Archivi per marzo, 2012

SCANDALOSO: AI POLITICI DOPPIA PENSIONE

Pubblicato il 14 marzo, 2012 in Politica | No Comments »

Gli onorevoli che prendono il vitalizio sia dal Parlamento sia dalle Regioni

Doppia pensione ai politici  Bassolino & C. sono 200
liberoquotidiano.it

Vi siete arrabbiati per le pensioni ai parlamentari? Bene, ecco a voi un nuovo scandalo: quelli che prendono  la doppia pensione, da parlamentare e da consigliere regionale: Mario  Capanna (4725 euro più 5mila euro), Giuseppe Guzzetti (4725 euro più 8mila euro), Paris Dell’Unto (3978 euro più 4000 euro), etc.  Ne parla Mario Giordano, autore del best seller Sanguisughe, nel suo nuovo libro,  “Spudorati” (Editore Mondadori, 18 euro), in libreria da ieri.

Se vi eravate indignati per le 2330 pensioni pagate ai parlamentari, se vi eravate indignati a sapere che spendiamo 219 milioni l’anno per pagarle e che solo 15 milioni sono di contributi versati dai parlamentari (gli altri 204 a carico dei contribuenti), se pensate che quello dei vitalizi ai parlamentari sia un privilegio assurdo e da abolire immediatamente,  ebbene sappiate che non solo esso non è stato per nulla abolito ma, al contrario, trova ampi seguiti in periferia. Alle 2330 pensioni degli ex parlamentari vanno aggiunte infatti le 3183 degli ex consiglieri regionali, ai 219 milioni di euro dilapidati per le prime vanno aggiunti i 168 milioni dilapidati per le seconde. Il giorno in cui le avremo abolite entrambe, sarà sempre troppo tardi.

Privilegiati – Fra l’altro, scandalo nello scandalo, ci sono almeno 200 ex che stanno in entrambi i grupponi di privilegiati e prendono così una doppia ricca pensione, da parlamentari e da consiglieri regionali, come se avessero vissuto due volte. I due volte mantenuti sono 31 in Campania, 18 nelle Marche, 17 in Piemonte… Fra di loro anche alcuni personaggi celebri come l’ex leader del Movimento studentesco Mario Capanna (5000 euro lordi da ex consigliere regionale della Lombardia, 4725 euro da ex parlamentare), il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti (8000 euro da ex consigliere regionale della Lombardia e 4725 euro da ex parlamentare), il leader referendario Mariotto Segni (9947 euro da ex parlamentare, non è noto l’ammontare di quella da ex consigliere regionale della Sardegna), l’ex ministro Nicola Mancino (9947 euro da ex parlamentare, non è noto l’ammontare di quella da ex consigliere regionale della Campania), mister «centomila preferenze» Alfredo Vito (4800 euro da ex parlamentare e 3600 euro da ex consigliere regionale della Campania), Giulio Maceratini (9947 da ex parlamentare e 5610 da ex consigliere regionale del Lazio), Antonio Bassolino (non è noto l’ammontare di nessuna delle due pensioni), l’ex governatore di An Antonio Rastrelli (9387 euro da ex parlamentare, non è noto l’ammontare di quella da ex consigliere regionale della Campania), l’ex sottosegretario Isaia Sales (4725 da ex parlamentare, non è noto l’ammontare di quella da ex consigliere regionale della Campania), il primo governatore della Lombardia Piero Bassetti (3978 euro da ex parlamentare, 4000 euro da ex consigliere regionale della Lombardia), l’ex craxiano Paris Dell’Unto (8455 euro da ex parlamentare e 9000 euro da ex consigliere regionale del Lazio), l’ex ministro Ortensio Zecchino (8455 euro da ex parlamentare, non è noto l’ammontare di quella da ex consigliere regionale della Campania), Elio Veltri (3108 da ex parlamentare, 4000 da ex consigliere regionale della Lombardia) e Giovanni Russo Spena. Quest’ultimo, fra l’altro, di pensioni ne prende addirittura tre: una da ex professore universitario (3250 euro lordi), una da parlamentare (4725 euro lordi) e una da ex consigliere regionale (3000 euro lordi), in tutto oltre 11.000 euro lordi. Chissà che ne pensa sua figlia, una delle leader del movimento degli indignados anticasta…

