Archivio per la categoria ‘Il territorio’

QUASI IL 50% DEI PENSIONATI VIVE CON MENO DI 1000 EURO AL MESE E 2.500.000 VIVONO CON APPENA 500 EURO. SU QUESTI IL GOVENRO MONTI STA SCARICANDO IL PESO DELLA CRISI. A QUESTO PUNTO IMPEDIRE LE ELEZIONI ANTICIPATE E’ UN COLPO DI STATO.

Pubblicato il 26 aprile, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Una manifestazione di pensionati

ROMA – Nel 2010 quasi la metà dei pensionati, 7,6 milioni, il 45,4% del totale, ha ricevuto pensioni (una o più prestazioni) per un importo medio totale mensile inferiore a 1.000 euro. E’ quanto emerge dalla rilevazione condotta dall’Istat insieme all’Inps. Per 2,4 milioni (14,4%) le prestazioni non superano i 500 euro.

Nel 2010 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche, pari a 258,5 miliardi di euro, è aumentata dell’1,9% rispetto all’anno precedente; in diminuzione, invece, risulta la sua incidenza sul Pil (16,64% a fronte di un valore di 16,69% registrato nel 2009).

23,8 MLN ASSEGNI, QUASI META’ (47,9%) AL NORD – Nel 2010 sono state erogate in Italia 23,8 milioni di prestazioni pensionistiche con un importo medio per prestazione pari a 10.877 euro. E’ quanto si legge in un rapporto dell’Istat condotto con l’Inps secondo il quale il 47,9% delle pensioni è erogato al Nord mentre nelle Regioni del Centro è erogato il il 20,5% dei trattamenti e il 31,6% al Sud. In totale i pensionati sono 16,7 milioni e percepiscono in media 15.471 euro all’anno. Circa due terzi dei pensionati infatti ha una sola pensione mentre un terzo ne ha più di una.

QUASI UN TERZO (29,1%) PENSIONATI HA MENO DI 65 ANNI – Il 29,1 % dei pensionati ha un’età inferiore ai 65 anni. E’ quanto emerge dalla rilevazione su trattamenti pensionistici e beneficiari condotta dall’Istat insieme all’Inps, con riferimento al 2010. L’Istituto di statistica, infatti, evidenzia come il 25,6% dei pensionati ha un’età compresa tra 40 e 64 anni e il 3,5% ha meno di 40 anni. Ne consegue che il 70,9% dei pensionati ha più di 64 anni. Fonte ANSA, 26 aprile 2012

……Non v’è bisogno di alcun commento a queste cifre e a questi numeri. L’Italia declina se,pre di più verso la miseria e intanto il govenro a cui irritualmente è stato dato mandato di gestire la crisi msotra ogni giorno i suoi limiti, anzi le sue incapacità sinanche a scrivere le norme di elgge. Esemplare il caso dell’IMU che anche dopo la sua definitiva approvazione da parte del Parlamento dimostra la totale incapacità di Monti e dei suoi ministri a scrivere norme aapplicabili. Sta in ciò la responsabilità dei partiti, tutti, che con il loro atteggiamento di latitanza rispetto ai ai loro doveri, prima lo hanno fatto nascee e ora subiscono, vforse volutamente!?,  i ricatti psicologici di chi si affanna a sostenere che votare ora sarebbe un suicidio. Egregio signor Napolitano, non è un suicidio votare, è un suicidio continaure ad ignorare la realtà che non consente oltre di evitare che la politica, nel sistema democratico che almeno teoricamente ancora vige nel nostro Paese, si assumea le responsabilità che le competono. La smetta, perciò, di esercitare un ruolo che costituzionalmente non le appartiene, rientri nell’ambito costituzionale che le è prescritto, e non impedisca al popolo sovrano di dire la sua. Impedirglielo è un colpo di stato. g.

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA FU SCIOLTA ILLECITAMENTE: ECCO PERCHE’

Pubblicato il 25 aprile, 2012 in Giustizia, Il territorio, Politica | No Comments »

Riceviamo dall’avv. Giuseppe Mariani, stimato avvocato amministrativista del Foro di Bari, un commento politico-giuridico su una vicenda che benchè lontana nel tempo di certo ha inciso profondamente nella più recente storia del nostro Paese. La sentenza, la n. 1305 del 2009 della Corte di Appello di Roma, passata in giudicato, stabilisce una volta per tutte che nel 1993 lo scioglimento della DEMOCRAZIA CRISTIANA  fu deciso arbitrariamente con conseguenze che pesarono notevolmente sugli allora  scenari della politica e sui successivi sviluppi che ne furono determinati, sino a quelli odierni che vedono i partiti della cosiddetta seconda repubblica,  nati sull’onda di Tangentopoli e alcuni in virtù dell’arbitrario sciglimento della DC,  in gravissimo affanno, e in altrettanta gravissima  crisi di credibilità nel Paese  e fra gli elettori. Ecco il commento dell’avv. Mariani. g.

