Archivio per la categoria ‘Spettacolo’

SANREMO: LA NOIA PUO’ FARE ASCOLTI, di Aldo Grasso

Pubblicato il 15 febbraio, 2015 in Spettacolo | No Comments »

Carlo Conti (Ansa/Onorati)

Lo ammetto, su Sanremo ho sbagliato tutto. Lo davo per morto e invece ha fatto il pieno d’ascolti. Alla vigilia, avevo fatto quello che dovrebbe fare un critico: analisi, comparazioni, stato della musica in tv, cose del genere. Mi aveva confortato un articolo sul Foglio di Stefano Pistolini, che di queste cose capisce: «“X-Factor” oggi comanda, impone, orienta i gusti del pubblico. Al confronto il Festival di Sanremo è un cadavere».

«Cadavre exquis», forse, come piaceva ai surrealisti. A essere sinceri la costruzione del Festival l’avevo prevista giusta: una conduzione rassicurante, impiegatizia, retrò. Lo conosco Conti: prende per mano lo spettatore (anche se gli spazi sono angusti), ha il tono della guida turistica, svelenisce ogni eccesso con battute innocue. Nessuna trovata, nessun colpo di scena, nessuna idea guida, solo 50 e più sfumature di grigio (spesso tendenti al nero dato l’alto numero di necrologi) a smussare ogni sregolatezza. La «medietà» avrebbe dovuto prevalere sulla creazione dell’evento. E così è stato. Persino le «vallette» sono state scelte per deprimere lo show. Persino la reunion di Al Bano e Romina è stata copiata dalla tv russa, ma gli autori non sono stati capaci di far ripetere alla coppia la memorabile interpretazione di «Sharazan». Poi, è vero, Sanremo tira fuori il sociologo che alberga in noi e le spiegazioni ex post fioriscono come i fiori della Riviera (quel tanto che basta per salire sul carro del vincitore). Era un Festival contro i radical chic (ma si possono scrivere fesserie simili?) e, aggiungo io, Conti ha portato a termine la missione con la freddezza di un personaggio dei fratelli Coen. Era un Festival che parlava a tutto il Paese, come ha dichiarato il direttore Gianka Leone «e non a quella frazione che sta su Twitter o viaggia in Frecciarossa» (me lo vedo Leone sul treno dei pendolari, dove non c’è connessione per il suo smartphone!). Che Sanremo è sempre Sanremo. Che il contenuto (immagino le canzoni) è più importante del format. Che i comici che piacciono ai bambini (tipo Pintus) non necessariamente devono piacere ai grandi, ma sanno come fare audience. Che Sanremo è pur sempre un rito collettivo invernale, tranquillizzante proprio nella sua ripetitività, nella sua prevedibilità, nella sua assenza di emozioni forti.

È anche probabile che i dati d’ascolto siano direttamente proporzionali ai dati Istat sulla disoccupazione. Tasso, tasse, tosse. Eppure, lo ribadisco con forza, dal punto di vista dello spettacolo è stato un brutto, noioso Festival, salvo qualche gradevole eccezione. Brutto ma premiato dal pubblico in maniera sbalorditiva. Questo non l’avevo previsto: fare il pieno di audience con il vuoto di idee. Un colpo gobbo o l’involontaria virtù della noia? Aldo Grasso, Il Corriere della Sera, 15 febbraio 2015

………NULLA DA AGGIUNGERE. g.

IERI SERA IL FESTIVAL DELLA CANZONE ROSSA…..

Pubblicato il 13 febbraio, 2013 in Costume, Politica, Spettacolo | No Comments »