Ossimori siciliani - Fin qui le doppie (e triple) pensioni. S’intende che le pensioni cessano se uno ricomincia a prendere lo stipendio da parlamentare o da consigliere. Ma (udite udite) 13 parlamentari siciliani sono riusciti anche nella meravigliosa impresa di figurare nello stesso tempo come deputati in carica ed ex deputati, sommando stipendio da parlamentare e vitalizio da ex onorevoli dell’Assemblea regionale siciliana. Una specie di ossimoro vivente garantito da una norma speciale in salsa palermitana. La denuncia dello scandalo (ogni tanto serve…) ha provocato un intervento che, con il minimo sindacale del buon senso, nel gennaio 2011 ha cancellato la follia introducendo un principio di banale normalità: o uno è deputato o uno è ex deputato. Le due cose insieme sono piuttosto incompatibili, non vi pare? Ma non è così facile introdurre il buon senso nel nostro Paese. Infatti, 6 dei 13 parlamentari siciliani nell’agosto 2011 hanno presentato ricorso alla Corte dei Conti per riavere di nuovo accesso al cumulo di assegni. Gli spudorati non si arrendono facilmente. Sono ostinati nel difendere i loro privilegi. I sei recordman della faccia tosta meritano ovviamente di essere citati per nome e cognome: sono Calogero Mannino del Gruppo misto, Giuseppe Firrarello (Pdl), Vladimiro Crisafulli (Pd), Salvo Fleres (Forza del Sud), Sebastiano Burgaretta (Pdl) e Alessandro Pagano (Pdl). Da notare, come sempre, una certa trasversalità: quando c’è da difendere denari e benefit connessi, non c’è differenza di schieramento né di casacca. Inoltre non deve sfuggire il fatto che alcuni di questi spudorati sono piuttosto giovani per la pensione: Fleres ha 55 anni, Pagano appena 52. Come si fa a pretendere, a 52 anni, di cumulare indennità da deputato nazionale e pensione da deputato regionale? «È un nostro diritto acquisito, i diritti acquisiti non si toccano…» ripetono loro, con il solito mantra. Diritti acquisiti, proprio così. Come se avessero lavorato 35 anni alla catena di montaggio della Breda. di Mario Giordano, Libero, 14 marzo 2012

…………..Per saperne di più sulla ingordigia dei politici  basta leggere l’ultimo libro di Mario Giordano, Gli Spudorati (di nome di fatto n.d.r.) Mondadori editore, in libreria da qualche giorno.

UNA PROPOSTA SERIA: METTIAMO UNA CONSISTENTE PATROMINIALE SUI SOLDI DELLE CASTE

Pubblicato il 13 marzo, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Fanno sparire soldi in Tanzania o in ville private e poi ci chiedono dei sacrifici. Inizino loro a farli, con una imposta sui partiti e sui sindacati

Patrimoniale sulla Casta Giordano dice sì a Libero

Caro direttore, permettimi di scriverti sull’onda della condivisione emotiva: mai avrei pensato di esultare per un tassa come per un gol del mio amato Toro, ma domenica mi è capitato. Appena ho letto il titolo di Libero con l’ipotesi della patrimoniale alla casta ho dato il via a una serie di festeggiamenti che in breve hanno trasformato la mia stanza in una succursale di Fuorigrotta a Capodanno. Urla e botti che hanno lasciato del tutto interdetti i miei prossimi. «Datemi i fuochi d’artificio», ho cominciato a urlare a un certo punto. Stavano per chiamare un’ambulanza.

Comunque, caro direttore, giuro: se arriva la patrimoniale sulla casta i fuochi d’artificio li faccio davvero. Perché, vedi,  fra tante tasse ingiuste che vengono introdotte finalmente ce ne sarebbe una equa. Non sto a riprendere i numeri che Franco Bechis come al solito ha snocciolato con la consueta precisione. Ma è evidente che i partiti hanno troppi soldi, altrimenti non li investirebbero in Tanzania,  come ha fatto la Lega,  o peggio nelle ville private di un tesoriere, come ha fatto la Margherita. Non ti pare, direttore? Sono spariti 13 milioni e quelli manco se n’erano accorti. Poi ci vengono a dire: «Dobbiamo fare tutti i sacrifici».

Tutti? Tutti chi? Fateci il piacere: da un anno non si parla d’altro che di tagli ai costi della politica ma non si è andati al di là della promessa. In quanto a fatti, nulla. Al massimo hanno tagliato qualche briciolina. Gli stipendi dei parlamentari non sono stati toccati, i vitalizi non sono stati abbattuti, le Province restano al loro posto, il Parlamento resta tra i più costosi del mondo. C’è una cosa di cui non riesco a darmi pace: quando si annunciano un sacrificio per la casta, alla fine ci sono solo tanti titoli sui giornali. Quando invece viene annunciata una tassa, ancor prima che uno finisca di leggere il titolo già è venuto il momento di pagare. Così sappiamo per certo che a fine marzo il conguaglio Irpef colpirà le nostre buste paga; sappiamo con certezza che a giugno pagheremo di nuovo la tassa sulla casa; e sappiamo che in autunno arriverà anche l’aumento dell’Iva. Queste sono le certezze. E i tagli? Come una canzone di Mina: parole, parole, parole…

Ieri mattina  il Sole 24 Ore riportava due titoli cubitali in prima pagina. Il primo diceva: tasse locali senza tregua, rincari anche per l’Irpef. E l’altro diceva: Regioni, rinviati i tagli dei consiglieri. Impasse nella riduzione degli stipendi. Lo vedi, caro direttore? Non è mica solo un problema dei palazzi di Roma, il cancro della beffa ai danni dei contribuenti dilaga da tempo anche in periferia. Ti pare possibile che aumentino le tasse locali e nello stesso tempo non riducano di un copeco i loro sperperi? Lo sai quanti sono i vitalizi che paghiamo agli ex consiglieri regionali? 3.183. Sai quanto ci costano? 168 milioni di euro l’anno, che si vanno a sommare a 219 milioni di euro che paghiamo agli ex parlamentari. Ci sono circa 200 persone che prendono addirittura il doppio vitalizio, come se avessero due vite disponibili. Ma ti pare una roba sensata? Perché dobbiamo continuare a pagare una rendita mensile a chi è stato eletto in Parlamento o in Consiglio regionale, magari anche solo per pochi giorni? Crisi per crisi, perché non cominciamo con l’abbattere (non limare: abbattere) questo assurdo privilegio?

