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PILLOLE DI CONFUCIO (PER RIDERE UN PO’)

Pubblicato il 14 settembre, 2013 in Gossip | No Comments »

Studiare senza pensare è tempo perso; pensare senza studiare è pericoloso” (Confucio, da Analecta II, 15)

Il vicino osserva il bambino.- “Che cosa fai?”- “Il mio pesce rosso è morto e sto scavando una fossa per seppellirlo”.- “Ma quel buco è un po’ grande per un pesciolino, non credi?”- “No, perché il pesciolino è dentro il tuo gatto”.

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Durante il battesimo, il prete chiede il nome del bambino.

– “Carlo Alberto Gustavo Filippo Alfonso Giacomo Vittorio Celestino Maria Giuseppe”, risponde il padre.

Il prete al chierichetto, sottovoce:

– “Svelto, va a prendere più acqua”.

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“Mani in alto, questa è una rapinai Dammi tutti i tuoi soldi!”
- “Ma io sono il rappresentante del partito!”
- “Allora dammi tutti i nostri soldi!”

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- “Vorrei un funerale per il mio cane – dice l’anziana signora – in Chiesa… “.
Il Parroco si scalda:
- “Come! In Chiesa? Per un cane? Ma siamo matti? Un animale non ha anima, non può entrare in Chiesa né vìvo né morto!”
- “Peccato, Avevo preparato 5.000 dollari di offerta… Vuoi dire che chiederò ai buddisti, loro amano gli animali”.
- “Un momento – interrompe premuroso il Parroco – non mi aveva detto che era un cane cristiano!”

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Due uccelli nel cielo di Shanghai vedono passare un aereo supersonico.
“Perbacco, quello sì che vola veloce!”
“Bella forza. Vorrei vedere te se avessi il sedere in fiamme!”

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Visto che il premio Nobel della letteratura passa di là, il libraio mette fuori tutti i suoi libri. L’autore soddisfatto: “Bravo bravo, non vedo altri libri che i miei”.
Il libraio timido: “Cosa vuole? Sa, gli altri li abbiamo venduti…”

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Durante la guerra dell’oppio, il capo dei pirati cinesi cattura un ricco finanziere inglese. Dice all’interprete: “Digli che se non rivela dove tiene l’oro lo uccido”.
L’interprete traduce.
Inglese: “Non ho paura di morire”.
Capo pirata: “Cosa ha detto?”
Interprete: “Dice che non ha paura di morire”.
Capo pirata: “Digli che lo torturerò″.
Inglese: “Non ho paura di morire”.
Interprete: “Dice che non ha paura di morire”.
Capo pirata: “Digli che torturerò tutta la sua famiglia”.
L’interprete traduce.
L’inglese: “No, la mia famiglia no. L’oro è nascosto sotto il secondo bancone del mercato del pesce di Canton”.
Capo pirata: “Cosa ha detto?”
Interprete: “Dice che non ha paura di morire”.

A UN MESE DALLE ELEZIONI TRA FANTAPOLITICA E REALTA’

Pubblicato il 24 gennaio, 2013 in Gossip, Politica | No Comments »

Ad un mese dalle elezioni c’è chi si diletta a fantasticare sukl dopo elezioni. Per esempio lo fa Dagopsia che racconta di studi in corso al Qurtinale per fronteggiare le varie ipotesi che dovessero uscuire dalle urne. Per esempio nel caso che non ci sia un vincitore al Senato. In questo caso, scrive Dagospia, il Qurinale ipotizza un patto tra il primo e il secondo…ma il secondo, allo stato, dell’arte è Berlusconi, per cui se lo sio deve escludere bisogna che Mosè Monti, che a differenza di Mosè, si crede Dio per davvero, deve raddoppiare i consensi che  gli vengono attribuiti al momento  dai sondaggi, molto al di sotto di quelli attribhuiti a Berlusconi e molti vicini a quelli di Grillo con il rischio di arrivare quarto o, se si vuole, penultimo. Insomma un pò di fantapolitica mescolata a qualche realtà. Buona lettura. g.

DAGOREPORT

La più alta istituzione italiana (non soltanto perchè è ubicata nell’antico palazzo di villeggiatura dei Papi, intorno al quale si spandevano le vigne del Quirinale), nonostante i critici, alla fine è quella che nell’ordinamento italiano è stata definita meglio dai padri costituenti: nei momenti di difficoltà del Paese ha gli strumenti per intervenire, vedi il governo del Presidente varato da Re Giorgio Napolitano nel novembre 2011 di fronte all’incalzare dello spread (che la scelta di Mosè Monti si sia rivelata inadeguata e velleitaria possiamo dirlo ora, alla luce della vera e propria metamorfosi kafkiana che il prescelto ha subito a evidente insaputa sua e del suo dante causa), mentre nei periodi di calma o di calma apparente può ritirarsi lasciando spazio al libero esplicarsi della dialettica politica e sociale.

O elettorale, come sta avvenendo oggi. Ma questo non significa che Re Giorgio e i suoi stretti collaboratori non stiano già attrezzandosi per gestire il dopo elezioni: anche sul Colle si seguono i sondaggi, si parla con i leader, e soprattutto ci si prepara a dare veste istituzionale e costituzionale al responso delle urne.

