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 ROVESCIARE IL 68. Pensieri contromano su quarantanni di conformismo di massa. Data: 05/02/2008
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Il quarantennale del "mitico" 68 ha provocato una overdose di rievocazioni, articoli, libri, tra cui questo "ROVESCIARE IL 68 " di Marcello Veneziani, intellettuale, giornalista, scrittore di destra che descrive come depressi, eterni scontenti, reduci inconsolabili della contestazione, ma ben piazzati sulle poltrone del potere mediatico e culturale i post-sessantottini in carriera a quarantanni di distanza dal 1968. Il volume appena pubblicato da Mondadori, e un libro controcorrente di riflessioni, aforismi e veleni su quel movimento di rottura con il passato che, proprio quarant’anni fa, partito dalle università, finì per investire la società italiana lasciando un’impronta profonda nell’anima del Paese. Ecco alcuni pensieri.

La rivoluzione politica del ’68 fallì. Invece ha trionfato la rivoluzione libertina che sostituisce il principio del piacere al principio di realtà. Parafrasando Gramsci, il pessimismo della ragione e l’ottimismo della voluttà.

Jan Palach (lo studente cecoslovacco divenuto simbolo dell’opposizione all’invasione sovietica nel 1968, ndr) fu l’unico sessantottino che scontò la protesta sulla propria pelle. Gli altri incendiarono il mondo pensando a se stessi, lui incendiò se stesso pensando al mondo. Entrambi amarono la libertà ma in modo diverso. Lui affrontò i carri, gli altri la carriera.

l Colpi di coda. È solo una coincidenza che i trentenni bamboccioni deprecati da Padoa-Schioppa siano proprio i figli dei sessantottini?

l Urlavano: tremate, le streghe son tornate. Contesto che se ne siano mai andate. La novità del ’68 è che si sono sindacalizzate.

l In fondo a destra c’è sempre la toilette, in fondo a sinistra c’è sempre il comunismo.

l L’arresto cardiaco dei sessantottini al loro magico anno: la loro mente non si è più ripresa dall’ictus celebrante. Il 68 è il numero civico di una casa di riposo per ragazzi invecchiati che passarono dall’adolescenza alla senilità senza attraversare la maturità.

l Il marxismo si presentò come la rivoluzione degli oppressi, il ’68 invece fu la rivoluzione dei repressi. Non liberò dai padroni ma dai padri. Marx, corretto da Freud e da Lacan, finì in minigonna e jeans. Una volta liberati i repressi, restarono i depressi.

l Si diventa adulti contestando un’autorità, paterna o patrigna. I sessantottini contestarono l’autorità dei loro padri, io invece contestai l’autorità del mio tempo. Se il parricidio fu il rito sessantottardo di fondazione, rimettere al mondo i padri è l’atto di fondazione del suo rovesciamento.

l Come chiudere con il ’68? Istituendo con decreto presidenziale un cavalierato dei combattenti e reduci del ’68, come già accadde ai ragazzi del ’99. Che i loro capi ricevano l’onorificenza di commendatori».


ROVESCIARE IL 68. PENSIERI CONTROMANO SU QUARANT'ANNI DI CONFORMISMO DI MASSA.
DI MARCELLO VENEZIANI, EDIOTRE MONDADORI, EURO 18,00

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