Di esempi se ne potrebbero fare tantissimi. Non voglio tediare te e i tuoi lettori, caro direttore. Voglio solo darti il mio appoggio pieno. Credo che questa sia la vera battaglia che vale la pena di essere combattuta. Ogni tanto prende lo scoramento: le cose non cambiano o cambiano troppo lentamente rispetto a quanto vorremmo. Però la patrimoniale contro gli Spudorati (permettimi l’autocitazione) è un obiettivo pratico, concreto, immediato. Lo so che è difficile convincere i parlamentari ad approvarla, perché sarebbe un po’ come convincere le zanzare a diventare rappresentanti dell’Autan. Ma dobbiamo crederci. Dobbiamo provarci. Dobbiamo fare davvero i fuochi d’artificio, prima ancora di vedere il risultato. Lo dobbiamo fare per motivi economici, naturalmente, ma anche  per motivi morali. Quando si parla questo genere di tasse,  infatti, di solito nasce un’obiezione: «Perché colpire il patrimonio? Avere un patrimonio non è una colpa». Obiezione in genere sensata. Ma non in questo caso. Il patrimonio della casta è una colpa perché è stato accumulato da chi stava  distruggendo il Paese: con una mano si arricchivano, con l’altra ci impoverivano. Che sia venuta l’ora del risarcimento? Forse sì: loro continuano ad avere le tasche piene, in effetti. Ma ho la sensazione che il Paese ne abbia ormai piene le tasche… di Mario Giordano, Libero, 13 marzo 2012

….Non solo le tasche ma anche i maroni. E va  là il necroforo Monti che oggi ha fatto da ossquioso  paggio alla Merkel,  l’ex silenziosa stipendiata della DDR, lì dove  la stasi  “rubava le vite degli altri” ma non quella della Merkel che  attese  che il Muro cadesse per svegliarsi filooccidentale.  Il paggio oggi è stato lodato per la servile opera di immiserimento degli italiani perseguita con  nazistica fermezza sotto gli occhi compiaciuti della “culona” che immeserendo l’Europa persegue lo stesso identico sogno dell’altro fuhrer. Ma certi sogni portano male. g.

SENTENZA DELL’UTRI: SBUGIARDATI I FAZIOSI. IL RESTO E’ DEMAGOGIA, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 12 marzo, 2012 in Giustizia, Politica | No Comments »

Non nominare il nome di Falcone (e Borsellino) invano. Dovrebbe essere questo il primo comandamento di un magistrato. Ma sono in tante le toghe, Ingroia e Caselli in testa, che in queste ore si lasciano andare alla bestemmia, quella di sostenere che i due pm eroi si stanno rivoltando nella tomba per la sentenza Dell’Utri.

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Trascinare Falcone e Borsellino nella più cocente figura di palta della giustizia italiana è operazione squallida e anche un po’ vigliacca, perché come noto i morti non possono smentire. Fino a ieri proprio questi signori pontificavano che le sentenze si accettano e non si discutono. Da oggi non più. Le sentenze, quelle che non piacciono, si possono massacrare e si può chiedere pure di radiare i giudici per loro scomodi, come ha di fatto chiesto ieri Caselli in una intervista a La Repubblica. Una reazione violenta e isterica di chi si sentiva onnipotente e scopre invece di essere messo dai colleghi giudicanti, forse per la prima volta, sulla stesso piano della difesa, quindi fallibile, come prevede la Costituzione.

Borsellino e Falcone erano l’opposto di quelli che stanno usurpando il titolo di loro successori. Si occupavano di combattere la mafia ma il loro rigore nel valutare gli intrecci con la politica era assoluto, nonostante proprio in quegli anni le infiltrazioni fossero più che evidenti. Misero in guardia dai pentiti a scoppio ritardato, non esitarono ad arrestarne alcuni palesemente inaffidabili. Gente come quel mascalzone di Ciancimino junior con loro non avrebbe avuto neppure l’onore di un interrogatorio. Sul reato di associazioneesterna alla mafia misero in guardia il legislatore intuendone con profetica lungimiranza l’uso distorto che mafiosi e pm d’assalto avrebbero potuto farne. Non credo di esagerare sostenendo che con Falcone l’inchiesta dell’Utri non avrebbe superato la fase istruttoria.

