Archivio per la categoria ‘Il territorio’

CASO CALIENDO: FINI E’ FINITO NEL PALLONE

Pubblicato il 4 agosto, 2010 in Il territorio | No Comments »

Tra poche ore, alle 17 di oggi, la Camera voterò sulla mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo presentata dal PD e dall’IDV. Salvo sempre possibili sorprese, la mozione è destinata ad essere bocciata perchè un folto gruppo di deputati, pomposamente definiti da alcuni “terzo polo” si asterrà dal voto, consentendo ai circa 300 parlamentari del PDL  e della Lega di respingere l’attacco “strumentale” delle opposizioni. Che sia “strumentale” non lo ha detto il premier Berlusconi, nè ce lo siamo inventati noi che scriviamo. Lo ha dichiarato ieri sera, al termine della riunione del cosiddetto “terzo polo” il capo del FLI (sigla che sta per Futuro e Libertà per l’Italia), cioè l’on. Fini. Il quale Fini, appunto, per giustificare il voto di astensione del suo manipolo di pretoriani ha, appunto, lo ripetiamo, detto che “e’ evidente che sia strumentale”, aggiungendo che “il caso Caliendo è diverso dal caso Cosentino”. E Fini ha fatto di più. Fini che non aspetta altro, primo caso nella storia dell’umanità,  di essere beatificato da vivo e collocato su un qualche altare quale che sia, ha anche  aggiunto, per la delizia delle orecchie di quanti pendono dalle sue labbra, che i parlamentari del suo gruppo, membri del governo,  sono “autorizzati”  (da lui, ovviamente, noto cultore delle libertà di coscienza!) a votare contro la mozione e quindi a favore del collega di governo. Non abbiamo bisogno di aggiungere molti commenti a questa incredibile baggianata di Fini che, evidentemente, ha ormai la testa nel pallone oppure nel sole di Montecarlo. Diciamo soltanto: se il “caso Caliendo è diverso dal caso Cosentino” (ma lui come fa a dirlo? ha letto per caso le carte segretate dell’uno e dell’altro? e perchè e in virtù di quali poteri ciò gli è stato consentito?) perchè mai i “suoi” (viva la democrazia interna del gruppo finiano) parlamentari non membri del governo ma stando a quel che lo stesso Fini dice, seguito a ruota dal suo ventriloquo Bocchino, ancora parte della maggioranza,  si astengono piuttosto, a loro volta, di votare contro la mozione della opposizione, senza rifugiarsi nell’astensione che se si fosse al Senato avrebbe valenza di voto contrario? E’ evidente ad occhio nudo e questa vicenda lo dimostra ampiamente, che  la decisione dell’astensionederiva  dal fatto che i cosiddetti finiani “moderati”  non sono per nulla convinti delle scelte che hanno fatto e, salvo qualche talebano, si chiedono in quale vicolo cieco li ha ficcati il loro “condottiero” che mostra di avere  le idee tanto confiuse, tanto da essere, senza neppure avvedersene,  arrivato, proprio lui, il serioso ex “conducator”, tutto d’un pezzo,   alle “comiche finali”.

P.S L’unico che non ha le idee confuse è Casini che profittando della dabbennaggine di Fini, ha usato quest’ultimo per sottrarsi all’abbraccio della sinistra sul caso Caliendo. Se tanto mi dà tanto, Casini, senza che neppure Fini se accorga,  renderà  a Fini, con tanto di interesse, il corno subito all’epoca della nascita del PDL e della solenne promessa di Fini a Casini che mai sarebbe andato con Belrusconi. Ed infatti lo fece 24 ore dopo…….g.

SANITA’ PUGLIESE: NUOVA INDAGINE SUL SENATORE TEDESCO CON 5 PERSONE ARRESTATE DAI CARABINIERI

Pubblicato il 17 luglio, 2010 in Il territorio, Politica | No Comments »

Cinque persone sono state arrestate dai carabinieri nell’ambito di una delle inchieste della procura della Repubblica di Bari sulla gestione della sanità in Puglia. Si tratta dell’ex capoarea gestione Patrimonio dell’Asl Antonio Colella e dei dirigenti Nicola Del Re e Filippo Tragni, del legale rappresentante dell’azienda Viri, Michele Columella e del titolare di fatto della stessa società, Francesco Petronella, cognato di Alberto Tedesco ex assessore alle politiche della Salute e ora senatore del Pd.

