Archivi per marzo, 2010

LE REGIONALI TRA SONDAGGI E PREVISIONI

Pubblicato il 13 marzo, 2010 in Il territorio | No Comments »

Tra poche ore scatterà  per legge il divieto di pubblicizzare i sondaggi relativi ai pronostici elettorali delle regionali del 28 e 29 marzo. Una legge, la n. 28 del 2000,  per un verso sciocca e per altro verso iniqua. In tutti i paesi di avanzata democrazia i sondaggi vengono  realizzati anche nelle ultimissime ore prima del voto e resi noti, senza che ciò costituisca pregiudizio alcuno. In Italia la sinistra – ed era la sinistra che governava nel 2000 !- ha voluto invece imbavagliare la libera informazione e ,  in materia di accesso agli organi pubblici di informazione, costretto alla cosiddetta “par condicio” le forze politiche, cosicchè, in barba al peso elettorale  di ciascuna forza politica,  tutte debbono per legge disporre dei medesimi tempi  e mezzi per rivolgersi al copro elettorale. Comunque, tra poche ore scatterà il divieto di rendere pubblci  sondaggi e gli ultimi noti sono quelli resi noti dagli organi di informazione questa mattina. Secondo questi dati, in Puglia  la partita è comunque solo tra due candidati, Palese e Vendola. Quest’ultimo si collocherebbe tra il 46 e il 49%. mentre Palese si collocherebbe tra il 43 e il 46%, con una forbice appunto di tre punti. Il che evidentemente rende il pronostico finale assai in bilico per ciascuno dei due contendenti. Anche perchè  è confermato il dato della Poli Bortone che è ferma all’8% ma con una tendenza a calare ulteriormente,  ovviamente  a favore di Rocco Palese, non certo di Vendola, per cui nel centrodestra si tende all’ottimismo ragionato. E’ peraltro ancora alta la percentuale, il 25% , di quanti si dichiarano pronti all’astensione, ma nei prossimi quindici giorni come solitamente accade gli astensionisti diminuiscono ma naturalemente si dividono tra tutti gli schieramenti, più o meno secondo le percentuali di ciasuno. Insomma, la partita è apertissima ma sale la speranza di Palese e di tutto il centrodestra di battere l’antagonista. A suppportare tale previsione c’è il dato che riguarda le liste  dei due contendenti: secondo gli ultimi sondaggi le  liste di Vendola e quelle di Palese sono praticamente alla pari. Con una sola sostanziale differenza.  Mentre nel centrosinistra almeno quattro  liste supereranno il quorum, nel centrodestra difficilmente il quorum potrà essere superato da almeno quattro delle sei liste. Sono al momento fortemente al di sotto della obbligatoria soglia del  4% la lista patrocinata dal presidente della Provincia di Bari, cioè i Pugliesi, la lista dei Pensionati, la lista di Alleanza di Centro e quella dell’UDEUR, che quindi non potranno accedere al riparto dei 56 seggi spettanti alle liste. Ciò perchè  a fare la parte del leone nella raccolta del consenso nel centrodestra è la lista el PDL, in tutte e sei le provincie pugliesi. In tutte e sei le liste provinciali il PDL ha schierato il meglio dell’ex Forza Italia e il meglio dell’ex Alleanza Nazionale. Sopratutto nella lista provinciale di Bari,  dove il coordinatore provinciale del PDL, on. Di Staso, ha saputo individuare candidati che rappresentano  al meglio l’intero territorio provinciale, e sopratutto i grossi centri urbani capaci da soli di produrre al proprio candidato migliaia di preferenze. Ciò naturalmente  potrà nuocere a qualche candidato che non essendo rappresentante di corpose realtà elettorali si vedrà superato da altri candidati. E’ il caso del consigliere uscente ex Puglia prima di Tutto, Zullo, la cui candidatura è data da tutti traballante, sia perchè proprio nel suo paese d’orgine, cioè Cassano, ha molti che gli remano contro, sia  anche perchè i suoi continui “smottamenti” lo hanno reso non proporio affidabile elettoralmente. E poi questa volta gli manca il supporto che gli dava nel 2005  il ruolo di direttore sanitario della ASL in cui, come si dice comunemente, faceva un pò il signorotto. Talvolta, si sa,  chi di “signorotto” ferisce, di “signorotto” perisce.

I BALILLA DEL MORALISMO, di Giorgio Mule’

Pubblicato il 13 marzo, 2010 in Politica | No Comments »

Due settimane ci separano dal voto. Dalle aule giudiziarie dove risiedono, lor signori dei Monopoli sono riusciti nell’impresa di introdurre nella democrazia una nuova versione del gratta e vinci (il titolo provvisorio in onore del vernacolo romano è «rosica e perdi») riservata ai cittadini del Lazio. Il giochino è semplice: una volta dentro la cabina, i più fortunati e solo loro troveranno sulla scheda il simbolo del Popolo della libertà, ma solo sul «listino», in quella parte della scheda cioè che ti costringe a votare Renata Polverini. Gli altri, magari anche quelli che avrebbero voluto turarsi il naso sulla candidata alla presidenza ma non tradire comunque la loro fede berlusconiana, dovranno farsene una ragione.

