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 RAI:: NON C'E' UNA LIRA Data: 17/10/2008
Appertiene alla sezione: [ Cronaca ]
Mentre continua la lunga telenovela sulla nomina del presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza giungono segnali drammatici per quello che riguarda il futuro economico della Rai.
La Sipra – la cassaforte di famiglia – attraverso i suoi massimi vertici ha fatto sapere alla Direzione Generale che la raccolta pubblicitaria, stante la grave situazione economica mondiale, è in piena crisi e che le proiezioni per il prossimo anno dovranno essere riviste al ribasso.
Questo, in soldoni, significa che l’Azienda dovrà ridisegnare, il prima possibile, il piano industriale per abbattere i costi che oggi gravano pesantemente sui bilanci della Rai e delle sue consociate. Il grido di allarme, stamani, si è riverberato sulle colonne del Sole 24 Ore attraverso le parole del direttore generale, uscente, Claudio Cappon che non ha avuto difficoltà a dipingere una situazione patrimoniale molto preoccupante.
I tempi delle vacche grasse sono definitivamente terminati: il futuro è nero e, appunto, si dovrà correre ai ripari per “non fare la fine dell’Alitalia” come sempre più spesso si sente dire in Azienda. I margini per contenere le perdite ci sono: la Rai è un grande carrozzone: organici faraonici, spese pazze, produzioni a gogò… E tante, tante, tante spese inutili. Adesso – dice Cappon – è arrivato il momento di stringere i freni: si dovrà risparmiare su tutto. A partire dagli inviati che i “direttori” giornalistici avrebbero voluto mandare in Usa per le prossime elezioni. Un numero esorbitante, come al solito. Ma che stavolta subirà una drastica cura dimagrante.
Anche per i prossimi campionati di sci la squadra della “farfalla” sarà contenuta: non più quaranta giornalisti, ma al massimo sei o sette. L’occhio dei “tagliatori” – quelli che verranno con la nomina del prossimo consiglio di amministrazione perché né Cappon né questo Cda si assumeranno la responsabilità di intervenire durante i tempi supplementari – si poserà poi sulle consociate: grandi scatole, piene solo di aria. E sulle produzioni, tutte appaltate, a suon di milioni, all’esterno. E ancora sui contratti con gli uomini e le donne di spettacolo: chi vorrà lavorare in Rai dovrà abbassare le pretese.

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