Archivio per la categoria ‘Il territorio’

TORITTO COME NAPOLI

Pubblicato il 9 ottobre, 2010 in Il territorio | No Comments »

PIAZZA VITTORIO EMANUELE

Poche ore fa, nel nostro centro cittadino,  un ragazzo di 22 anni, che aveva precedenti penali, è stato ucciso con 4 colpi di pistola sparati a bruciapelo  da due sicari che gli sono giunti alle spalle in motorino con in testa il casco che li rendeva irriconoscibili. Il ragazzo non è morto subito ma durante il trasporto in ospedale.

Sembra la cronaca di un fatto avvenuto a Napoli o in qualsiasi altro centro,  sopratutto delle regioni ad alta densità criminale,  dove purtroppo la criminalità organizzata ci ha abituato ad episodi del genere. Ed invece è la cronaca di un episodio che è avvenuto, poche ore fa, nel centro cittadino di Toritto, la nostra Toritto,  nella piazza Vittorio Emanuele, intorno alle 20, quando nella piazza c’è ancora gente, sopratutto giovani che a quell’ora si affollano intorno ai tavoli all’aperto di una rosticceria che è situata in quella piazza. E’ immaginabile facilmente lo sgomento dei presenti ma ancor più è immaginabile facilmente lo scoramento, lo stupore, la paura, il terrore che  a questa notizia avrà invaso l’animo della nostra piccola comunità che benchè non sia davvero una isola felice, mai aveva vissuto esperienze di questo genere e di tale violenza.

I carabinieri, intervenuti nel giro di pochi minuti, hanno immediatamente iniziato le indagini che ci auguriamo possano portare al più preso ad individuare gli autori  e i mandanti di questo omicidio che ci lascia sgomenti sia per l’età della vittima, sia per l’efferratezza e la tecnica usate, che fanno pensare, e lo hanno subito dichiarato i carabinieri, a persone esperte come autori e ad un regolamento di conti come movente.

Lasciamo alle forze dell’ordine l’onere delle indagini, ma noi abbiamo il dovere di chiederci cosa stia accadendo nella nostra piccola comunità.

Non è una isola felice, come nessuna comunità, piccola o grande, lo è o lo è più, se mai lo è stata nel passato. Ma la violenza che che sta dietro questo episodio provoca domande, una sopratutto: cosa sta succedendo a Toritto? E’ diventata forse il centro di guerre tra bande, territorio di scontro tra delinquenti organizzati? C’entra la droga che a sentire taluni circola abbondantemente?

Tre anni fa i carabinieri effettuarono un blitz con cui  sgominarono una banda di spacciatori, per lo più ragazzi, alcuni dei quali anche appartenenti  a famiglie non  benestanti ma dignitose,trascinati nel giro degli spacciatori  dalla speranza di facili guadagni.  Si sperò che l’azione dei carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Bari avesse sradicato il malaffare legato alla droga che si disse imperversava tra i giovani del nostro paese. Non ne siamo più certi visto questo episodio che ci fa apparire per quello che di certo non siamo, cioè una comunità di violenti.

Non possiamo ignorare  ciò che tutti denunciano. Una impressionante latitanza delle Istituzioni, da quelle politiche  a quelle amministrative.Una latitanza che di certo non è la sola responsabile di quello che sta accadendo ma che di certo è stata lievito per il dilagare di una disastrosa deriva sociale che non si combatte con le parole nè con gli anatemi ma con i fatti concreti, con le proposte che debbono mirare a convogliare tutti gli sforzi e gli sforzi di tutti,  verso il bene comune, verso la salavaguardia del patrimonio più importante della nostra società: i giovani.

A chi tocca l’onere dell’inizaitiva se ne assuma la responsabilità. g.

URSO, L’ORGIA DEL DOPPIOPESISMO

Pubblicato il 9 ottobre, 2010 in Il territorio | No Comments »

L’on. Urso è un deputato ex AN eletto nel PDL e trasmigrato nel FLI di Fini, neo parito del  quale è candidato a diventare segretario, ovvero marionetta di Fini, visto che è Fini che tiene le redini, dà gli ordini, stabilisce la rotta e anche le collisioni.

Nel frattempo Urso continua ad essere viceministro del Governo presieduto dal premier Silvio Berlusconi il quale, come è noto a tutti ma sembra che non lo sia ad Urso, per mesi è stato oggetto di uno scellerato chilleraggio mediatico ad opera di giornali e trasmissioni televesive che si sono avvalsi di falsi dossier addirittura video montati per demolire l’immagine del capo del governo del quale Urso è viceministro.