Ingroia e Caselli mi sembrano come quei cattopolitici di oggi che si appellano a De Gasperi dopo aver tradito ideali a destra e a manca in cambio di onori e poltrone. Un pm (il pg di Cassazione) pure di sinistra e un collegio giudicante (la Cassazione) hanno giustamente sbugiardato un’inchiesta faziosa che si basava su un teorema politico: Dell’Utri uguale mafia per cui Berlusconi uguale mafia. Non era vero. Tutto qui. Il resto sono solo faide interne alla magistratura che confermano l’urgenza di riformare un sistema ormai fuori controllo. Il Giornale, 12 marzo 2012

.………..Non commentiamo l’articolo di Sallusti. Lo condividiamo in toto. Ci piace però dare atto ad Alessandro Sallsuti di essere un coraggioso, ai limiti della temerarietà. Ed è cosa assai difficile nel giornalismo, specie quello di destra. I giornalisti di sinistra sanno di poter contare sulla “solidarietà“  di una vasta rete di connivenze e di complicità. I giornalisti di destra, o anche quei giornalisti che dicono cose che possono non piacere alla sinistra,  invece no. A loro può capitare di tutto. E’ accaduto allo stesso Sallusti, perquisito al giornale e a casa, come un qualsiasi criminale, dopo assai circostanziati articoli sulle attività della presidente di Confindustria,  la signora Marcegaglia, è accaduto alla giornalista Annamaria Greco, perquisita addirittura lì dove si cela la più intima femminilità delle donne,  solo per aver scritto a proposito di vecchie storie disciplinari della signora Boccasini. E’ accaduto a tanti altri giornalisti,  ogni qualvolta hanno scritto in maniera critica di certe storture giudiziarie del nostro Paese. Specie di quei magistrati che hanno scambiato la toga per un cannone direzionato solo verso un obiettivo. Ed è accaduto che questi giornalisti hanno fatto onore al loro impengno di scrivere la verità e dire la loro opinione. E’ quel che fa ogni giorno Sallusti, come altri, sul suo quotidiano o lì dove gli viene chiesto di esprimerla. Interpreta, spesso, la opinione dell’uomo della strada scevro da faziosità e prevenzioni. Lo fa a rischio di se stesso. Per questo gli siamo grati, perchè con la sua voce dà voce a ciascuno di noi. E ci vuole coraggio. g.

TUTTI ATTENTI AL VOTO FRANCESE, di Mario Sechi

Pubblicato il 12 marzo, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Il presidente francese Nicolas Sarkozy Ascoltavo il discorso tenuto da Nicolas Sarkozy a Villepinte per la campagna presidenziale e mi sono ritrovato a chiedermi: dov’è finita la politica italiana? Mentre Sarkò minacciava di congelare Schengen e proponeva un «Buy European Act» per proteggere l’industria europea, mentre cercava di rimontare il suo svantaggio (un paio di punti) sullo sfidante socialista Francois Hollande, ho trovato una ulteriore conferma della crisi del sistema politico italiano. Diciotto anni dopo la discesa in campo di Berlusconi, lo scenario è polverizzato: dell’esperienza del 1994, delle sue trasformazioni, alchimie e alleanze sperimentate nel corso di un tempo lungo resta poco. Sia chiaro, un leader non deve per forza lasciare un’eredità, la storia è piena di folgoranti meteore, ma sull’esperienza italiana prima, durante e dopo Berlusconi occorre riflettere con onestà intellettuale per trovare una risposta al domani. Tra sei settimane sapremo chi sarà il nuovo presidente francese. Se Sarkozy perde, lo scenario europeo subirà uno scossone perché il già debole asse tra Parigi e Berlino diventerà di terracotta. Hollande lo vuole demolire e lo stesso Sarkò è costretto a issare la bandiera nazionalista per recuperare voti. Ci sono le premesse perché il «Fiscal Compact» europeo diventi carta straccia. Tutto questo riguarda da vicino l’Italia, il suo governo, i destini di un centrosinistra in cerca d’autore e la lezione che può trarne un centrodestra che viaggia in disordine sparso. Il voto francese è una bomba a orologeria pronta a far saltare l’ortodossia berlinese e il fideismo bancocentrico. Potrebbe essere un salutare schiaffo per l’Unione europea, ma Monti cosa farà? Continuerà ad appoggiarsi alla cancelliera Merkel che nel frattempo avrà perso la stampella di Parigi? E il Pdl alfaniano con quale ricetta si presenterà davanti ai suoi elettori? E il Pd bersaniano continuerà a sostenere la linea «brussellese» del rigorismo o subirà il fascino «hollandista» spostandosi ancor più a sinistra? Anche una per ora improbabile vittoria di Sarkozy avrebbe effetti importanti. Il Pdl dovrebbe rileggersi la campagna dell’Eliseo, cercando di reinterpretarne le parole chiave e i politici che diedero vita ad Alleanza nazionale potrebbero provare a ricostruire la destra che non è riuscita a venir fuori con la leadership finiana, priva della caratura culturale per diventare un presentabile gollismo italiano. In attesa del rush finale, resta un dato: la Francia può scegliere tra due alternative chiare, una destra e una sinistra riconoscibili. E un debole Sarkozy, pur in svantaggio, pur da non imitare per gli errori commessi, grazie a un sistema istituzionale che funziona e ruota intorno alla presidenza della Repubblica, può proporre «La France Forte». Idee per Italia? Non pervenute. Mario Sechi,Il Tempo, 12 marzo 2012