Assist di Crozza al Pdl. E il Cavaliere preferisce Juve-Celtic

Berlusconi bugiardo, imbonitore da strapazzo firmato Crozza, la struggente nostalgia per l’Unione sovietica di Toto Cutugno, la coppia gay che vuole convolare a giuste nozze il 14 febbraio ma non può, persino l’appello allo ius soli. Un video elettorale di Nichi Vendola non avrebbe saputo fare di meglio. La prima serata del Festival di Sanremo in versione fazionalpopolare a dieci giorni dal voto sforna tutto l’armamentario di una sinistra con la bava alla bocca. Il canovaccio di Fazio–Litizzetto è andato oltre ogni previsione. Il pubblico in sala non gradisce, “vai a casa”, “no politica” è il coro indirizzato a un Crozza spiazzato. Non se li aspettava quei fischi interminabili: bianco in faccia, salivazione azzerata, impietrito. Vestito da Berlusconi in versione chansonnier Verdini- Aznavour, con le  banconote nel taschino, prova a minimizzare: «Ragazzi, amici… non fate così…», finché non viene in soccorso Fazio. «Calmi, state calmi. Così non vale – dice il bravo presentatore –  dobbiamo divertirci…». Peccato che sembra di assistere a un comizio del Pci degli anni d’oro. Un boomerang per la sinistra? Forse. Berlusconi, ospite di Mattino 5, ci scherza su, abituato ai fendenti della satira, maestro di comunicazione, dice di non averlo visto e di aver preferito «una bella partita con la vittoria della Juve contro il Celtic». Non approfittate del festival per farvi notare con due urli…», dice ancora Fazio. La versione ufficiale, neanche a dirlo, è quella della claque prezzolata, due facinorosi spediti da via dell’Umiltà per rovinare la festa al povero Fabio. I capistruttura di viale Mazzini si affrettano a comunicare che i “quattro gatti” sono gli stessi che contestarono Celentano nel 2002. Difficile da credere visto che le telecamere Rai non inquadrano mai la sala e si concentrano sul volto di Crozza. Perché l’ha fatto? «Perché ho pagato 168 euro per sentire le canzoni», racconta uno dei contestatori. Tutto qui. Per Bersani da Crozza arriva solo qualche tiepida battuta. Come fanno a convivere Pd e Sel? Facile.«Ti finisco la Tav, così puoi andare in Francia a sposarti» promette il Crozza-Bersani a Vendola. E a proposito di matrimoni gay arriva l’esibizione di Stefano e Federico. «Ci amiamo, ci siamo conosciuti a una festa, poi siamo andati a casa, che è diventata la nostra casa. Adesso dopo 11 anni di vita insieme vogliamo sposarci, ma la legge italiana non ce lo permette. Andremo a New York». Tagliato il bacio finale. E anche il tema delle unioni omosessuali è archiviato. Manca solo l’ultima chicca. Toto Cotugno che si esibisce in una canzone russa e confessa di avere una grande nostalgia per la Russia di una volta. “L’italiano vero” rimpiange la dittatura comunista. Che c’è di male? Ognuno ha i suoi gusti, si dirà. E se avesse rimpianto la Germania di Hitler? Lo avrebbero esiliato. Giustamente.

..…e Fazio si infila nell’Armata Rossa…..

ECCO I SOLDI CHE LA RAI “REGALA” AI SUOI CONDUTTORI: E DAGLI UTENTI PRETENDE IL CANONE!

Pubblicato il 10 febbraio, 2013 in Costume, Spettacolo | No Comments »

Due milioni di euro annuali a Fazio? Più i 600 mila per Sanremo? Un milione e 500 mila ad Antonella Clerici? Un milione e 400 mila a Carlo Conti? Sono cifre «rubate», non ufficiali, che non potete trovare su alcun documento pubblico, su nessun sito della Rai.

Cifre enormi che, nelle maggior parte dei casi, sono meritate perché a loro volta, con i loro programmi, le star televisive fanno guadagnare la Tv di Stato, come i campioni del calcio. La differenza è che i soldi per questi compensi vengono direttamente dalle tasche dei cittadini che pagano il canone e che dunque avrebbero a buon ragione il diritto di verificare come vengono spesi. Invece, nonostante una legge imponga la pubblicazione dei cachet sul sito web, la Rai ha deciso di opporsi a un obbligo che la costringerebbe a rivelare «dati sensibili» che potrebbero metterla in difficoltà con la concorrenza. Essendo la Rai un organismo di diritto pubblico – spiegano in viale Mazzini – l’azienda deve rispettare alcuni obblighi sulle gare d’appalto, ma questi non valgono per la parte artistica, altrimenti non potrebbe stare sul mercato. Questi compensi, dunque, non sono soggetti al limite massimo pari allo stipendio del primo presidente di Corte di Cassazione (274 mila euro annui), come invece è diventato d’obbligo per i dirigenti. La querelle va avanti da anni, con pareri discordanti e contrastanti tra ministero della Funzione pubblica, Parlamento e Garante della concorrenza (quest’ultimo ha dato parere favorevole alla Rai). Motivo per cui, sul sito apposito, dove si dovrebbero leggere i cachet, campeggia ancora la scritta: «Lavori in corso. A breve sarà disponibile la documentazione relativa». Ma l’onorevole Renato Brunetta non demorde e continua la sua battaglia avviata quando era ministro della Funzione pubblica: giorni fa ha chiesto in una lettera alla presidente Anna Maria Tarantola di procedere alla pubblicazione. Altrimenti, minaccia, si rivolgerà alla Corte dei Conti.

In attesa di sapere come la questione andrà a finire, per chi vuole rodere d’invidia, ecco un assaggio dei compensi dei volti più noti della Tv di Stato, ovviamente tutti rintracciati di straforo, a spanne e non certificati da nessuno. Si sa, l’abbiamo detto altre volte, il più pagato dalla Tv pubblica è Fabio Fazio: il suo contratto per Che tempo che fa vale due milioni di euro l’anno cui si aggiungono i 600 mila per condurre il Festival. Totale per la stagione televisiva 2012/2013 due milioni 600 mila euro, cifra in effetti da capogiro. Altri compensi di tutto rispetto, pur se a notevole distanza dal capofila, sono quelli di Antonella Clerici e Carlo Conti. La conduttrice de La prova del cuoco e Ti lascio una canzone mette insieme un milione e mezzo di euro (cui si aggiungono ovviamente molti altri soldi per le telepromozioni). Invece il capitano de L’eredità, i Migliori anni e tanti altri show arriva a un milione e 400mila (più telepromozioni). Tra i giornalisti, il compenso di Giovanni Floris (Ballarò) si aggira sui 550 mila euro, quello di Bruno Vespa, sui 600. La Littizzetto, partner di Fazio, prende 20mila euro a puntata per Che tempo che fa e 350mila euro per il Festival. Mara Venier, per la Vita in diretta guadagna mezzo milioni annui. Gli altri contratti, delle presentatrici dei programmi mattutini o pomeridiani, come Elisa Isoardi o Veronica Maya, si aggirano sui 200mila euro. Tutte cifre che, ovviamente, saremmo pronti a correggere, se potessimo leggerle sul sito ufficiale della Rai. Il Giornale, 10 febbraio 2013