Sulla base dell’attuale stato dell’arte, nella fase in cui ciascun elettore comincia più seriamente a pensare chi non votare per poi concentrarsi su chi votare, lo schema sul quale si stanno intrecciando le valutazioni del Colle (schema pervenuto a noi e non ad altri per ragioni di banale trasparenza istituzionale in relazione alla qualità del nostro target, come dice chi ci capisce) ruota sostanzialmente su questi punti:

1. nel caso di vittoria del Centro sinistra alla Camera e di un risultato vicino o di non maggioranza sufficiente al Senato, il vincitore anche non totale delle elezioni viene incaricato di formare il nuovo governo. La volontà del popolo sovrano verrà rispettata alla virgola, quindi nessuna soluzione che non preveda a Palazzo Chigi l’effettivo vincitore delle elezioni, fosse solo per un voto.

2. Contemporaneamente, va coinvolta nel perimetro istituzionale/di governo la forza più importante scaturita dalla urne dopo il vincitore. L’Italia, ragionano al Colle, non può permettersi di fronte ai propri cittadini e di fronte al mondo, non solo all’Europa, di non avere una maggioranza che faccia fronte prima a 10 precise scelte economiche che oggi è difficilissimo rintracciare nella propaganda elettorale di tutti i partiti e partitini, ivi compreso quello di Mosè Monti e Tinagli Irene (l’unica testimonial di Scelta Civica che con inconsapevole sprezzo del pericolo si offre alle telecamere essendo possibilista su tutto, tanto c’è un gruppo di lavoro che approfondisce qualunque questione di cui al momento non ricorda i numeri o la risposta) e poi, ma solo poi, ad alcune necessità di riforme sul fronte istituzionale.

3. La forza più importante dopo il Pd è quella di Berlusconi Silvio resuscitato e la riflessione sul Colle si è fatta più puntuale in relazione alla crescente evanescenza elettorale e alla proporzionale complicazione dei rapporti interni al centrino di Casini, Mosè Monti, Tulliani-Fini Gianfranco e alla concorrenza stessa a sinistra tra Vendola ed Ingroia, che su molte questioni sposta ancor di più verso sinistra l’asse di un governo Bersani sostenuto soltanto dagli apporti di cui sopra.

4. Piu’ in particolare, se le urne indicheranno il pareggio al Senato, si sta lavorando sin d’ora a costruire la cornice per un patto chiaro di governo con il secondo classificato alle elezioni che inizi dal riporre subito in soffitta tutte le bandiere di propaganda elettorale che gli schieramenti stanno inalberando: la patrimoniale, che sta terrorizzando tutta la restante borghesia italiana sopravvissuta all’Imu, da una parte e il taglio repentino delle tasse dall’altro, tanto per fare due esempi. La piattaforma sarà invece la condivisione di precisi interventi economici di tagli effettivi e duraturi della spesa e di sostegno alle imprese per la crescita, e la risoluzione di alcuni temi specifici su cui Mosè Monti ha colpevolmente latitato o fatto inutile melina: Alitalia, Finmeccanica, Ilva, Mps per cominciare.

5. Il punto chiave sul quale stanno lavorando dalle parti del Colle è questo: come tradurre il pareggio annunciato o la vittoria mutilata in una formula istituzionale, secondando o aiutando le stesse volontà politiche dei protagonisti al di là della propaganda elettorale di queste settimane, che legittimi la formazione di un governo politico a maggioranza più larga ma politicamente riconoscibile sia rispetto alla gravità dei problemi, sia rispetto alla comunità internazionale, sia rispetto ai limiti tecnici emersi con il governo tecnico. Un primo riferimento c’è: i vertici delle istituzioni rappresentative della volontà popolare, cioè Camera e Senato, hanno nei propri regolamenti i contrappesi cui guardare anche nel caso che si profila dalle urne.

Laddove infatti c’è un presidente di assemblea espressione di una maggioranza sono garantite le vicepresidenze a favore delle maggiori espressioni delle minoranze. Sono regole che già esistono. Ecco perchè Re Giorgio e i suoi collaboratori stanno monitorando con serena attenzione gli scenari possibili, certi di fronte ad un possibile pareggio, della coerenza istituzionale del percorso necessario a farvi fronte. In pratica, la prima opzione per la collaborazione con Bersani Pierluigi e’ la seconda forza che esce dalle urne, non la quarta: quindi Casini, Fini (60 anni di Parlamento in due) e Mosè Monti, senatore a vita, devono almeno raddoppiare gli attuali livelli di consenso attribuiti loro dai sondaggi e negoziare un’alleanza organica con Pd e Vendola oppure sono fuori perchè vale lo schema sin qui esposto.

6. Un punto importante sul quale si stanno arrovellando su per le alte cime è questo: come denominare l’esperienza di collaborazione governativa che in tale scenario si andrebbe a ipotizzare e costruire. Il naming non e’ affatto secondario, se solo si pensa a come nel corso della Prima Repubblica sono state denominate e oggi sono diventate storia esperienze come quella delle “convergenze parallele” di morotea memoria o il governo della “non sfiducia” che rimanda ad Andreotti.