È il nuovo gioco della democrazia: dal suffragio universale si passa alle messe in suffragio del Pdl. D’altronde, non tutti i salmi finiscono in gloria. E quindi amen. Celebrato e sancito il patatrac, non si capisce bene che cosa ci vada a fare con questo freddo il Pd in piazza in compagnia di Antonio Di Pietro e annesso popolo viola. Il povero Pier Luigi Bersani sarà costretto a rintuzzare le bordate ad alzo zero che Di Pietro ha già promesso di sparare in direzione del Quirinale e dovrà fare soprattutto gli opportuni distinguo dagli slogan contro Giorgio Napolitano che saranno puntualmente intonati dal coro delle voci viola. E tutto questo in virtù del noto principio secondo cui il decreto è una solenne porcata… ma Napolitano, per i fragili eredi del vecchio Pci, è un pastore di pecore buone e guida meglio di chiunque altro il gregge dello Stato. Ipocriti.

Domenica 21 marzo scenderà in piazza il Popolo della libertà. E protesterà al contrario: contro i giudici, gli azzeccagarbugli, i legulei, i causidici e la sinistra distruttiva che bara. L’intento dichiarato però è un altro e si ricollega alla politica del fare con un patto fra i governatori e gli elettori basato su punti concreti come il piano casa e il verde. Silvio Berlusconi, nel frattempo, pare abbia deciso di riprendere il pallino in mano. Era ora. Quello che è accaduto negli ultimi mesi è abbastanza lineare. Per indebolire il premier se ne sono tentate di tutti i colori: in principio con il gossip e poi sempre più su, fino ai deliri del pentito Gaspare Spatuzza sulle stragi, le minchiate in mondovisione di Ciancimino jr, il processo Mills passando per i mascariamenti obliqui delle inchieste sul G8, il cannoneggiamento per la legge sul legittimo impedimento. Tutto ciò non gli ha fatto un baffo: roba da zero virgola nei sondaggi sulla sua popolarità, salita anzi alle stelle a fine 2009 dopo il «regalo» marmoreo lanciatogli da Massimo Tartaglia in piazza del Duomo a Milano. Dove non arrivò neppure la crisi economica che ha fatto sprofondare i leader di mezzo pianeta, poté invece la «gioiosa macchina da guerra» composta da radicali e giudici romani, denunciata da Berlusconi.

Non va sottovalutata, però, l’ingordigia nichilista, chiamiamola così, di statisti e paninari che all’interno del Pdl hanno lavorato in questi ultimi mesi per il nemico. Il Pdl si è rivelato per quello che è: un non partito che è purtuttavia il primo in Italia grazie solo e soltanto a Berlusconi e al suo carisma. Ecco perché è il momento di riappropriarsi della leadership, di attrezzarsi e affrontare i nemici interni una volta per tutte. L’attacco al Cavaliere rispetto ai precedenti, stavolta, non è solo esogeno, ma anche endogeno; e mira a un logoramento progressivo e inarrestabile della sua figura.

Come spiegarsi, altrimenti, le uscite continue e reiterate dei Balilla del moralismo, degli avanguardisti del politically correct, dei cosiddetti patrioti del nuovo risorgimento costituzionale? Di quei giocolieri della politica, insomma, che facendosi scudo della democrazia interna si discostano dal programma e dal patto siglato dal partito con gli elettori? Bisogna intendersi: non è in discussione il sacrosanto diritto al dissenso o al confronto anche aspro tra diverse posizioni all’interno del Popolo della libertà. Ma la partenza di ogni ragionamento dei nuovi cavallini di Troia muove sempre da una premessa: il distinguo sistematico, il disconoscimento politico se non addirittura il disprezzo dell’azione che Berlusconi vuole intestare a sé e al proprio governo. Si vada alla resa dei conti e si faccia chiarezza. Comunque finiscano, d’altronde, le regionali per il Pdl saranno un successo: parte da appena due regioni mentre la sinistra ne governa 11. Può vincere in almeno quattro, forse in cinque.

E tanto per uscire fuori di metafora, al tavolo del chiarimento dovrà accomodarsi tra i primi Gianfranco Fini. Smettendo gli onori della terza carica dello Stato e indossando gli oneri del cofondatore del Pdl. Evitando magari, se riesce, di vedere fantasmi dietro ogni articolo. da PANORAMA N.12/2010.

NOTA DELLO STAFF.