L’ADDIO A LUCIO DALLA DOMENICA NELLA SUA BOLOGNA

Pubblicato il 2 marzo, 2012 in Costume, Cronaca, Spettacolo | No Comments »

Si celebreranno domenica 4 marzo, giorno del suo compleanno, le esequie di Lucio Dalla. Si celebreranno nella cattedrale della  “sua” Bologna, nella “sua”  piazza grande, a pochi passi dalla “sua”  abitazione, fra i tanti amici che incontrava ogni giorno e con i quali ha trascorso ogni momento libero dagli impegni che lo portavano in ogni parte del mondo. Intanto è incessante  e inarrestabile la partecipazione al grande dolore e sgomento per la perdita di un grande,  inimitabile cantautore, mentre le emittenti di tutto il mondo trasmettono incessantemente le note della “sua” Caruso, la più famosa canzone italiana nel mondo degli ultimi 30 anni, che ha venduto nella versione di Dalla quasi 30 milioni di dischi. Domenica il nostro cuore insieme a quello di milioni di italiani ed estimatori di Lucio Dalla sarà a Bologna a renderGli omaggio, l’ultimo! g.

E’ MORTO LUCIO DALLA, IL POETA DELLA MUSICA

Pubblicato il 1 marzo, 2012 in Il territorio, Spettacolo | No Comments »

Lucio Dalla

L’avevamo seguito, con l’ammirazione di sempre,  a Sanremo,  nella quasi inedita veste di direttore d’orchestra, lo seguivamo da sempre, innamorati delle sue canzoni, della sua musica, del suo saper essere famoso,  con discrezione,  senza sconfinare, mai, se non attraverso le parole delle sue poesie musicate nella vita degli altri. Abbiamo nel cuore i suoi versi, i titoli che ci hanno accompagnato nelle vicende della vita, da quel 4 marzo 1943 a Piazza grande, alla suggestiva, malinconica, struggente melodia di Caruso, interpretata da tanti cantanti, per la sua incomparabile bellezza, ma che nessuno riusciva a far vivere nella immaginazione come sapeva fare solo lui, Dalla. E’ stato stroncato da un infarto mentre si accingeva ad incantare ancora,  in giro per il mondo,  giovani ed anziani, che nelle sue interppretazioni trovavano occasione di annullare le distanze anagrafiche perchè Dalla cantava per tutti. Ci mancherà, continueremo ad ascoltarlo. g.

Un cantautore che rinnovò la musica Lucio Dalla era nato a Bologna il 4 marzo 1943. Aveva cominciato a suonare sin da giovane, prima la fisarmonica poi il clarino. Fece parte della Second Roman New Orleans Jazz Band e poi dei “Flipper”. Nel 1963 quando al Cantagiro, Gino Paoli si offre come produttore e l’anno successivo approda alla scuderia discografica Rca. Incide “Lei” e “Ma questa sera”, ma senza successo. Debutta nel 1966 al Festival di Sanremo con “Paff…Bum”, in coppia con i “Yardbirds” di Jeff Beck. Del 1971 è l’album “Storie di casa mia”, contenente canzoni quali “Il gigante e la bambina”, “Itaca”, “La casa in riva al mare”. Dal 1974 al 1977 collabora con il poeta bolognese Roberto Roversi realizzando tre album: “Il giorno aveva cinque teste”, “Anidride solforosa” e “Automobili”. Sciolto il sodalizio con Roversi, diventa anche paroliere e realizza dischi quali “Com’è profondo il mare” e “Lucio Dalla”, che contiene classici quali “Anna e Marco” e “L’anno che verrà“. Nel 1979 si esibisce dal vivo con Francesco De Gregori nel tour di grande successo “Banana Republic” (da cui l’omonimo “live”). Seguono nel 1980 “Dalla”, con le stupende “La sera dei miracoli”, “Cara” e “Futura”. Incide nel 1981 “Lucio Dalla (Q Disc)”, “1983″ nel 1983 e “Viaggi organizzati” nel 1984. Nel 1985 esce l’album “Bugie” e nel 1986 “Dallamericaruso”. In questo disco è inclusa la canzone “Caruso”, riconosciuta dalla critica come il capolavoro di Dalla. Vende oltre otto milioni di copie, viene incisa in trenta versioni, tra cui la versione di Luciano Pavarotti. Nel 1988 si forma un’altra coppia vincente: Lucio Dalla e Gianni Morandi. Scrivono un album insieme, “Dalla/Morandi”, a cui segue una trionfale tournee. Nel 1990 in televisione, presenta il suo nuovo brano “Attenti al lupo” e il seguente album “Cambio”. Il disco totalizza quasi 1.400.000 copie vendute. Il 1996 segna l’ennesimo successo discografico con l’album “Canzoni”, che supera la cifra di 1.300.000 copie vendute. Il 9 settembre 1999 pubblica “Ciao”, a 33 anni dal suo primo album che si intitolava “1999″. L’album contiene undici brani, prodotti ed arrangiati da Mauro Malavasi. La tiltle-track “Ciao” diventa il brano radiofonico dell’estate 1999. L’album conquista il doppio disco di platino. Oltre ad essere autore e interprete Dalla è anche un talent scout. A Bologna ha sede la sua etichetta discografica Pressing S.r.l., che ha lanciato gli Stadio, Ron, Luca Carboni, Samuele Bersani e ha permesso la rinascita artistica di Gianni Morandi. E’ autore di colonne sonore per i film di Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni, Carlo Verdone, Giacomo Campiotti e Michele Placido. Ha anche aperto la galleria d’arte No Code, in Via dei Coltelli a Bologna. E’ autore di programmi televisivi di successo: Te vojo bene assaie, Capodanno, RaiUno – Taxi, Rai Tre – S. Patrignano. Non ultimo il programma con Sabrina Ferilli, “La Bella e la Besthia” (2002). Il 2010 si apre con la notizia di un concerto insieme di Dalla con Francesco De Gregori, a trent’anni da “Banana Republic”. E soltanto di poche settimane fa la sua apparizione al Festival di Sanremo per accompagnare il giovane cantautore Pierdavide Carone, con il brano Nanì. da Il Tempo, 1/03/2012