Non ci ricordiamo una sola parola dell’on. Urso a difesa di Berlusconi e di condanna di quanti usavano sisemi e metodi da buchi della serratura per incanaglire il clima politico e anche quello sociale. Aveva perso la parola l’on. Urso.

L’ha ritrovata invece poche ore fa per intervenire a proposito della vicenda del Giornale perquisito quasi fosse un covo di spietati criminali e di pervicaci mafiosi.

Ecco il fiore delle sue dichiarazioni:”Una cosa e’ la liberta’ di informazione, che noi tutti dobbiamo sempre e comunque difendere, altra cosa l’azione di dossieraggio contro chi dissente o solleva critiche o obiezioni che non possiamo assolutamente tollerare”.

“Non si può colpire tutti   dal direttore di ‘Avvenire’, al presidente di Confindustria, alle massime cariche istituzionali. Occorre ricomporre un quadro di confronto civile, senza pregiudizi, corretto, equilibrato e rispettoso dei ruoli. Un confronto civile giova a chi governa, soprattutto giova al Paese”.

Il riferimento al Giornale, a Feltri e ai giornalisti del Giornale è evidente e squallido,  perchè Il Giornale, anche se ciò sfugge ad Urso, fa il suo mestiere, come lo fanno tutti i giornali del  mondo,  che è quello di raccontare i fatti e le notizie ai propri lettori, separando, come insegnavano Montanelli e l’abc del giornalismo, fatti e notizie dalle opinioni.  Ed è  squallidamente evidente che Urso, silente quando  è stato adottato  il sistema Boffo contro Berlusconi, ha ritrovato la parola e il riferimento  al caso  Boffo (per il quale con un coraggio encomiabile Feltri ha chiesto scusa)   perchè si tratta del Giornale, il quotidiano che ha scoperto e sputtanato il caso della casa di Montecarlo che ormai è comune convincimento essere passata dalla proprietà di AN a quella del cognato del suo “capoccia” con un  guadagno di un milioncino di euro, senza dimenticare il sistema usato per far sparire l’affare e il compratore.

Senza dimeticare anche che l’on. Urso forse ha qualche ragione personale per essere tanto velenoso con il Giornale che  ha rivolto qualche attenzione anche a qualche suo affare di famiglia, legittimo cone lo stesso Urso si è precipitato precisare ma del quale forse Urso preferiva che non si parlasse.

Ma forse Urso non sa che nelle democrazie liberali, quelle alle quali il suo capoccia ad ogni piè sospinto fa finta di  ispirarsi, i giornali e i giornalisti fanno proprio questo mestiere:sputtanano i potenti, mica gli impiegati del catasto.g.

MIRACOLO NEL DESERTO DEL CILE: LA TRIVELLA RAGGIUNGE I 33 MINATORI

Pubblicato il 9 ottobre, 2010 in Il territorio | No Comments »

La trivella ha raggiunto i minatori Guarda le foto 1 di 13 La trivella ha raggiunto i minatori
Cile: miracolo nel deserto dell'Atacama dell’inviato Martino Rigacci

MINIERA SAN JOSE’ – Tutto ‘Esperanza’ piange, fa festa, si abbraccia, urla: sono le 08:05 e nel cuore del Deserto dell’Atacama e’ arrivata la notizia che l’accampamento aspettava da giorni. La mega-trivella T-130D dei tecnici cileni ha finalmente bucato la terra nella direzione e profondita’ giusta, raggiungendo il punto nel quale 33 uomini lottano da 65 giorni per la vita. Sono attimi di gioia, e di tanta emozione accumulata per lunghe settimana, soprattutto per i familiari dei 33, tutti cileni meno un boliviano. Nei primi minuti quasi non riescono a parlare, si abbracciano, circondato dai giornalisti di tutto il mondo: nella concitazione dal circo mediatico si sentono urla in diverse lingue, un cameraman cade sulla ‘calle larga’ dell’accampamento, i cronisti delle reti all-news cilene saltano da una tenda all’altra alla ricerca delle prime dichiarazioni. Mentre all’accampamento la ‘camanchaca’ (la fitta nebbia che viene dal Pacifico) inizia a lasciare spazio al sole, la felicita’ e’ ormai incontenibile.

I primi a sapere che tutto e’ andato bene, e che la trivella e’ giunta a destinazione, sono stati proprio i familiari. Qualche attimo e la notizia diventava ‘ufficiale’: i tecnici all’ingresso della miniera alzavano le braccia e applaudivano, dalle auto si facevano sentire i clacson, i carabineros si baciavano con i parenti dei minatori, e nella piccola scuola ‘San Jose’ uno dei familiari faceva risuonare senza mai stancarsi una campana. Pochi minuti dopo la sirena della miniera azionata dai tecnici ha coperto con il suo suono l’intero accampamento, mentre dappertutto si moltiplicava l’urlo ‘Chi-chi-chi, le-le-le, los mineros de Chile’.

