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IN ATTESA DEL 2013: SARA’ L’ANNO CHE SEGBNERA’ IL NOSTRO FUTURO, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 31 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Delle tante parole spese ieri per ricordare Rita Levi Montalcini, morta a 103 anni, me ne sono rimaste in testa sette sue: «L’essenza della natura umana è la libertà».

Dovremo ricordarcelo più spesso soprattutto in tempi, come questi, di delusione e sconforto. Arriviamo da un anno difficile durante il quale in tanti hanno lavorato, su fronti diversi ma con obiettivi convergenti, per costruire una alternativa illiberale e classista al futuro governo del Paese. Ci hanno provato Paesi stranieri, Germania in testa, con una ingerenza, per lo più occulta, senza precedenti che ha minato alle radici la nostra sovranità. Ci ha provato il presidente Napolitano che ha insediato un governo tecnico e azzerato il potere reale del Parlamento concedendo l’uso della fiducia come mai prima. Ci sta provando Monti, che tradendo la parola data con solennità, è diventato soggetto politico di parte contro altre parti che lo avevano sostenuto loro malgrado. Ci prova con costanza la magistratura che fa dell’immunità assoluta di cui gode uno scudo alla sua faziosità e malafede neppure più negata, come dimostrano le candidature show dei pm Ingroia e Grasso. Ci stanno provando illustri cardinali che schierandosi a sostegno di una parte politica, quella montiana, non a difesa di princìpi (radicati anche in altre forze) ma di poco chiari interessi personali commettono il peccato mortale di nominare il nome di Dio invano.
E allora dobbiamo avere ben chiaro che nell’anno che si apre domani saremo chiamati subito a scegliere non tra questo o quel partito come se si trattasse di una questione estetica o umorale ma a ipotecare un bel pezzo del nostro futuro in senso liberale o anti liberale. Se la stagione nata con Forza Italia e proseguita in modo pasticciato e a tratti inadeguato fino a un anno fa dovesse essere archiviata, ci ritroveremmo, chiunque vinca le elezioni, a fare i conti con uno Stato non solo incapace come al solito, ma centralista, invasivo, ingordo dei nostri beni, censore delle nostre idee. Uno stato etico e di polizia, cioè l’esatto contrario dell’essenza della nostra natura di uomini liberi e sovrani, come disse la Montalcini.
Noi ci impegniamo a sostenere questa battaglia, così come abbiamo sempre fatto. E a questo proposito siamo orgogliosi che sia andata in porto con la vostra straordinaria partecipazione la sottoscrizione di libertà a difesa dei poliziotti che rischiano la vita e lo stipendio per difendere da teppisti e violenti noi e le nostre città durante le manifestazioni di piazza. Il fondo ha raggiunto la ragguardevole cifra di 580mila euro. Grazie a tutti, nei prossimi giorni comunicheremo chi, e come, si occuperà della gestione. Alessandro Sallusti, 31 dicembre 2012

AUGURI DI BUON ANNO

UN DISCORSO CHE NON SENTIREMO MAI……

Pubblicato il 30 dicembre, 2012 in Gossip, Politica | No Comments »

Questa  sera,  31 dicembre, come di consueto, il Presidente della Repubblica rivolgerà agli Italiani il rituale discorso di fine Anno. E’ certo che parlerà di tutto e di tutti, naturalmente anche dell’anno difficile che abbiamo vissuto, del governo, delle elezioni e anche di Monti. Il sito satirico DAGOSPIA ha immaginato di aver ritrovato nei pressi del Quirinale la bozza del discorso di Napolitano che ne ha per tutti, prima di tutto per Monti. Non sarò così, perchè Napolitano, per le ragini che ciascuno può immaginare, si guarderà bene dal dire ciò che pensiamo in tanti. Eppure, dopo aver letto la ipotetica bozza del discorso che Napolitano non farà mai, ciascuno di noi può leggerla tra le riga del discorso che invece pronuncerà, l’ultimo del suo settennato.

Di passaggio in via del Quirinale a Roma, abbiamo raccolto dei fogli caduti da una finestra della ex residenza estiva dei Papi, come se fossero stati improvvisamente buttati via. In testa al primo di essi abbiamo letto: “Intervento del Presidente della Repubblica, 31 dicembre 2012. Prima bozza, 30 dicembre ore 17,30″. Per non dare ai turisti diretti alle Scuderie del Quirinale l’idea che non fossimo attenti al decoro della Capitale d’Italia, in omaggio al citizen journalism e consapevoli dell’importanza del documento che chiude il settennato del Presidente Giorgio Napolitano, abbiamo deciso di pubblicarlo, avvertendo che le parole che il Presidente effettivamente pronuncerà la sera del 31 dicembre in televisioni a reti unificate potranno anche essere diverse, in tutto o in parte, da quelle contenute nel testo . Dagospia

Italiane e italiani,
poiché a causa delle incombenze di fine legislatura non ho fatto in tempo il giorno della vigilia di Natale a recarmi dal mio amico Joseph Ratzinger a confessarmi, lo faccio ora davanti a tutti voi. Troppo grande e’ infatti il peso che avverto sulla mia coscienza per i “peccati” che ho commesso dal novembre dello scorso anno. Voglio percio’ esprimere tutto il mio ravvedimento e pentimento di fronte a voi, per alleviare le mie pene e non certo perché ambisco ad avere l’assoluzione.