CRONACA DI UNA GIORNATA ARISTONIZZATA, di Mario Sechi

Pubblicato il 19 febbraio, 2012 in Politica, Spettacolo | No Comments »

Adriano Celentano durante la serata finale del Festival di Sanremo 2012 Spartito del sabato italiano: il sermone di Celentano nella serata finale di Sanremo; lo spacco inguinale di Belen scomunicato dalla ministra tecnica Fornero; il segretario del Pd Bersani sente l’impellente bisogno di esprimersi sul tema bollente dell’etica applicata alle cosce da showgirl; Scalfari non se la fa fare sotto al naso da nessuno e snocciola un video editoriale “molleggiato” per Repubblica su iPad; tal Mazzi se ne va e Mazza invece resta; tra una canzonetta e l’altra il Papa nomina 22 nuovi cardinali e blinda la successione al soglio di Pietro; anche Berlusconi blinda Monti: «Con lui sarò leale»; Ahmadinejad approfitta dell’arma di distrazione di massa sanremese e invia due navi da guerra iraniane a fare cucù alle coste di Israele con la complicità della giunta egiziana; la Concordia invece sta sempre all’isola del Giglio e Schettino non è ancora evaso dai domiciliari in casa con la moglie. Navighiamo a vista, si sa, e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco prova a ricordare un paio di cose serie agli italiani, tipo che il credito alle imprese è sparito; alt! il numero uno di Intesa, Cucchiani, non ci sta: «Basta accusare le banche, il credit crunch non c’è»; nell’attesa di un accordo tra gnomi della finanza, si fa zapping per vedere il funerale di Whitney Houston perché in rete dicono che «forse almeno là c’è musica vera»; vai con la nera: spacciatore agli arresti domiciliari a Roma, continua a spacciare da casa; accade mentre a Courmayeur le casse dei negozi sono surriscaldate, c’è la Finanza, la sciata diventa sobria e la Santanchè rassicura: «Ero in pista, non ho visto nulla»; dopo una lunga nota sull’articolo 18 Fabrizio Cicchitto esonda: «A Sanremo serve più autoironia»; altro canale, da Fabio Fazio è ospite la Cgil della Susanna Camusso, «aaarghh!» è l’urlo di Raffaele Bonanni, la Cisl prontamente s’incazza su Twitter; i fratelli Taviani sbancano il Festival del cinema di Berlino (bravi!); «vabbuò» (Schettino dixit) si torna alle cose serie e al Superenalotto, nessuno ha azzeccato il 6, «evvai, che i 66 milioni di euro la prossima volta sono nostri»; a Bassano del Grappa due quindicenni vengono beccati mentre fanno sesso a scuola, a lei danno quattro giorni di sospensione in più e non sappiamo perché; Rosy Bindi a tutta birra dice che «bisogna ripensare il finanziamento pubblico dei partiti»; sì, figurati, è il momento hot della serata, Ivanka è in versione veditutto, all’Ariston vacillano, a casa crollano; Pier Ferdinando Casini si riprende un attimo e annuncia: «Dobbiamo dare una nuova offerta politica!»; troppo tardi Pier, è partita la corsa alle frappe e castagnole di carnevale, 22 mila tonnellate e un conto da 150 milioni. Siamo il Paese di Pulcinella e paga sempre Pantalone. Basta, perché mi sento anch’io un po’ «aristonizzato». Cari lettori, chiamate Houston, abbiamo un problema: è tutto vero.  Mario Sechi, 19/02/2012, Il Tempo