.…………..Ci siamo sforzati di inviduare tra i politici della ex Alleanza Nazionale, erede del vecchio MSI, che vantò finchè visse  il copyright della Destra italiana,  chi, facendo nostro l’auspicio di Sechi, abbia la caratura culturale per ind, ossare la corazza di leader di una nuova Destra capace di trasformarla in un “presentabile gollismo all’italiana”. Per quanti sforzi, anche di fantasia, abbiamo fatto,  siamo costretti ad ammettere che non c’è nel panorama politico italiano, nè fra gli ex AN nè nei pur numerosi  “eredi” del berlusconismo, chi possa essere investito di questo ruolo. Certo di autocandidature ce ne sono tante ma nessuna che abbia il “quid” evocato da Berlusconi per Alfano. Bravo questo, ma solo perchè in un mondo di ciechi chi ha un occhio è un veggente. Per il resto è deserto. Perchè finiti i Valori, accantonati i sogni, perduti gli ideali, è naturale che nel terreno della Destra non cresca più erba. Ed è un peccato. g.

E’NATO IL PRINCIPATO DI FILETTINO, CON PARLAMENTO, GOVERNO E PREMIER: FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA!

Pubblicato il 11 marzo, 2012 in Costume, Cronaca, Politica | No Comments »

Il regista Pasquale Squitieri con la moglie Claudia Cardinale
FILETTINO (FROSINONE) – Con il giuramento di dieci ministri, da ieri sera e’ operativo il governo del Principato di Filettino, nel Frusinate. A guidarlo, nel ruolo di premier, sara’ il regista cinematografico Pasquale Squitieri, scelto dal principe reggente Carlo Taormina a capo dell’ esecutivo della nuova istituzione del paese montano in provincia di Frosinone. Con il giuramento dei ministri, il Principato di Filettino si appresta ad intraprendere le prime azioni di governo. La struttura organizzativa del Principato, dopo l’elezione del Parlamento con trenta deputati, è stata completata. I ministri cominceranno subito loro attivita’ e gia’ nei prossimi giorni verra’ convocata la prima seduta del consiglio dei ministri, che sara’ chiamato a varare i primi importanti provvedimenti.Oltre al premier Pasquale Squitieri, hanno giurato davanti al principe reggente Carlo Taormina (che conserva l’interim al Lavoro) nove ministri: Carlo Monti che va agli Esteri al posto del segretario generale del Consiglio regionale del Lazio Nazzareno Cecinelli; Maria Rosaria Galella, ministro della Giustizia; Carlo Bonzano ministro dell’Interno; Davide Della Morte ministro della Sanità (all’ultimo momento ha rinunciato il prof. Augusto Mosca dell’equipe medica del Vaticano); Roberto Cocco, ministro dei Lavori Pubblici; Vincenzo Giannotti, ministro delle Finanze; Francesca Pontesilli, ministro dei Diritti della Persona e delle Pari Opportunita’; Laura Iona, ministro della Cultura; Guglielmo Cialone, ministro dello Sviluppo con delega ai trasporti. Restano da nominare i ministri del Turismo e dell’Ambiente. ”Nei prossimi giorni saro’ a Filettino – ha detto il premier Pasquale Squitieri – e mi mettero’ subito al lavoro. Prendo molto seriamente questo mio incarico”. Secondo Taormina la nascita del Principato di Filettino ”e’ la risposta all’abbandono dei territori e al degrado della politica”.

”Sono felice di essere stato chiamato a guidare il governo del Principato di Filettino. E’ un governo che intende restituire ai cittadini di Filettino il loro diritto alla proprieta’ del territorio”. Lo ha detto all’ANSA il regista cinematografico Pasquale Squitieri, da ieri sera presidente del Consiglio dei ministri del Principato di Filettino, il piccolo paese in provincia di Frosinone che si sta trasformando in Principato su progetto lanciato la scorsa estate dal sindaco Luca Sellari. ”Il nostro obiettivo – ha aggiunto Squitieri- e’ di portare Filettino nel mondo facendone un centro positivo sul piano economico, culturale e sociale. Penso, ad esempio, anche all’ organizzazione di un importante rassegna di cinema. In un momento cosi’ difficile per il nostro Paese l’iniziativa partita da Filettino e’ giusta e deve far riflettere. Ora il problema e’ lavorare e progettare e su questo ci sara’ il massimo impegno da parte del governo che sono stato chiamato a presiedere dal mio amico principe, Carlo Taormina. Prendo molto seriamente questo mio incarico – ha concluso Squitieri- e gia’ nei prossimi giorni saro’ a Filettino per iniziare il mio lavoro”. Fonte ANSA, 11 marzo 2012