Ennesima conferma che tutto era andato veramente bene e che ora il ‘D-Day’, il momento in cui i 33 usciranno, e’ veramente piu’ vicino, forse lunedi’, forse martedi’, comunque nei prossimi giorni. In mezzo alla festa, una donna che portava una bandiera cilena e’ scattata di corsa – subito seguita da una lunga fila di giornalisti – verso l’altura che sovrasta Esperanza, dove da tempo sono state conficcate nella terra del deserto 33 ‘banderas’, una per ogni minatore, il luogo simbolo, quasi una specie di santuario, dell’ accampamento. Poco dopo e’ raggiunta da altri familiari. Il gruppo canta l’inno nazionale cileno.

TRIVELLA ‘LEPRE’ T-130 VINCE LA CORSA - Prima la chiamavano la ‘trivella-miracolo’ poi la “lepre”: è la perforatrice T-130 che oggi è riuscita a completare il pozzo per salvare i 33 minatori di San José, e che è ormai entrata nella storia “mineraria” del Cile. Proveniente da un altro giacimento cileno, chiamato Ines de Collahuasi, la T-130 ha iniziato a bucare la terra del Deserto dell’Atacama lo scorso 7 settembre.

Qualche giorno dopo, la trivella ha urtato uno strato roccioso imprevisto, provocando la rottura della prima delle tante punte sostituite durante i 33 giorni di perforazione: “E’ un dato curioso, 33 giorni per 33 minatori”, ha fatto notare il ministro alle risorse minerarie, Laurence Golborne, nel suo primo commento dopo il completamento del lavoro. Fin dai primi giorni dall’inizio della perforazione, i media cileni hanno dato un nome a ognuna delle tre trivelle messe in campo dai tecnici per raggiungere i 33: così, la perforatrice petrolifera Rig 421 – al centro del Piano C – è stata chiamata “l’elefante” per le sue dimensioni, mentre la Strata – quella del Piano A – è conosciuta come la “‘tartaruga”, perché più lenta nello scavo. Ad avere la meglio e a raggiungere oggi i 33 in profondità per prima, è stata quindi la “lepre”, la protagonista del Piano B, quello che alla fine ha avuto successo.

FONTE ANSA 9 OTTOBRE 2010

MARCEGAGLIA , L’EROINA

Pubblicato il 9 ottobre, 2010 in Il territorio | No Comments »

Stamattina Il Giornale, giusto quanto aveva annunciato ieri Vittorio Feltri, ha pubblicato il famoso dossier sulla signora Emma Marcegaglia. Ma non è quello che cercavano i carabinieri di Napoli, distolti dalla guerra alla criminalità organizzata, alla camorra, alla delinquenza comune e no,  che attanaglia Napoli e la sua provincia e la sua regione;  carabinieri inviati dai pm napoletani, con alla testa il noto e famoso investigatore che non ne azzecca una, cioè l’anglo-napoletano Woodcock, nella sede del Giornale, a frugare nei cassetti, nelle scrivanie e sinache nelle mutande di Sallusti e di Porro,no, non è quello perchè quello non esisteva, non era mai esistito.  Quello pubblicato stamattina dal Giornale, è la raccolta di articoli pubblicati negli ultimi due anni e negli ultimi mesi dalla stampa progressista e di sinistra, che non  risparmia critiche, come è nel diritto dei giornali e dei giornalisti, sulla signora Marcegaglia, sui suoi parenti, e sul suo gruppo industriale, articoli che raccontano le peripezie, anche giudiziarie del Gruppo indfustriale che fa capo alla famiglia della presidentessa degli industriali italiani. E mentre con feroce ironia Vittorio Feltri nel suo editoriale fa strame dei dolori fasulli o almeno esagerati  della Marcegaglia, costei sulle colonne del Corriere della sera si fa eroina per dichiarare che lei “andrà avanti” perchè lei non ha nulla da temere.   Ovviamente, è sottinteso,  nonostante le “minacce” dei giornalisti del Giornale per difendersi dalle quali la signora aveva chiamato Fedele Confalonieri. Ecco una bella domanda: se la signora non aveva nulla da temere, perchè mai si è rivolta all’”amico” Confalonieri perchè il Giornale non materializasse le sue “minacce”? Non è contradditorio rispetto alla sua rivendicata assenza di timori di qualsiasi genere?  E altra domanda intreressante: Perchè mai dopo aver avuto assicurazioni da Confalonieri che quella  del vicedirettore del Giornale al suo portavoce (quanti danni fanno i portavoce!) era solo una bufala tra amici (amici?!) perchè poi dinanzi al pm di Napoli ha manifestato timori che come lei stessa sostiene non aveva ragione di nutrire? Ci risiamo. In Italia, un paese in ui il tondo diventa quadro e il quadro tondo, nessuno riesce a sottrarsi al piacere dell’eroismo a buon mercato. Solo che ben altri sono gli eroismi e ben altri sono gli eroi come in queste ultime ore purtroppo ancora una volta abbiamo dovuto constatare. E si rassicuri la signora Marcegaglia, a parlar male del govenro in questo paese non porta male, anzi fa bene, fa benissimo. Lo chieda a Fini, quando l’incontra per raccogliere  di persona la solidarietà di chi come,  abbiamo già scritto,  dal “mal comune fa scemare la pena”. Senza peraltro che si possa ottenere che la libera stampa non faccia il suo dovere. Sempre. g.