Condividiamo questo editoriale del direttore di Panorama, Giorgio Mulè.  che è stato scritto prima che da  Trani  giungesse la notizia dell’ennesima bufala giudiziaria contro Berlusconi, anche questa volta alla vigilia delle elezioni e questa volta pretendendo di far assurgere a reato l’opinione che la trasmisisone televisiva di Santoro, Annozero, andrebbe eliminata per l’alto grado di incanaglimento della lotta politica che essa produce con i suoi ” assolo” contro gli assenti, in primis il premier Berlusconi, bersaglio fisso delle intemerate di tal Travaglio. Siamo al paradosso! La semplice opinione, peraltro da Berluscon pubblicamente e ripetutamente espressa, diviene per qualche magistrato in cerca di pubblicità un reato. Gli elettori faranno strame di cotanta sciocchezza. La stssa cosa dicasi per l’ultima uscita del presidente della Camera, il noto Fini, che appena ieri ha lanciato il suo ennesimo attacco al capo del governo e del Partito che lo ha issato, immeritatamente secondo noi,  sullo scranno della terza carica dello Stato. Ha pontificato Fini in quel di Romagna che l’arbitro, dove per arbitro deve leggersi Berlusconi, non deve parterggiare per alcuna delle parti in causa. Cioè, secondo Fini, il capo del governo che come in tutte le democrazie moderne è anche capo della maggioranza,  non deve partecipare alla campagna elettorale perchè deve mantenersi neutrale. Ma dove l’ha scovata questa idea Fini? Da quale cappello l’ha tirata fuori questa incredibile baggianata? Non certo nel suo recente viaggio in America, dove, immaginiamo, avrà appreso che nelle recenti consultazioni elettorali il presidente Obama ha preso parte attivamente alla campagna a sostegno dei suoi del partito democratico (quello americano!).  Non solo, sempre Fini, l’altro ieri, a proposito della manifestazione indetta per per il 21 marzo a Roma dal PDL,  per rispondere a quella in atto oggi a Roma da parte della sinsitra, ha detto che lui non parteciperà perchè lui ricopre un incarico istituzionale , e richiesto di esprimere una opinione sulla inziativa, si è rifiutata di rispondere perchè a porgli la domanda era stata una donna. Dal che  si intuisce che l’opinione di Fini sulla iniziativa è negativa, e non ci meraviglia, come invece ci meraviglia il fatto che ricoprendo un ruolo istituzionale non può partecipare ad iniziative di partito. L’on. Fini dimentica  due cose: a)tutte le sue entrate a gamba tesa nella politica interna del PDL in quanto “cofondatore”; 2) che a marzo scorso intervenne al congresso fondativo del PDL prendendo la parola come “cofondatore”.

Ci sembra allora che Fini non abbia neppure buona memoria oltre che essere ormai sempre più sideralmente lontano dal soggetto politico nato grazie all’intuizione di Berlusconi. Perciò ha ragione Mulè quando chiede,  e pretende, che dopo le elezioni si dia luogo ad un processo di chiarezza nel PDL che coivolga tutti perchè così non si può andare avanti. g.

PALESE-VENDOLA: E’ GIA’ UN TESTA A TESTA

Pubblicato il 10 marzo, 2010 in Politica | No Comments »

Secondo gli ultimi sondaggi è ormai un testa a testa tra Rocco Palese e Niki Vendola: entrambi veleggiano intorno al 45%  e ciò a poco più di due settimane dal voto. La rimonta di Palese e del centrodestra è palpabile, merito anche dei candidati, fortissimi, del PDL e taluni anche delle liste collegate. Ma è anche il risultato dei tempi lunghi. La sovraesposizione di Vendola sui mass media locali e nazionali, prima nel lungo braccio di ferro con il PD per ottenere la candidatura e poi per il risultato delle primarie avevano fatto saettare in alto i sondaggi proVendola, mentre per Palese la strada era stata piuttosto impervia a causa delle lungaggini che hanno caratterizzato la decisione intorno al candidato del centrodestra. Ma una volta scelto da tutto il Partito, Palese ha iniziato, come le formiche, passo dopo passo a risalire nei sondaggi, sino a quest’ultimo che lo vede quasi appaiato con Vendola. E’ anche il frutto del raginamento degli elettori pugliesi  di centrodestra e comunque moderati, i quali hanno incominciato a riflettere intorno al “voto utile”. Ed infatti, man mano che salgono i sondaggi a favore di Palese, scendono quelli a favore della Poli Bortone. Quest’ultima era partita all’inizio della campagna elettorale con un risultato lusinghiero ma chiaramente falsato dalle circostanze. Infatti era data al 18%, ora, secondo gli ultimi sondaggi, è data all’8,50%, poco più della percentuale attribuita all’UDC presa singolarmente.  E’ probabile che con l’avvicinarsi del voto gli elettori di centrodestra ancor più valuteranno l’importanza e la necessità del voto utile e alla luce del fatto che ogni voto dato alla Poli Bortone si trasforma in voto a favore di Vendola,  saranno indotti a ritenere opportuno e utile votare per Palese. Con buona pace della signora Poli Bortone che dopo le elezioni avrà molto tempo per riflettere sulla inutilità della sua candidatura contro il PDL che in un attimo ha annullato le precedenti benemerenze acquisite nella sua più che trentennale militanza prima nel MSI e poi in AN, comunque ben gratificata da  importanti riconoscimenti, l’ultimo dei quali, lo scranno di senatrice, le resterà sino alla scadenza di questa legislatura. Ma sarà l’ultimo.