………….Filettino è un paese in provincia di Frosinone, nei pressi degli Altipiani di Arcinazzo che diedero i natali a Rodolfo Graziani, maresciallo d’Italia, comandante delle Forze Armate della RSI, processato per alto tradimento dopo la guerra e assolto perchè aveva agito per alti valori sociali e morali. A Filettino ad opera dell’ex deputato e noto penalista Carlo Taormina è stato istituito il Principato di Filettino, con tanto di Parlamento, governo e premier che nella fattispecie è il noto regista cinematografico Pasquale Squitieri, anche lui ex parlamentare della Repubblica, che rappresentò al Senato dove lo volle Pinuccio Tatarella che di Squitieri e della sua compagna, Claudia Cardinale, era grande amico.  Tra tante notizie cattive, questa è finalmente una buona notizia, quanto meno è una notizia allegra, di quelle che mettono di buon umore e che confermano che sognare si può, almeno  sino a quando qualche pubblico ministero kafkiano non ipotizzerà  il sogno come reato di concorso esterno in appropriazione indebita della speranza. Che come è noto è l’ultima cosa a morire , della specie ritorniamo al passato quando l’Italia, non ancora una e indivisibile ad opera dei rompi…..ni  dei risorgimentisti,era si divisa ma con tanta o almeno tante monete e tanti principati. g.

P.S. Questa gioiosa notizia che apre il cuore alle speranza ci consente di evitare di occuparci delle altre di notizie, e almeno per un giorno fare finta che gli Alfano, i Bersani, i Casini e sopratutto i Monti e i Napolitano esistono (magari!) solo nella nostra fantasia. g.

NON CEDERE AL PARTITO DELLO SFASCIO, di Mario Sechi

Pubblicato il 10 marzo, 2012 in Politica | No Comments »

Tricolore sui balconi La zuppa inglese è diventata un pasticciaccio brutto e in Nigeria muore un italiano senza che l’Italia possa farci niente, in India due marò sono prigionieri e non sappiamo come tirarli fuori, il teorema giudiziario su Dell’Utri va a carte quarantotto e i mafiologi dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza, la produzione industriale in gennaio crolla al meno cinque per cento annuo mentre l’Iva va al 23 per cento e la benzina schizza a due euro al litro, i metalmeccanici della Fiom scioperano mentre il mercato europeo dell’auto cola a picco, la Margherita querela il suo ex tesoriere dalla mano lesta che lancia avvertimenti. Mi fermo qui, perché la giornata di ieri è il quadro impietoso di un Paese in transizione che si dibatte di fronte alle sue contraddizioni, ai suoi dilemmi, alla sua inconsapevole forza e consapevole debolezza. L’Italia è un Paese da rifare e nello stesso tempo da conservare. La sua storia è un rosario di conquiste e perdite, invasioni e ritirate, slanci di generosità e egoismi sconfinati. Ho visto tanti stranieri denigrarla, ma poi innamorarsi perdutamente della nostra Patria fino a piangerla e rimpiangerla. E ora? Ora siamo qui a fare i conti con la dissipazione degli ultimi vent’anni della nostra storia. Tiriamo le somme di un’esperienza politica che sembra non ha prodotto i risultati sperati, a destra e a sinistra. Berlusconismo e prodismo non sono riusciti a cambiare la natura di un Paese che non ha mai voluto fino in fondo risolvere le sue contraddizioni. Vent’anni di lotta politica durissima, di guerra giudiziaria senza regole, di assalto con la baionetta e nessun rispetto reciproco tra avversari, hanno condotto all’ascesa di un governo tecnico senza alcun collegamento con il corpo elettorale e all’annullamento del Parlamento e di conseguenza dei partiti. La sfiducia dei cittadini è grande, l’ho toccato con mano anche ieri, durante un collegamento in diretta con Radio Anch’io, programma magistralmente condotto da Ruggero Po. Un avamposto di libertà e raro equilibrio dentro una Rai anch’essa da riformare. I politici chiamati a intervenire «on air» sono stati sommersi dalla delusione rabbiosa degli ascoltatori e alla fine il filo rosso della trasmissione è stato quello dell’antipolitica senza un progetto, il prodotto radioattivo dell’assenza delle idee nella politica, nei partiti che dovrebbero esserne il volano e il luogo di sintesi. Quando il ministro Riccardi si lascia sfuggire un giudizio qualunquista sulla politica («fa schifo») sbaglia perché è un servitore della Repubblica, ma trova il consenso pressoché unanime del popolo che prova disgusto per le manovre di Palazzo, allora è giunto il momento in cui la fazione non ha più importanza perché c’è un avversario pericoloso da sconfiggere tutti insieme: il Partito dello Sfascio.  Mario Sechi, Il Tempo 10 marzo 2012