Dopo 18 anni è stato definitivamente chiarito, quanto meno sul piano giuridico, che la Democrazia Cristiana di Sturzo, De Gasperi e Moro non è mai stata sciolta e che la deliberazione del Consiglio nazionale della DC del 29 gennaio 2004 con la quale si cambiava il nome e si dichiarava lo scioglimento, in quanto assunta da un organo radicalmente incompetente, secondo le previsioni dello Statuto, è da considerarsi INESISTENTE.
Tale sconvolgente verità è contenuta nella sentenza della Corte di Appello di Roma n. 1305 del 2009, ormai passata in giudicato, con la quale è stato negato il diritto di successione in favore di tutte le formazioni politiche di ispirazione democristiana sorte dal 1993, ad iniziare dal PPI di Martinazzoli, Bindi e Buttiglione.
La sentenza della corte di Appello di Roma è leggibile al sito http://www.nocensura.com/2012/04/i-beni-della-democrazia-cristiana-tra.html.
Sono stato giovane protagonista periferico della fase del cambiamento del nome da Democrazia Cristiana in Partito Popolare Italiano, oltre che inerme spettatore della lunga diatriba che ha contrapposto la sinistra democristiana al neo segretario del PPI Rocco Buttiglione per accaparrarsi l’uso di un simbolo prestigioso che non poteva essere usato da altre forze politiche, benché di tradizione democristiana.
Dopo quasi venti anni dalla triste stagione di tangentopoli e dalla disintegrazione dei partiti che hanno fatto grande l’Italia, prima fra tutti la Democrazia Cristiana, dobbiamo ringraziare gli “eroi” che il 30 marzo 2012 in Roma, su convocazione di Clelio Darida, hanno ridato continuità associativa e giuridica alla Democrazia Cristiana originaria, ricostituendo quel che resta del Consiglio nazionale risultato eletto a seguito della celebrazione del XVIII Congresso nazionale del 1989, con avviso di convocazione regolarmente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 13 marzo 2012.
Il Consiglio nazionale in carica all’epoca dell’ultima riunione del 29 gennaio 1994, in sostituzione dell’ultimo segretario politico, Mino Martinazzoli, ha eletto come segretario politico nazionale l’on.le Gianni Fontana, mentre in sostituzione di Rosa Russo Jervolino, assente e rinunciataria, ha nominato come Presidente del Consiglio nazionale della DC l’on.le Silvio Lega.
Dopo quasi venti anni di oblìo e di oscuramento della democrazia partecipata nel nostro Paese, credo sia tornato il momento dell’impegno dietro uno scudo carico di valori e di storia nazionale, orgogliosi delle nostre radici cristiane.
Invito tutti gli amici della Democrazia Cristiana a sostenere lo sforzo di Gianni Fontana e di Silvio Lega, ricostituendo in ogni comune d’Italia la base organizzativa di militanti, direttivi sezionali e segretari politici sezionali in carica al gennaio 1994 o nuovi militanti, per riprendere una continuità associativa che possa consentire di legittimare il più possibile il rinnovo del tesseramento, aperto a chiunque voglia condividere i valori dello scudocrociato in un’epoca di rinnovato impegno e con lo spirito che ha animato gli “eroi” che il giorno 30 marzo 2012, malgrado l’appesantimento dell’età, hanno ripreso faticosamente un nuovo cammino politico.
Rinvio a questa pagina http://www.dccampania.eu/2012/04/04/segretario-nazionale-dc-gianni-fontana-eletta-la-direzione/ per la lettura della relazione introduttiva alla ripresa dell’attività politica e per i nominativi del Consiglio nazionale, che condivido pienamente.Avv.  Giuseppe Mariani – Bari

LA TERZA REPUBBLICA CHE AVANZA…I SOLITI VECCHI!

Pubblicato il 21 aprile, 2012 in Il territorio | No Comments »

Questa foto, scattata ieri l’altro, potrebbe essere stata scattata 30 anni fa e intorno al tavolo macherebbero solo un paio di quelli che ora vi appaiono. E quelli che vi appaiono, questi  tutti appartenenti  al cosiddetto Terzo Polo,   da 30 anni  sul palcoscenico della politica italiana, insieme, ovviamente, a quelli delle postazioni concorrenti,  si apprestano a  proporsi  al Paese come il nuovo che avanza. Ma quando mai! Sono tutti, invece,   quelli che appaiono qui e gli altri che scalpitano  di lato, di sotto o di sopra, il vecchio che più vecchio non si può (c’è  qui anche La Malfa jr, oltre Casini, Fini e Rutelli!),   imputridito da decenni di potere, o di quà o di là, gestito con il solo risultato di aver dovuto affidarsi per manifesta inconcludenza,  a cosiddetti tecnici i quali, essendo stati scelti da loro, non potevano  che esserne  la loro fotografia: inconcludenti anch’essi.  Ed ora vorrebbero, solo cambiando nome e sigla, continuare  come se nulla fosse accaduto, invece di andarsene. Mentre la guerra finiva, sui muri di Roma,  dichiarata città aperta e nella quale si fronteggiavano gli eserciti che mostravano di non avere alcuna cura dei civili, mani ignote scrissero: andatevene tutti, lasciateci piangere da soli. E’ quello che ci sentiamo di dire a quelli che  da usati aggeggi del potere si propongono, imperterriti e desolatamente arroganti,  come il nuovo che avanza. g.

IL PD PIANGE MISERIA E VUOLE I SOLDI DELLO STATO

Pubblicato il 14 aprile, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Il Pd rischia la bancarotta. E si aggrappa ai finanziamenti pubblici per evitare l’estinzione finanziaria. Dopo il terremoto Lusi che sta facendo tremare la sinistra e mentre si discute dei rimborsi elettorali ai partiti, il Pd in bolletta piange miseria.

Pier Luigi Bersani

Pier Luigi Bersani
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“Rinunciare all’ultima tranche dei rimborsi elettorali? Impossibile, i partiti chiuderebbero. Sarà una verità impopolare ma qualcuno deve dirla”. A lanciare l’allarme in un’intervista al Fatto quotidiano, è il tesoriere del Pd, Antonio Misiani.

Che non usa mezzi termini e svela la disastrata condizione economica del suo partito.

“Abbiamo un disavanzo di 43 milioni di euro“, spiega Misiani, ammettendo che senza l’ultima tranche dei rimborsi (prevista per luglio), i democratici fallirebbero perché “l’80,90% dei nostri introiti sono soldi pubblici e il problema non vale solo per noi. Il Pdl i soldi delle politiche del 2008 li ha tutti cartolarizzati, ovvero se li è fatti anticipare dalle banche. È notizia risaputa. Tutti i partiti hanno bisogno di quella rata per sopravvivere”.

Evidentemente non sono bastati i 200 milioni di euro erogati dallo Stato al Pd negli ultimi 4 anni. Sono stati tutti spesi. Come? “Un partito vive sempre, mica solo in campagna elettorale. Quei soldi li utilizziamo per pagare l’attività politica, il personale. Il nostro bilancio è certificato e i rimborsi per le amministrative li trasferiamo sul territorio“, precisa il tesoriere Pd, ammettendo che “le donazioni da privati sono poche“.

Dichiarazioni pesanti che Bersani conferma a metà. Infatti, il segretario democrat ha spiegato che non vuole mettere il Pd sotto il ricatto dei contributi privati. “Ma si vuol dire di spazzare via il concetto che la politica si possa finanziare con gli ereditieri, la buonauscita dei grandi manager o i palazzinari? No, no, no”.

Durante il suo intervento all’incontro dell’AreaDem, a Cortona (Varese), Bersani ha ricordato come anche il Pd abbia chiesto che ci sia uno slittamento dell’erogazione ai partiti dell’ultima tranche del finanziamento. Solo uno spostamento. Ma i soldi il Bersani li pretende lo stesso.  “Caro Bersani, non spostare ma cancellare tranche finanziamento pubblico da 100 mln. Pd rinunci a questi soldi per destinarli a sociale”, ha risposto a Bersani su Twitter Italo Bocchino.