Chiedo per la prima cosa perdono ai milioni di cittadini provenienti dalla mia stessa tradizione post¬ comunista, socialista e socialdemocratica, perché è ormai chiaro che sono stato raggirato anch’io e gli effetti della mia azione rischiano di impedire la salita a palazzo Chigi del caro compagno Pierluigi Bersani, il primo post comunista che poteva arrivarci attraverso un percorso democratico e una legittimazione popolare inedita nella storia dl nostro Paese e di quel partito che è stato anche il mio.

Vi sembrera’ strano, ma poiché sono una persona corretta chiedo scusa anche a Silvio Berlusconi. Sia chiaro, con le sue “cene eleganti” aveva dato ben piu’ di un pretesto ai nostri competitor internazionali per attaccare il nostro Paese e la situazione non era piu’ sostenibile. Dovevo quindi intervenire, ma mai avrei pensato (ed è solo di questo che chiedo scusa anche a lui) scegliendo Mario Monti di imbattermi in un cattolico falso, cortese e deferente ma servo dei poteri forti nazionali e internazionali.

Poiche’ tale giudizio riecheggia spesso e poiché io lo sto usando per la prima volta, ho il dovere di spiegare a voi, italiane e italiani, cosa significa, o almeno quello che io penso significhi per il nostro Paese. Secondo me, significa essenzialmente due cose: mettere fuori gioco il made in Italy a favore del made in Germany, a favore cioè delle imprese tedesche di cui noi siamo i principali concorrenti nel mondo, anche e soprattutto nella tecnologia e non soltanto, com’è evidente, nella moda e nel cibo.

Avete mai sentito una volta il professor Monti parlare di industria, di manifattura, di prodotti italiani? Io no. Il secondo motivo è questo: sapete che oggi si possono comprare case in Grecia con uno sconto del 70 per cento rispetto al valore che esse avevano prima della tempesta finanziaria scatenata dai famosi mercati. Noi non siamo (ancora) la Grecia, ma i mercati da noi vogliono mettere le mani non solo sugli immobili ma sui pochi gioielli industriali, soprattutto pubblici, che ci sono rimasti.

Il professor Monti è il cavallo di Troia di entrambi i disegni, per i quali si è addirittura presentato alla elezioni insieme a compagni di viaggio a dir poco impresentabili. Egli, ho il dovere di dirlo ma voi lo sapete gia’, ha parlato di vocazione maggioritaria ma non riuscira’ nemmeno ad arrivare secondo. In tal caso, i famosi mercati subito dopo le elezioni, quando magari sara’ difficile formare un governo se il Pd non dovesse avere la maggioranza anche al Senato, sono pronti a scatenare una nuova offensiva contro l’Italia.

Le banche tedesche e francesi venderanno i nostri titoli di Stato, quelli per i quali paghiamo 80 miliardi di euro di interessi all’anno e di cui ho parlato spesso per difendere il fatto di aver scelto Mario Monti in quanto amico dei mercati, proprio per costringerci a recuperare il professore alla guida del governo, in modo che egli possa portare a termine il suo programma di vendita dei gioielli italiani, trasformando davvero l’Italia nel sud della Germania. So che quanto vi sto dicendo è grave, ma è mio dovere avvertire i cittadini di quanto è avvenuto e, soprattutto, di quanto potra’ avvenire. E di questo vorrei che vi ricordaste nel giudicare il mio settennato.

Debbo anche chiedere scusa a voi italiane ed italiani, al mondo produttivo, alle associazioni del commercio e dell’artigianato, al volontariato e alle forze sindacali perché mai e poi mai avrei immaginato di dover essere io a mettere la firma sotto una serie di provvedimenti che hanno cosi terribilmente impoverito il nostro Paese, messo in grave difficolta’ le famiglie, aumentato contemporaneamente disoccupazione e debito pubblico come non mai nella storia economica dell’Italia.

I miei collaboratori mi hanno preparato le schede con tutti i provvedimenti del governo Monti che hanno fatto stramazzare l’Italia con la scusa di salvarla, ma ve li risparmio perché immagino li conosciate benissimo.

Chiedo scusa a tutti voi. Non chiedo assoluzione ma solo comprensione e, soprattutto, il riconoscimento della mia buona fede. Buona fede migliorista di chi crede nell’Italia e nell’Europa, in una Europa solidale senza discriminazioni sociali e non certo un ‘Europa dei potenti contro i deboli, dei prevaricatori contro la stragrande maggioranza dei cittadini.

Chiedo scusa a tutti, tranne ad uno, al quale rivolgo il più fermo e convinto anatema per aver tradito la mia fiducia, strumentalizzato il mio spirito di servizio al Paese, ignorato il senso dello Stato, il rispetto delle istituzioni e delle regole e, talvolta, persino la buona educazione.

Cari italiane e cari italiani, nella storia del nostro Paese si annoverano molti salvatori della Patria, alcuni veri, altri presunti. Ma gli uomini della Provvidenza non esistono più da 2000 anni, se si esclude Gesu’ per i credenti. E neppure l’improvvida, opportunistica e poco meditata benedizione vaticana per Mario Monti può sopperire a tale rappresentazione della storia: neppure Pio XII arrivò a fare ciò che le alte gerarchie della Chiesa hanno fatto in queste ore con una ingerenza senza precedenti in affari tutt’altro che spirituali e molto mi meraviglia che Papa Benedetto XVI abbia consentito questa deriva che va ben oltre il relativismo e che provochera’ inevitabilmente un corto circuito nello storico rapporto tra Stato e Chiesa in Italia.