………….Lasciamo stare il signor Riccardi, ministro per grazia ricevuta,  che prova schifo per la politica, salvo goderne i vantaggi. Il problema che evidenzia Sechi c’è ed è grande. L’antipolitica è ormai dilagante e nessuno creda di poterla liquidare solo accusanola di essere senza progetti. Anche le rivoluzioni, quelle del passato, e anche quelle più recenti,  sono nate senza progetto e il progetto lo hanno realizzato strada facendo. Sfugge all’analisi, pur condivisibile,  dell’autorevole direttore de Il Tempo che le ragioni dell’antipolitca sono nei partiti della politica  e il progetto se pur non scritto è proprio quello di  modificare la politica eludendo, anzi azzerando,   i partiti. E’ vero, i partiti sono gli strumenti preposti,  anche costituzionalmente, a farsi tramite tra Stato e cittadini, ma questi partiti, tutti, senza distinzione, hanno abdicato a questa loro funzione, lo ribadiamo, anche costituzionale,  per trasformarsi in vere e proprie bande armate dedite all’arrembaggio dello Stato usando il loro ruolo di tramite tra lo Stato e i cittadini solo per trarne vantaggi e privilegi e guai a tentare di toccarli, tant’è che il diio del rigore e dell’equità, tale Monti, si è guardato bene dal toccarli.  Prova ne è che mentre ai cittadini nel cui nome agiscono, citandoli ad ogni piè sospito come centrali nella loro rispettiva  azione parlamentare e di governo,, viene riservato il ruolo dei destinatari di tutte le possibili formule vessatorie di uno Stato sempre più predone e che assomiglia ad un capobanda che utilizza i suoi “”bravi” per metterli gli uni contro gli altri (è di queste ore la notizia che l’Agenzia delle Entrate il cui capo assomiglia anche fisicamente ai comandanti dei campi di sterminio nazisti ha proposto di inclolare sui vetri dei negozi virtuosi  -per le Agernzie delle Entrate -  il “bollino blu”, una specia di caccia all’untore alla rovescia…) a se stessi riservano, continuano arrogantemente a riservarsi privilegi, vantagggi, e stipendi a dir poco favolosi, tanto che a nessuno di loro potrà mai capitare di doversi suicidare per un debito di 1300 euro che una banca, forse una di quelle che ha da pco ricevuto dalla BCE prestiti ad un interesse quasi pari a zero,  ha negato ad un imprenditore disperato.  E’ in questo clima che matura e monta l’antipolitica, è  in questo clima che l’unico progetto che potrebbe  – potrebbe! – maturare è quello di sfasciare tutto nella speranza – solo speranza – che la politica diventi un’altra cosa. E’ un sogno?  Ma lasciateci sognare perchè  almeno i sogni non sono tassabili. Befera permettendo e sino a che non sarà inventato un redditometro anche per quelli. g.

DALL’INDIA ALLA NIGERIA, LA DIPLOMAZIA ITALIANA PRESA A PESCI IN FACCIA

Pubblicato il 9 marzo, 2012 in Politica estera | No Comments »

Prima il caso dei marò italiani, arrestati sulla nave italiana che trovandosi in acque internazionali è territorio nazionale e quindi inviolabile; oggi il caso del blitz delle teste di cuoio inglesi in Nigeria, sfociato in un bagno di sangue che è costata la vita, tra gli altri, anche ad un italiano prigioniero in un campo islamico, senza che l’Italia fosse stata preventivamente consultata: a distanza di pochi giorni due occasioni in cui la diplomazia italiana, consegnata irresponsabilmente nelle mani  di un diplomatico con scarso credito internazionale, è stata presa a pesci in faccia o, come ha detto l’ex ministro Maroni, ha fatto la fidura dei peracottai. E in altrettanti pochi giorni un altro ministro che non sa dove nascondere la faccia. Povera Italia, in quali mani è finita.

DELL’UTRI, LA CASSAZIONE ANNULLA LA CONDANNA E RINVIA IL PROCESSO ALLA CORTE D’APPELLO DI PALERMO

Pubblicato il 9 marzo, 2012 in Giustizia | No Comments »

Dell'Utri, tutto da rifare Corte annulla processoROMA – La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’appello di condanna a sette anni di reclusione per il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo di secondo grado dovrà essere rifatto a Palermo davanti ad altri giudici.

I supremi giudici hanno così accolto le argomentazioni del procuratore generale d’udienza e della difesa del senatore Dell’Utri. E’ stato, invece, dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Palermo.

Nessun imputato deve avere più diritti degli altri ma nessun imputato deve avere meno diritti degli altri: e nel caso di Dell’Utri non è stato rispettato nemmeno il principio del ragionevole dubbio”, aveva detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Francesco Iacoviello, nella requisitoria. Il pg Iacoviello ha iniziato la sua requisitoria parlando delle ”gravi lacune” giuridiche della sentenza d’appello per mancanza di motivazione e mancanza di specificazione della condotta contestata a Dell’Utri, che a suo avviso deve essere chiarita.  Nella sua requisitoria  ha chiesto  il rigetto del ricorso presentato dalla procura della corte d’appello di Palermo per chiedere una condanna più pesante nei confronti del senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri. Il ricorso del pg di Palermo, Antonino Gatto, chiedeva  anche il riconoscimento delle accuse per concorso esterno per fatti successivi al ‘92. Dell’Utri è a Milano dove attenderà, nella sua abitazione, l’esito dell’udienza. La condanna a sette anni di reclusione gli e’ stata inflitta il 29 giugno 2010 dalla Corte d’Appello di Palermo per concorso

Dell’Utri ha atteso a Milano, nella sua abitazione, l’esito dell’udienza. FONTE ANSA, 9 marzo 2012

…………..Allora è vero che c’è un giudice a Berlino. Buon per Dell’Utri perseguitato  a Palermo da 18 anni con accuse mai provate come ha sostenuto il PG della Cassazione.