P.S. iL presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, in attesa di essere sentito come persona informata dei fatti dalla Procura di Napoli che, come è noto, non ha altre preoccupazioni per la testa che sentire le conversazioni telefoniche tra il vicedirettore del Giornale e il portavoce della Marcegaglia, ha dichiarato alla sampa che quando su richiesta della Marcegaglia interpellò Vittorio Feltri sul presunto doassier del Giornale sulla presidentessa di Confindustria, ebbe dallo stesso Feltri, che cadeva dalle nuvole, rassicurazione della assoluta inesistenza di qualsivoglia dossier. E, ha aggiunto Confalonieri, di ciò informai la Marcegaglia. Si è visto in che conto ha tenuto la signora Marcegaglia le rassicurazioni ricevute. E in che conto tiene un autorevole esponente di quella Economia che lei intende tutelare.

HANNO PAURA DEI GIORNALI, editoriale di Mario Sechi

Pubblicato il 9 ottobre, 2010 in Il territorio | No Comments »

I giornali che hanno una forte identità culturale ed esprimono idee forti oggi sono i protagonisti della politica italiana. Politica che s’è persa tra le nebbie, travolta da una magistratura che ha esondato al punto da essere più forte del legislatore.

Personaggi del presepe con giornali e bavaglio A occhio e croce mi pare che il Paese sia lievemente impazzito e faccia una grande fatica a riprendere il lume della ragione. Andiamo con ordine.
1. Il Giornale decide di fare un’inchiesta giornalistica su Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. La signora critica il governo. Fa il suo mestiere. I giornalisti fanno il loro e decidono di vedere se ella fa parte del club di quelli che predicano bene e razzolano male oppure se siamo in presenza di una persona virtuosa dalla quale prendere esempio.
2. I cronisti contattano le più varie fonti, parlano, fanno battute, intrattengono quelle relazioni ruvide o amichevoli che sono il sale di questo mestiere.
3. Una procura capta le telefonate e non capendo un accidente di come funzionano i giornali gira un film da James Bond.
4. Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e Nicola Porro, tre chiari pericoli pubblici, finiscono sotto inchiesta per non si sa bene quale motivo.
5. In qualsiasi democrazia rispettabile tutti gli altri giornali avrebbero scritto che siamo in presenza di un attacco alla libertà di stampa. In Italia no.
6. La presidente degli industriali, editore di un giornale che si chiama Il Sole 24Ore, sembra non cogliere il fatto che una simile iniziativa della magistratura, se avallata, potrebbe minare l’attività anche dei giornalisti del principale giornale economico italiano. Le notizie non arrivano per intercessione dello Spirito Santo o della mano di Confindustria.
7. Dalle intercettazioni apprendiamo che per il portavoce della signora Marcegaglia il direttore de Il Sole 24Ore è stato nominato con la benedizione di tutti, Silvio Berlusconi, la sinistra e i padroni del vapore. Nessuno sente il bisogno di smentire, di dire che Gianni Riotta è stato chiamato al suo posto per merito e non per altre vie piuttosto brevi.
8. La presidente Marcegaglia dichiara urbi et orbi: «Vado avanti». Se non siamo indiscreti: dove? Sarebbe bello capirlo, perché così qui a Il Tempo possiamo riempire i tasselli di questo mosaico che si sta facendo intrigante e davvero istruttivo.
9. En passant, dal polverone sollevato sui colleghi di via Negri, si leva una notizia vera: a Napoli vogliono vederci chiaro su alcune operazioni che riguardano i rifiuti di Napoli e anche le imprese della famiglia Marcegaglia. Tutti dimenticano di mettere in bella evidenza questo dettaglio. Qui per noi sono tutti presunti innocenti.
10. Largo Fochetti si sveglia e Repubblica lancia in campo la penna di Giuseppe D’Avanzo, gran giornalista, ma ogni tanto troppo innamorato delle teorie del complotto. Il commissario Davanzoni ignora come funzionano le cose a Il Giornale e soprattutto dimentica che anche in via Negri e in altri quotidiani ci sono dei giornalisti piuttosto svegli e svelti.
