Gianfranco Fini e Italo Bocchino fanno la conta alla rovescia. La conta di chi rimane in Futuro e Libertà, visto che il partito del presidente della Camera è destinato a perdere altri pezzi. In serata – nonostante la convinzione di Bocchino che nulla stesse succedendo – la conferma ufficiale del crollo di Fli è arrivata dal capogruppo uscente Viespoli: “Il gruppo al Senato non esiste più″.
Nella mattinata di martedì Roberto Rosso e Luca Barbareschi avevano annunciato la loro fuoriuscita dal gruppo a Montecitorio. Lo aveva comunicato in Aula il vicepresidente Maurizio Lupi. Rosso si è iscritto al gruppo del Pdl, da cui era a suo tempo uscito per aderire a Fli, mentre Barbareschi si è fermato a metà strada, iscrivendosi al gruppo Misto ma assicurando sostegno “creativo” al governo. La situazione di Futuro e Libertà, nella serata di martedì, è stata inquadrata con lucida freddezza dal leader del Carroccio, Umberto Bossi. “I finiani? Sono volatilizzati”, ha tagliato corto il Senatùr. “Fini lo vedo un po’ così”, ha concluso, “ma ha fatto le sue scelte”.
Nonostante le fette di salame sugli occhi di Italo Bocchino (“Non c’è alcun esodo”, assicurava il vicepresidente di Futuro e Libertà), in serata ad alzare bandiera bianca ci ha pensato il capogruppo uscente, Pasquale Viespoli. Al termine di una riunione fiume dei senatori finiani a Palazzo Madama, durata quattro ore, ha dichiarato: “Abbiamo preso atto del venir meno sul piano politico del gruppo Fli al Senato, ed abbiamo altresì preso atto di posizioni divergenti rispetto alle prospettive politiche”. La sostanza è che se i senatori Germontani, Baldassarri, Valditara, Digilio e De Angelis esitavano a lasciare il gruppo, lo stesso Viespoli e Saia spingevano per lo strppo: non si è trovata però una posizione comune e le divergenze non si sono ricomposte al termine della riunione”. Rimane in bilico la sen. Contini che probabilmente comunicherà stasera o domani la sua decisione.
Continuano a seminare il terrore gli aerei caccia e i mercenari al soldo del regime di Gheddafi che, secondo i testimoni, sparano sui civili. Chi è sceso in piazza è esausto da una dittatura che dura da oltre quarant’anni e vuole costringere il colonnello ad andarsene. Le Nazioni Unite hanno parlato di crimini contro l’umanità e chiesto l’apertura di un’inchiesta per accertare l’effettivo numero di vittime e le responsabilità. Responsabilità rigettate da Gheddafi che, per smentire le voci che lo davano in fuga dalla Libia, è apparso in tv assicurando: “Vedrò i giovani in Piazza Verde per dimostrare che sono a Tripoli e non in Venezuela, e smentire le televisioni, questi cani”. La tv di Stato ha anche smentito i massacri bollandoli come “menzogne”.
Per l’International Coalition Against War Criminals, una rete di organizzazioni non governative formatasi nel 2009 per monitorare il conflitto israelo-palestinese dall’inizio delle proteste ci sono stati almeno 519 morti.
Intanto dopo i rallentamenti nel flusso di gas, l’Eni ha chiuso il gasdotto GreenStream, quello che rifornisce l’Italia. L’azienza ha assicurato che il blocco non compromette la sicurezza energetica dell`Italia, visto che siamo ormai verso la fine della stagione invernale e il livello degli stoccaggi è stato definito “rassicurante”.
Berlusconi ha dichiarato che quelle del regime libico sono “violenze inaccettabili“, mentre il governo ha fatto sapere che “l’Italia è vicina al popolo libico che sta attraversando un momento tragico della sua storia”. E il ministro degli Esteri Franco Frattini riferirà in Parlamento domani pomeriggio.
Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le violenze in Libia devono cessare e alle “legittime richieste di riforme e di maggiore democrazia che giungono dalla popolazione” devono essere fornite risposte. Il capo dello Stato ha parlato di una “cieca repressione“.
Ed è un fatto, invece, che la nave della marina militare Francesco Mimbelli salperà da Taranto per posizionarsi al largo delle coste libiche. Si tratta di un cacciatorpediniere lanciamissili, unità multiruolo con un equipaggio di circa 400 persone, specializzata nella difesa dello spazio aereo.
E con il passare delle ore proseguono i rimpatri dei cittadini occidentali che vogliono lasciare la Libia. Un C-130 dell’aeronautica militare italiana farà rientrare i primi 100 italiani dalla città libica secondo quanto confermato dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa. E un volo speciale Alitalia, un Boeing 777 da 291 posti affiancherà i voli di linea per consentire in tempi rapidi il rientro degli italiani. Un volo portoghese ha già lasciato il Paese utilizzando lo spazio aereo maltese e vari altri paesi stanno inviando aerei per recuperare i propri cittadini. (TMNews)
Milano dabbene
Possibile che anche la coppia Pisapia ceda al mattone facile? Casa in centro e fidanzato ubriaco

In un video della campagna elettorale milanese pescato su YouTube, Giuliano Pisapia, candidato sindaco di Milano, afferma che chi ne ha bisogno ha diritto di occupare una casa (“vera e propria legittima difesa”). Forse si riferiva alle case in centro a Milano del Pio Albergo Trivulzio, che dovrebbero essere assegnate ai bisognosi: in una di queste vive da ventidue anni la fidanzata giornalista di Pisapia (non a sua insaputa), e paga uno di quegli affitti che fanno venir voglia ai bisognosi, ma anche ai non particolarmente bisognosi titolari di mutuo qualunque o di affitto standard, di prendere i forconi e fare la rivoluzione, o almeno di scendere in piazza per la dignità della pigione. Abbiamo chiaramente stomaci possenti e sopportiamo di tutto, ma i super borghesi della questione morale con i mattoni privilegiati e rubacchiati in nome del circuito dei divini mondani fanno arrabbiare. Vale per tutti, naturalmente: pidielle, carlefracci che dicono di non farcela quasi più a pagare l’affitto (non è un imperativo categorico vivere in via della Spiga), attrici, dirigenti, politologi, assessori alla Casa, presidenti di squadre di calcio. Possibile che non si riesca a resistere al beneficio furbetto e miserabile, all’appartamento low cost, al rubacchiamento di metri quadri, e anzi ci si lamenti di aver dovuto ristrutturare il bagno e di essersi sobbarcati la messa a norma dell’impianto elettrico?