Che farà domani Santa Madre Chiesa se legittimamente una forza politica espressione della sovranita’ popolare dovesse rivendicare anche in Italia l’adozione di una normativa sulle nozze gay? Con quale credibilita’ si potrebbe opporre a politiche di un governo in contrasto con una Chiesa schierata, almeno in Italia, non con i deboli ma con i potenti?

Tutto ciò vi dico, con grande preoccupazione per il futuro del nostro Paese e, se mi consentite, con grande rammarico e dolore. Caro professor Monti, fosse stato vivo Aldo Moro oggi Le avrebbe senz’altro detto che lei è un misto di grande opportunismo e di piccolo cinismo. Fossero vivi oggi i grandi padri della patria, da De Gasperi a Fanfani, da Berlinguer ad Almirante, da Pertini a Cossiga e tanti altri, Lei sarebbe ancora al posto che più di tutti avrebbe ancora titolo a ricoprire: consulente dell’onorevole Paolo Cirino Pomicino (il quale, guarda caso, ha bocciato inesorabilmente la sua agenda).

Prima di avviarmi alla conclusione, prima di augurarvi un anno sereno compatibilmente con la grave situazione che vi sto esponendo, debbo davanti a voi fare un pubblico elogio per Luca Cordero di Montezemolo: Il presidente della Ferrari ha capito in tempo con quale compagnia si stava mettendo, ha lasciato i suoi alle prese con l’agenda Monti e ha scelto per l’agenda di fine anno sua e della sua famiglia le Maldive. Sì, le isole nell’Oceano indiano dove le acque sono trasparenti e dove, mi dicono, hanno svernato in passato anche Belen Rodriguez e il suo fidanzato dell’epoca, quello con i tatuaggi.

Dico, senza infingimenti, che si tratta di una scelta che gli fa onore e che non è stata nascosta in quanto l’ha annunciata ufficialmente Carlo Rossella nella rubrica Alta Società del Foglio. Essa ha il sapore di un atto politico vero e proprio, a fronte delle miserie dei centrini, un atto politico che lo riscatta di tante incertezze e tentazioni del passato.

Care italiane cari italiani, ho inteso dirvi la verità. Sono consapevole che di per sé essa non basta a cambiare la nostra situazione presente, ma voglio sperare che su di essa, a cominciare dalle elezioni dove il vostro voto potrà e dovrà contare, si possa costruire una nuova stagione di benessere e giustizia sociale per le nostre famiglie e il nostro Paese, la nostra Italia.

PS. Una piccola vendetta l’ho consumata, però: rifiutare le dimissioni di Mario Monti all’indomani della sua “salita” in politica, cosa che l’avrebbe sciolto da lacci e lacciuoli per poter correre meglio la campagna elettorale. Un no che è motivato, da un lato, dall’inutilità di mettere su un governo per appena 10 giorni; dall’altro, dalla mia volontà di far cadere sul premier un bel macigno di polemiche, come ha sottolineato il mio carissimo amico Eugenio Scalfari:

“Da venerdì scorso comunque Mario Monti è a capo della coalizione centrista. La panchina è vuota, perfino i palazzi del governo sono semivuoti, eppure nei 60 giorni che mancano alle elezioni ce ne sarebbero di cose da fare, di provvedimenti già approvati ma privi di regolamentazione, di pratiche da portare avanti, per quanto mi risulta in ufficio c’è rimasto soltanto Fabrizio Barca, ministro della Coesione territoriale. Lui ha idee di sinistra, quella buona per capirci, non quella di Ingroia dove si parla solo della rivoluzione guidata dalle Procure e dell’agenda di Marco Travaglio.

Perfino il commissario Bondi ha smesso di occuparsi di “spending review” per il nuovo compito sulla formazione delle liste. Lo fa nel tempo libero o in quello d’ufficio? Ecco una domanda alla quale si vorrebbe una risposta”. DAGOSPIA.IT

……………….Di tutto il discorso cxhe non sentiremo mai,  val la pena di sottolineare che uno dei capetti che si sono inventati cosalvatori di noi italiani, il signor Luca Cordero di Montezemolo, meglio noto come scudiero di Agnelli e compare per lungbi anni  della giunonica Edvige Fenech, tanae è la preoccupazione per il popolo italiano che non ce la fa a pagare le tasse, che lui tra Natale  e l’Epifania è volato alle Maldive a riscaldarsi al sole. Ne ha ben ragione visto che il governo Monti e il ministro Passera gli hanno fatto un bel ragalino nell’ordine di centinaia di milioni di euro perchè l’azienda produttrice della scatola nera è ampiamente  partecipata dallo stesso Montezemolo che l’ha rilevata giusto in tempo per fare un buon affare.  Auguri, italiani. g.