Sono dieci punti fermi di questa storia, ma potrei arrivare a venti e continuare in un rosario surreale. Quando abbiamo appreso la notizia dell’inchiesta sui colleghi de Il Giornale in riunione di redazione siamo scoppiati a ridere. Poi ci siamo detti: non si può fare questo mestiere se un pincopallino qualsiasi ti mette sotto inchiesta perché cazzeggi al telefono, fai il duro o il tenero con una fonte e non capendo un fico secco ti fa diventare un criminale. Libertà di stampa adieu. La verità è che i giornali che hanno una forte identità culturale e gusto per l’inchiesta oggi sono i protagonisti della politica italiana. Fanno l’agenda. Loro malgrado, sono diventati veri giornali-partito perché a differenza della politica esprimono idee forti. Sono quasi sempre fastidiosi per il potere e non inquadrabili – a destra e a sinistra – nella logica dell’establishment che ha un obiettivo contrario: sopire, silenziare, imbavagliare. Ecco perché Fini si schiera con la Marcegaglia e dimentica cosa diceva ai tempi della legge sulle intercettazioni. Gli fa comodo il silenzio e cerca l’appoggio dei poteri forti. La crisi del 2008 ha rivoluzionato l’editoria, in edicola sopravvive solo chi ha identità forte, cura il rapporto con il lettore, fa inchieste e dice da che parte sta. Tutto chiaro, nessun inganno. Lo fanno i direttori di Repubblica, Il Fatto, Il Giornale, Libero, Il Tempo e altri che pensano al mercato e non al Palazzo. Mentre infuria questa battaglia, la politica s’è persa tra le nebbie, travolta da una magistratura che ha esondato al punto da essere più forte del legislatore. Attendiamo che il governo si risvegli dal riposo estivo. Ecco perché oggi i giornali sono nel mirino: provare a eliminare un direttore di quotidiano o intimorirlo fa notizia, è un boccone prelibato. Voglio proprio vedere chi saranno i complici di questo gioco al massacro dove la libertà di stampa è un bene solo se è di sinistra e si occupa solo dei guai della destra. Vedremo. E scriveremo.

L’ITALIA IN LUTTO

Pubblicato il 9 ottobre, 2010 in Il territorio | No Comments »

Questa mattina, in Afghanistan, altri quattro soldati italiani sono morti a causa di un attentato  dei terroristi talebani. Un quinto soldato è in gravisisme condizioni e si teme per la sua vita. Sino ad ora sono 34 i militari italiani facenti parte della missione di pace in Afghanistan ad aver perso la vita nello svolgimento del loro dovere. L’Italia è nuovamente in lutto  e ad esprimere il cordoglio della Nazione sono stati il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio e il ministro della Difesa. Ci uniamo al generale cordoglio inchinandoci dinanzi alle salme dei nostri militari che  nello svolgimento del loro Dovere, hanno sacrificato la loro vita in nome del più alto dei sentimenti:la Pace. g.

FINI CONSOLA LA MERCEGAGLIA: E DI CHE?

Pubblicato il 8 ottobre, 2010 in Il territorio | No Comments »

Secondo una nota diffusa da una agenzia di stampa tramite Internet poco fa (sonio le 17,00)  il signor Fini in Tulliani avrebbe telefonato alla signora Mercegaglia per esprimerle solidarietà per la nota vicenda del presunto dossieraggio del Giornale a danno della logorroica presidentessa di Confindutria. E così chi attendeva il signor Fini in Tulliani alla prova del 9 è servito. Invece di telefonare al Giornale in nome della tanto sbandierata libertà di stampa che “non è mai poca” come ebbe a dire poche settimane fa il nostro eroe,  quando si discuteva della legge sulle intercettazioni, e per denunciare lo strapotere della Magistratura che tenta di mettere la musseruola alla bocca dei giornalisti, il signor Fini in Tulliani ha telefonato alla Mercegaglia, specie dopo che il Giornale i cui giornalisti hanno gli attributi al posto giusto ha annunciato per domani 4 pagine sul gruppo industriale della signora Mercegaglia che non è da meno del gruppo FIAT contro cui si scaglia un giorno si e l’altro pure tutto il sinistrume di casa nostra. Chissà, forse il signor Fini in Tulliani avrà pensato che “mal comune scema la pena”. g.