“O FRANCIA O SPAGNA, PURCHE’ SE MAGNA”

Pubblicato il 9 marzo, 2010 in Il territorio | No Comments »

Così rispondeva un giovane che manifestava a Milano  alla vigilia dell’entrata in guerra italiana nel primo conflitto mondiale al conte Crespi che gli chiedeva per chi manifestasse, se  per l’una o per l’altra delle coalizioni in guerra. Lo raccontava con il suo inimitabile umorismo Indro Montanelli nel volume della Storia d’Italia dedicata agli avvenimenti del primo cinquantennio del secolo scorso. Ma da allora ad oggi nulla sembra essere cambiato.  ” O Francia o Spagna, purchè se magna” è  un modo di comportarsi sempre più diffuso nella politica, ma anche nella vita quotidiana, tanto da passare quasi del tutto inosservato e, peggio, neppure deplorato. In alto, come in basso. E’ di poche ore fa la notizia che l’ex radicale Rutelli, uscito dal PD, dopo esserne stato cofondatore (come Fini!)  in quanto segretario della Margherita,  e fondato la “sua” personale Alleanza per l’Italia, non ha presentato liste del suo nuovo partito alle regionali, nè si è arruolato nel partito di Casini, come tuti pensavano che facesse,  ma da buon democristiano di ultimissima generazione,  ha fatto di meglio: nel Lazio  ha candidato un suo uomo, si dice così, nella lista della Polverini ed un altro nel listino della Bonino, con l’impegno di entrambi che,  se eletti, e comunque vada, appunto o la Polverini o la Bonino, daranno vita nel Consiglio Regionale del Lazio al gruppo autonomo del nuovo soggetto politico di Rutelli che quindi senza voti suoi si troverà due eletti che saranno pronti a fare i mercenari,  o per l’una o per l’altra delle due contendenti. Mercenari, appunto. Da Roma a Toritto. A Toritto abbiamo già stigmatizzato la squallida e bassa  operazione  da mercato del pesce che ha visto protagonista il presidente della provincia Schittulli che ha arruolato nel suo pseudo movimento che si “intitola”, novello zorro,  al suo nome ,  mercenari ex aennini che a giugno si arruolarono invece nella lista del sindaco comunista Geronimo, il quale ultimo,  mentre si affanna a sostenere Vendola, non disdegna  di partecipare all’incontro non istituzionale ma meramente  elettorale di Schittuli che invece dovrebbe votare per Palese. Il che francamente  la dice lunga sulla cosiddetta moralità della politica del nuovo secolo. La reazione del PDL di Toritto, come è noto,  è stata  forte ed immediata e sta raccogliendo  ampia solidarietà in tutto il partito, ovunque,   contro un modo di far politica di cui il sig. Schittulli e i suoi portaborse, generali  e comparse compresi,  dovrebbero vegognarsi. Ma il caso degli ex aennini non è l’unico. Venerdì sera, tra i tanti che al Teatro Tenda  erano convenuti per salutare il candidato presidente del PDL Rocco Palese, chi c’era?  C’erano  anche alcune  “pie donne “ di Toritto ,  quelle che  da anni passano da una capo all’altro dello schieramento politico senza alcuna remora, quelle che alle ultime elezioni amministrative facevano le fusa al partito del “caro Nino” ricevendone in cambio gratifiche e denari.  A distanza di pochi mesi eccole a battere le mani (pagate? da chi? ) al candidato di un altro partito e di un altro schieramento. Remore’? E perchè averne visto,  che la politica è sempre più, per dirla con l’indimenticato on. Formica, “sangue e merda”? E poi c’è il caso di un personaggio barzelletistico che da un pò di anni calca la scena della politica locale.  E’ quello che,  forse per tentare di trovar moglie,  indossa la sua ruvida divisa di guardia carceraria per partecipare alle sfilate del 4 Novembre.  Il nostro eroe, transitato  alle elezioni amministrative  nell’Italia dei Valori, è  divenuto l’alfiere locale della candidatura alle regionali dell’ex popolare, ex fozanovista, ex pieddino  Giacomino Olivieri la cui faccia è da mesi che compare sulle plance pubblicitarie del paese, a cura (ma non a spese) di Geronimo Filippo. Ebbene, proprio Geronimo Filippo risulta essere candidato a sua volta alle regionali,  ma non nell’Italia dei Valori, bensì nell’UDC che non è solo un altro partito, è anche un altro schieramento, quello della Poli Bortone. “Ma gli avversari, avvertono dall’Italia dei Valori, non facciano speculazioni. Filippo non diserterà la trincea di Di Pietro ma si batterà  con maggior vigore grazie ai 30 giorni di licenza cui ha diritto in quanto candididato anche se nell’UDC”. Insomma, una cosa che ancora non si era vista! Geronimo  Filippo,  si è candidato in un partito diverso dal suo  per avere la licenza che gli permetterà di lavorare  elettoralmente per il suo  partito. A dir poco macchiavellico. O, più probabile,  roba da macchietta d’avanspettacolo. E  comunque, al di là di ogni valutazione morale la cui definizione sfugge alla pur vasta gamma di aggettivi che potrebbero essere consoni a “valutare” quanto sopra, una cosa viene più che naturale domandarsi: ma è così che i partiti scelgono i candidati, non solo l’UDC ma anche gli altri? E’ il caso di dire che stavamo meglio quando si pensava di stare peggio! Così è,  se vi pare!