LA RICETTA DI MONTI NON FUNZIONA, di Antonio Martino

Pubblicato il 30 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Ho accennato su queste colonne al mio rapporto di amicizia con Mario Monti: ci conosciamo da molti anni, abbiamo più volte constatato la diversità di punti di vista tra noi e ne abbiamo parlato, ma ci consideriamo amici. L’amicizia non è venuta meno neanche quando il contrasto di opinioni è stato di pubblico dominio.Ricordo bene quando, lui, commissario europeo, ed io ci scontrammo sull’idea, che a me sembrava insensata, che l’Europa avesse bisogno di un’armonizzazione fiscale. Ritenevo allora e ne sono convinto ancora oggi che pretendere di fare indossare a tutti gli Stati membri un vestito della stessa taglia, malgrado le diversità loro proprie, fosse una grossa sciocchezza e sostenevo che la concorrenza fra diverse politiche fiscali seguite dai vari Stati fosse altamente desiderabile. Nonostante l’amicizia, come sanno i lettori di questo giornale, il governo Monti non ha mai avuto il mio voto. Ho assistito, non senza raccapriccio, alla prosecuzione ancora più drastica delle politiche economiche del triplo Monti, che era riuscito a portare l’economia italiana al ristagno prima, alla recessione poi. Le politiche montiane hanno trasformato la recessione in depressione: il calo del reddito è divenuto maggiore, la disoccupazione è aumentata, l’eccesso di prelievo fiscale ha impoverito le famiglie e sta uccidendo le nostre imprese a decine, il debito pubblico è aumentato, raggiungendo livelli senza precedenti, e non si sono fatte riforme ma solo manovre, pudicamente ribattezzate «spending review». Appare, pertanto, strabiliante l’affermazione recente del presidente del Consiglio convinto che: «Abbiamo salvato l’Italia dal disastro». A parte il plurale maiestatico e la totale mancanza di senso del ridicolo, l’affermazione è campata in aria fritta. Quale importante indicatore economico è migliorato da quando il mio amico Mario è a capo del governo? Come se non bastassero il fallimento delle politiche di «stabilità» (parola che Monti ama molto, dimentico che la perfetta stabilità è offerta dai cimiteri) e la puerile vanteria, Monti ha deciso di avventurarsi in politica, non senza avere sottolineato a quanti e ben più importanti incarichi questa decisione lo costringesse a rinunziare. Naturalmente, la sua idea è di non fare politica in prima persona – non potrebbe né vorrebbe farlo – ma per interposta persona, affidandosi a personaggi di grande credibilità personale, politica e morale, che possano raccogliere i voti di una «società civile» in crisi di astinenza di Monti a capo di un governo politico. Ho qualche dubbio sulle potenzialità di tale progetto: né il leader degli orfanelli di Amintore Fanfani, né quello dei nostalgici una volta del fascismo, ora non si sa bene di cosa, mi sembrano in grado di dare smalto all’aggregazione pro-montiana. È ben vero che di essa fanno parte anche Luca Cordero di Montezemolo e il ministro Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ma non mi sembrano tagliati per il ruolo di vincitori di consenso elettorale. In conclusione, temo che il destino riservi al mio amico Mario un futuro triste, simile a quello che è toccato a Padoa-Schioppa, Tremonti e simili. Il loro ruolo in politica ne ha irrimediabilmente lordato la reputazione e appannato gravemente il ricordo. Chiunque venga dopo il governo Monti avrà il compito non semplice di rimediare ai danni prodotti in questi mesi da persone dotate delle migliori intenzioni e delle peggiori nozioni, convinti che, spremendo il già tartassato contribuente, trasformando l’Italia in uno stato di polizia fiscale, cedendo la sovranità nazionale a un accordo internazionale pilotato e voluto dalla Germania, tutto sarebbe andato nel migliore dei modi, nel migliore dei mondi possibili. Per capire che le cose non stanno in questi termini non è necessario essere bocconiani, anche se forse non lo impedisce. Ne è prova la posizione di due eminenti bocconiani, i professori Giavazzi e Alesina che, andando all’assalto dell’Agenda Monti, sostengono che «C’è troppo Stato in quell’agenda» e che, quanto alle decantate riforme liberali, c’è «Troppo poco, troppo tardi». Se si tiene conto che Francesco Giavazzi è stato incaricato da Monti di rivedere i trasferimenti alle imprese, il che suggerisce che Monti lo stima, la critica diventa ancora più significativa, chissà se il presidente del Consiglio ne terrà conto. Personalmente ne dubito. Ma stia attento: agenda, come mutande, è un gerundio che serve a nascondere vergogne. Antonio Martino, economista, già Ministro degli Esteri.

MONTI APPALTA L’ITALIA A PRETI, CASINI E FINI

Pubblicato il 30 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

La montagna Monti ha partorito un topoli­no targato Prima Repubblica. Il pre­mier, come annunciato ieri sera,sarà in­fatti il candidato nell’ordine di: Gianfran­co Fini, politico di professione e traditore di voca­zione; Pierferdinando Casini, politico di professio­ne, mestatore di indole; Franco Frattini, sciatore di professione e politico per caso; le Acli, tempio del peggiore cattocomunismo; la comunità di San­t’Egidio, prototipo del cattolicesimo affarista lega­to a dopp­io filo con le centrali finanziarie più o me­no occulte europee e con i servizi segreti di mezzo mondo; Luca Cordero di Montezemolo, già assi­stente privato di Gianni Agnelli di cui curava so­prattutto la vita mondana. Riassumendo: il presunto nuovo di Monti è un miscuglio tra il peggio della vecchia politica, preti salottieri e maneggioni, democristiani operaisti, traditori del Pdl miracolati da Berlusconi.