GIORNALISMO A RUOTOLI, di Mario Sechi, direttore de Il Tempo

Pubblicato il 8 ottobre, 2010 in Il territorio, Politica | No Comments »

Giornalismo a ruotoli

Il presidente della Camera va ad Annozero. Il servizio fatto al Leader di Futuro e libertà assomiglia tanto ai criticati video-messaggi di Silvio Berlusconi.

Michele Santoro ad Annozero Un’intervista andata a ruotoli e un’inchiesta che fa rotolare dal ridere, o forse piangere. L’Italia contemporanea è anche questo e, cari lettori, comincio a pensare che questa situazione sia irreversibile. Il presidente della Camera va ad Annozero e dimenticandosi di essere Gianfranco Fini e di aver acquisito come cognato un tal Tulliani Giancarlo e famiglia comincia a parlare della Rai e dei partiti che la controllano dispensando consigli per il futuro.
Sogno o son desto? È lo stesso Fini che attraverso il suo ex partito ha partecipato alla lottizzazione della Rai o è diventato uno strano animale politico, la fusione di Gianfry e Michele, un Fintoro? È la persona che ignora il non trascurabile fatto che i Tulliani avevano appalti nella stessa Rai di cui parla? A occhio e croce direi che è lo stesso medesimo personaggio, solo che il giornalista che aveva di fronte, Sandro Ruotolo, s’è dimenticato di fargli le domande e l’intervista è andata comicamente a ruotoli. Sono cose che capitano ma da «Annozero» e da Michele Santoro francamente io mi aspettavo molto di più, perché penso che al di là delle idee che non condivido Santoro sappia fare televisione e sia assolutamente in grado di capire che far parlare Fini senza affrontare gli argomenti che hanno tenuto banco questa estate equivale ad accendere il microfono senza alcun interlocutore. Né più né meno di un video messaggio dell’odiato Berlusconi. E dall’intervista a ruotoli passiamo all’inchiesta a rotoli. Procura di Napoli, un ufficio giudiziario che proprio non avrebbe niente da fare, insomma tra camorra e affini il lavoro non mancherebbe. E invece no, gli intrepidi procuratori beccano il misfatto dei misfatti, il caso dell’anno, il thriller che diventerà un bestseller: due noti figuri della mala, Al Sallusti e Nic Porro, affiliati al clan dell’informazione di destra, guidata dalla primula rossa Victor Feltri, sono stati presi con le mani nel sacco. Costruivano nientemeno che un dossier su Emma Marcegaglia, la pasionaria di Confindustria, discendente di una nota dinastia del tubo (d’acciaio) sulla quale nessuno ha mai avuto niente da dire.
Porro e Sallusti sono già chiaramente colpevoli: hanno cercato notizie e ovviamente il fatto che siano giornalisti solitamente dediti allo spaccio d’informazione costituisce un’aggravante. La Procura di Napoli in questa maniera si assicura un colpo incredibile. In tutti i sensi. Mi chiedo come sia possibile che in un Paese non dico civile, ma perfino delle banane, si possa perdere tempo, infangare la libera stampa e minacciare di fatto qualsiasi giornalista che non la pensa come l’establishment senza che nessuno senta il bisogno di fare quel che va fatto: non una grande manifestazione, sarebbe troppo di fronte a tanta ridicola pochezza, ma una sonora pernacchia a rete unificate. Finché questo Paese non la smetterà di inseguire fantasmi, costruire bislacchi teoremi, dare la caccia a streghe, spaventapasseri, mostriciattoli creati dalle fervide menti di chi trascorre il tempo a srotolare la lingua per terra, staremo freschi. Quando la terza carica dello Stato confonde il suo ruolo il capopartito con quello dell’istituzione, soffre di imbarazzanti amnesie in televisione, gli viene riservato sulla tv di Stato un trattamento da reuccio, siamo alla frutta. Quando una Procura della Repubblica scrive nero su bianco un teorema per cui chi cerca notizie e fa il giornalista entra nel mirino della giustizia allora siamo alla frutta e non quella fresca, badate bene, a quella congelata. Chiunque tra noi, viene registrato al telefono, a parlare con gli amici, con le istituzioni, con le più varie fonti che sono nel taccuino del giornalista dovrebbe essere tutelato. Altrimenti non si spiega, cari signori magistrati della Procura di Napoli, e cari timidi colleghi del sindacato e dell’Ordine dei giornalisti, perché diamine le fonti siano sempre e doverosamente coperte dal segreto.
Piuttosto che rivelare una fonte, io vado in prigione. Piuttosto che tradire l’etica del mio mestiere, io preferisco vedere in faccia una toga che mi contesta il mio mestiere. Piuttosto che subire le velate minacce dell’establishment che usa questi metodi da Fouchet, io continuo a scrivere finché ho fiato. Perché la cosa divertente di questo straordinario mestiere è che si può scrivere ovunque, anche sui muri. Siamo alla frutta, lo ribadisco. Però manca ancora il dolce, il caffè e l’ammazzacaffè e voglio proprio vedere come andrà a finire questo pranzo. Io sono pronto a scommettere che tutto crollerà come un misero polverone. Cadrà chi tradisce il mandato degli elettori, cadrà chi dimentica che la magistratura è un ordine e non un potere. Nessuna restaurazione è possibile perché a decidere sono gli elettori non i Palazzi. Basta solo attendere, noi siamo qui, e Il Tempo è galantuomo.