Nel caso della compagna di Giuliano Pisapia, il quale tra l’altro fonda la sua corsa a sindaco di Milano sulla moralizzazione e sul problema della casa, sarebbe gentile spiegare quando esattamente è stata scritta la lettera di disdetta di quell’affitto immeritato. Quando il fidanzato ha deciso di candidarsi? Quando ha vinto le primarie? Tre giorni fa? “Non accetto che si getti fango sul mio affetto più caro per colpire me”, ha detto Pisapia. Ma non è fango, sono cinquecento euro di affitto al mese (a Roma si può trovare una stanza a S. Lorenzo, con un po’ di fortuna, forse un monolocale a Prati Fiscali), ed è l’ossessione di tutti: gli annunci, l’uso foresteria, i contratti transitori, e un’ora ad andare e un’ora a tornare perché un po’ fuori costa meno. Se non Pisapia, chi? Lui è il difensore degli oppressi, indignato per le ingiustizie sociali ma non per il privilegio tangibile della sua compagna, possibile futura first lady della città (anche lei indignata, ma sul genere casa piena e fidanzato ubriaco, e secondo l’allora sindaco di Milano Paolo Pillitteri abbastanza pressante nel chiedere il beneficio immobiliare). Sulla pagina facebook di Pisapia, che ieri presentava il suo libro: “Cambiare Milano si può”, lui ha scritto che “l’attenzione dedicata alla mia compagna è evidentemente un tentativo di farmi desistere, il segno della debolezza di chi ha male amministrato la città negli ultimi vent’anni”. Lo so che è difficile da credere, ma nessuno mi ha mai inseguito per strada proponendomi attici a piazza di Spagna a trecento euro al mese come prova di cattiva amministrazione. Se alla fidanzata di Pisapia è successo, ha avuto più di vent’anni per autoindignarsi, ma sono passati invano. Fonte: IL FOGLIO, 22 FEBBRAIO 2011
………….Proprio stamattina è decaduto il consiglio di amministrazione del Pio Albergo Trivulzio, l’ente benefico (sic) milanese al centro dello scandalo degli alloggi fittati a prezzo d’amicizia a potenti di ogni colore e di ogni specie, e di ogni mestiere, come la fidanzata dell’on. Pisapia, giornalista in spe di Repubblica, quotidiano che sputa sentenze ogni mattina che Dio manda sulla terra e che ovviamente fa finta di nulla quando di mezzo c’è una sua stella e il di lei fidanzato, candidato della sinistra a sfidare la sindaca Moratti la prossima primavera per il Comune di Milano. Se ricordate, fu proprio il Pio Albero Trivulzio a dare il via alla stagione di tangentopoli con l’arresto del presidente dell’epoca, Mario Chiesa, che fu trovato con i soldi di una tangente nascosti nelle mutande. Sono passati 17 anni da allora ma pare che, come i cani, a Milano si perdono i peli ma non i vizi. g.
Manca poco più di un mese all’inizio del processo a Silvio Berlusconi per il caso Ruby. Nel frattempo il premier sta avvitando i bulloni parlamentari della sua maggioranza. Il suo cacciavitone funziona, l’operazione allargamento è un fatto concreto.
Vista così, la situazione ha prospettive eccellenti sul piano parlamentare, ma complicate sul piano giudiziario perché un processo costruito sui mezzi di comunicazione non ha bisogno di una sentenza in aula. Il tentativo di far andare in picchiata il governo ormai poggia solo sull’azione dei pm e sullo sforzo di creare una «piazza egiziana», minoritaria, rumorosa, ma abbastanza minacciosa da indurre qualche coniglio del Palazzo a cedere. Di fronte a tutto questo, il Pd sta a guardare. Una parte accarezza il sogno della caduta, ma in realtà la maggioranza prova orrore per le masse con la bava alla bocca e le manette in tasca. Sanno bene che il ritornello delle procure vocianti è «oggi a lui, domani a te».
Il Pd può ancora fermare questa sceneggiatura che prevede anche il suo declino. Berlusconi e Bersani sono sulla stessa barca. E lo sanno. Ho scritto più volte che è ora di trovare una soluzione politica a questo scempio. L’avventura di Berlusconi è cominciata nelle urne e deve finire nelle urne. Per il bene del Paese. Bisogna restituire al Parlamento l’ultima parola sulla soluzione politica di un conflitto che può sfasciare l’Italia. Si ritorni con coraggio, onestà e senso dello Stato all’immunità parlamentare prevista dai Padri Costituenti. Si isoli il Partito della Ghigliottina e si dia all’Italia non l’eutanasia, ma un nuovo inizio. Mario Sechi, Il Tempo, 21 febbraio 2011
Il Presidente del Consiglio on. Berlusconi ha rivolto un nuovo messaggio al Paese. Ecco il testo inregrale del nuovo messaggio.
Carissimi,
“Al di là dei danni arrecati dalle ennesime, insensate e imperdonabili iniziative giudiziarie messe in campo dai magistrati di Milano, il Presidente del Consiglio, il governo e la maggioranza hanno lavorato e stanno lavorando alacremente alla soluzione dei tanti problemi che ci affliggono.
