo Decamerone. Altro che le cento novelle, le sette donne e i tre uomini che per dieci giorni se la spassano fuori città e ne combinano e raccontano di tutti i colori. Una Noemi di qua, una D’Addario di là, una Ruby di sopra, una Nadia di sotto e via così in un crescendo di «rivelazioni ad personam», gossip e verbalate senza segreto che stanno rendendo la politica italiana uno show per soli adulti e il Cavaliere il capro espiatorio di tutte le nostre debolezze e i nostri conflitti. Boccaccio scrisse il suo libro nel Trecento, un’opera deliziosa in cui la rappresentazione dei vizi e delle virtù diventa l’affresco di un’epoca nella quale l’autore non ha alcun atteggiamento moralistico, racconta la totalità dell’azione di quel mondo e rivendica il diritto di narrare quel che lui considera l’eros naturale, un po’ quello che i sessantottini di ieri (oggi noiosi bacchettoni) avrebbero chiamato «libero amore».
Il costume di una nazione viene sempre a galla quando la storia si diverte a mettere di fronte ai nostri occhi un disegno non conformista e dunque «scandaloso». Mi è venuta in mente questa lettura della giovinezza mentre sullo schermo del pc piovevano notizie ottime per un racconto su Playboy e ho pensato: ma un politico per cosa va giudicato? Per le grandi manovre nel lettone o per le grandi opere di governo? Non ho dubbi: mi interessa come governa, poi tra le lenzuola faccia quel che vuole. Il problema è che la dimensione pubblica dell’epoca contemporanea tratta i politici come le star, mette tutto nel frullatore dell’informazione in tempo reale e dunque Berlusconi, il suo mito del latin lover, le sue attività ricreative e quelle dei suoi ministri, le sue spesso infelici battute, diventano il soggetto di un racconto in bilico tra la prosa pomposa e il comico, il libello e l’opera buffa. Il problema è che il nuovo Decamerone lo sta scrivendo una magistratura senza pudore e non quel delicato genio di Boccaccio. E per questo tutto appare senza speranza, freddo, privo di umanità e pietà per l’uomo. Povera Italia. Mario Sechi, Il Tempo, 3 novembre 2010

LA CASSAZIONE TIENE A MOLLO FINI

Pubblicato il 3 novembre, 2010 in Costume, Politica | No Comments »

La Cassazione tiene a mol­lo Gianfranco Fini, e dai fonda­li del tribunale di Grosseto fa riemergere l’inchiesta sulle im­mersioni fuorilegge. Per capi­re di cosa si stia parlando oc­corre andare indietro nel tem­po: a domenica scorsa e al 26 agosto del 2008. Tre giorni fa il presidente della Camera, infi­schiandosene del suo ruolo istituzionale, ha criticato la «di­sinvoltura » e il «malcostume» del presidente del Consiglio «nell’uso privato di incarico pubblico». Disinvoltura e mal­costume che, ad avviso dell’uo­mo di Montecarlo e delle rac­comandazioni Rai, hanno «messo l’Italia in una condizio­ne imbarazzante». Niente a che vedere, ovviamente, con l’imbarazzante condizione che nel 2008 portò lui e la sua compagna Elisabetta, scortati dai pompieri, a immergersi nelle acque vietatissime del parco nazionale dell’isola di Giannutri. Incurante dei divie­ti noti anche al più profano de­gli appassionati di diving , il sommozzatore Fini venne bec­cato e fotografato­ come si leg­ge nelle carte dell’inchiesta ­«con altre persone a passare da uno yacht all’imbarcazione dei vigili del fuoco, il tutto in un’area marina iper protetta, la costa dei Grottoni, zona uno, vale a dire un’area inter­detta a qualsiasi attività che non sia di carattere scientifi­co ». La gita in barca immortalata dalle sentinelle di Legambien­te auto­rizzò le associazioni am­bientaliste a parlare sia di «uti­lizzo dei parchi naturali come piscine riservate alle alte cari­che dello Stato» sia di vigili del fuoco distratti dal loro lavoro per consentire a Gianfranco e ad altre persone «di immerger­si nelle acque vietate per fini lu­dici e vacanzieri in mancanza del nulla-osta dell’EntePar­co ».

Beccato in flagranza Fini mandò avanti il portavoce: «Non abbiamo alcuna difficol­tà a commentare una colpevo­le leggerezza non conoscendo esattamente i confini dell’area protetta». Una leggerezza. Non conoscevano. Aggiunse, il portavoce, una cosa ovvia: se c’è da pagare una multa que­sta verrà doverosamente paga­ta. Così è stato.Per l’immersio­ne proibita con scorta di pom­pieri Gianfranco ed Elisabetta sono stati costretti a conciliare 206 euro a testa. Antonio Di Pietro liquidò la figuraccia isti­tuzionale alla sua maniera: «La cosa più grave non è solo quella che (Fini, ndr ) ha fatto immersioni in una zona proibi­ta ma che ci stava con una bar­ca dei vigili del fuoco spenden­do soldi dello Stato per fare il bagnetto lui e l’amichetta sua. Aver impegnato mezzi dello Stato così è penalmente rile­vante o no?». Il 3 settembre 2008 se lo chiedeva il presiden­te del Codacons, Giancarlo Rienzi, che ai vigili del fuoco di Grosseto inoltrava formale ri­chiesta affinché pure lui e la sua barchetta ancorata a Tar­quinia fossero scortate nella medesima area off limits per tutti, tranne che per Fini: «Avendo saputo che il vostro comando è stato a tal punto di­sp­onibile e premuroso da scor­tare il presidente della Came­ra alla zona in questione, sono certo che non vi saranno pro­blemi da parte vostra nel voler accompagnare anche me». Il comandante dei pompieri Francesco Notaro, imbarazza­to, rispose a Rienzi che l’auto­rizzazione ad accedere a Gian­nutri «non rientra nelle nostre competenze» e che al massi­mo lo avrebbe potuto ospitare in centrale per mostrargli «la professionalità del personale sommozzatore e le speciali at­trezzature a disposizione». Che Fini non avesse lo straccio di un permesso lo confermò anche Mario Tozzi, presiden­te del parco nazionale dell’ar­cipelago toscano («nessuno mi ha chiesto il permesso, lì non ci si può nemmeno fare il bagno, figuriamoci immerger­si con le bombole»). Il Coda­cons decise così di interessare la magistratura, ma sia il pm che il gip chiesero l’archivia­zione no­n ritenendo sussisten­te e documentata alcuna fattis­pecie penalmente rilevante. La terza sezione della Cassa­zione, però, il 4 ottobre ha ac­c­olto il ricorso del Codacons ri­conoscendolo «soggetto legit­timato » a sollecitare chiari­menti ed ha riaperto il procedi­mento, accogliendo le rimo­stranze dell’avvocato Giusep­pe Ursini che lamentava come il Codacons non fosse stato sentito dal gip come da proce­dura. Per questo motivo la cor­te di Cassazione ha annullato «senza rinvio il decreto impu­gnato » disponendo «di tra­smettere gli atti al pm per l’ulte­riore corso».