La richiesta d’arresto per il genero (Elio Rubino) e il segretario (Mario Malcangi) del senatore Alberto Tedesco (Pd), ex assessore regionale pugliese alla Sanità, è stata rigettata dal gip del Tribunale di Bari Vito Fanizzi nella vicenda che oggi ha portato all’arresto di cinque persone. Nell’inchiesta Tedesco è indagato per turbativa d’asta, concorso in violazione del segreto d’ufficio e corruzione. Per Tedesco la Procura non ha chiesto misure cautelari nonostante venga riconosciuto il suo ruolo fondamentale nello sviluppo delle attività illecite. Comunque “nei suoi confronti – è detto in una nota della Procura – sono al vaglio degli inquirenti ulteriori vicende sospette”. L’inchiesta è relative a gare pubbliche, per svariati milioni di euro, indette dalla Asl di Bari per il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti speciali prodotti nelle strutture sanitarie e amministrative dell’ente e per il completamento delle attrezzature dell’Istituto di ricerca Oncologico di Bari.

I cinque, che sono agli arresti domiciliari, sono accusati, a vario titolo, di turbativa d’asta, corruzione, rivelazione di segreti di ufficio e falsità materiale in atti pubblici. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip del Tribunale di Bari Vito Fanizzi su richiesta dei pm Desirè Digeronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone. Le indagini sono state svolte dai militari del Nucleo investigativo di Bari e del Ros.

LA LEGGE ELETTORALE REGIONALE DELLA PUGLIA E’ INCOSTITUZIONALE?

Pubblicato il 8 luglio, 2010 in Il territorio, Politica | No Comments »

Per lo meno c’è il dubbio che lo sia. Infatti il TAR di Puglia, accogliendo le tesi esposte dal’avv. Giuseppe (Pino) MARIANI del Foro di Bari, ha dichiarato non manifestamente infondata l’eccezione di incostituzionalità dell’art. 10 delle legge elettorale della Regione Puglia n. 2 del 2005 ed ha inviato gli atti alla Consulta. La decisione del TAR di Puglia è venuta all’esito del ricorso presentato dagli 8 aspiranti consiglieri regionali dei partiti della coalizione di centrosinistra risultata vincente alle elezioni regionali dello scorso aprile  avverso la decisione della Corte d’Appello del Tribunale di Bari che in sede di proclamazione degli eletti non applicò quanto previsto dall’art. 10 della legge elettorale perchè in palese contrasto con lo Statuto della Regione che fissa a 70 il numero dei consiglieri regionali della Puglia. In verità la Corte d’Appello era stata investita dell’eccezione di incostituzionalità della norma che dilata il numero dei consiglieri al fine di assicura la “governabilità” in virtù della quale si pretendeva di proclamare eletti non 70 ma 78 consiglieri. Era stato lo stesso avv. Mariani a presentare una istanza in tal senso alla Corte d’Apello ampiamente motiviata. Ma la Corte d’Appello pur proclamando eletti “solo” 70 consiglieri non aveva dato corso all’istanza dell’0avv. Mariani. Di diverso avviso è stato il TAR di Puglia dinanzi al quale lo stesso avv. Mariani si era costituito “ad opponendum” rispetto agli aspiranti 8 consiglieri con un ricorso ampiamente motivato in ordine al conflitto tra lo Statuto della Regione e la legge elettorale, successiva allo Statuto, di “rango” inferiore e perciò soccombente rispetto allo Statuto. Nello stesso ricorso l’avv. Mariani aveva messo in evidenza che alle elezioni regionali dello scorso aprile  il cosiddetto premio di maggioranza cui è connesso il principio della governabilità su cui poggia l’art. 10 della legge elettorale della Puglia,  si era trasformato di fatto in “premio di minoranza”, atteso che dei 56 seggi assegnati su base proporzionale, ben 30 sono andati alle due liste non vincenti (26 al PDL e 4 all’UDC) e solo 26 alle liste vincenti della coalizione di centrosinistra. In sede di discussione dinanzi al TAR l’avv. Mariani ha esposto un altro aspetto grottesco e sconcertante della legge elettorale della Regione Puglia e segnatamente delle disposizioni che discipliano il premio di maggioranza e la dilatazione del numero dei consiglieri regionali per assicurare la “governabilità” al  candidato presidente  vincente: se a vincere fosse stato il terzo candidato, cioè la sen. Poli Bortone, le cui liste hanno ottenuto solo 4 seggi nella quota proporzionale, per assicurarle il premio di maggioranza e garantirle il 60% dei seggi, il consiglio regionale, ha concluso l’avv. Mariani,  avrebbe dovuto essere dilatato sino a 130 consiglieri. E’ stata questa la tesi, astrattamente reale,  che deve aver indotto i giudici del TAR a dichiarare la non manifesta infondatezza della incostituzionalità della legge elettorale della Regione Puglia e accogliere la richiesta dell’avv. Mariani  di invio degli atti alla Consulta perchè decida. Nel frattempo restano al palo gli otto  aspiranti consiglieri e sopratutto resta con il fiato sospeso il presidente Vendola che dopo la defezione dei cosiddetti Moderati Popolari  è costretto, visti i numeri in consiglio, a inseguire gli scudocorcati di Casini. g.