Sui rimborsi elettorali è intervenuto anche Ugo Sposetti, l’ultimo tesoriere dei Demoratici di sinistra. “Non sono né dissociato né pentito, aumentando i rimborsi per i partiti abbiamo salvato la democrazia”, ha rivendicato Sposetti in un’intervista al Mattino, spiegando poi che i 100 milioni di rimborsi di luglio “vanno erogati regolarmente” perché “sono risorse pubbliche destinate al funzionamento della democrazia e perciò tutte le proposte fatte finora non vanno prese in considerazione. Sono stupidaggini”.

Sposetti infine è tornato indietro nel passato e ha spiegato la situazione economica dei partiti. “Dieci anni fa, quando si è deciso l’aumento dei rimborsi, la democrazia italiana era questa: Forza Italia, di proprietà di Berlusconi, aveva avuto 380 miliardi di lire per le ultime tre campagne elettorali.

Il proprietario, che si era fatto garante di questo indebitamento, possedeva anche alcune televisioni e nel frattempo era diventato premier. Gli alleati, An e Lega, stavano lì con il cappello in mano a pietire risorse. Dall’altra parte, invece, c’erano i Ds, indebitati per oltre 1.100 miliardi di lire. Conclusione: era una democrazia in stile. Domenico Ferrara, Il Giornale 14 aprile 2012

.………….Insomma, è chiaro che i partiti,  tutti, non ci pensano minimamente a tener conto della protesta e della rabbia della gente che non ne vuole più sapere di finanziare con le proprie  tasse i bagordi della politica, gli sprechi delle campagne elettorali, i convegni dove si parla ma nulla si concretizza, le spese pazze e dissolute di cui spesso e volentieri parla l’informazione non conformista. Naturalmente la scusa è bella e pronta: altrimenti si mette  a rischio la democrazia. Questa è l’ultima stupiodaggine che si può ascoltare da chi è con i propri comportamenti che, al più, mette a rischio la democrazia. E poi fosse vero, dovremmo prendere atto che la democrazia italiana ha fondamenta molto debili se è sufficiente mettere a dieta i partiti perchè ess salti. E’ invece vero il contrario: è mettere a dieta gli italiani, vessarli con le tasse, costrignerli a difendersi ogni giorno dalla voracità dello Stato sempre più  onnipotente e onnipresente, ignorare le loro proteste, continuare ad elargire ai grossi manager e funzionari  pubblici stipendi da favola, è ciò che può mettere a rischio la democrazia pe4rchè apre la strada alla voglia di fare piazza pulita di una classe dirigente che non taglia la spesa pubblica, nell’ambito della quale rientrano anche i rimborsi elettorali ai partiti, 2 miliardi e duecentocinquanta milioni  di euro, dal 1994 ad oggi, qualcosa come 4 mila  e 500  miliardi  di vecchie lire, spartiti tra  tutti  partiti che tutti insieme avevano contraddetto la volontà popolare del 1993 facendosi una legge con cui hanno impinguato le loro casse. Ed ora,   mentre gli italiani sono costretti a stringere la cinghia oltre ogni misura, essi pretendono di continuare sulla vecchia strada, mostrando così di non voler porre mano all’unica cosa che andava fatta e va fatta: ridurre la spesa pubblica, quella vera, e  tagliarla con l’accetta, smettendola di  far finta di farlo inseguendo  qualche povera vecchietta,  falsa cieca,  la cui misera pensione, ancorchè ingiusta, non è che una briciola  insignificante rispetto allle dispendiose e allegre e incontrollate    spese pazze della partitocrazia italiana. g.

I PRIVILEGI DI FINI: SPESE ILLIMITATE

Pubblicato il 10 aprile, 2012 in Costume, Il territorio, Politica | No Comments »

LA CAMERA IN TEMPI DI CRISI NON RINUNCIA AI PRIVILEGI PER PRESIDENTE, VICEPRESIDENTI E QUESTORI

Spese di rappresentanza senza limiti per il presidente della Camera. E la possibilità di accedere al fondo anche per i vice, per questori e segretari.

Gianfranco Fini

Gianfranco Fini

Gianfranco Fini, non dovesse bastare il già cospicuo stipendio che percepisce, accumula anche un ulteriore serie di privilegi, ben superiori a quelli dei colleghi che non occupano la sua poltrona.

Li elenca ITALIA OGGI. Se ogni deputato incassa ogni mese qualcosa più di 16.000 euro, tra diaria, indennità parlamentare e rimborsi vari, a Fini ne vanno di più. Un totale che supera i 20.000 euro, se si contano 4223,83 euro di indennità d’ufficio e un rimborso ulteriore per le spese telefoniche di 154,94 euro. Non solo. Analizzando il capitolo “Prerogative” dei documenti salta poi all’occhio la dicitura “plafond illimitato”. Dunque non bastano le cifre di cui sopra. E ItaliaOggi sottolinea anche che in realtà le spese per cui Fini potrebbe avvalersi del plafond sono davvero limitate, considerando che si dota anche di un piccolo esercito di tredici persone di staff.

E se non bastasse, a usufruire del fondo spese non è soltanto il presidente della Camera. Ci sono anche i vicepresidenti (quattro), i questori (tre), i deputati segretari (tredici).

Quindi anche Antonio Leone, Rosy Bindi, Maurizio Lupi e Rocco Buttiglione. Che sebbene abbiano un’indennità d’ufficio minore, che si ferma a 2815,89 euro (e li porta a incassare poco più di 19.000 euro al mese), hanno accesso a un fondo di rappresentanza di 12.911.42 euro all’anno. E – come Fini – franchigia postale, telefonini e auto di servizio. Oltre a una segretaria e a sette addetti. Il tutto in tempi di crisi e di governo tecnico. Molto poco sobrio.Il Giornale, 10 aprile 2012

Ecco quanto scrive ITALIOGGI:

Quel plafond illimitato di Fini

di Franco Adriano


Un plafond illimitato per le spese di rappresentanza per il presidente. Quasi tredicimila euro netti per i quattro vicepresidenti e i tre questori. Diecimila euro per i 13 deputati segretari. Italia Oggi è venuto in possesso di un documento sulle prerogative interne all’Ufficio di presidenza (vice-presidenti, questori e segretari) e dei presidenti delle giunte e commissioni della Camera dei deputati, che dimostra – con gli importi netti dichiarati in bella evidenza – quanto sia ancora lontano dalla realtà il Palazzo: da chi deve stare sul mercato nel pieno di una crisi economica.