.…A margine dfi questo significativo editoriale di Mario Sechi si ha notizia che il pm che indaga sul nulla, cioè Woodcock,  si appresta a convocare a Napoli il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri quale persona informata sui fatti a  proposito del presunto dossieraggio, nuovo neologismo coniato dai nemici della libertà di stampa, sulla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. E’ fortunato Confalonieri rispetto a VittorioEmanuele, almeno lui è stato convocato e potrà andare a Napoli in aereo o comunque in comodità, a differenza di Vittorio Emanuele che fu arrestato, stipato in una Fiat Punto con altre quattro persone e trasportato per 1000 chilometri come pacco postale a Potenza per essere rinchiuso nel carcere della città lucana . Come è nto Vittorio Emanuele è stato assolto dalle imputazioni per le quali Woodcock lo arrestò perchè il fattyo non sussiste. C’è qualcuno che possa fermare questo PM che macera quattrini dello Stato per farsi pubblicità?

GLI ESECUTIVI ASSEMBELARI NON SONO COMPATIBILI CON LA COSTITUZIONE

Pubblicato il 8 ottobre, 2010 in Il territorio | No Comments »

Nel corso dell’audizione da Santoro, il signor Fini in Tulliani, tra le altre banalità, ha afermato che per riforamre la legge elettorale è possibile una maggioranza diversa da quella scaturita dalle urne. E a proposito di una possibile crisi di governo si è affrettato a dire, come i notabili della prima repubblica, che spetta al Capo dello Stato sciogliere le Camere dove aver verificato se esiste o meno un’altra maggioranza  diversa da quella scelta dal corpo elettorale nel 2008.
Non stupisce più di tanto sentire parlare Fini l linguaggio della casta, quella che nei 50 anni della prima repubblica faceva e disfaceva i governi in Parlamento, alla faccia e a dispetto delle indicazioni elettorali, che, nelle democrazie, quelle vere, non quelle alla Montecarlo che orami sono diventate la passione di Fini,   sono le uniche che contano. Nè stupisce sentire Fini tanto accoratamente affidarsi a Napolitano, l’ex esaltatore della repressione sanguinosa della rivolta ungherese, perchè il signor Fini in Tulliani è sempre più “compagno”…. Ma stupisce  che Fini non conosca i limiti al buon senso. A tal riguardo ecco cosa ha rilevato l’on. Calderisi, che proprio non è l’ultimo arrivato in materia costituzionale.
”Ieri Fini ha ribadito che se cade il governo non e’ scontato che si vada alle urne. ‘Tutti sanno – ha detto – che la strada obbligata e’ quella di verificare se c’e’ un’altra maggioranza in Parlamento’. Il problema e’ quale altra maggioranza. Una maggioranza che rimanga comunque ancorata all’espressione della volonta’ popolare oppure qualunque altra maggioranza, frutto di qualsiasi combinazione e sommatoria dei parlamentari, anche quella che mandi all’opposizione i partiti che hanno vinto le elezioni? Se nel primo caso si rimarrebbe nell’ambito di flessibilita’ del sistema parlamentare, nel secondo avremmo invece un governo assembleare. Governo assembleare che pero’ contrasta non solo con il principio della sovranita’ popolare ma anche con i fondamenti del sistema parlamentare”. Lo dichiara Peppino Calderisi, capogruppo Pdl Commissione affari costituzionali. ”In proposito il costituzionalista Augusto Barbera ha recentemente scritto: ”La stessa teoria della centralita’ del Parlamento ha senso solo se collegata alla volonta’ del corpo elettorale, di cui e’ espressione, non alla centralita’ dei gruppi e delle fazioni parlamentari. E’ questo cio’ che distingue un governo parlamentare dai governi assembleari’. La questione di fondo – aggiunge Calderisi – e’ dunque questa: sono compatibili i governi assembleari con la nostra Costituzione ? Con quella scritta, basata sui principi del sistema parlamentare, non sembra proprio.Ma e’ questa la sostanza della decisione che dovra’ assumere il Capo dello Stato, se e quando si verifichera’ una crisi di governo”. ”Per memoria ricordiamo che nel 2008 le liste del centrodestra hanno ottenuto il 47% dei voti validi, le liste dei partiti di opposizione che siedono in Parlamento il 43%. Se si escludono le liste al di sotto della soglia di sbarramento, il centrodestra ha ottenuto il 52 % dei voti dei partiti che siedono in Parlamento, cioe’ piu’ della maggioranza assoluta (il premio di maggioranza e’ stato solo del 3%, un premio che sarebbe scaturito anche con un sistema basato sul d’Hondt)”, conclude il deputato del Pdl.