UN SALUTO ALL’ITALIA, VIVA L’ITALIA…si tinge di tricolore la notte americana degli OSCAR 2010

Pubblicato il 8 marzo, 2010 in Spettacolo | No Comments »

Sono state queste le parole con le quali Mauro FIORE, italo-americano di origini calabresi,  giunto in America a sette anni, ha salutato l’Oscar 2010 per la migliore fotografia assegnatogli per il film AVATAR.  E’ stato un momento di vibrante commozione che Fiore ha fatto vivere a chiunque abbia assistitito alla sua premiazione. L’Oscar assegnatogli e le sue parole di omaggio all’Italia che gli sono sgorgate dal cuore colmo di felicità   sono un tributo di affetto  al nostro Paese che gli italiani alll’estero non dimenticano e che onorano con il loro lavoro e il loro impegno. Oggi,  come nel corso dei 150 anni di emigrazione verso le Americhe. Anche un altro italiano, oriundo  dell’Abbruzzo dove sono nati i suoi nonni, è stato premiato con l’Oscar per la migliore colonna sonora per il film d’animazione UP. Si trratta di Michael GIACCHINO. Grazie ad entrambi per aver conquistato questi ambiti traguardi.

LA SFIDA DELLE REGIONALI:PALESE O VENDOLA?

Pubblicato il 7 marzo, 2010 in Il territorio | No Comments »

Mancano solo tre settimane al voto delle regionali e la sfida per la elezione del nuovo presidente della Giunta Regionale della Puglia o, come ormai viene comunemente indicato, del prossimo Governatore, è entrata nel vivo. E la competizione si fa sempre  più accesa. Va ribadito che la sfida è  solo  tra il candidato della coalizione di centrodestra e quello della coalizione di centrosinistra, cioè Rocco PALESE e Niki VENDOLA. Gli altri due candidati sono presenze del tutto ininfluenti, sia quella del candidato della sinistra alternativa Rizzi, sia quella della candidata dell’UDC-IO SUD, cioè la Poli Bortone. Del resto, il voto ad entrambi questi due ultimi candidati è un voto inutile, sopratutto quello dato alla Poli Bortone che potrebbe risultare utile solo a Vendola perchè ogni voto che l’ex “donna forte” della destra leccese sottrae a Palese e al centodestra torna utile a Vendola, cosicchè la signora Poli,  alla fine della sua non poca gratificata carriera politica si ritroverà arruolata a portare la bandiera di Vendola e della sinistra estrema.  Ma negli ambienti del centrodestra si respira aria di notevole speranza che nonostante la  strumentale defezione della Poli, il successo possa comunque premiare sia Palese che la sua coalizione. I sondaggi resi noti nelle ultime ore che danno in crescita i conseni per Palese, la affollatissima  manifestazione di venerdì scorso al Teatro Team di Bari, la non indifferente qualità della gran parte  dei candidati, l’annunciato arrivo del premier Berlusconi a supporto della candidatura di Rocco Palese, la  personale e nota  probità  dello stesso candidato Presidente, l’annunciato tiket con l’ex presidente di Confindustria  Puglia Nicola De Bartolomeo, sono tutti elementi che fanno ben sperare in un  possibile successo contro il governatore uscente Niki Vendola. Certo, Vendola ha dalla sua 5 anni di governo (oltre che di malgoverno) durante i quali ha usato gli strumenti del potere regionale per accrescere i consensi, ha dalla sua una notevole capacità di affubulatore e di comunicatore, ha dalla sua il vantaggio dell’uscente ma contro di lui  oltre che i cinque anni di malgoverno possono giocare i cinque anni di promesse mancate,  dalle liste di attesa della sanità alla mancata esenzione dal tiket sanitario per milioni di pugliesi, alla mancata riforma del sistema sanitario,  alla voragine di debiti proprio nella sanità, ai soldi non spesi per le infrastrutture, per l’agricoltura, per l’occupazione, senza dimenticare le tassse  cui ha  assoggettato i pugliesi in questi cinque anni.Ma mentre ciò che di positivo riguarda Vendola è facilmente accessibile alla gente, complici i mass media, prime fra tutte le emittenti private che non nascondono la loro “simpatia” per il candidato della sinistra, più difficile appare far giungere alla opinione pubblica il ritratto delle negatività di Vendola e di contro il ritratto della grande capacità di Rocco Palese. Specie ora che imperversa la battaglia delle preferenze. Nel centrodestra, lo abbiamo detto, salvo qualche candidatura stonata e fiuori posto, ci sono candidati capaci e intelligenti, soprattuto nella lista madre di tutte le liste, cioè quelloa del PDL, del Popolo della Libertà, nella quale hanno trovato spazio gli uomini migliori e più rappresentativi del centrodestra barese e pugliese. Purtroppo la lotta per la preferenza, una sola per ciascun elettore, fa passare in second’ordine la necessità di conquistare i voti, di chiedere agli elettori della Puglia di far vincere Palese per liberarla da Vendola. Occorre  invece che i candidati si richiamino ad un codice etico che imponga loro intanto di far vincere la coalizione e poi di pensare a se stessi. Appariamo utopici, e magari lo siamo,  perchè non impegnati direttamente nella competizione ma proprio questa condizione ci consente di essere franchi e di andare al cuore del problema.  Che è quello di conquistare il voto degli elettori pugliesi.