Sul Colle, ovviamente solo perché e’ loro dovere farsi trovare pronti, sono avanti anche su questo: innanzitutto escludono dalla denominazione ogni riferimento emergenziale, visto che la formula potrà effettivamente servire dopo che il popolo ha votato e per rispettarne la volontà, e sono concentrati su due concetti. Eccoli: “Governo di unita’ repubblicana”, “Governo di convergenza per lo sviluppo” e “Governo di responsabilità nazionale”.

7. L’ultima notazione che ci perviene da lassù e’ questa: pur augurandosi che una forza politica vinca bene sia alla Camera sia al Senato, a favore della soluzione dell’alleanza con il secondo miglior piazzato per governare il Paese, c’è la fortissima consapevolezza che di fatto si sta superando il bipolarismo senza avere una legge elettorale che lo certifichi e, soprattutto, senza la possibilità di averla nel prossimo Parlamento. Saranno cento grillini a votare una legge elettorale sul modello tedesco? Come si fa ad assicurare la governabilità necessaria come il pane alle imprese e ai mercati, con il Porcellum vigente e il modello più vicino al proporzionale di cui ci sarebbe stato bisogno in queste elezioni? La formula di governo post pareggio avrebbe anche il compito di aprire la strada, dopo aver affrontato i problemi economici, ad una legge elettorale diversa per il futuro della legislatura per la quale stiamo andando a votare.

8. Non c’entra nulla con il tema del governo post elezioni e con il lavoro del Colle ma dopo le grandi paginate degli ultimi due giorni ci sono ancora giornali che si occupano di Cosentino. Nessuno tuttavia ha detto nei giorni scorsi o dice oggi quello che lo stesso Nick o mericano sa bene: nel prossimo Parlamento avrebbero votato in due minuti a favore del suo arresto, visto che non ci sara’ alcuna maggioranza garantista come, sia pure a strappi, c’era nelle Camere sciolte qualche mese fa. DAGOSPIA, 24 gennaio 2013

UN DISCORSO CHE NON SENTIREMO MAI……

Pubblicato il 30 dicembre, 2012 in Gossip, Politica | No Comments »

Questa  sera,  31 dicembre, come di consueto, il Presidente della Repubblica rivolgerà agli Italiani il rituale discorso di fine Anno. E’ certo che parlerà di tutto e di tutti, naturalmente anche dell’anno difficile che abbiamo vissuto, del governo, delle elezioni e anche di Monti. Il sito satirico DAGOSPIA ha immaginato di aver ritrovato nei pressi del Quirinale la bozza del discorso di Napolitano che ne ha per tutti, prima di tutto per Monti. Non sarò così, perchè Napolitano, per le ragini che ciascuno può immaginare, si guarderà bene dal dire ciò che pensiamo in tanti. Eppure, dopo aver letto la ipotetica bozza del discorso che Napolitano non farà mai, ciascuno di noi può leggerla tra le riga del discorso che invece pronuncerà, l’ultimo del suo settennato.

Di passaggio in via del Quirinale a Roma, abbiamo raccolto dei fogli caduti da una finestra della ex residenza estiva dei Papi, come se fossero stati improvvisamente buttati via. In testa al primo di essi abbiamo letto: “Intervento del Presidente della Repubblica, 31 dicembre 2012. Prima bozza, 30 dicembre ore 17,30″. Per non dare ai turisti diretti alle Scuderie del Quirinale l’idea che non fossimo attenti al decoro della Capitale d’Italia, in omaggio al citizen journalism e consapevoli dell’importanza del documento che chiude il settennato del Presidente Giorgio Napolitano, abbiamo deciso di pubblicarlo, avvertendo che le parole che il Presidente effettivamente pronuncerà la sera del 31 dicembre in televisioni a reti unificate potranno anche essere diverse, in tutto o in parte, da quelle contenute nel testo . Dagospia

Italiane e italiani,
poiché a causa delle incombenze di fine legislatura non ho fatto in tempo il giorno della vigilia di Natale a recarmi dal mio amico Joseph Ratzinger a confessarmi, lo faccio ora davanti a tutti voi. Troppo grande e’ infatti il peso che avverto sulla mia coscienza per i “peccati” che ho commesso dal novembre dello scorso anno. Voglio percio’ esprimere tutto il mio ravvedimento e pentimento di fronte a voi, per alleviare le mie pene e non certo perché ambisco ad avere l’assoluzione.

Chiedo per la prima cosa perdono ai milioni di cittadini provenienti dalla mia stessa tradizione post¬ comunista, socialista e socialdemocratica, perché è ormai chiaro che sono stato raggirato anch’io e gli effetti della mia azione rischiano di impedire la salita a palazzo Chigi del caro compagno Pierluigi Bersani, il primo post comunista che poteva arrivarci attraverso un percorso democratico e una legittimazione popolare inedita nella storia dl nostro Paese e di quel partito che è stato anche il mio.