Al Sena­to, stando all’annuncio di ieri,si presenteranno in un’unica lista«Agenda Monti»,alla Camera saran­no ognuno per sé e tutti per Monti premier. La mo­rale è che Fini e Casini hanno trovato il fesso, Mon­ti, che mette la faccia al loro centrìno, essendo la lo­ro di tolla e quindi di scarso valore anche elettora­le. L’ambizione sfrenata del senatore a vita ha fatto il resto. Lui pensa di suonare lo spartito ma con due così si ritroverà presto suonato. Lo useranno come bus per non scomparire e poi lo tradiranno, esattamente come accadde con Silvio Berlusconi. È una tentazione, quella di fare il salto della qua­glia, che ha avuto anche Roberto Formigoni, già go­vernatore lombardo e leader della corrente cielli­na del Pdl. Dicono che ci stia ripensando (secondo i maligni non ha trovato sponde sicure) e resti nel Pdl. Ce lo auguriamo di cuore, a patto che non si tratti di un salvagente personale ma di un impe­gno politico valido per tutta la sua area. In queste ore, di cattolici furbetti ce ne sono fin troppi. A parti­re dal cardinal Bertone, oggi montiano, che so esse­re stato uso chiedere con soddisfazione ben più di un piacere all’allora premier Berlusconi.
Gente cinica, da cui è bene stare alla larga.
E comunque vedremo che effetto farà sugli elettori la famosa agenda (dettata dalla Merkel) tutta tasse e recessione. Perché Monti, come si di­ce in questi giorni, è proprio l’emblema delle ban­che: ti frega tutto l’anno e a Natale ti regala una inutile agenda. Alessandro Sallusti, 30 dicembre 2012

VENDONO IL PAPA A MONTI PER 17 MILIONI, di Vittorio Feltri

Pubblicato il 28 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Non sappiamo se sia un bene o un male, ma è un fatto che non è più la Chiesa di una volta: ha perso la capacità di nuotare sott’acqua. Non è colpa sua: sono cambiati i tempi e i prelati si adeguano, molto in fretta.

Mario Monti in Vaticano

Sessant’anni orsono, le cose della politica erano drammatiche (scontro tra Occidente e Unione Sovietica) ma semplici, direi schematiche: gli elettori decidevano se stare di qua o di là, ed era finita lì. I partiti che contavano erano due: la Democrazia cristiana e il Partito comunista. Tutti gli altri movimenti erano di contorno. Ovvio che la Chiesa confidasse nella Dc, alla quale non lesinò aiuti e appoggi, dalla Madonna Pellegrina portata in giro per l’Italia alle prediche domenicali dei parroci, quando le parrocchie erano affollate e guidavano, oltre alle anime, anche le matite copiative in cabina elettorale.
Oggi il costume dei cattolici, nel senso di battezzati, è profondamente mutato: la maggioranza di essi, pur rispettosi della tradizione, ascoltano poco o nulla i sermoni (specialmente se scivolano in politica) e assistono raramente alla messa domenicale. Agiscono di testa loro, non danno retta al prevosto e al curato, salvo in punto di morte: nel caso, diventano osservanti, si confessano e accettano, anzi chiedono, l’estrema unzione. Non si sa mai. Basti pensare che il 90 e rotti per cento dei defunti vengono portati in chiesa prima di essere trasferiti nella dimora definitiva.
Cosicché le parrocchie pesano assai meno, quasi zero, nelle scelte elettorali dei cittadini. I quali però sono influenzati dai mezzi di comunicazione, in particolare dalla tivù. Ovvio. La parola delle gerarchie ecclesiastiche, se divulgata da giornali ed emittenti, riesce ancora a persuadere una buona percentuale (15-20 per cento?) di persone, che possono determinare la vittoria e la sconfitta alle urne. Ecco perché ogni partito si preoccupa di avere la benedizione del Vaticano. Il quale, consapevole di ciò, in occasione di consultazioni, si sbilancia verso quelle forze che garantiscono (almeno sulla carta) rispetto per il proprio verbo. Dato che la Dc (esclusa la particella infinitesimale denominata Udc) è svaporata, i cardinali hanno il loro bel daffare a identificare il gruppo politico da sponsorizzare, e spesso falliscono l’obiettivo; ma questo è un altro discorso.
Con l’avvicinarsi del 24 febbraio, i porporati hanno sentito l’esigenza di esprimersi: l’uomo su cui hanno posato gli occhi, sperando di averlo azzeccato, è – manco a dirlo – Mario Monti, che ha il pregio di essere credente e apprezzato in alto loco (banche e finanza rapace). La nostra non è indiscrezione, ma una notizia pubblicata dall’Osservatore Romano, la voce del Papa e del suo entourage. L’articolo è un elogio del premier dimissionario e può anche essere letto quale incitamento ad andare avanti nei suoi propositi: coagulare consensi attorno alla famosa Agenda, una specie di Vangelo in cui si spiega come procedere nella spoliazione degli italiani usando la garrota fiscale. Un bestseller per chi nella povertà vede una virtù (povertà degli altri, s’intende).
Non ci stupisce la santa indicazione, ma le tribolazioni da cui è sortita: non tutti i principi della Chiesa erano della stessa opinione. E le divisioni sono rimaste. Normale che tra i prelati ci sia chi giudica in un modo e chi in un altro; meno normale è che ultimamente quanto avviene nelle segrete stanze si sappia. Diciamo che ha prevalso il parere di Angelo Bagnasco, erede di Camillo Ruini alla guida della Cei, quello che accettò le dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenire per la nota vicenda della quale mi sembra si sia discusso abbastanza. Transeat. Il succitato Ruini all’epoca dei cinque referendum (uno di essi riguardava la fecondazione assistita) passò per un grande politico perché avrebbe convinto gli aventi diritto al voto a non recarsi al seggio, causando così il mancato raggiungimento del quorum.
Sottolineiamo che quella legge era stata approvata dal centrodestra, «regnante» Silvio Berlusconi, considerato nella circostanza, quindi, il premier della Provvidenza. La quale evidentemente è di umore mutevole, dato che ha cambiato idea: ora predilige Monti, semi-leader del semi-centro destinato a trasformarsi in un centro forte e potente al punto da obbligare Pier Luigi Bersani a soccombere. Sarà come Dio vorrà e può darsi che Bagnasco si debba rassegnare alla volontà celeste, che spesso non coincide con quella dei porporati: e non è solo un problema cromatico.
Intanto un miracolo il Professore lo ha già compiuto: l’ospedale Gaslini di Genova (sta a cuore ad Angelo Bagnasco) e l’ospedale Bambin Gesù di Roma (sta a cuore a Tarcisio Bertone) hanno ricevuto dal pio governo Monti, in articulo mortis, un finanziamento rispettivamente di 5 e 12 milioni di euro. Incoraggiante. Vittorio Feltri, 28 dicembre 2012