MA PERCHE’ FINI NON STA MAI ZITTO?

Pubblicato il 6 marzo, 2010 in Il territorio, Politica | No Comments »

Ecco una bella domanda a cui solo l’interessato potrebbe dare risposta. Ormai Fini, presidente della Camera, non perde occasione per dire la sua, con atteggiamenti che francamente lasciano sempre più  basiti. E sempre più spesso le sue “uscite” travalicano il ruolo che riveste che forse necessiterebbe di qualche silenzio in più e di qualche parola in meno. Anche  stamattina dalla balneare Riccione non ha mancato di dire la sua a proposito del decreto varato ieri sera dal Consiglio dei Ministri interpretativo delle norme elettorali e firmato a tarda notte dal Presidente della Republica. Non richiesto, Fini è sceso in campo,  apparentemente per “difendere” (da chi?)  proprio il Capo dello Stato, in verità, a leggere fra le righe delle sue dichiarazioni, per mandare”messaggi” a destra e a manca. Ha detto Fini che   “‘la prima cosa che non si deve fare e’ tirare in ballo il capo dello Stato. Non deve farlo -ha detto Fini- quella parte dell’opposizione che lo accusa di essere parte o peggio ancora di comportarsi come Ponzio Pilato. Non lo deve tirare in ballo -ha aggiunto- quella parte della maggioranza che dietro alla firma del capo dello Stato sul decreto di ieri si nasconde dicendo che la firma e’ la riprova della bonta’ di quel decreto’‘. Intanto va detto all’on. Fini che  il Capo dello Stato, nei limiti previsti dalla legge, non è,  e non può essere,  esente da  corrette critiche  politiche in un sistema di democrazia vera  e basterebbe   richiamare qui, giusto per fare un  esempio,  la più grande democrazia del mondo alla  cui  realizzazione l’on. Fini non ha, per quel che si sa, dato alcun contributo, cioè gli Stati Uniti d’America il cui presidente è quotidianamente oggetto di critiche talvolta al di sopra delle riga del bon ton (per non parlare del francese Sarkozy e della sua diletta consorte!).  Detto ciò, ci sembra che  siano le parole di Fini a nascondere l’ormai consueto e vero bersaglio, cioè il centrodestra,  sopratutto il suo stesso partito il PDL, innanzitutto il presidente del Consiglio dei Ministri  che ha varato un decreto sulla cui “bontà“ è  Fini (lì dove sostiene che la maggioranza  usala firma del decreto da parte di Napolitano come riprova della bontà del decreto) a  mostrare di nutrire dubbi su quwsta cosiddetta  “bontà“del decreto, fornendo (forse volutamente?)  alla opposizione che grida al “golpe”  un motivo di polemica in più. Già ci riecheggia nelle orecchie ciò che dirà il capo dei giustizialisti italiani, l’on. DiPietro: anche Fini dubita della “bontà” del decreto. Decreto, va detto e sottolineato,  con cui il governo  è intervenuto per impedire che in due regioni chiave del nostro Paese, il Lazio e la Lombardia, il più grande partito italiano, che ha  quasi il 50% degli elettori, non possa partecipare per mere ragioni burocratiche, alla competizione elettorale. Ma a Fini, forse,  si è autorizzati a ritenere,  che  non dispiacerebbe che le urne dessero un qualche risultato non “felice” per il centrodestra, magari sacrificando sull’altare delle sue ancora non chiare  “mete” personali, sia una sua “candidata”, cioè la signora Polverini, sia un “concorrente” alla leadership del centro destra, cioè l’on. Formigoni che disarcionato dallo scranno più alto della più ricca regione italiaana perderebbe voce e competitività. Chissà!?   Altrimenti, perchè l’on. Fini non se ne è stato zitto, almeno questa volta?