Abbiamo affrontato bene la crisi economica internazionale, ma, dopo aver evitato le conseguenze più gravi, siamo ancora alle prese con la necessità di creare le condizioni per uno sviluppo che sia solido e che sia duraturo.
Avere garantito la tenuta dei conti pubblici e del bilancio dello Stato, avere mantenuto la pace sociale, avere avviato finalmente la riforma della pubblica amministrazione, realizzato la riforma della scuola e dell’università, sostenuto con molti provvedimenti le imprese, tutto questo ci consente oggi di mettere i primi mattoni della ripresa e del rilancio dell’economia.
Il nostro governo, lungi dall’essere paralizzato o bloccato, come va dicendo l’opposizione con argomentazioni assolutamente infondate, il nostro governo del fare non si è fermato mai neppure un momento. E ora vogliamo e possiamo andare avanti grazie a un passo che è reso ancora più spedito dall’uscita dalla nostra maggioranza di Fini e dei suoi, che avevano sempre da ridire su ogni nostra iniziativa e ritardavano di proposito le riforme, in particolare, come sapete, quella della giustizia e quella sulle intercettazioni.
Negli ultimi due mesi abbiamo lavorato sodo, sottoponendo all’approvazione definitiva del Parlamento una serie di provvedimenti importanti: la legge di stabilità per continuare a tenere il bilancio pubblico in sicurezza; la riforma dell’università; il decreto per la situazione dei rifiuti in Campania; la legge comunitaria, più i decreti attuativi della legge sul federalismo fiscale, che per giudizio di tutti rappresenta una riforma epocale per un corretto uso del denaro pubblico, in quanto consentirà ai Comuni di contrastare l’evasione fiscale e consentirà ai contribuenti di controllare se le imposte versate corrispondano alla qualità dei servizi pubblici ricevuti.
Anche nell’ultima settimana l’azione del governo è stata nella direzione della crescita: abbiamo stipulato un accordo con le banche che proroga sino a tre anni la moratoria per il pagamento dei debiti delle piccole e medie imprese, e questo è un provvedimento che ha già aiutato circa 200 mila aziende e che nei prossimi mesi ne aiuterà ancora tantissime per uscire dalla crisi, per tornare a livelli di produzione che generano utili e per garantire migliaia di posti di lavoro.
Di fronte alle crisi politiche e sociali che hanno investito e che stanno investendo la Tunisia e l’Egitto e gli altri Paesi del Nord Africa e che hanno provocato l’afflusso di più di 5mila clandestini in pochissimi giorni, il governo si è riunito d’urgenza ed ha deliberato lo stato d’emergenza umanitaria, che consente l’immediata adozione, con una ordinanza di Protezione civile, delle misure necessarie per controllare il fenomeno e assistere i cittadini in fuga dalla Tunisia e dagli altri Paesi.
Poiché si tratta di un fenomeno che può assumere dimensioni molto rilevanti e che non riguarda soltanto noi e che non riguarda solo l’Italia, ma l’intera Europa, abbiamo chiesto un intervento adeguato dell’Unione europea, e io quanto prima porterò la questione all’attenzione del vertice dei capi di governo dell’Ue e dei partners europei affinchè tutti si facciano carico in modo concreto di questa emergenza.
Il Senato in questa settimana, su proposta del governo, ha approvato il cosiddetto decreto Milleproroghe, che introduce importanti misure di sostegno alle imprese e alle famiglie.