MONTI COME FINI, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 27 dicembre, 2012 in Il territorio | No Comments »

C’è qualche cosa di grave nell’autocandidatura di Mario Monti. Grave in assoluto, e grave perché messa in atto da un professore che predica correttezza, coerenza e rettitudine morale.

C’è da fidarsi di un uomo che non onora i patti stipulati con altri uomini? Che approfitta di una situazione di emergenza per trarne vantaggi personali? Io direi di no. E in questo Mario Monti non è diverso da Gianfranco Fini. Entrambi non sono stati eletti dal popolo ma nominati e sostenuti (il primo a premier, il secondo a presidente della Camera) in posizioni terze rispetto alla lotta politica. Entrambi hanno prima usato la poltrona avuta e poi tradito il loro azionista di maggioranza (il Pdl) con sotterfugi e l’obiettivo dichiarato di farlo fuori.

Monti come Fini, dunque. E in quanto a princìpi non diverso da quel tal Scilipoti che due anni fa tanto scandalo destò. Tradire in politica, purtroppo, non è una novità. Ed è triste vedere come la tentazione sia forte anche in uomini che sembravano al di sopra di ogni sospetto. Tipo Gabriele Albertini, che dopo aver fatto una prestigiosa carriera grazie a Berlusconi e a Forza Italia (sindaco di Milano, eurodeputato) sta ora mettendo a rischio la tenuta della roccaforte lombarda del centrodestra con conseguenze pericolose per le elezioni politiche nazionali. La sua smania di tornare in campo alle regionali come candidato governatore della Lombardia, complice l’ambigua componente ciellina del Pdl, gli ha fatto perdere la testa. Pensa solo alla sua ambizione personale, mette a rischio l’indispensabile (per il Pdl) alleanza con la Lega, minaccia di fare una sua lista pseudomontiana che sottrarrebbe pochi ma forse decisivi voti per provare a sconfiggere la sinistra.

È incredibile vedere liberali così arroganti da fare il gioco dei post comunisti. Albertini è come Monti: Il loro motto è: io sono io, tutti voi non siete nessuno. Non convincono, ricattano. Dicono che loro in politica non scendono, ma salgono. E su questo hanno ragione. Nel senso che, a differenza di Berlusconi che entrando in politica è sceso di livello, essi usano la politica per risalire nella scala sociale e in alcuni casi economica. Ma con disprezzo della gente a cui chiedono consenso. Come nel caso di Monti che, da due giorni in Internet su Twitter, non si è degnato di concedere la sua «amicizia» a nessuno. Perché lui è Monti. Ma per fortuna noi siamo noi. E tali resteremo. Alessandro Sallusti, 27 dicembre 2012

……Sottoscriviamo, dalla prima all’ultima parola, convinti come siamo che prima di predicare agli altri occorre dare l’esempio. Ma Monti come Fini, pieni di ego, sanno solo predicare, guardandosi bene dal fare ciò che predicano. g.

CORRIERE DELLA SERA E SOLE 24 ORE SCARICANO MONTI: TROPPO DI SINISTRA E STATALISTA

Pubblicato il 27 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

'Corsera' e 'Sole' scaricano Monti: "Un'agenda troppo di sinistra e senza nulla per la crescita"

Il professor Monti? Troppo di sinistra. E per la crescita la sua agenda non propone nulla di concreto. Parole di un fiero oppositore come Silvio Berlusconi? Nemmeno per idea. L’atto d’accusa è stampato sulle prime pagine dei due quotidiani che più di tutti gli altri hanno sostenuto ed osannato il Professore, rispettivamente il Corriere della Sera (che lo accusa di eccessivo statalimo) e il Sole 24 Ore (dove viene tacciato di immobilismo).

Corsera: Troppo di sinistra – Procediamo con ordine. Iniziamo dal Corsera e dall’attacco – un vero e proprio paradosso – firmato da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (quest’ultimo chiamato nel 2012 proprio da Monti in veste di “esperto” per il moitoraggio della spending review). Il punto dei due editorialisti è chiaro: “Di ridurre lo spazio che occupa lo Stato non si parla abbastanza nel programma che Mario monti ha proposto agli italiani. Anzi – prosegue l’editoriale di Via Solferino -, finora il governo Monti si è mosso nella direzione opposta“. Monti, lo statalista. Come statalista e accentratrice è, per definizione, la sinistra. Alesina e Giavazzi riferiscono poi delle voci di un’ipotesi “di ingresso delle Ferrovie dello Stato” nella Cassa Depositi e Prestiti. Si tratterebbe di una “ri-nazionalizzazione. Invece bisognerebbe andare nella direzione opposta: privatizzare la Cassa depositi e prestiti, come i governi degli anni Novanta seppero fare con l’Iri”.