Vi sembrera’ strano, ma poiché sono una persona corretta chiedo scusa anche a Silvio Berlusconi. Sia chiaro, con le sue “cene eleganti” aveva dato ben piu’ di un pretesto ai nostri competitor internazionali per attaccare il nostro Paese e la situazione non era piu’ sostenibile. Dovevo quindi intervenire, ma mai avrei pensato (ed è solo di questo che chiedo scusa anche a lui) scegliendo Mario Monti di imbattermi in un cattolico falso, cortese e deferente ma servo dei poteri forti nazionali e internazionali.

Poiche’ tale giudizio riecheggia spesso e poiché io lo sto usando per la prima volta, ho il dovere di spiegare a voi, italiane e italiani, cosa significa, o almeno quello che io penso significhi per il nostro Paese. Secondo me, significa essenzialmente due cose: mettere fuori gioco il made in Italy a favore del made in Germany, a favore cioè delle imprese tedesche di cui noi siamo i principali concorrenti nel mondo, anche e soprattutto nella tecnologia e non soltanto, com’è evidente, nella moda e nel cibo.

Avete mai sentito una volta il professor Monti parlare di industria, di manifattura, di prodotti italiani? Io no. Il secondo motivo è questo: sapete che oggi si possono comprare case in Grecia con uno sconto del 70 per cento rispetto al valore che esse avevano prima della tempesta finanziaria scatenata dai famosi mercati. Noi non siamo (ancora) la Grecia, ma i mercati da noi vogliono mettere le mani non solo sugli immobili ma sui pochi gioielli industriali, soprattutto pubblici, che ci sono rimasti.

Il professor Monti è il cavallo di Troia di entrambi i disegni, per i quali si è addirittura presentato alla elezioni insieme a compagni di viaggio a dir poco impresentabili. Egli, ho il dovere di dirlo ma voi lo sapete gia’, ha parlato di vocazione maggioritaria ma non riuscira’ nemmeno ad arrivare secondo. In tal caso, i famosi mercati subito dopo le elezioni, quando magari sara’ difficile formare un governo se il Pd non dovesse avere la maggioranza anche al Senato, sono pronti a scatenare una nuova offensiva contro l’Italia.

Le banche tedesche e francesi venderanno i nostri titoli di Stato, quelli per i quali paghiamo 80 miliardi di euro di interessi all’anno e di cui ho parlato spesso per difendere il fatto di aver scelto Mario Monti in quanto amico dei mercati, proprio per costringerci a recuperare il professore alla guida del governo, in modo che egli possa portare a termine il suo programma di vendita dei gioielli italiani, trasformando davvero l’Italia nel sud della Germania. So che quanto vi sto dicendo è grave, ma è mio dovere avvertire i cittadini di quanto è avvenuto e, soprattutto, di quanto potra’ avvenire. E di questo vorrei che vi ricordaste nel giudicare il mio settennato.

Debbo anche chiedere scusa a voi italiane ed italiani, al mondo produttivo, alle associazioni del commercio e dell’artigianato, al volontariato e alle forze sindacali perché mai e poi mai avrei immaginato di dover essere io a mettere la firma sotto una serie di provvedimenti che hanno cosi terribilmente impoverito il nostro Paese, messo in grave difficolta’ le famiglie, aumentato contemporaneamente disoccupazione e debito pubblico come non mai nella storia economica dell’Italia.

I miei collaboratori mi hanno preparato le schede con tutti i provvedimenti del governo Monti che hanno fatto stramazzare l’Italia con la scusa di salvarla, ma ve li risparmio perché immagino li conosciate benissimo.

Chiedo scusa a tutti voi. Non chiedo assoluzione ma solo comprensione e, soprattutto, il riconoscimento della mia buona fede. Buona fede migliorista di chi crede nell’Italia e nell’Europa, in una Europa solidale senza discriminazioni sociali e non certo un ‘Europa dei potenti contro i deboli, dei prevaricatori contro la stragrande maggioranza dei cittadini.

Chiedo scusa a tutti, tranne ad uno, al quale rivolgo il più fermo e convinto anatema per aver tradito la mia fiducia, strumentalizzato il mio spirito di servizio al Paese, ignorato il senso dello Stato, il rispetto delle istituzioni e delle regole e, talvolta, persino la buona educazione.

Cari italiane e cari italiani, nella storia del nostro Paese si annoverano molti salvatori della Patria, alcuni veri, altri presunti. Ma gli uomini della Provvidenza non esistono più da 2000 anni, se si esclude Gesu’ per i credenti. E neppure l’improvvida, opportunistica e poco meditata benedizione vaticana per Mario Monti può sopperire a tale rappresentazione della storia: neppure Pio XII arrivò a fare ciò che le alte gerarchie della Chiesa hanno fatto in queste ore con una ingerenza senza precedenti in affari tutt’altro che spirituali e molto mi meraviglia che Papa Benedetto XVI abbia consentito questa deriva che va ben oltre il relativismo e che provochera’ inevitabilmente un corto circuito nello storico rapporto tra Stato e Chiesa in Italia.