PISANU ALL’ATTACCO DEL CAVALIERE

Pubblicato il 1 luglio, 2010 in Il territorio | No Comments »

Il giorno dopo la sentenza di Palermo che pur condannando Dell’Utri ha messo una pietra tombale sulle più disparate ipotesi di collusione dello Stato con la mafia negli anni 1992-1993 sino ad ipotizzare un allucinante collegamento tra le bombe mafiose di quegli anni e la nascita di Forza Italia, quelle  ipotesi tanto alluncinanti quanto assurde rifanno capolino attraverso il presidente della Commissione Antimafia, cioè il sen. Giuseppe Pisanu. Che non è un uno di sinistra ma è senatore del PDL e nel governo Berlusconi 2001-2006 è stato ministro prima all’Attuazione del Programma e poi agli Interni. Insomma, “uno dei nostri”, si potrebbe dire. Che cosa ha detto Pisanu? Ha detto che negli anni 1992-1993 “qualcosa ci fu” tra lo Stato, ossia tra forze politiche, pezzi “deviati” dello Stato e “servizi deviati” (potevano mancare!?) e la mafia. Cosa ci sia stato, o meglio in che cosa consista il “qualcosa” evocato con il tono melodrammatico tipico di Pisanu, dal Pisanu, il Pisanu non lo ha detto. Noi pensiamo che Pisanu in verità abbia pronunciato consapevoli sciocchezze,  tanto che  lo stesso procuratore nazionale antimafia Grasso ha subito replicato a Pisanu “che non bastano le ipotesi, ci vogliono i fatti, e i fatti non ce ne sono”. Poco importa, perchè la frittata, diciamo così,  il sen. Pisanu l’ha fatta, dissemminado sulla strada del governo un’altra mina, che potrà anche non brillare mai, ma per intanto il suo bravo effetto malefico l’ha prodotto con i soliti noti che nonostante la sentenza dei giudici di Palermo riprendono vigore dalle parole  ancorchè prive di riscontro di Pisanu per ritornare a “bomba” sulle farneticanti dichiarazioni dei tanti Spatuzza che hanno tentato di insozzare la storia recente del nostro Paese. Ma perchè mai Pisanu ha rilasciato queste dichiarazioni che non hanno nè capo, nè coda? Pisanu,  che come abbiamo già ricordato è stato ministro di Berlusconi ed ora ricopre una carica istituzionale per conto del PDL e di certo per segnalazione di Berlusconi, è stato uno dei primi ex dc, nel 1994, a correre a ripararsi sotto l’ombrello del Cavaliere e del centrodestra, lui che era stato uno della sinistra morotea della  DC e  uno della  “banda dei quattro” che attorniarono e influenzarono il buon Zaccagnini quando questi fu designato da Moro segretario della DC (gli altri erano Bodrato, Belci, ci sfugge il nome del quarto). E sotto l’ombrello protettivo di Berlusconi è stato rieletto al Parlamento già nel 1994 e poi successivamente sino ad oggi. Nel 2008, aspirava ad essere o riconfermato Ministro degli Interni  eletto  alla presidenza del Senato. Ed è dalla mancata riconferma ministeriale  e dalla mancata elezione allo scranno di seconda carica dello Stato che deriva lo spastamento di Pisanu su posizioni critiche all’interno del PDL che sia pure sussurate sono note a tutti. Ora le sue critiche non sono più sussurate e i suoi mugugni hanno presa forma nel modo peggiore e più squallido, alimentando sospetti che ricadono inevitabilmente su Berlusconi, il suo benefattore. Una prova di più che in politica non esiste la riconoscenza e che la politica non è solo il luogo del compromesso ma anche  il luogo nel quale si consumano i più  ignobili tradimenti. Dai grandi ai piccoli. g.