I conti in tasca all’onorevole

Ora, considerato che a un deputato semplice finiscono in tasca – netti – 5486,48 euro di indennità parlamentare (l’unica cifra su cui paga le tasse), 4003,11 euro di diaria di soggiorno, 4190 euro di rimborso spese forfettario eletto-elettore (tramite il proprio gruppo parlamentare), un rimborso spese accessorie di viaggio che va da 1107,9 euro (I fascia) a 1331,7 euro (II fascia) ed infine 258,24 euro al mese di rimborso forfettario per le spese telefoniche, per un totale – si sottolinea ancora: netto – di almeno 16.119,19 euro al mese, agli ulteriori privilegiati in questione va ben di più.

A Fini 20.498 euro netti al mese e rimborsi no limits

Si parte naturalmente dalla testa, ossia dalle competenze spettanti al presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Dal citato documento si vede come al netto di oltre 16mila euro mensili che finiscono in tasca a ciascun deputato, per il presidente si aggiungono 4223,83 euro di indennità d’ufficio e un ulteriore rimborso spese telefonico di 154,94 euro, per giungere ad un totale di almeno 20.497,96 euro netti al mese. L’ufficialità delle cifre dice tanto, ma non tutto. Basta soffermarsi al capitolo «Prerogative», infatti, per essere colpiti da due paroline: “Plafond illimitato” relativamente al “Fondo spese di rappresentanza”. Allora, l’autovettura di servizio, la franchigia postale e la dotazione di “apparati telefonici mobili” ad libitum, rischiano di non fare più notizia o di passare in secondo piano. Il punto è che il presidente della Camera di spese in proprio ne ha davvero poche considerato che da disposizione interna, si dota di uno staff di tredici persone: un consigliere della Camera con funzioni di Capo della segreteria, un portavoce, due addetti di V o IV livello che il presidente può scegliere anche fra estranei all’amministrazione. Se sono dipendenti della Camera guadagnano rispettivamente 4406,8 euro netti al mese e 3030,9 euro netti (la retribuizione è corrisposta per 15 mensilità e le tre mensilità aggiuntive sono di importo inferiore in quanto non comprendono l’indennità di segreteria). Vi sono, infine, sei addetti di IV, III o di II livello scelti tra i dipendenti e tre addetti scelti tra estranei alla Camera la cui retribuzione è parametrata al II livello dei dipendenti Camera (2394,84 euro netti al mese per 15 mensilità).

Anche Bindi, Buttiglione, Leone e Lupi stanno a cavallo

I vice presidenti Antonio Leone (Pdl), Rosy Bindi (Pd), Maurizio Lupi (Pdl) e Rocco Buttiglione (Udc) hanno un’indennità d’ufficio minore rispetto a Fini (2815,89 euro netti anziché 4223,83) che li porta ad incassare 19.090,02 euro netti al mese. Ma Leone, Bindi, Lupi e Buttiglione hanno anche loro un fondo spese di rappresentanza. Non con un plafond illimitato, come quello di Fini, ma mica da buttare via: si tratta di 12.911,42 euro all’anno. Almeno, incassando come qualsiasi deputato i 4190 euro di rimborso spese eletto-elettore, pagheranno i francobolli, si potrebbe pensare. E, invece, no. Come Fini hanno la franchigia postale, la dotazione di telefonini e l’auto di servizio. A ciò si aggiunga una segreteria di ben sette addetti.

I questori Albonetti, Colucci, Mazzocchi come i tesorieri

Dei questori della Camera e del Senato, dei loro alloggi di servizio e del personale a disposizione si è già detto tanto. Occupandosi dell’amministrazione di Montecitorio sono un po’ come i tesorieri del partiti: devono stare un’unghia sopra gli altri. È interessante notare, per esempio, come Francesco Colucci (Pdl), Antonio Mazzocchi (Pdl) e Gabriele Albonetti (Pd) abbiano quasi la stessa indennità d’ufficio dei vice-presidenti 2820,76 euro netti al mese contro 2815,89. Sono cinque euro, ma non sono una bazzecola: dicono chi conta concretamente di più fra le due cariche nei confini della fattoria Montecitorio.

Segretari baciati dalla fortuna

E veniamo ai 13 segretari di presidenza. Qui le motivazioni delle indennità speciali percepite, rispetto a quelle dei deputati semplici, si fanno sempre più imperscrutabili. Vabbè, devono collaborare con il presidente «per assicurare la regolarità delle votazioni in assemblea». Ma perché diavolo incassino, oltre a 2014,83 euro mensili netti come indennità d’ufficio giustificati da questa finalità, anche fino a 10.329,14 euro di rimborso annuo per le proprie spese di rappresentanza (600 euro in meno dei questori), non si capisce proprio. E, poi, come per tutti i membri dell’ufficio di presidenza hanno: almeno quattro addetti anche esterni per la loro segreteria, l’auto di servizio, la franchigia postale, telefonini. I fortunati sono: Giuseppe Fallica (Grande Sud-Ppa), Gregorio Fontana (Pdl), Donato Lamorte (Fli), Lorena Milanato (Pdl), Mimmo Lucà (Pd), Renzo Lusetti (Udc), Emilia Grazia De Biasi (Pd), Gianpiero Bocci (Pd), la storica tesoriera dell’Idv, Silvana Mura, Giacomo Stucchi e Guido Dussin (Lega Nord), Angelo Salvatore Lombardo, fratello del governatore siciliano, e Michele Pisacane (Noi Sud).