Fra le tante misure abbiamo introdotto: il ripristino della social card per consentire gli acquisti alimentari alle persone più indigenti, con un’innovazione importante che ne affida la gestione agli enti della carità. Abbiamo introdotto delle norme di sostegno all’autotrasporto, con un fondo di 30 milioni per la proroga dell’ecobonus. Abbiamo introdotto sgravi per le banche, che si riverbereranno positivamente sui risparmiatori; abbiamo introdotto acconti per i Comuni in vista dell’attuazione del federalismo fiscale; e sono così tante le cose che è difficile anche ricordarsele, abbiamo ripristinato il cinque per mille per le tantissime associazioni “no profit” che operano secondo il principio di sussidiarietà.
Quanto all’agenda futura, io convocherò il Consiglio dei Ministri per fargli varare entro pochi giorni e in seduta straordinaria la riforma costituzionale, questa importantissima della Giustizia, introducendo delle innovazioni di portata storica nell’ordinamento giudiziario, per fare in modo che anche l’Italia possa avere finalmente una giustizia giusta ed anche una giustizia degna di un Paese moderno, cioè senza quelle ingiustizie, quelle lentezze e quelle inefficienze che hanno scoraggiato per anni anche gli investitori stranieri a venire ad operare da noi. Sono ingiustizie, lentezze e inefficienze che hanno fatto precipitare al minimo la fiducia delle famiglie e delle imprese nella giustizia, che è divenuta sempre più un contropotere politico che esonda dai principi costituzionali e che è sempre meno un servizio pubblico efficiente e giusto, quale invece tutti vorrebbero che fosse.
Tra i provvedimenti che sottoporremo di qui in avanti al Parlamento, vi ricordo: la divisione dell’ordine requirente da quello giudicante, con la separazione degli ordini tra avvocati dell’accusa e giudici giudicanti e con un Consiglio Superiore della Magistratura, uno per i pm e uno per i giudici, accompagneremo queste novità da una riforma elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura per ridurre quella che oggi è una politicizzazione che è eccessiva e che è inaccettabile. Introdurremo anche procedure più snelle per invocare la responsabilità civile dei magistrati e anche una normativa sulle intercettazioni telefoniche che ponga fine agli abusi e alle violazioni della nostra privacy che si verificano anche in danno di chi non è neppure indagato, con l’introduzione di nuove norme di garanzia che scoraggino la pratica di fornire ai giornali il risultato delle intercettazioni, così come avviene in tutti, tutti i Paesi civili, e tra l’altro come avviene negli Stati Uniti, dove chi passa le intercettazioni alla stampa va in galera, e ci resta per molti anni.
Continuiamo quindi, voglio ripeterlo, a lavorare con impegno. Perché come succede in ogni democrazia liberale, il governo è legittimato dal voto popolare ed ha il diritto-dovere, diritto-dovere di governare se ha il sostegno della maggioranza parlamentare.
Noi abbiamo vinto tutte le tornate elettorali degli ultimi tre anni: abbiamo vinto le elezioni politiche, le elezioni europee, le amministrative e quelle regionali. Non solo. Negli ultimi tre mesi il Parlamento ci ha rinnovato per ben otto volte la fiducia al governo, con uno scarto crescente tra maggioranza e opposizione, a favore della maggioranza.
Noi non abbiamo mai alimentato tensioni o conflitti tra le istituzioni, ma abbiamo sempre operato con determinazione per fare esclusivamente l’interesse dell’Italia, e siamo riusciti a porre le famiglie e le imprese al riparo dai contraccolpi della crisi internazionale.
Amici cari, vi invito dopo aver detto forse troppe cose, a fare partecipi delle cose che ho detto di questo messaggio i vostri familiari, i vostri amici e i vostri colleghi di lavoro. Vi ringrazio per il vostro impegno, che si sta rivelando sempre più prezioso per contrastare le menzogne dei nostri avversari.
Vi abbraccio tutti e vi auguro di conservare sempre lo spirito di missionari della libertà, di missionari della democrazia, che vi ha animato e vi anima e che vi rende tanto preziosi per tutti noi.
Ancora grazie, davvero di cuore. Silvio BERLUSCONI