IL VOLONTARIO, la biografia di Witold Pilecki

Pubblicato il 4 marzo, 2010 in Recensioni | No Comments »

L’ha scritta Marco Petricelli per le edizioni Laterza, 394 pagine, 20 euro. E’ la storia di un altro, uno dei tanti sconosciuti Eroi della seconda guerra mondiale.  Witold Pilecki è un patriota polacco che sotto falso nome si fece deportare nei lager nazisti per spiarne meglio le tragiche , verità. Ma gli alleati ai quali Pilecki faceva pervenire i suoi rapporti in maniera rocambolesca non seppero o, forse, non vollero leggere le atroci verità che Pilecki raccontava. Nel 1943 Pilecki riuscì ad evadere da Auschwitz con una fuga che, se non fosse vera, sembrerebbe un invezione cinematografica tanto appare emoziante agli occhi del lettore così come l’ha ricostruita e narrata nella biografia ora data alle stampe da Marco Peticelli che minuziosamente ne ripercorre le gesta. Che serviranno a scrivere la condanna a morte  del coraggioso polacco, coraggioso come tanti suoi compatrioti,  nella Polonia occupata dai comunisti nel 1948 . La biografia edita da Laterza  di cui consigliamo la lettura è destinata ad illuminarne la Memoria.

MONOPOLI STATO:IL GIP DI ROMA ARCHIVIA LE ACCUSE CONTRO PER VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA

Pubblicato il 3 marzo, 2010 in Cronaca | No Comments »

E’ finito in archivio, a oltre due anni dalla richiesta della procura di Roma, il procedimento che vedeva sotto inchiesta per corruzione una decina di persone tra cui Vittorio Emanuele di Savoia e due funzionari dei Monopoli di Stato. Il provvedimento è firmato dal gip Rosalba Liso. L’inchiesta, nata a Potenza su iniziativa del pm Henry John Woodcook e trasferita nella capitale dove hanno sede i Monopoli, era quella relativa al pagamento da parte dell’imprenditore messinese Rocco Migliardi di una presunta tangente di circa ventimila euro per il rilascio dei nulla osta ad una societa’ di noleggio di videogiochi. A concedere il via libera – secondo l’accusa – sarebbero stati il direttore generale dei Monopoli, Giorgio Tino e una dirigente dell’ufficio apparecchi di intrattenimento. Quest’ultima avrebbe ricevuto denaro e altri regali; Tino, invece, avrebbe ottenuto la nomina nel cda della Scuola nazionale del cinema e la promessa della conferma nell’incarico ai Monopoli. Circostanza negata con forza dai diretti interessati, che hanno sempre respinto le accuse, e in un certo senso confermata dagli accertamenti disposti dai pm Maria Cristina Palaia e Giancarlo Amato, secondo cui quei soldi non sarebbero mai arrivati a destinazione. A trattenerli per sè, dopo averli ricevuti da Migliardi, sarebbe stato un uomo d’affari, la cui posizione era stata stralciata e trasmessa per competenza alla procura di Catania. Nel procedimento romano era coinvolto anche Ugo Bonazza, stretto collaboratore di Vittorio Emanuele di Savoia , che avrebbe fatto da tramite tra Migliardi e il principe di Savoia. Anche per Bonazza, difeso da Vincenzo Dresda, il gip ha disposto l’archiviazione. Nel commentare la decisione del giudice, l’avvocato Francesco Murgia, difensore di Vittorio Emanuele, ha dichiarato: “Si tratta di un fondamentale passo che possiamo considerare quasi definitivo per il riconoscimento dell’assoluta innocenza del Principe rispetto alle accuse tutte, nessuna esclusa, che nel 2006 il pm Woodcock gli mosse con grande clamore e disdoro. Dopo il trasferimento nella Capitale anche delle ultime residue accuse, che quel magistrato mosse, riponiamo ora la più motivata ed assoluta fiducia nella definitiva chiusura di una vicenda a dir poco triste e dolorosa”. Dal canto suo, Vittorio Emanuele ha dichiarato: “Non avevo mai dubitato di questo esito perchè conosco la forza della verità e l’indipendenza di moltissimi dei magistrati che operano con sacrificio in Italia. Ringrazio l’avvocato Murgia e in particolare i magistrati che a Roma si sono occupati della vicenda sapendo esprimere autonomia e serenità di giudizio”.