Che farà domani Santa Madre Chiesa se legittimamente una forza politica espressione della sovranita’ popolare dovesse rivendicare anche in Italia l’adozione di una normativa sulle nozze gay? Con quale credibilita’ si potrebbe opporre a politiche di un governo in contrasto con una Chiesa schierata, almeno in Italia, non con i deboli ma con i potenti?

Tutto ciò vi dico, con grande preoccupazione per il futuro del nostro Paese e, se mi consentite, con grande rammarico e dolore. Caro professor Monti, fosse stato vivo Aldo Moro oggi Le avrebbe senz’altro detto che lei è un misto di grande opportunismo e di piccolo cinismo. Fossero vivi oggi i grandi padri della patria, da De Gasperi a Fanfani, da Berlinguer ad Almirante, da Pertini a Cossiga e tanti altri, Lei sarebbe ancora al posto che più di tutti avrebbe ancora titolo a ricoprire: consulente dell’onorevole Paolo Cirino Pomicino (il quale, guarda caso, ha bocciato inesorabilmente la sua agenda).

Prima di avviarmi alla conclusione, prima di augurarvi un anno sereno compatibilmente con la grave situazione che vi sto esponendo, debbo davanti a voi fare un pubblico elogio per Luca Cordero di Montezemolo: Il presidente della Ferrari ha capito in tempo con quale compagnia si stava mettendo, ha lasciato i suoi alle prese con l’agenda Monti e ha scelto per l’agenda di fine anno sua e della sua famiglia le Maldive. Sì, le isole nell’Oceano indiano dove le acque sono trasparenti e dove, mi dicono, hanno svernato in passato anche Belen Rodriguez e il suo fidanzato dell’epoca, quello con i tatuaggi.

Dico, senza infingimenti, che si tratta di una scelta che gli fa onore e che non è stata nascosta in quanto l’ha annunciata ufficialmente Carlo Rossella nella rubrica Alta Società del Foglio. Essa ha il sapore di un atto politico vero e proprio, a fronte delle miserie dei centrini, un atto politico che lo riscatta di tante incertezze e tentazioni del passato.

Care italiane cari italiani, ho inteso dirvi la verità. Sono consapevole che di per sé essa non basta a cambiare la nostra situazione presente, ma voglio sperare che su di essa, a cominciare dalle elezioni dove il vostro voto potrà e dovrà contare, si possa costruire una nuova stagione di benessere e giustizia sociale per le nostre famiglie e il nostro Paese, la nostra Italia.

PS. Una piccola vendetta l’ho consumata, però: rifiutare le dimissioni di Mario Monti all’indomani della sua “salita” in politica, cosa che l’avrebbe sciolto da lacci e lacciuoli per poter correre meglio la campagna elettorale. Un no che è motivato, da un lato, dall’inutilità di mettere su un governo per appena 10 giorni; dall’altro, dalla mia volontà di far cadere sul premier un bel macigno di polemiche, come ha sottolineato il mio carissimo amico Eugenio Scalfari:

“Da venerdì scorso comunque Mario Monti è a capo della coalizione centrista. La panchina è vuota, perfino i palazzi del governo sono semivuoti, eppure nei 60 giorni che mancano alle elezioni ce ne sarebbero di cose da fare, di provvedimenti già approvati ma privi di regolamentazione, di pratiche da portare avanti, per quanto mi risulta in ufficio c’è rimasto soltanto Fabrizio Barca, ministro della Coesione territoriale. Lui ha idee di sinistra, quella buona per capirci, non quella di Ingroia dove si parla solo della rivoluzione guidata dalle Procure e dell’agenda di Marco Travaglio.

Perfino il commissario Bondi ha smesso di occuparsi di “spending review” per il nuovo compito sulla formazione delle liste. Lo fa nel tempo libero o in quello d’ufficio? Ecco una domanda alla quale si vorrebbe una risposta”. DAGOSPIA.IT

……………….Di tutto il discorso cxhe non sentiremo mai,  val la pena di sottolineare che uno dei capetti che si sono inventati cosalvatori di noi italiani, il signor Luca Cordero di Montezemolo, meglio noto come scudiero di Agnelli e compare per lungbi anni  della giunonica Edvige Fenech, tanae è la preoccupazione per il popolo italiano che non ce la fa a pagare le tasse, che lui tra Natale  e l’Epifania è volato alle Maldive a riscaldarsi al sole. Ne ha ben ragione visto che il governo Monti e il ministro Passera gli hanno fatto un bel ragalino nell’ordine di centinaia di milioni di euro perchè l’azienda produttrice della scatola nera è ampiamente  partecipata dallo stesso Montezemolo che l’ha rilevata giusto in tempo per fare un buon affare.  Auguri, italiani. g.