BERLUSCONI CONFERISCE UN’ALTRA DELEGA AL MINISTRO FITTO

Pubblicato il 10 giugno, 2010 in Economia, Il territorio, Politica | No Comments »

Il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, avrà la delega sul Dipartimento per le politiche di sviluppo e i fondi Fas. La decisione è stata comunicata nel corso del Consiglio dei ministri di questa mattina. Nella nota diffusa da Palazzo Chigi a seguito della seduta si legge che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, «ha annunciato al Consiglio la sua intenzione di integrare l’incarico già conferito al ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, con la delega di funzioni in materia di interventi per la coesione territoriale».
E, in coerenza con quanto disposto dal Dl manovra «ed anche al fine di valorizzare al massimo gli interventi per le aree sottoutilizzate», Fitto «si avvale del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del ministero dello Sviluppo economico (ad eccezione della Direzione generale per l’incentivazione delle attività imprenditoriali), con le funzioni connesse che integrano la sua delega».

Con questa delega attribuita a Fitto, Silvio Berlusconi rilancia il piano per il Sud che era stato avviato da Claudio Scajola poi dimessosi da ministro dello Sviluppo economico. Il Dps, infatti, è stato gestito fino all’interim da Scajola e si è in particolare dedicato alle politiche per la promozione del Mezzogiorno. Il dipartimento delle Politiche per lo sviluppo (Dps), che comprende i fondi Fas e i fondi comunitari, e che con la manovra è stato ‘tolto’ al ministero dello Sviluppo Economico e inserito fra le competenze della presidenza del Consiglioed è stato ora assegnato al ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto.

—--La notizia del nuovo prestigioso ed importante incarico affidato dal presidente Berlusconi al ministro Fitto ha suscitato viva soddisfazione negli ambienti politici pugliesi, in primo luogo negli ambienti del PDL i cui responsabili regionali,  Amoruso e Di Staso,  hanno diramato un comunicato per esprimere il plauso del partito  e gli auguri di buon lavoro al leader del PDL pugliese cui viene  ulteriormente riconosciuta capacità ed esperienza.

Alle altre,  uniamo le nostre congratulazioni e i nostri auguri.

LA RINUNCIA ALLO STRAPPO, di Pierluigi Battista

Pubblicato il 10 giugno, 2010 in Il territorio | No Comments »

Nelle scorse settimane il mondo politico italiano è stato lungamente coinvolto dalle scommesse sul futuro del presidente della Camera, on. Fini,  alla luce delle agguerrite dichiarazioni dello stesso Fini e del suo groppuscolo di seguaci contro la leadership di Berlusconi. Tutti si attendevano lo “strappo”, invece lo strappo non c’è stato e di questo si occupa Pierluigi Battista, notista politico del Corriere della Sera, nella nota pubblicata questa mattina sul Corriere e che riportiamo integralmente. Nel frattempo, questa stessa mattina, il Senato ha votato la fiducia al Governo sul riformulato DDL  relativo alle intercettazioni, con 164 voti a favore e quindi con il voto compatto di tutto il PDL. Il che non fa altro che confermare l’analisi di Battista dietro la quale si nasconde, ma non troppo, un giudizio assai negativo su Fini il quale grida alla luna pensando  solo, come al solito, al suo “futuro”. E noi condividiamo il giudizio di Battista. g.

Lo « strappo » di Gianfranco Fini dunque non è all’ordine del giorno. La sfida spettacolare lanciata del presidente della Camera in diretta tv nell’aprile scorso non sfocia in una separazione con il premier Berlusconi. L’iter della legge sulle intercettazioni ha conosciuto distinzioni, limature, emendamenti, alterazioni anche consistenti rispetto al progetto originario caldeggiato da Berlusconi, ma al momento decisivo il Pdl, in tutte le sue componenti, si stringe nell’accettazione del voto di fiducia. Soprattutto, Fini mette la pietra tombale su ogni vagheggiamento di disegno neo-centrista che lo possa vedere come co-protagonista. Il confine del centrodestra non verrà oltrepassato.