Presidenti di commissione, i più sfortunati fra i privilegiati

Apparentemente non ha senso che i deputati segretari incassino la stessa indennità d’ufficio dei presidenti di giunte e commissioni che hanno ben altre mansioni. I presidenti di commissioni e giunte, poi, hanno un fondo di rappresentanza di soli 3600 euro annui (e per di più si pagano pure le spedizioni postali a differenza dei membri di presidenza). Eh sì, tra «i più uguali degli altri» della Camera, i più sfortunati, si fa per dire, sono proprio loro: Maurizio Migliavacca, Pierluigi Castagnetti, Donato Bruno, Giulia Bongiorno, Stefano Stefani, Edmondo Cirielli, Giancarlo Giorgetti, Gianfranco Conte, Angelo Alessandri, Mario Valducci, Manuela Dal Lago, Silvano Moffa, Giuseppe Palumbo, Paolo Russo, Mario Pescante, Leoluca Orlando, Giovanni Fava.Dal punto di vista retributivo contano meno di un questore e meno di un deputato segretario. Conservano a malapena l’auto blu e il telefonino. Le loro segreterie, poi, fanno ridere rispetto a quelle dell’uffico di presidenza (tre addetti al massimo anche esterni). In media costano 237mila euro l’una complessivamente.Meglio di niente, ma la segreteria di un vice-presidente o di un questore ne costa 660mila (quella di deputato segretario 357mila). Chiaro, gli addetti alla segreteria di un presidente di commissione oltre ad essere di meno, guadagnano anche meno dei pari grado degli uffici di presidenza. Un II livello guadagna 2262,44 netti contro 2394,84. Un IV livello 2703,64 netti contro 3030,90 (le mensilità sono sempre 15). Ma il punto è che Fini, Leone, Bindi, Lupi, Buttiglione, Colucci, Mazzocchi e Albonetti possono accedere a personale di V livello (4406,8 euro se interno per 15 mensilità e 4979,31 euro netti per 13 mensilità se esterno), mentre i presidenti di commissione no.

………….Ogni commento ci sembra superfluo!

CANCELLARE LA LEGGE-TRUFFA SUI RIMBORSI AI PARTITI, di Mario Sechi

Pubblicato il 8 aprile, 2012 in Il territorio | No Comments »

Leggere i commenti del Palazzo è meglio che andare a vedere uno spettacolo di cabaret. Lo stato confusionale della nostra classe dirigente è totale, mai visto niente del genere, neppure ai tempi di Tangentopoli. I parlamentari sfornano comunicati che oscillano tra il disperato, il comico, il grottesco e il tragico.
Il migliore della giornata ieri è stato quello del senatore Raffaele Lauro (Pdl), che ha la soluzione chiavi in mano del problema: una commissione parlamentare d’inchiesta sui bilanci dei partiti. È come chiedere ai polli di riunirsi e dare un giudizio sulla bontà del curry, o dare all’agnello facoltà di deliberare sul pranzo di Pasqua. Immagino l’impavida commissione al lavoro, istituita con grande tripudio, sobri comunicati, dotata di un presidente, due vicepresidenti, uffici ad hoc, segretarie, autisti, portavoce e portaborse. Mi fermo qui, per carità di Patria. Ne abbiamo visto un’altra all’opera in questi mesi, la famigerata commissione Giovannini sui costi della politica. Ha gettato la spugna, non è venuta a capo di un bel niente. Fallita. Kaputt. Nel frattempo altri cento milioni di rimborsi elettorali (leggere «finanziamenti mascherati») stanno per arrivare nelle casse dei partiti. Fossi nei panni dei presidenti di Camera e Senato, procederei di concerto con il governo a bloccare il superassegno. Non lo faranno, è in corso una melina vergognosa, un palleggio di responsabilità, uno scaricabarile e un tentativo chiarissimo di portare la discussione su un binario morto. E invece è giunta l’ora di darci un taglio.
L’istinto di autoconservazione dei politici sta producendo il risultato opposto: si stanno suicidando, ma così facendo rischiano di trascinare nel gorgo anche le istituzioni, che invece vanno salvate e messe in condizioni di essere più forti, stabili e credibili. Nessun partito può tirarsi fuori da questa storia. Il referendum del 1993 che aboliva il finanziamento fu aggirato con una legge-truffa. Solo i radicali si opposero. I partiti cercheranno anche stavolta di architettare un’altra fregatura. Quando compaiono comunicati del Palazzo che riportano la formula «serve una risposta alta», significa che si sta scendendo in basso. Un modesto consiglio da uno che legge cosa scrivono i lettori e sente l’aria che tira nel Paese: non provateci. Mario Sechi, Il Tempo,8 aprile 2012

…………….BEN DETTO, MA INTANTO…..