E’ polemica tra il PDL di Toritto e il presidente della Provincia Schittulli

Pubblicato il 2 marzo, 2010 in Il territorio | No Comments »

PEGGIO DI TUTTI E’  polemica tra il PDL di Toritto e il presidente della Provincia Schittulli. Il casus belli è stato provocato dallo stesso Schittulli che ha deciso di identificare il suo Movimento, nato in occasione delle elezioni provinciali dello scorso giugno,  con il movimento locale di Alleanza per Toritto che raccoglie gli ex aennini che sempre a giugno hanno scelto di sostenere  al comune la lista di sinistra nella quale sono stati eletti due esponenti che sono tuttora  parte integrante della maggioranza che governa il comune, uno, Pesce, con il ruolo politico di capogruppo e l’altro come assessore all’Urbanistica. L’avvicinamento di questi girovaghi della politica  ( secondo il PDL sono solo dei mercenari), a Schittulli,  è avvenuto mentre continuano, comunque,   a far parte organicamente della maggioranza di sinistra, il  che, francamente, è un paradosso oltre che essere eticamente (ma ha più valore l’etica nella politica dei nostri tempi?!) squallido. Infatti, come si può passare al centrodestra, rimanendo nel centrosinistra? Come si può pretendere di conservare i vantaggi dello stare nella maggiranza di governo al Comune e magari ottenere vantaggi dallo stare nella maggioranza di opposto colore in Provincia? Sono  domande che una persona accorta avrebbe dovuto porsi  e che Schittulli o chi per lui avrebbe dovuto porsi prima di dare il via ad una operazione che per il modo in cui è stata orchestrata non poteva non provocare la reazione del PDL torittese che come può leggersi nel comunicato che riproduciamo (cliccare sull’immagine per ingrandirla) è andato giù duro nei confronti di Schittuli al quale ha ricordato, ed ha fatto bene,che lo scorso giugno è stato votato da tutto il PDL ma non certo dai transfughi di AN che votavano per altri, UDC in testa, e  non certo per i candidati del centrodestra che,  tutti insieme, hanno attribuito a Schittulli il 55% dei voti. E non dica, sostengono con forza  gli esponenti del PDL,  Schittulli,  come pare abbia detto altrove,  che i voti li ha conquistati lui. Basta fare i conti, dicono i dirigenti del PDL: e tirano fuori un pò di numeri come i voti raccolti dalla lista personale di Schittulli che a Toritto raccolse 294 voti pari ad uno striminzito 4%. Tutte ragioni  che sono state richiamate a Schittulli, direttamente o indirettamente, tramite i dirigenti provinciali del PDL che lo hanno ripetutametne  invitato a non ignorare le tensioni  createsi nella recente   campagna elettorale amministrativa e  non ancora stemperatesi.  Ma Schittulli non se ne è in alcun modo preoccupato, ed è andato per la sua strada e così il PDL locale ha reagito con un comunicato che i suoi giovani hanno distribuito tra i cittadini.   Ma perchè poi Schittulli ha voluto fare una mossa di questo genere visto che a Toritto c’è già un candidato nella lista alle regionali che lui sponsorizza,  cioè l’assessore Quarto? E qui si scopre un’altra incredibile storiaccia e insieme la assoluta mancanza di correttezza di questo presunto neofita della politica. La creazione di una sede del suo movimento a Toritto, tra l’altro collocata fisicamente  all’interno della sede di Alleanza per Toritto,  serve a Schittulli per drenare voti a favore del  candidato che Schittulli sponsorizza, cioè l’altro assessore provinciale, il Bellomo Davide, che secondo le segrete aspirazioni dello Schittulli dovrebbe occupare una poltrona nella futura giunta regionale nel caso vinca Palese.  Insomma Schittulli, che si dice neofita della politica e dopo pochi mesi di politica  si dice ad ogni occasione deluso dei troppi giochi della politica (anche alla stampa ha in pochi mesi  più volte espresso la volontà di…dimettersi, forse si crede un novello De Nicola!) guarda caso ne fa uno suo di giochi, ma  sporco, anzi sporchissimo,  a danno di un assessore della sua giunta,  andando nel suo paese di residenza e quindi nel suo naturale bacino elettorale a creargli un contraltare. E questo sarebbe un bel fare? Anzi, un bel cambiare, come recitava il suo slogan elettorale?  Ultima nota che subito è stata stigmatizzata negli ambienti del PDL. A salutare Schittulli,  nella sede a mezzadria con Alleanza per Toritto,    c’era un ex candidato non eletto della lista di sinistra, anche lui transfuga di AN,  che la sera di domenica scorsa, in piazza, sui tavoli messi gentilmente a disposizione della stessa Alleanza per Toritto,   ha offerto a Vendola una bottiglia di olio con l’augurio di vincere. E sarebbero questi i voti che il “missionario” Schittulli è venuto a recuperare a Toritto?