FINI-TULLIANI TRATTANO L’ACQUISTO DI UNA VILLA AL’ARGENTARIO: COSTO DUE MILIONI DI EURO

Pubblicato il 27 dicembre, 2012 in Gossip | No Comments »

La coppia vuole "farsi" una villetta da due milioni di euro sull'Argentario
Alla faccia della crisi e dell’austerity, Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani sono in trattativa per acquistare una villa all’Argentario da due milioni di euro. Come riporta il Giornale la coppia sta per acquistare la casa che da cinque anni prende in affitto d’estate ad Ansedonia, meta radical chic amata da politici, giornalisti e vip nostrani nel cuore della Maremma e vista mare.
Gianfranco ed Elisabetta si sono innamorati di questa villa immersa nella macchia mediterranea nel 2008 quando l’ex ministro Altero Matteoli gli ha fatto conoscere le meraviglie dell’Argentario. Ora l’avvocato-proprietario della casa è morto e i suoi figli che l’hanno ereditata hanno deciso di venderla al prezzo di due milioni di euro. Le trattative sono in corso da qualche mese e pare che si possa arrivare ad un accordo proprio prima dell’estate. Fonte : LIBERO, 27 dicembre 2012

.…….Chissà dove li prendono Fini e la sua comapagna due milioni di euro, specie di questi tempi. Comunque va comp0reso Fini, dalla prossima primavera è molto, molto probabile che avrà molto tempo da impegnare, magari coltivando l’orto della villa e vendere al mercato i prodotti ricavati.

COSA SUCCEDE SE NON SI E’ BRAVI…BABBO NATALE SI FERMA A CASA MONTI

Pubblicato il 23 dicembre, 2012 in Gossip | No Comments »

COSA SUCCEDE SE NON SI E’ BRAVI….BABBO NATALE SI E’ FERMATO A CASA MONTI

L’ALBA DEI GRILLI VIVENTI, di Marcello Veneziani

Pubblicato il 25 ottobre, 2012 in Costume, Gossip | No Comments »

Il ministro Grilli ha l’aria mesta e gentile dell’impresario di pompe funebri.

A lui sono affidati i compiti più delicati, come dare la ferale notizia ai parenti o chiedere che tipo di cassa preferiscono, di mogano o noce.

Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli

Ai più grevi e robusti tocca il compito di infilare la bara nell’auto. A lui che ha il tono di voce appropriato, tocca esprimere le parole di circostanza.

Quando lo intervistano in tv sembra appena uscito dall’obitorio dove ha riconosciuto la salma ed eseguito le ultime procedure burocratiche, sollevando la vedova dalle vili incombenze, in modo da consentirle di dedicarsi toto corde al pianto. Poi ti presenta il conto salato, ma si muore una sola volta, anche se la vista del conto rischia di provocare un rapido bis.

Il suo è il grillismo che più spaventa gli italiani (scherzi a parte, è un gentiluomo di valore). Anche quando esprime un auspicio, Grilli suggerisce cordoglio, trova il modo più soft per dirlo ai congiunti. Non speranze ma consolazioni. Guardate oltre i Monti il dolore Passera, sussurra Grilli senza porre l’accento finale, per tenere bassa la suoneria della voce.

Da lui si apprende se il povero estinto è morto per un attacco di Iva, per un’emorragia d’Irpef, per una cartella incurabile o perché è finito sotto un tir d’Equitalia. Lui bisbiglia con discreta rassegnazione che tutti prima o poi dobbiamo passare alla cassa.

In altri tempi Grilli avrebbe portato la tuba sulla testa, ha il physique du rôle ed è dotato di un’eleganza, come dire?, estrema.

Auguri per il 2 novembre, il giorno dei Monti. Marcello Veneziani, 25 ottobre 2012

ECCCO UN GIOVANE CHE NON FA LO SCHIZZINOSO, E’ IL FIGLIO DELLA MINISTRA CANCELLIERI CVHE INCASSA 3 MILIONI DI BUONUSCITA PER 14 MESI DI LAVOROE TROVA SUBITO UN ALTRO LAVORO…ALLA TELECOM!

Pubblicato il 23 ottobre, 2012 in Economia, Gossip, Politica | No Comments »

Giorgio Meletti per il “Fatto quotidiano

Il manager Piergiorgio Peluso, figlio del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, ha incassato 3,6 milioni di euro di buonuscita dal gruppo assicurativo Fonsai, dopo esserne stato direttore generale per 14 mesi. Nella generosa distribuzione di prebende che le società italiane sono abituate a perpetuare – a dispetto della crisi – ai loro top manager, la vicenda di Peluso ha tutti i requisiti per battere ogni record.

Piergiorgio Peluso di  UnicreditPiergiorgio Peluso di UnicreditStando ai dettagli pubblicati ieri dal sito Repubblica.it, confermati da fonti Fonsai all’Ansa, Peluso è riuscito infatti a farsi pagare una liquidazione pari a tre annualità di stipendio – normalmente assegnata ai manager mandati via – a fronte di dimissioni volontarie. Assumendo l’incarico di direttore generale, nel maggio 2011, Peluso aveva ottenuto una clausola contrattuale con la quale gli veniva riconosciuta la sontuosa buonuscita anche in caso di dimissioni volontarie se fosse intervenuto un passaggio di mano del controllo della Fonsai.

anna maria Cancellierianna maria Cancellieri Il gruppo assicurativo, storicamente in mano alla famiglia Ligresti, è passato sotto il controllo della Unipol nel corso dell’estate. A luglio Peluso ha fatto scattare la clausola e se n’è andato. non è stato disoccupato a lungo. Subito dopo è stato assunto da Telecom Italia come direttore finanziario.