Rimborsi elettorali del 2008

In arrivo altri cento milioni per i partiti

Il 31 luglio i movimenti politici otterranno 100 milioni di euro, l’ultima rata dei 503 milioni di rimborsi elettorali per le consultazioni del 2008. Peccato che li spendano in auto di lusso, lauree, viaggi e case. «Il governo riflette e prende posizione» assicura il premier Monti dal Libano dopo l’ennesimo scandalo, quello che ha costretto alle dimissioni il leader leghista Bossi. Ma non si muove una foglia. Anzi, in piena recessione, con le famiglie italiane alle prese con l’aumento delle aliquote locali, il pagamento dell’Imu e i rincari (a ottobre l’Iva passerà dal 21 al 23%), i partiti otterranno un’altra vagonata di soldi. Non sarebbe il caso di bloccarli? Di approvare un decreto per restituirli ai cittadini? Magari per finanziare contributi alle imprese o per i disoccupati? Nessuno, per ora, s’è posto il problema. E il Palazzo ingrassa. Soltanto per restare in Europa, le Camere basse di Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna insieme spendono quanto l’Italia. Un onorevole del Belpaese costa il doppio rispetto a un tedesco o un francese. E si capisce perché. Altro che tagli. Camera e Senato hanno deciso piccole riduzioni che non intaccano il tenore di vita dei nostri rappresentanti o, nel migliore dei casi, sono sforbiciate che comporteranno modesti risparmi nel futuro. Come la storia dell’abolizione dei vitalizi, sbandierata come esempio di addio ai privilegi. In realtà non avranno l’assegno soltanto quelli che saranno eletti per la prima volta nella prossima legislatura mentre gli italiani continueranno a pagare i vitalizi di 1.464 ex deputati e 843 ex senatori. Per coprire gli assegni, compresi quelli di reversibilità, ogni anno la Camera impegna 138 milioni di euro, il Senato 79 milioni. Qualcuno ha provato pure a guardarsi indietro ma non c’è stato niente da fare. L’ordine del giorno presentato da Borghesi (Idv) a Montecitorio chiedeva di abolire il vitalizio sia per i nuovi sia per i vecchi parlamentari. Voti favorevoli: 22. Voti contrari: 498. Muro di gomma. Ogni anno la Camera dei deputati spende quasi 1 miliardo di euro, il Senato più di 650 milioni. Alcune spese sono stravaganti: più di 7 milioni per stampare gli atti parlamentari della Camera, 743 mila euro di pedaggi autostradali, 530 mila euro per l’organizzazione di mostre e conferenze, 143 mila per i servizi di guardaroba. I gruppi parlamentari di Montecitorio ottengono più di 36 milioni: 11 milioni e 869 mila per il «funzionamento», 13 milioni 420 mila per il «personale» e altri 11 milioni per le «segreterie». Ma non potrebbero sborsarli i partiti, visto che ottengono centinaia di milioni di euro come rimborsi elettorali e hanno un avanzo mostruoso? Contiamo soltanto quelli assegnati ai movimenti per le elezioni politiche del 2008. Sono 503 milioni di euro. Troppi, dato che i partiti hanno dichiarato spese per 136 milioni. Gli altri 367 milioni sono rimasti nel loro portafoglio. Anzi, in quello dei loro tesorieri che, spesso, come nei casi della Margherita (Luigi Lusi) e della Lega Nord (Francesco Belsito) li hanno distratti per affari privati. Un arricchimento netto del 456 per cento. Pazienza se nello stesso periodo, come ha verificato la Banca d’Italia, il reddito delle famiglie italiane è diminuito del 6 per cento. Cose che capitano. Solo nei partiti. Ma c’è di più. Negli ultimi diciotto anni i partiti hanno avuto 2,25 miliardi di rimborsi, ma hanno documentato uscite per un quarto della cifra, 579 milioni. Geni della finanza. Mal di testa? Preparate l’aspirina. I partiti hanno incassato più di quanto costerà la riforma del mercato del lavoro. Ma quella la pagano i contribuenti con le tasse sulle case in affitto, sulle auto aziendali, sulle imposte d’imbarco all’aeroporto. Monti tassa, i partiti incassano e i politici spendono. Pagano sempre gli stessi: gli italiani onesti. Magna magna? Massì, tanto che il Senato impegna 40 mila euro all’anno solo per le posate. Sì, per forchette, coltelli e cucchiai. Spariscono ogni anno. Si mangiano pure quelli. Va tutto alla grande. Perché sono già due Parlamenti che vengono votati con il «Porcellum», cioè con la legge elettorale che prevede la lista bloccata che ha cancellato collegi e preferenze, eppure deputati e senatori fino al mese scorso hanno continuato ad avere in busta paga 3.690 euro al mese (4.180 per i senatori) come «rapporto eletto-elettori»: per coprire i costi di manifestazioni nel proprio collegio e per pagare i portaborse. Tra l’altro fino al 1° marzo 2012 non erano previsti controlli. Tanto che su 630 deputati soltanto 236 avevano contratti di lavoro con i collaboratori. Grande sacrificio. Hanno tagliato i benefit degli ex presidenti della Camera e del Senato. Prima avevano uffici, auto blu e segreteria a vita, adesso «soltanto» per dieci anni dopo la fine del mandato. Hanno litigato pure su questo. AlbertoDi Majo, 8 aprile 2012

…………..Il ministro Severino ha dichiarato: il Governo è pronto, attende l’imput dei partiti. Non sappiamo se prende in giro se stessa o prende in giro i cittadini. Se il govenro aspetta l’imput dei partiti dobbiamo attendere il diluvio universale. Se non sono solo i giullari dei partiti, i tecnici o quelli che tali si spacciano assumano per decreto legge immediatamente efficace l’abolizione della legge sui rimborsi elettorali, sospendano l’erogazione della tranche degli ulteriori 100 milioni, obblighino i partiti a restituire le plus valenze incamerate rispetto alle spese sostenute. Il resto è aria fritta. g.

I 7 BALZELLI CHE ALLEGGERISCONO LE TASCHE DEGLI ITALIANI. NEL 2012 UNA STANGATA DA 1133 EURO A FAMIGLIA

Pubblicato il 29 marzo, 2012 in Economia, Il territorio, Politica | No Comments »

manovra famiglia
Sette i peccati capitali, sette i Re di Roma, sette le meraviglie del mondo… e sette i balzelli che alleggeriscono le tasche degli italiani nel 2012

La classifica è stilata da Adusbef e Federconsumatori, che parlano di “imponente aumento della tassazione” e quantificano l’aumento delle tasse che colpirà le famiglie nel 2012: 1.133 euro.
Tra i balzelli c’è una ‘new entry’: l’Imu, che guida la classifica dei rincari. Ci si dovrà fare i conti a giugno prossimo. Seguono le addizionali regionali e comunali che già hanno pesato sulle buste paga di marzo. Poi la ’spada di Damocle’ del possibile aumento dell’Iva che scatterà a settembre, a meno che, come il Governo ha più volte promesso, non si trovino risorse alternative.
Tra imposte, rincari, bolli, vecchie e nuove tasse, le famiglie italiane sono sempre meno in grado di affrontare il conto altissimo della crisi economica. Il 75% dei cittadini infatti – secondo un sondaggio di CareerBuilder (società specializzata in ricerca di lavoro) – accusa: quando arriva la busta paga, il 27 del mese, ha già finito i soldi dell’assegno precedente.
La crescita del Paese inizia l’anno con il segno “meno” davanti ( -0,5%, dati Istat) e nella situazione attuale sperare in un aumento dei consumi appare quanto mai illusorio. A questo proposito è bene ricordare che se il prodotto interno lordo continua a diminuire, anchi il rapporto con il debito (sul cui parametro si basano gli impegni del Paese con l’Europa) è destinato a peggiorare.

La top seven degli esborsi
  1. Aumenti Iva (da 9/2012) 270 euro/anno
  2. Aumenti Imu prima casa 405 euro/anno
  3. Accise benzina 120 euro/anno
  4. Accise reg. benzina (calcolo base nazionale) 16 euro/anno
  5. Bollo deposito fino a 50.000 euro 47 euro/anno
  6. Addizionale Regionale e Comunale 245 euro/anno
  7. Bollo sui depositi bancari e postali 30 euro/anno

TOTALE 1.133 euro/anno

L’IMU AVVANTAGGIA I REDDITI ALTI. ECCO PERCHE’.

Pubblicato il 28 marzo, 2012 in Il territorio | No Comments »

Imu avvantaggia ricchi

C’era una volta la progressività. E’ un semplice principio – sancito anche dalla Costituzione – secondo cui i redditi alti  pagano proporzionalmente imposte più alte. Ma sembra ormai passato di moda nell’ordinamento fiscale italiano. Lo conferma anche l’ultima nata tra le imposte, l’Imu (imposta municipale unica), che sostituisce sia l’Ici che l’Irpef sui redditi fondiari, cioè derivanti da terreni e fabbricati.