Il Sole: Solo slogan – L’accusa sul Sole 24 Ore è firmata da Luigi Zingales, “idologo” di Fermare il Declino di Oscar Giannino. La bocciatura dell’agenda Monti è netta: “A grandi linee le proposte sono assolutamente condivisibili”, ma “è priva di numeri e dettagli. Più che un programma economico di rilancio, è un manifesto politico”. Secondo Zingales, però, c’è una parte più deludente di tutte le altre: “E’ quella sulla crescita: non per i principi enunciati (altamente condivisibili) ma per l’assenza di proposte concrete”. Il Professore, da mesi, insiste sulla crescita e sulla necessità di continuare la sua “opera” di governo per realizzare gli obiettivi in tal senso, ma secondo il quotidiano di Confindustria questi obiettivi, semplicemente, non esistono. Per Zingales – che rinfaccia al Prof anche l’accenno alla patrimoniale e la porta sbarrata all’abbassamento della pressione fiscale – l’agenda “non sembra un programma di riforme per un rilancio dell’economia, ma un programma per la protezione dei diritti acquisiti di chi vive di spesa pubblica”. Dura la conclusione del commento di Zingales: “Se un’altra volta l’agenda liberale viene usata come foglia di fico per difendere gli interessi di pochi, a soffrirne non sarebbe solo l’economia del nostro Paese, ma la sua stessa democrazia”. 27 DICEMBRE 2012

.…..E’  bastato poco perchè Monti discendesse dal piedistallo senza neppure essere “salito in politica”. E’ bastato che due dei maggiori quotidiani italiani, l’uno voce della borghesia ombarda e l’altro voce della imprenditoria italiana aguzzassero gli occhi e vedessero che Monti oltre le tasse non ha nulla da inventare per provocae la crescita. Per di più hanno scopert0 quel che  a tanti era abbastanza chiaro da tempo e cioè che  Monti è uno statalista convinto, come tutti  i burocrati della sua specie, e quindi uno di sinistra che amabilmente vuol far credere libewrale e liberista. Ma per esserlo non può favorire anzi ingigantire la presenza dello Stato nella vita dei cittadini. Quyesto lo fanno solo i despota di sinsitra, e Monti è questo che  aspira ad essere. g.

FINI-TULLIANI TRATTANO L’ACQUISTO DI UNA VILLA AL’ARGENTARIO: COSTO DUE MILIONI DI EURO

Pubblicato il 27 dicembre, 2012 in Gossip | No Comments »

La coppia vuole "farsi" una villetta da due milioni di euro sull'Argentario
Alla faccia della crisi e dell’austerity, Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani sono in trattativa per acquistare una villa all’Argentario da due milioni di euro. Come riporta il Giornale la coppia sta per acquistare la casa che da cinque anni prende in affitto d’estate ad Ansedonia, meta radical chic amata da politici, giornalisti e vip nostrani nel cuore della Maremma e vista mare.
Gianfranco ed Elisabetta si sono innamorati di questa villa immersa nella macchia mediterranea nel 2008 quando l’ex ministro Altero Matteoli gli ha fatto conoscere le meraviglie dell’Argentario. Ora l’avvocato-proprietario della casa è morto e i suoi figli che l’hanno ereditata hanno deciso di venderla al prezzo di due milioni di euro. Le trattative sono in corso da qualche mese e pare che si possa arrivare ad un accordo proprio prima dell’estate. Fonte : LIBERO, 27 dicembre 2012

.…….Chissà dove li prendono Fini e la sua comapagna due milioni di euro, specie di questi tempi. Comunque va comp0reso Fini, dalla prossima primavera è molto, molto probabile che avrà molto tempo da impegnare, magari coltivando l’orto della villa e vendere al mercato i prodotti ricavati.

PREZZI: NEL 2013 LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI PRECVEDONO UNA NUOVA STANGATA DI 1500 EURO A FAMIGLIA. E SIAMO SOLO ALLE PREVISIONI….

Pubblicato il 27 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Prezzi: consumatori, arriva stangata 2013, +1.500 euro Una stangata ”drammatica” da quasi 1.500 euro a famiglia. E’ quella in arrivo nel 2013, secondo le previsioni di Adusbef e Federconsumatori. Tra alimentari, biglietti dei treni, rc auto, bollette, bolli e servizi postali e bancari, pedaggi, tariffa rifiuti e ricadute dell’Imu gli aumenti saranno ”insostenibili”, pari a 1.490 euro.

Un vero e proprio balzo, stimano le associazioni dei consumatori, sara’ quello della tariffa rifiuti che aumentera’ da aprile dell’anno prossimo del 25%, pari a 64 euro in piu’ a famiglia. A salire saranno pero’ anche i prezzi degli alimentari (+5%, 299 euro in piu’ legati all’incremento dei prezzi internazionali delle derrate), l’assicurazione auto (+5%, 61 euro in piu’), le tariffe professionali e artigianali (114 euro in piu’), le tariffe aeroportuali (dopo il rinnovo dei contratti di programma di Sea a Milano e Adr a Roma) oltre alle bollette di luce e gas, anche se in modo piu’ contenuto rispetto al 2012, e dell’acqua, la cui tariffa sara’ presto aggiornata dall’Autorita’ per l’energia.