Prima di andare a Fonsai, Peluso era a Unicredit, responsabile dei rapporti con le grandi aziende. In quella veste si era occupato di far sottoscrivere alla banca di piazza Cordusio un aumento di capitale della Fonsai, di cui Unicredit è azionista con il 7 per cento del capitale. Un investimento di 170 milioni di euro per la sottoscrizione di titoli che oggi valgono 20 milioni.

Fonsai versava infatti in pessime acque da anni. E curiosamente sono oggi gli stessi Ligresti, che lo assunsero, ad accusare Peluso di aver giocato sporco: secondo le loro accuse è stato lui a evidenziare, poco dopo l’insediamento, una situazione talmente critica da richiedere un nuovo pesante aumento di capitale.

I Ligresti, che non erano in grado di ricapitalizzare la compagnia di assicurazioni, accusano in sostanza Peluso di aver forzato la situazione per rendere inevitabile un passaggio di mano della compagnia. I fatti sono noti. Essendo la Fonsai pesantemente indebitata con il sistema bancario, in particolare con Mediobanca, proprio negli uffici che furono di Enrico Cuccia è maturato il progetto di far salvare la compagnia dall’Unipol. il piano, nato attorno a Capodanno, è adesso in dirittura d’arrivo.Stando alle accuse dei Ligresti, Peluso si sarebbe dimostrato molto furbo, o quantomeno lungimirante. L’interpretazione più favorevole al manager è invece che egli si sia dimostrato un sentimentale. il contratto firmato da Peluso come direttore generale Fonsai dimostra che il figlio del ministro dell’Interno tutto voleva fuorchè lavorare per azionisti diversi dal costruttore di Paternò. Solo questo desiderio può spiegare la determinazione con cui ha strappato la clausola secondo la quale, in caso di cambio dell’azionista di controllo, egli non avrebbe potuto sopportare il trauma, e si riservava quindi di andarsene sdegnato con tanto di risarcimento milionario.

...Ditelo all’altra ministra di Monti, la Fornero, che un giovane c’è che nion fa lo schizzinoso, il rampollo della Ministra Cancellieri che da giovane prestava la voce a Tina Pica….

UN TAPIRO SPECIALE A RUTELLI CHE COMMENTA IL VOTO DI IERI E NESSUNO LO CAPISCE

Pubblicato il 8 maggio, 2012 in Gossip, Politica | No Comments »

Tra proiezioni, risultati col contagocce, seggio per seggio, percentuali impazzite, ci sono state – com’è tradizione – le analisi del voto, un fiume di dichiarazioni rilasciate ai giornalisti e nei salotti televisivi, più o meno approfondite. Ma ce n’è una destinata a lasciare il segno, di quelle che entreranno nei guinness dei primati o che magari saranno “salutate” con il Tapiro d’oro di “Striscia la notizia”. Il protagonista è Francesco Rutelli, il leader dell’Api. Non parla del suo partito, di cui si è persa traccia da tempo immemore. Filosofeggia sulle amministrative e lo fa in questo modo: «Noi avremo un voto con grande astensione nel vecchio centrodestra a destra e voti a sinistra nel vecchio centrosinistra, che rafforzeranno il governo Monti e la maggioranza che lo sostiene». Nessuno ha capito bene il messaggio. A naso, si intuisce però l’obiettivo: dire che il voto ha “promosso” il governo tecnico. Una tesi difficile da spiegare. E infatti non c’è riuscito. Il Secolo d’Italia, 8 maggio 2012

TAGLI ALLA SPESE: L’ULTIMA STUPIDITA’ DEL GOVENRO DEI TECNICI AUTOCOMMISARIATISI

Pubblicato il 3 maggio, 2012 in Gossip, Politica | No Comments »

Supercommissari, consulenti, concertazioni, proroghe. Poi l’ideona di affidarsi ai cittadini e infine la bacchetta del garante per la Privacy. Il decreto sulla revisione della spesa pubblica sta dando non pochi grattacapi al governo Monti.

L'sos di Monti ai cittadini sui tagli

Dopo l’autocommissariamento, con la nomina di Enrico Bondi, dopo le nomine di Francesco Giavazzi e Giuliano Amato a consulenti (rispettivamente per i contributi alle imprese e per i finanziamenti a partiti e sindacati) e dopo l’sos lanciato ai cittadini sul sito del governo per capire dove tagliare e per aiutare i professori ad analizzare e trovare le spese inutili, adesso arrivano le perplessità.

A farle presenti è Francesco Pizzetti, presidente dell’Autorità garante per la Privacy, secondo il quale l’iniziativa dell’esecutivo “è comprensibile vista la necessità di fare presto, addirittura lodevole nei suoi intenti”, ma “solleva qualche perplessità“.

In un’intervista a Repubblica, Pizzetti lamenta il rischio di “possibili criticità rispetto all’informativa sul trattamento dei dati” e rispetto “all’insufficienza delle informazioni fornite“.