LA MERCEGAGLIA FA LA VITTIMA, E FELTRI DICHIARA: CI HA ROTTO I CO….NI

Pubblicato il 7 ottobre, 2010 in Il territorio | No Comments »

La presidentessa di Confindustria Emma Mercegaglia ha dichiarato di essere spaventata dalle minacce dei giornalisti del Giornale che le volevano…estorcere una intervista. Le risponde Feltri a stretto giro di video, con accanto Sallusti e Porro, e ironizza sulla pretesa estorsione che avrebbe avuto come obiettivo quello di ottenere una intervista della Mercegaglia. Costei,ha detto Feltri, dichiara ogni due minuti, ed elenca banalità di ogni genere, per cui è ridicolo che il Giuornale l’avrebbe minacciata per avere ciò che lei fa in continuazione rompendoci i co…ni e facendo scendere il latte alle ginocchia. Testuale, basta vedere il video o sul sito del Giornale o su quello del Corriere della sera. Intanto fioccano le proteste e le derisioni nei confronti del solito pm anglo-napoletano Woodcoch che ha mandato da Napoli 20 carabineri 20 per fare le perquisizioni sia al Giornale sia personali a Sallusti e Porro. Quest’ultimo ha ironizzato dichiarando che forse Woodcock temeva che nascondesse i  presunti dossier, comunque inesistenti,  nelle mutande. Altri si sono domandati perchè mai Woodcock  e il capo della Procura di Napoli abbiano distolto da Napoli, dove impera il malaffare, la camorra, e la criminalità organizzata e no, ben 20 carabinieri per inseguire un  presunto reato che sinanche la FNSI ha stigmatizzato come censura preventiva. Intanto il capo della Procura di Napoli, querelato da Sallusti, ha già corretto il tiro, dichiarando che nelle dichiarazioni al Corriere della sera non si riferiva a Sallusti. Ma intanto ancora una volta la Magistratura è entrata a gamba tesa all’interno della normale attività politico-giornalistica che è costituzionalmente libera e autonoma. Ovviamente tace sul fatto il signor Fini che invece tutto giulivo si è presentato ad Annozero dove ha trovato festosa ospitalità, quella che di solito Santoro riserva ai “compagni” ed infatti Fini si è rivolto ecumenicamente – non è ormai il Papa?- a tutti, da destra a sinistra, perchè tutti, ha detto possono votare per io suo FLI. Poveraccio, fa finta di credere che ci siano italiani di destra che possano votare un voltagabbana come lui e si illude che ci siano compagni veri che lo possano votare. Ora lo coccolano perchè li aiuti a liberarsi dell’usurpatore 8leggi Berlusconi9 e poi gli faranno fare la fine che tocca a tutti i traditori e i voltagabbana come lui. L’insegna la storia che chi di tradimenti ferisce di tradimento perisce. A propostio della casa di Montecarlo se ne è uscito con la banale storiella della trave e della pagliuzza, facendo finta che nulla sia successo dopo la sua ultima uscita videosolitaria e che no si siano accumulate le prove che Tulliani sia il vero proprietario dell’appartamento scippato agli eredi legittitm, cioè gli iscritti di AN, e che altri componenti della famiglia Tulliani abbiano preso viva parte nella ristrututrazione dell’appartamento, destinato ad accoglierli nei festaioli e costosi  week-end che si possono permettere quelli che mangiano alla mangiatoia della Rai. Finchè la barca va…..