…………Ma si, buttiamola a ridere, perchè altrimenti non ci resterebbe che piangere. La cronaca della giornata aristonizzata di Sechi è la cronaca di ogni giorno di ciascuno di noi. I flash di Sechi sono quelli che accompagano ciascuno di noi ogni giorno, guardando i tg, leggendo i giornali, parlando con la gente. Che sembra  malinconicamente,  in attesa del peggio, nonostante i sermoni di Celentano che ieri sera,  fischiato,  ha aperto la bocca, meravigliato: i fischi a me! sembrava volesse dire. Si,  i fischi e speriamo che sia l’ultima volta che questo predicatore da strapazzo ci inonda di chiacchiere, compreso la distinzione  tra “debbono” e “dovrebbero” con cui  ha preteso di spiegare gli insulti e gli ultimatum alla stampa non “allineata” con  lui, l’ultimo pagliaccio. g.

STASERA SANREMO: RITORNA CELENTANO

Pubblicato il 18 febbraio, 2012 in Spettacolo | No Comments »

Stasera ritorna a Sanremo il re degli ignoranti, l’ex molleggiato che ormai assomiglia sempre più alla Margaret Teacher del film The Iron Lady dove per raccontare le gesta di una donna magnifica la si è mostrata come è oggi, causa vecchiaia. Ecco,  la vecchiaia talvolta gioca brutti scherzi a chi non la sa vivere, come Celentano cui la terza età non ha portato consiglio. Ma pare che neppure chi non è in terza età non riesce ad avere il coraggio di non aver paura. Ci riferiamo alla direttrice della Rai, Lorenza Lei, che dopo aver inviato una specie di commissario a Sanremo, il suo vice Marano, non ha avuto il coraggio delle decisioni difficili ma coraggiose. Impedire, cioè, a Celentano di ritornare a concionare sul palco dell’Ariston nell’ambito di una delle più condivise manifestazioni del nostro Paese da oltre 60 anni,  dal quale martedì sera ha insultato tanta parte degli italiani, cioè i cattolici, che notoriamente pagano il canone, la stampa cattolica, i singoli cittadini come il critico televisivo del Corriere della Sera, in un deliriro di onnipotenza che è sfociato in una patetica esibizione di ignoranza, di cialtroneria, di viltà mista a presunzione poggiata sul nulla. Marano si è affrettato a sichiarare che non era andato a Sanremo per mettere a tacere Celentano cosicchè anche stamattina molta stampa si è chiesta cosa sia andato a fare a Sanremo, mentre la direttrice generale ha diramato questa mattina un comunciato che fa  ridere per la sua goffaggine. Ha scritto la Lei che si affida al buon senso di Celentano perchè sia moderato onde evitare che dopo la RAI proceda  (contro di lui)  per violazione del codice deontologico sottoscritto nell’ambito del contratto fra RAI e Celentano. Fa sorridere (di rabbia) questo comunicato perchè richiama alla menmoria l’antico detto secondo il quale  “si mette il portone di ferro dopo che i buoi sono scappati”. Celentano ha già violato sprezzantemente il codice deontologico, ha già ricoperto di ingiurie quelli che hanno osato criticarlo, ha già usato la Rai per le sue personali e diciamolo pure poco commendevoli vendette personali. Perchè consentirgli di replicare stasera, sia pure  dimezzandogi il tempo a disposizione? Sappiamo di non essere profeti se ci diciamo certi che stasera Celentano ne dirà di peggio. In tal caso la Lei piuttosto che  avviare azioni  legali contro Celentano, destinate in un Paese come il nostro a durere secoli,   dovrebbe immediatamente dimettersi per dimostrata incapacità ad assolvere alle sue funzioni. g.

.……….Impazza nella rete una domanda imbarazzante: chi è il protettore-raccomandatore di Ivanka  posta sul palco dell’Ariston con assegno a molti zeri nonostante  la sua acclarata incapacità a parlare, a capire, sinanche a muoversi? Le risposte sono molteplici e vanno dal credibile all’incredibile. Le più gettonate sono tre, nell’ordine: il funereo  Monti, la muta attrice  Monica Bellucci, il porno registra   Tinto Brass. E voi che ne pensate?