Questo non significa che il dissenso di Fini sarà riassorbito con facilità. Ma che la leadership di Berlusconi è una cornice che, al momento, non temerà di essere messa in discussione, per lo meno dal lato dell’ex leader di An. Fini, accortamente, lo aveva già detto: non siamo qui per scalzare la supremazia del premier. Ma ogni suo gesto manifestava insofferenza, ogni sua dichiarazione suonava come una contestazione permanente del modo berlusconiano di condurre il partito, la coalizione e il governo. L’insofferenza resta, ma con il ricompattamento sulle intercettazioni si trasmette al centrodestra, e soprattutto a chi fuori del centrodestra immaginava nuovi scenari dettati dall’affrancamento definitivo del numero due del Pdl, l’idea che la tensione voglia essere incanalata in un alveo non autodistruttivo. Non in acque tranquille, ma nemmeno tempestose fino alla tracimazione.

Un Berlusconi in difficoltà è paradossalmente lo scudo migliore per proteggerlo dai malumori di Fini. Una dolorosa manovra economica più subìta che promossa dal premier, per di più destinata a mostrare il marchio impresso dal «rivale» Giulio Tremonti, ha costituito per Fini, se non la ragione di una pace, almeno la condizione per un armistizio. Fini non può permettersi la caduta di Berlusconi che costituirebbe, nelle attuali condizioni, la caduta di tutto il centrodestra. Non può contendere realisticamente la leadership in una battaglia che lo vedrebbe sicuramente soccombente. Ha già ottenuto l’inosabile in un partito a base carismatica come il Pdl: l’accettazione di uno spazio di dissenso inconcepibile in una formazione a gestione così personalistica, per di più uscita vincente in tutte le ultime tornate elettorali.

Ma Fini non può pensare, e lo dimostra con il riallineamento degli ultimi giorni, che un dissenso portato alle estreme conseguenze possa sfociare in una conta drammatica da cui la coalizione ne uscirebbe semplicemente frantumata. Un’ autodissoluzione che il presidente della Camera, con truppe così esigue, non riuscirebbe ad arginare proponendosi come sponda ai malumori che pure serpeggiano nel Pdl. Perciò Fini cerca di ottenere il massimo (le modifiche apportate alla legge) ma finisce per accettare la disciplina del partito. Non sarà la fine di una tensione che avrà mille occasioni quotidiane per manifestarsi. Ma sarà lo sbiadirsi di ogni scenario di rottura. Lo strappo, almeno per ora, viene ricucito. Pierluigi Battista – Il Corriere della Sera


UNA COLLETTA A FAVORE DEI MAGISTRATI ITALIANI

Pubblicato il 3 giugno, 2010 in Il territorio | No Comments »

Alle minacce hanno fatto seguito i fatti. E’ certo che i magistrati italiani, penali, civili, contabili, scenderanno in sciopero nei prossimi giorni contro la decisione del govenro che si appresta ad un piccolo e provvisorio  ritocco in giù dei loro ricchi, anzi ricchissimi,  stipendi. Se non siamo alla tragedia, siamo di certo alla farsa. I magistrati italiani sono fra i meglio pagati dipendenti pubblici italiani, hanno retribuzioni a più zeri, che un povero operaio metalmeccanico se le può solo sognare di notte, e come se non bastasse i loro attuali avanzamenti di carriera non sono legati nè alla produttività, nè al merito, sono automatici e certi. Insomma sono dei privilegiati, economicamente e non solo, visto che hanno le ferie più lunghe di chiunque, non timbrano cartellini, non danno di conto a chichessia del loro operato, e per di più godono del più incredibile dei vantaggi, si governano da soli, con il loro organo di autogoverno, cioè il CSM, sigla che sta per Consiglio Superiore della Magistratura che come è noto è assai tenero verso i suoi governati. Insomma, nessuno sta meglio dei magistrati. Eppure hanno deciso di scioperare perchè il governo ha previsto,  anche a loro carico,  un modestissimo  prelievo sulla parte eccedente la soglia dei 90vantamila euro (, curioso…. anche Mussolini fissò, ma  per la lira,  quota 90!) nell’ambito della manovra di aggiustamento dei conti dello Stato a seguito della crisi mondiale che sta mettendo alle corde le economie degli Stati. Ciò che il governo ha stabilito a carico dei super pagati burocrati italiani   è la riduzione della retribuzione annua del 5% nella parte eccedente i 90 mila euro sino ai 130 mila euro, del 10% nella parte eccedente i 90 mila per gli stipendi che superino i 130 mila euro: facendo qualche rapido conto si tratta di riduzioni   annue che vanno dai 2000 ai 4000 /5000 euro. Certo,  se il governo avesse tolto 2000 o 4000 mila euro alle retribuzioni dei medi dipendenti statali italiani, non solo sarebbe stato lecito e giusto proclamare lo  sciopero ad oltranza, ma sarebbe stato giustificato ben altro. Ma che si ribellino quelli, come i magistrati, che a fine mese non hanno di certo il problema di arrivarci, è davvero una farsa, che però non  fa ridere, fa incazzare. g.