Inoltre, il garante della Privacy entra nel merito dei moduli attraverso cui inviare le proprie segnalazioni e rivolge indirettamente alcune domande al governo: “Non dicono cosa succede al cittadino che dà informazioni scorrette e nemmeno chiarisce che tipo di informazioni il privato possa fornire in quell’occasione. Le denunce saranno generiche o possono essere fatti i nomi e i cognomi dei funzionari responsabili delle spese eccessive? E che conseguenze avranno le denunce dei cittadini su queste persone?”.

Dulcis in fundo, Pizzetti rivela che l’Autorità non era stata informata dell’idea del governo. Un’operazione a sua insaputa insomma. Comunque, alla fine, come si legge sul sito dell’esecutivo, “tutti i cittadini, attraverso il modulo “Esprimi la tua opinione”, hanno la possibilità di dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili”. Come, se, quali e quando il governo recepirà queste segnalazioni è un’altra storia. Il Giornale 3 magigo 2012

.………………..A prescindere dalle perplessità espresse dal Garante della Privacy, questa della chiamata alle armi dei cittaidin ida parte del governo è l’ultima stupidità dei tecnici automissariatisi dopo aver sbandierato una loro presunta esperienza, appunto tecnica, naufragata come la Nave Concordia sullo scoglio della improvvisazione, per colpa, innazitutto del più improvvisato dei capitani, cioè il signor Monti.  Professoroni  che da decenni si dicono studiosi dei problemi della pubblica amministrazione, a capo dei quali c’è un signor professorone che per dieci anni si è assiso sulle poltrone della Commisisone Europea da cui ha diramato ordini e direttive per armonmizzare le legislazioni nazionali, compresa quella italiana, a quella europea,  hanno confessato, rimanendo attaccati alla poltrona,  che in materia di problemi della spesa pubblica italiana ne sanno meno del bracciante di Roccacannuccia al quale si sono rivolti per chiedere lumi, consigli, suggerimenti e, visto che ci sono, qualche delazione. Ieri sera abbiamo provato a inviare dal nostro pc il nostro bravo modulo completo dei nostri dati,  indicando i tagli da fare subito che in verità conoscono anche i bambini che frequentano gli asili nido:1.  le spese del Quirinale che gravano per 248 milioni l’anno sulle spalle degli italiani grazie alla assoluta mancanza di parsimonia dell0attuale inquilino, cioè Napolitano Giorgio, ex capataz del comunismo internazionale, quello, per intenderci, che riervava lussi e privilegi alla casta e miseria e fame ai lavoratori; 2. le spese del Parlamento , non solo perchè eccessivo (basti pensare ai 200 mila euro spesi nel 2011 dal signor Fini per immortale se stesso e le sue scargianti cravatte color rosa pallido) costo annuale, ma anche perchè , dopo il commissariamento dello scorso ottobre, è del tutto inutile, tanto decide sempre e solo lui, il Monti; 3. le spese della Consulta, cioè la Corte Costituzionale che costa 64 milioni l’anno èper solo 15 giudici (dividere 64 per 15 e saprete quanto costa ogni giudice…). Dopo averlo compilato, abbiamo cliccato per l’invio ma il pc s’è bloccato, il modulo non è partito, e per oltre mezzora non è più stato possibile ricconnettersi ad internet. Non ci abbiamo più riprovato. Non serve. Servirebbe che gli italiani come i militanti della Lega potessero armarsi di scope e ramazze con le quali fare piazza pulita di tanti improvvidi professori, per molti versi immagine reale di una scuola che non insegna più. g.

ALTRO CHE ART.18, RIGOR MONTIS PER IL LAVORO SPOA IL MODELLO CINESE

Pubblicato il 31 marzo, 2012 in Gossip, Politica | No Comments »

Inimitabile Monti quando te ne andrai quanto ci mancherai, ci mancherai tu con le tue gaffes. In Asia Rigor Montis ne ha collezionate una enciclopedia, da Oscar quella delle false lodi di Obama. Tonti dei Monti ci regala una perla al giorno. Ecco l’ultima. A Pechino, come hanno riferito ai giornalisti al seguito il duo Mafalda Olivi & Quito Terracciano, i cinesi sarebbero preoccupati della mancata riforma del nostro mercato del lavoro. Anzi precisa Rigor Mortis in prima persona “i cinesi hanno detto chiaramente che la rigidità del nostro mercato del lavoro è uno dei fatti che finora li ha disencentivati dall’investire in Italia”.

Secondo la versione di Monti Lou Jiwey presidente del fondo sovrano cinese, il quarto del mondo, gli avrebbe detto che uno dei fattori di debolezza del nostro Paese è proprio “l’incertezza della vostra legislazione del lavoro”. E aggiunge “Ah se lo sapesero in Italia”.

In Italia forse non vorranno l’articolo 18 ma sanno come è il mercato del lavoro in Cina. Bambini costretti a lavorare sette giorni su sette dodici, quindici ore al giorno, stipendi da fame. E forse Foxconn, la famigerata società che produce gli Ipad, il modello a cui si ispira Rigor Montis? E in Cina da parte del nostro premier nemmeno una parola per i diritti civili perchè, come si dice, business is business. FONTE DAGOSPIA, 31 MARZO 2012