BENTORNATO FESTIVAL

Pubblicato il 17 febbraio, 2012 in Costume, Spettacolo | No Comments »

Bentornato, Festival. Ieri sera, dopo le polemiche provocate dal re degli ignoranti, Celentano, e dalle cosce esibite con impudica ruffianeria da Belen, sul palcoscenico dell’Ariston è tornato il Festival. Sono tornate le canzoni, è tornato lo spettacolo, è tornato il divertimento insieme alla nostalgia del passato, alla speranza per l’avvenire in un presente che pur così fosco  per quache ora è passato in secondo ordine. Ci siamo divertiti ieri sera, e ci siamo anche commossi ed emozionati, lo confessiamo, nel rivedere e risentire volti e canzoni che sembravano seppelliti nel cassetto dei ricordi. Ne citiamo una per tutte , il mondo, di Jimmy Fontana, che ha accomapagnato la nostra giovinezza e che ha accompagnato e continua  a farlo gli innamorati di tutto il mondo.  Cantata a due voci,  come le altre che si sono susseguite sul palcoscenico dell’Ariston, restituito al suo ruolo, sono state per tutti, per chi ha qualche capello bianco, ma anche per i giovani che sono stati per un momenti tuffati nell’atmosfera dei loro genitori,  momenti di emozioni straordinarie. E le canzoni sono tornate ad essere le regine del festival, non più emarginate come pretesto, ma esibite come centro focale della manifestazione. E’ questo il festival che ci piace, dove il conduttore sa essere comprimario ma non protagonista, dove la spalla, Papaleo, l’indimenticabile maresciallo di Zalone, sa essere spiritoso senza usare turpiloquio,dove le vallette sono restituite al ruolo di statuine per evitare che parlando scambino Morricone con Molliccione. E il pubblico che ha appaludito in teatro, e che si è divertito a casa, ha premiato questo festival, dimenticandosi dell’altro. g.

P.S. Alcuni organi di stampa danno notizia che a causa della pretesa di Celentano di non essere interrotto durante le sue noiose intemerate, la RAI ha perduto citrca 650 mila euro per spot pubblicitari non andati in onda e che ovviamente peseranno sul bilancio finale della manifestazione. Anche questo entra nelle  polemiche che imperversano in RAI che però non sembra intenzionata ad impedire a Celentano di ritornare a concionare sabato sera. Lo stesso Marano, vice direttore generale della rai, inviato dal direttore generale che ha commissariato il festival ha escluso che egli sia andato a Sanremo per impedire a Celentano una seconda penosa e noiosa esibizione. E allora che ci è andato a fare a Sanremo’ Ad aumentar eilìnuemro dei mezzi busti della RAI che occupano, ovviamente gratis, le prime file del teatro? g.

LA FARFALLA DI BELEN CHE FA DIMENTICARE LE SBRUFFONATE DI CELENTANO

Pubblicato il 16 febbraio, 2012 in Politica, Spettacolo | No Comments »

Un festival di Sanremo a dir poco hot. Interventi al cardiopalma che fanno andare di traverso la cena, frame softcore che mozzano il fiato e pure qualche gag riuscita che strappa uno straccio di sorriso.

Ivana Mrazova, Belen Rodriguez e Elisabetta Canalis

Ivana Mrazova, Belen Rodriguez e Elisabetta Canalis
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Sul palco dell’Ariston succede un po’ di tutto, ma a tener banco non è più la musica (fa eccezione l’eliminazione di Lucio Dalla che sembra aver scatenato qualche mugugno). Se ieri, al bancone del bar, negli uffici davanti alle macchinette del caffè o in coda alle casse dei supermercati, tutti (anche i più recalcitranti) sentivano di dover dire la propria opinione sulle farneticazioni di Adriano Celentano, oggi si affrettano a interrogarsi sulla farfalla di Belen Rodriguez, nascosta in uno spacco inguinale tra due carezze di stoffa verde acqua (da una parte) e arancione pesca (dall’altra).

Questione di attimi. Una falcata da prima serata che ha lasciato senza fiato il Belpaese che da ieri sera non fa che domandarsi: ma Belen indossava le mutande?

Seppur minima, nelle tematiche di Sanremo sembrerebbe esserci stata un’evoluzione. La condanna unanime contro le invettive, gli insulti e i deliranti panegirici del Molleggiato è rimbalzata sui quotidiani, sui blog e sui social network. Ma è bastata una bellissima Belen a far dimenticare tutte le polemiche. La dinamica è pressocché la stessa: le foto della showgirl argentina hanno fatto subito il giro del web. Prima in abito bianco, poi col vestito verde-arancione-fuxia

Lo spacco inquinale di Belen Rodriguez

La domanda è sempre la stessa: e sotto? Complice di una falcata mozzafiato e di uno spacco vertiginoso che non ha lasciato nulla all’immaginazione. Le telecamere piazzate davanti al palco dell’Ariston hanno colto tutto e tutto hanno trasmesso in mondo visione. Su, su e ancora più su: fino alla farfallina tatuata in zone off limits. E gli italiani a nicchiare, a interrogarsi, a strizzare gli occhi davanti al televisore per capire. Ce le ha o non ce le ha? Difficile a dirsi. Ci vorrebbe la moviola.

E la moviola c’è già. Immancabile. Fa il giro dei siti on line: le gallery di Belen cliccatissime. Regina della serata. Perché la gara hot di spacchi da brividoi con Ivana Mrazeva è stata vinta proprio dall’argentina. “Ce li ho, ce li ho gli slip… sono speciali…”, ha subito assicurato la stessa Belen per evitare ulteriori imbarazzi alla direzione del Festival. Anche la 19enne modella ceca non è stata da meno: è entrata in scena sul palco dell’Ariston vestendo un abito in nero e sabbia e un top blu notte. Anche per Ivana uno spacco vertiginoso lungo la gamba sinistra: da sopra l’inguine alla caviglia, ai limiti del nudo. Eppure niente in confronto allo spacco più azzardato di Belen che si è vista “costretta”, tra un sorriso e l’altro, a tirare verso l’esterno il lembo nel tentativo (vano) coprire.