E’ sempre il famoso Ufficio studi della Cgia di Mestre a mettere il dito nella piaga. Calcolatrice alla mano, dimostra che al crescere del livello di reddito dei proprietari di seconde case la differenza tra il loro carico fiscale con la vecchia Ici e la nuova Imu tende a diminuire. Per i proprietari con redditi oltre i 100mila euro l’Imu diventa addirittura più vantaggiosa dell’Ici.

Aliquota piatta, i ricchi festeggiano

E’ tutta colpa della ex Irpef sui redditi fondiari. L’Ici, come l’attuale Imu, è un imposta ad aliquota fissa, quindi incide con la stessa proporzione su tutti i livelli di reddito. L’Irpef invece ha aliquote progressive, che aumentano con il crescere del reddito. Ma ora l’Irpef che prima i proprietari pagavano sui loro immobili (quelli non affittati – o affittati in nero – perché altrimenti si paga l’Irpef sul reddito da locazione) ora scompare perché confluisce nell’Ici. Questo significa non si fa più distinzioni tra i proprietari di seconde case: la famiglia che ha la casetta in campagna e la società che possiede un intero stabile in centro città pagheranno stessa aliquota.

Ecco i dettagliati calcoli della Cgia (valori in euro):


Caso 1
Caso 2
caso 3
caso 4
Rendita catastale (1) 630 788 945 1.000
Reddito Irpef proprietario 25.000 50.000 100.000 150.000
NEL 2011
- Ici (6,4 per mille) 403 504 605 640
-Irpef su immobili 227 399 542 573
- Add. regionale Irpef (0,9%) 8 9 11 12
- Add. comunale Irpef (0,4%) 3 4 5 6
Totale
641
917
1.163
1.230
NEL 2012
Imu (7,6 per mille) e
rivalutazione del 60% (2)
766 958 1.149 1.216
Differenza 2011-2012
+125
+41
-14
-15

(1) La rendita catastale comprende la rivalutazione del 5%.
(2) Per ottenere la nuova base imponibile Imu la rendita (rivalutata del 5%) viene moltiplicata con un coefficiente di 160 (prima della manovra era di 100)

Quindi – conclude la Cgia – nonostante l’aumento del 60% delle rendite catastali sulle abitazioni, la nuova tassazione sulle seconde case premierà i ricchi, o quantomeno coloro che dichiarano un reddito annuo superiore ai 100mila euro. Fonte ANSA, 28 marzo 2012

.……Alla faccia dell’equità e del rigore sbandierati da Monti e dai suoi ministri e sottosegretari, ultimo, ieri sera a Ballarò, il signor Castricalà che arrogante quanto mai dissertava sul punto e minacciava, quasi fosse un rinato Robin Hodd, che se on si fa come diciamo noi ce ne andiamo. E se se ne vanno sarà meglio per tutti. Meno che per i possessori dei redditi alti e delle mega seconde case che come viene dimostrato dalla CGIA di Mestre vengono “premiati” dalla nuova IMU. Perchè, delle due l’una: o l’equità è valsa solo per i poveri cristi, lavoratori dipendenti e pensionati, oppure i cosiddetti tencici non sono per niente tecnici e per nulla bravi,  tant’è che, ove siano in buona fede,   non si sono accorti che l’applicaizone della  norma era il contrario della equità. E la ignoranza, in questo caso, è più grave della malafede. g.

LA COZZA PELOSA ATTACCATA ALLA POLITICA, di Mario Sechi

Pubblicato il 19 marzo, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Michele Emiliano Il sindaco di Bari Michele Emiliano è finito nel frullatore per una storia di «cozze pelose» che sono arrivate in casa sua poco prima di Natale. Regalo di un imprenditore che gareggiava per gli appalti del Comune. Emiliano si è definito un «fesso» per aver accettato quel regalo. Sono d’accordissimo con lui: è un fesso ed ora il sindaco del Pd è protagonista di un «fishgate» dal quale non sarà facile uscire. Ho seguito il suo profilo twitter e debbo ammettere che ce la sta mettendo tutta per apparire inadeguato. Ha dato mille risposte ai suoi lettori-elettori indignati, ma non una convincente. Non vuole dimettersi e si dipinge come un allocco. Giudicate voi. È vero, non c’è reato né mai penso ci sarà, ma non siamo di fronte a un problema da codice penale, semplicemente si tratta di una materia chiamata «politica». Se uno che va a caccia di appalti pubblici e ti regala scampi, orate e cozze, e tu per soprammercato fai il sindaco, ti devi chiedere: «Perché lo fa?». Al suo posto, io che sono un fan di Machiavelli, avrei fatto un ragionamento del tipo: «Meglio rimandarle indietro, sono pure pelose ’ste cozze e le devo pulire. E non si sa mai che questo canti ai quattro venti che io le ho prese e mangiate». Cosa che è regolarmente successa. Altro marginale elemento di questa storia: Emiliano è un magistrato in aspettativa, uno che dovrebbe avere naso particolare nel fiutare i lestofanti. E invece no, ha sottovalutato le relazioni pericolose tra business e politica. Ha sempre fatto alti discorsi sull’etica e sui danni dell’era berlusconiana, poi però ha trovato il suo contrappasso dantesco, il «più puro che ti epura». Non mi interessa la sua carriera, non era destinato certo a entrare nel pantheon degli statisti, ma la sua storia sì che è esemplare, è una metafora dello sbrego tra politica e realtà. Così a Bari la seduta di autocoscienza del centrosinistra è da giorni concentrata sulle dimensioni delle spigole, la carne bianca e morbida degli astici e la polpa prelibata delle ostriche imperiali. Il tavolo della politica è diviso in fazioni che si fronteggiano tra cotto e crudo, sfilettato e marinato, al vapore o alla griglia. Se vanno avanti così, sono fritti. Mario Sechi, Il Tempo, 19 marzo 2012

.………..Siamo garantisti, per davvero,   e quindi non tireremo bordate ad Emiliano che ad oggi non è indagato di alcunchè. Ma, al di là  della barca(è il caso di dire!)  di pesce che, beato lui, s’è mangiato tra  Natale e l’Epifania,  quel che non è perdonabile sul piano etico di cui, come ricorda Sechi, spesso Emiliano s’ fatto portabandiera, è l’aver dato forma alla sua vicinanza con costruttori che avevano rapporti economici con il Comune, nominando la figlia di uno di loro suo assessore. Imperdonabile e visto il personaggio del tutto inspiegabile. O forse si sentiva un padreterno e qui è cascato l’asino. Attendiamo gli eventi. g.