Piccolo rincaro infine (1,5 euro in piu’) anche per il canone Rai, a cui si aggiungono pero’ anche gli aumenti di bancoposta, francobolli e raccomandate. ”Pesanti ricadute su prezzi e tariffe deriveranno dall’Imu applicata sui settori produttivi a cui si aggiungera’ – sostengono Adusbef e Federconsumatori – anche il malaugurato aumento dell’Iva da luglio. Il risultato quindi, anche per l’anno alle porte, sara’ drammatico. La stangata prevista, infatti, sara’ di +1.490 euro a famiglia”. Si tratta, proseguono, di aumenti ”insostenibili che determineranno nuove e pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie (gia’ duramente provate) e sull’intera economia, che dovra’ continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi”.

Le parole d’ordine per risollevare le sorti dell’economia sono quindi, secondo le associazioni, ”ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni, investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico e, soprattutto, per il lavoro che rimane il problema fondamentale del Paese. In assenza di un serio progetto che vada in questa direzione, la fuoriuscita dalla crisi si fara’ sempre piu’ lontana ed improbabile”, dichiarano i presidenti di Adusbef e Federconsumatori Elio Lannutti e Rosario Trefiletti. Fonte ANSA, 27 dicembre 2012

MONTI IL GIORNO DI NATALE ORDINA: E’ PROIBITO LAMENTARSI!

Pubblicato il 26 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

La campagna elettorale è iniziata. L’ex premier rompe gli indugi e annuncia su Twitter la sua “salita” in politica. Il 23 dicembre, tra attacchi al Cavaliere, ordini impartiti alla coppia Fini-Casini e ammiccamenti a Bersani, Mario Monti aveva annunciato la sua probabile discesa in campo in una conferenza elettorale poco sobria e molto politica.

Tante bordate a Silvio Berlusconi e l’impegno a fare nuovamente il Presidente del Consiglio se il Parlamento glielo chiederà.

Quindi a bocce ferme. Fuori dai giochi elettorali, senza mettere la faccia (ma il nome non si sa) sui cartelloni elettorali. Nella notte tra Natale e Santo Stefano, tramite il suo nuovissimo account di Twitter @SenatoreMonti, è tornato a parlare. Un cinguettìo perfettamente intonato col nuovo Loden da campagna elettorale che il professore ha indossato. “Insieme abbiamo salvato l’Italia dal disastro – annuncia Monti -. Ora va rinnovata la politica“, scrive attorno alle 23 e 30. Monti non ha nessuna intenzione di farsi da parte e dopo essersi auto regalato - per l’ennesima volta - il ruolo di salvatore della Patria lancia la sua nuova idea di politica. Quale sarebbe? Tanto per cominciare dobbiamo smettere di lagnarci. Tutti zitti. Anche se nella sua agenda spuntano parole come patrimoniale che a molti fanno venire i capelli dritti. Al professore non piacciono le domande e i giornalisti, figurarsi le critiche. “Lamentarsi non serve, spendersi si (sic, ndr)”, scrive l’ex premier. Tra tasse e balzelli da spendere, effettivamente, ci siamo rimasti solo noi stessi. E poi, ancora, l’annuncio della discesa in campo che, però, non è più un moto verso il basso ma verso l’alto. Un’ascensione, insomma. Come per i santi. “Saliamo in politica… Insieme… Saliamo in politica.” Lo aveva già detto durante la conferenza stampa, facendo anonimo ma chiarissimo riferimento alla storica discesa di Silvio Berlusconi nel 1994, che lui trova orribile l’immagine dello scendere in campo. Non è dato sapere se l’ascesa contempli anche un prosaico, pedestre e democratico passaggio dalle urne. Che poi è “solo” la grammatica fondamentale della democrazia. 26 dicembre 2012

……………L’uomo, cioè Monti, s’è bevuto il cervello. Nemmeno Mussolini che era Mussolini era arrivbato a tanto: oerdinare di non lamentarsi. Perchè, ha aggiutno, io vi ho salvato. Da che è assai difficle da capire e nemmneo si prende la briga di dircelo. Ci ha subissato di tasse, che, come dice Feltri, qualsiasi imbecille saprebbe mettere ed ha ridotto l’Italia a u paese di terzo mondo, con il debito pubblico che è aumentato sino a soforare il tetto di 2000 miliardi, i disoccupati salgono all’115, la percentuale più alta dagli anni 60, il PIL è diminuito, i consumi sono ridotti a quelli dell’immediato dopoguiertra, le attività cmmerciali chiudono al ritmo di migliaia al mese, le attività industriali sono ridotte al lumicino, le auto non si vendono più e nemmeno le case, perchè le Banche, imbottite di denarti da Monti, non fanno più mutui. E noniostyante questo sia il bilancio del suo anno di potere smisurato, uno e solo!, Monti cinguetta su Twitter per informare urbi et orbi che egli “sale in politica” perchè vuole continuare a fare ancora più danni di quanti ne ha già fatti. Meno male che il suo annuncio noin spostga di una virgla le percentuali del cosiddetto centro di Casini e Montezemolo su cui poggia le sue sfrenate ambizio ni il signor Monti. Non si illuda, gli italiani sanni incassare ma al momento opportuno quatro sganascioni a chi se li merita li sanno dare, ovviamnete nelle urne. g.