Per una sera, i sermoni (noiosi e violenti) del Molleggiato sono caduti nel dimenticatoio. Le gag dei Soliti idioti hanno contribuito a mettere una pietra sopra alle figuracce della prima serata. La musica – purtroppo – è stata ancora relegata in secondo piano. Secondo fonti vicine al Festival, questa sera Adriano Celentano tornerà a calcare il palco dell’Ariston. E la farfalla di Belen sarà solo un ricordo. Andrea Indini, Il Giornale 16 febbraio 2012

…………Su Rai 2 questo pomerigigo è stato intervistato il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino. E’ ovvio che questi abbia, con garbo, va detto, stigmatizzato le assurde intemerate di Celentano contro la Chiesa e i  suoi due massimi organi italiani di stampa, appunto Famiglia Cristiana e L’Avvenire, sebbene,   in effetti,  L’Avvenire è l’organo ufficiale della CEI, mentre Famiglia Cristiana non è riferibile in maniera organica alla Chiesa perchè la sua editrice è la San Paolo, del tutto autonoma.  Ma don Sciortino non ha rivendicato questa sua autonomia, ma ha sottolienato che è  l’intero Festival che ha debordato rispetto al suo principale motivo di essere, cioè le canzoni, del tutto ridottte a mero pretesto per ben (o mal) altro.Per esempio con l’esibizione di Belen, bella gnocca, siamo tutti d’accordo!,   che sul palco dell’Ariston ha pensato di poter comportarsi come quando si accoppia sui balconi  di casa con il suo Corona. Per carità. non siamo tanto bacchettoni da rinunciare a dare una o magari due occhiatine, ma la Rai è, come ci dicono da mane a sera, “servizio pubblico”   il quale, tra l’altro, ha l’obbligo di segnalare se c’è uno spettacolo sul rosso,  per la tutela dei bambini, non diciamo dei minori, ma almeno dei bambini anche se  ora sono precoci per cui saranno stati i primi ieri sera a torcersi il collo per verificare se la Belen ce le avesse o meno, visto che la farfalla era talmente ai bordi da far immaginare di no. Se le porta o non le porta è affar suo, ma diviene affar nostro quando a doverlo eventualmente verificare e nel caso  imporre che le porti, è la Rai, in nome del tanto proclamato ruolo di servizio pubblico che per esser tale ha l’obbligo di essere responsabile di fronte a tutti. E non è stata la sola Belen a straripare, anche la cecoslovacca Ivana, finalmente guarita e apparsa, quasi fosse l’unica donna al mondo, sul palcoscenico per ricordarci che lei ce l’ha il decolteè   più appariscente (anzi, ha detto, più grosso, giusto per non ecquivocare)  della Canalis che a sua volta sembrava una bimbetta isterica forse ancora in attesa di capire se è stata di George trastullo o passatempo. E ciliegina sulla torta ci sono stati anche Luca e Poalo che in quanto a turpiloquio, come ha sottolienato don Scirotino, ne hanno fatto uso come neppure si usa nelle peggiori caserme.  E pure tutto ciò non è riuscito a far passare in retrovia l’esibizione,  a metà strada tra il ridicoo e il patetico di  Celentano, con il rischio del bis di sabato sera. Che qualcuno salvi il festival dai preti laici. g.

CELENTANO: IL PREDICATORE DECADENTE, di Aldo Grasso

Pubblicato il 15 febbraio, 2012 in Costume, Politica, Spettacolo | No Comments »

L’attacco ai giornali cattolici Joan Lui è convinto di predicare meglio dei preti. Ma nel ruolo di profeta salva Italia ne vogliamo solo uno, due sono troppi:
o Monti o Celentano.
Dopo ieri sera ho scelto definitivamente. Ogni anno il Festival di Sanremo ci mette di fronte a un tragico dilemma: ma davvero questo baraccone è la misura dello stato di salute della nazione? E se così fosse, non dovremmo preoccuparci seriamente? C’è stato un tempo in cui effettivamente il Festival è stato specchio del costume nazionale, con le sue novità, le sue piccole trasgressioni, persino le sue tragedie. Ma tutto ha un tempo e questo (troppo iellato) non è più il tempo di Sanremo o di Celentano, se vogliamo rinascere. Monti o Celentano? Se davvero il nostro premier vuole compiere il titanico sforzo di cambiare gli italiani («l’Italia è sfatta», con quel che segue), forse, simbolicamente, dovrebbe partire proprio dal Festival, da uno dei più brutti Festival della storia. Via l’Olimpiade del 2020, ma via, con altrettanta saggezza, anche Sanremo, usiamo meglio i soldi del canone. O Monti o Celentano. O le prediche del Preside o quelle del Re degli Ignoranti contro Avvenire e Famiglia Cristiana.