UNA PROPOSTA SERIA: METTIAMO UNA CONSISTENTE PATROMINIALE SUI SOLDI DELLE CASTE

Pubblicato il 13 marzo, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Fanno sparire soldi in Tanzania o in ville private e poi ci chiedono dei sacrifici. Inizino loro a farli, con una imposta sui partiti e sui sindacati

Patrimoniale sulla Casta Giordano dice sì a Libero

Caro direttore, permettimi di scriverti sull’onda della condivisione emotiva: mai avrei pensato di esultare per un tassa come per un gol del mio amato Toro, ma domenica mi è capitato. Appena ho letto il titolo di Libero con l’ipotesi della patrimoniale alla casta ho dato il via a una serie di festeggiamenti che in breve hanno trasformato la mia stanza in una succursale di Fuorigrotta a Capodanno. Urla e botti che hanno lasciato del tutto interdetti i miei prossimi. «Datemi i fuochi d’artificio», ho cominciato a urlare a un certo punto. Stavano per chiamare un’ambulanza.

Comunque, caro direttore, giuro: se arriva la patrimoniale sulla casta i fuochi d’artificio li faccio davvero. Perché, vedi,  fra tante tasse ingiuste che vengono introdotte finalmente ce ne sarebbe una equa. Non sto a riprendere i numeri che Franco Bechis come al solito ha snocciolato con la consueta precisione. Ma è evidente che i partiti hanno troppi soldi, altrimenti non li investirebbero in Tanzania,  come ha fatto la Lega,  o peggio nelle ville private di un tesoriere, come ha fatto la Margherita. Non ti pare, direttore? Sono spariti 13 milioni e quelli manco se n’erano accorti. Poi ci vengono a dire: «Dobbiamo fare tutti i sacrifici».

Tutti? Tutti chi? Fateci il piacere: da un anno non si parla d’altro che di tagli ai costi della politica ma non si è andati al di là della promessa. In quanto a fatti, nulla. Al massimo hanno tagliato qualche briciolina. Gli stipendi dei parlamentari non sono stati toccati, i vitalizi non sono stati abbattuti, le Province restano al loro posto, il Parlamento resta tra i più costosi del mondo. C’è una cosa di cui non riesco a darmi pace: quando si annunciano un sacrificio per la casta, alla fine ci sono solo tanti titoli sui giornali. Quando invece viene annunciata una tassa, ancor prima che uno finisca di leggere il titolo già è venuto il momento di pagare. Così sappiamo per certo che a fine marzo il conguaglio Irpef colpirà le nostre buste paga; sappiamo con certezza che a giugno pagheremo di nuovo la tassa sulla casa; e sappiamo che in autunno arriverà anche l’aumento dell’Iva. Queste sono le certezze. E i tagli? Come una canzone di Mina: parole, parole, parole…

Ieri mattina  il Sole 24 Ore riportava due titoli cubitali in prima pagina. Il primo diceva: tasse locali senza tregua, rincari anche per l’Irpef. E l’altro diceva: Regioni, rinviati i tagli dei consiglieri. Impasse nella riduzione degli stipendi. Lo vedi, caro direttore? Non è mica solo un problema dei palazzi di Roma, il cancro della beffa ai danni dei contribuenti dilaga da tempo anche in periferia. Ti pare possibile che aumentino le tasse locali e nello stesso tempo non riducano di un copeco i loro sperperi? Lo sai quanti sono i vitalizi che paghiamo agli ex consiglieri regionali? 3.183. Sai quanto ci costano? 168 milioni di euro l’anno, che si vanno a sommare a 219 milioni di euro che paghiamo agli ex parlamentari. Ci sono circa 200 persone che prendono addirittura il doppio vitalizio, come se avessero due vite disponibili. Ma ti pare una roba sensata? Perché dobbiamo continuare a pagare una rendita mensile a chi è stato eletto in Parlamento o in Consiglio regionale, magari anche solo per pochi giorni? Crisi per crisi, perché non cominciamo con l’abbattere (non limare: abbattere) questo assurdo privilegio?

Di esempi se ne potrebbero fare tantissimi. Non voglio tediare te e i tuoi lettori, caro direttore. Voglio solo darti il mio appoggio pieno. Credo che questa sia la vera battaglia che vale la pena di essere combattuta. Ogni tanto prende lo scoramento: le cose non cambiano o cambiano troppo lentamente rispetto a quanto vorremmo. Però la patrimoniale contro gli Spudorati (permettimi l’autocitazione) è un obiettivo pratico, concreto, immediato. Lo so che è difficile convincere i parlamentari ad approvarla, perché sarebbe un po’ come convincere le zanzare a diventare rappresentanti dell’Autan. Ma dobbiamo crederci. Dobbiamo provarci. Dobbiamo fare davvero i fuochi d’artificio, prima ancora di vedere il risultato. Lo dobbiamo fare per motivi economici, naturalmente, ma anche  per motivi morali. Quando si parla questo genere di tasse,  infatti, di solito nasce un’obiezione: «Perché colpire il patrimonio? Avere un patrimonio non è una colpa». Obiezione in genere sensata. Ma non in questo caso. Il patrimonio della casta è una colpa perché è stato accumulato da chi stava  distruggendo il Paese: con una mano si arricchivano, con l’altra ci impoverivano. Che sia venuta l’ora del risarcimento? Forse sì: loro continuano ad avere le tasche piene, in effetti. Ma ho la sensazione che il Paese ne abbia ormai piene le tasche… di Mario Giordano, Libero, 13 marzo 2012

….Non solo le tasche ma anche i maroni. E va  là il necroforo Monti che oggi ha fatto da ossquioso  paggio alla Merkel,  l’ex silenziosa stipendiata della DDR, lì dove  la stasi  “rubava le vite degli altri” ma non quella della Merkel che  attese  che il Muro cadesse per svegliarsi filooccidentale.  Il paggio oggi è stato lodato per la servile opera di immiserimento degli italiani perseguita con  nazistica fermezza sotto gli occhi compiaciuti della “culona” che immeserendo l’Europa persegue lo stesso identico sogno dell’altro fuhrer. Ma certi sogni portano male. g.