TUTTI SOBRI MA VOGLIONO DARCELA A BERE, di Mario Sechi

Pubblicato il 9 marzo, 2012 in Politica | No Comments »

Tempi duri per Pier Luigi Bersani. Carlo De Benedetti, editore di Repubblica, ieri ha detto urbi et orbi che il segretario del Pd non potrà essere il candidato del centrosinistra a Palazzo Chigi. Segue grande clamore. L’Ingegnere è considerato, a torto o a ragione, un king maker di candidati progressisti, e dunque l’esternazione non passa inosservata e naturalmente sarà sottoposta a una lettura attenta nelle prossime settimane sulle colonne di Repubblica dedicate al Partito Democratico. Credo che De Benedetti abbia ragione e provo a spiegare perché. Bersani è una persona seria, un onesto segretario, deve gestire una transizione difficile in una crisi tremenda della politica, ma la domanda che bisogna porsi quando si pensa al momento del voto, all’attimo in cui il cittadino entra nel seggio elettorale, si chiude nella cabina, tira fuori la matita e segna la sua croce sul simbolo e il candidato, è un’altra: Bersani è capace di far sognare? La risposta è no. Perché è un uomo certamente perbene, ma è anche diventato ingiustamente l’imitazione di se stesso (vedi alla voce Crozza) e alla fine ha un problema di «trascinamento» dell’elettorato. Insomma, Bersani non può vincere. E in questo De Benedetti ha visto giusto. E oggi è lampante che le dimissioni di Veltroni furono un errore (di Walter), una precipitosa fuga in avanti (o indietro) che non ha risolto nessun problema del Partito Democratico. Se la logica dell’Ingegnere funziona, è chiaro che neanche Uòlter può essere il candidato a Palazzo Chigi. A questo punto nel Pd si apre il beauty contest, e non parlo di frequenze, ma di volti e idee per il domani. Insomma, il centrosinistra è un po’ terremotato.
E il centrodestra? Non è che le cose vadano molto meglio. La Lega è alle prese con l’accusa di trainare un Carroccio pieno di tangenti, tanto che se i giornali titolano «Lega ladrona» nessuno ci fa più caso. Intanto alla Regione Lombardia si fa prima a contare quelli che non hanno l’avviso di garanzia, Berlusconi è in gita in Russia con l’amico Putin, Alfano tira la baracca e fa un corso di «quid», mentre quelli che dovrebbero essere gli alleati naturali del centrodestra, cioè i centristi di Casini, sono alle prese con un dilemma: restiamo single o ci mettiamo con Vendola?

Nel frattempo Di Pietro ha acceso il trattore con l’aratro spianato, Grillo attacca il presidente della Repubblica, Diliberto è convinto che si stia muovendo di più la mummia di Lenin che il Pd (copyright di Dario Vergassola) e altri residuati bellici che credevamo archiviati stanno uscendo dal sarcofago. Ho sempre pensato che la politica fosse una cosa seria, poi sono arrivati i tecnici, tutti sono diventati sobri, ma pensano di continuare a darcela a bere.  Mario Sechi, Il Tempo, 9 marzo 2012

……….L’ultima considerazione è la migliore: i professoroni  – a cui fa schifo la politica ma godono di tutti i priovilegi dei politici – vogliono darcela a bere facendo i sobri….con le bottiglie degli altri (indimenticabile Ricucci  secondo il quale “è facile fare i froci con il culo degli altri….”). g.

PER SENATORI (E LORO AMICI) MUTUI ALL’1,57%: L’ENNESIMO PRIVILEGIO DELLA CASTA

Pubblicato il 8 marzo, 2012 in Cronaca | No Comments »

“Quello per i senatori è il top del top, ha un tasso variabile dell’1,57%. E’ una pacchia”. E’ la risposta che ha dato un impiegato della filiale BNL interna al Senato a Francesco Barbato (IdV). L’onorevole, con la telecamera nascosta, era entrato in banca per chiedere un mutuo per l’acquisto di una casa. “E’ una pacchia di cui possono beneficiare anche altre persone – ha precisato l’addetto allo sportello – ma ci deve stare sempre un senatore dietro”. E’  un altro privilegio della casta dei politici: tassi di interesse per i mutui a un terzo di quanto pagano i normali cittadini. Il video è stato pubblicato in anteprima dal sito de La7 all’indirizzo www.piazzapulita.la7.it. La versione integrale nel corso della puntata di stasera del programma di approfondimento de La7 condotto da Corrado Formigli, alle 21.10. Fonte ANSA, 8 marzo 2012