Rivolta del web contro il monologo

Non mi preoccupa Adriano, mi preoccupano piuttosto quelli che sono disposti a prenderlo sul serio. E temo non siano pochi. Ah, il viscoso narcisismo dei salvatori della patria! Ah, il trash dell’apocalissi bellica! Cita il Vangelo e bastona la Chiesa, parla di politica per celebrare l’antipolitica: dalla fine del mondo si salva solo Joan Lui. Parla di un Paradiso in cui c’è posto solo per cristiani e musulmani. E gli ebrei? Il trio Celentano-Morandi-Pupo assomiglia a un imbarazzante delirio. A bene vedere il Festival è solo una festa del vuoto, del niente, della caduta del tempo e non si capisce, se non all’interno di uno spirito autodistruttivo, come possano essersi accreditati 1.157 giornalisti (compresi gli inviati della tv bulgara, di quella croata, di quella slovena, di quella spagnola, insomma paesi con rating peggiore del nostro), come d’improvviso, ogni rete generalista abbassi la saracinesca (assurdo: durante il Festival il periodo di garanzia vale solo per la Rai), come ogni spettatore venga convertito in un postulante di qualcosa che non esiste più. Sanremo è il Festival dello sguardo all’indietro (anni 70?), dove «il figlio del ciabattino di Monghidoro» si trasforma in presentatore, è il Festival delle vecchie zie dove tutti ci troviamo un po’ più stupidi proprio nel momento in cui crediamo di avere uno sguardo più furbo e intelligente di Sanremo (più spiritosi di Luca e Paolo quando cantano il de profundis della satira di sinistra), è il Festival della consolazione dove Celentano concelebra la resistenza al nuovo. Per restituire un futuro all’Italia possiamo ancora dare spazio a un campionario di polemiche, incidenti, freak show, casi umani, amenità, pessime canzoni e varia umanità con l’alibi che sono cose che fanno discutere e parlare? Penso proprio di no. Aldo Grasso, Il Corriere della sera 15 febbraio 2012

P.S. Mentre scrivevo questo pezzo mi sono arrivati gli insulti in diretta da Sanremo. Ma non ho altro da aggiungere.

.………….Ma noi si.  Al di là delle critiche di Grasso che condividiamo totalmente, va detto che Celentano ieri sera sè mostrato per quel che  ormai  è,  una squallida macchietta,  peggiore delle altre del passato,   un imbonitore da quattro soldi, un balbettante ipocrita della saggezza a buon mercato, pagato profumatamente dalla Rai che pretende i soldi da tutti, anche dai cattolici praticanti per sentire questi ultimi insultare  il Vaticano, la stampa cattolica, arrivando Celentano  lì dove nemmeno il tanto deprecato Berlusconi era mai giunto, invocare cioè  la chiusura dei giornali la cui unica colpa agli occhi del ormai decrepito molleggiato è stata quella, recente, di aver aspramente criticato il grosso cachet assicurato dalla Rai, con i nostri soldi, ad un personaggio che ieri sera più che un uomo di spettracolo è apparso un mafioso in sedicesimo. Senza dimenticare l’insulto proprio ad Aldo Grasso, deficiente! lo ha definito Celentano in diretta, dal palcoscenico di una manifestazione leggera che è stata trasformata in un una occaisone di vendetta personale di questo bellimbusto che da anni approfitta del dono che il buon Dio gli ha dato, cioè la bella voce con cui, non lo neghiamo, ha incantato generazioni di italiani, compreso noi, per ergersi a giutiziere che manco Charles Bronson saprebbe fare più cinicamente meglio. Un’ultima cosa. Celentano che si è improvvisato autentico interprete del Vangelo s’è mostrato anche poco pratico dei suoi esortamenti, tra cui quello che invoca perchè “la mano destra non sappia quel che fa la mano sinsitra”. Ci riferiamo alla devoluzione del suo faraonico cachet in beneficienza. Il tutto però attraverso i fari della comunicazione mediatica che ha acceso i riflettori su un gesto che per essere sincero e quindi apprezzabile  doveva effettuarsi nella discrezione che eleva l’atto. Invece Celentano e la sua consorteria hanno trasformato il gesto cui sono stati costretti dalla violenta  reazione alla scandalosa enormità del compenso,  in occasione per farsi pubblicità gratuita grazie alla quale ovviamente trarranno vantaggio, come sarà facile constatre tra qualche giorno,  nella vendita del nuovo disco di Celentano. Il che, tra l’altro, dimostra che l’ex supermolleggiato che è apparso moscio e sgonfiato non è poi più tanto sicuro delle sue sole qualità canore per cui fa ricorso alla pubblicità per esser certo di fare centro. g. P.S. Pare che la direttrice generale della RAI abbia “commissariato”  il festival: farebbe bene a commissaria se stessa perchè ha ceduto al ricatto di Celentano che ha preteso di essere accolto a scatola chiusa. S’è visto cosa ne è uscito. g.