CHI PARLA (e non fa) E CHI FA (senza parlare)….INAUGURATO IL PRIMO BED AND BREAKFAST DI TORITTO E DINTORNI

Pubblicato il 28 maggio, 2010 in Il territorio, Turismo | No Comments »

Al centro di Toritto, in Corso Umberto 100, in un vecchio palazzetto di inizio ‘900, di recente ristrutturato negli interni e rinnovato esternamente, è stato inaugurato il primo bed and breakfast di Toritto e dintorni. E’ il B&B MARIACHIARA che dispone di tre stanze tra il primo e il secondo piano, dotate di servizi e finemente arredate, che può ospitare sino a 9 persone. Per informazioni e prenotazioni si può visitare il sito web:www.bebmariachiara.com e per contatti scrivere via e.mail a: info@bebmariachiara.com oppure telefonare al numero:(39) 3924654347 – fax (39) 080601208.

Alla iniziativa formuliamo i migliori auguri di  ogni successo.

GLI EROI CHE CI FANNO SPERARE PER IL FUTURO

Pubblicato il 17 maggio, 2010 in Costume, Cronaca, Il territorio | No Comments »

“È un dolore per ogni uomo con un cuore, per ogni uomo che crede nel sacrificio per la patria, per ogni uomo che crede negli ideali, che dare un contributo piccolo o grande che sia possa servire a migliorare il mondo anche con la propria vita”.

Con queste poche ma toccanti parole,  il papà di Luigi Pascazio, ha reso omaggio al  giovane figlio,  caporal maggiore di appena 25 anni,  rimasto vittima questa mattina  insieme al sergente Massimiliano Ramadù, di un attentato terroristico in Afghanistan.

Angelo Pascazio, sovrintendente della Polizia di Stato, le ha affidate,  perchè le diffondesse,   ad un parente,  perchè, come ha testimoniato il sindaco di Bitetto, la cittadina a pochi chilometri da Toritto dove risiede la famiglia Pascazio, egli, insieme alla moglie e alle altre sue figlie, era soppraffatto dal dolore e dalla disperazione per la perdita del proprio figlio in circostanze così drammatiche.

Dolore e disperazione per una perdita così incolmabile che rendono  le sue parole  un messaggio  in cui si coglie una straordinaria forza d’animo,   intriso  di Valori  profondi e antichi, come antichi sono,  anche se  purtroppo da tempo desueti,  il senso del Dovere, l’amor di Patria, il Valore della solidarietà.

Sappiamo che il giovane Luigi Pascazio e il sergente Ramadù,  come le altre vittime del Dovere, come gli altri suoi commilitoni, ben 22,  morti  sinora  nella missione di pace in cui l’Italia è impegnata con le sue Forze Armate in Afghanistan,  erano volontari, ma  chiunque, ancor più se Volontario, accetti di correre il rischio che le missioni in territori come l’Afghanistan comportano per la propria incolumità personale, sino alle estreme conseguenze,   è segno che avverte dentro di se  il senso del Sacrificio e sopratutto crede negli Ideali cui  ha fatto  riferimento  il papà di Luigi nel suo messaggio.

A questi Eroi che non si sottragogno  al Dovere e che del Dovere hanno fatto la bandiera e la Religione  della loro vita, ci inchianiamo, grati per il loro Esempio che ci fa sperare per il futuro. g.

25 APRILE: UNA CELEBRAZIONE AL DI SOPRA DELLE PARTI

Pubblicato il 25 aprile, 2010 in Il territorio | No Comments »

Ricorre oggi il 25 aprile, anniversario della fine della guerra civile che per 20 mesi, tra il 1943 e il 1945, insanguinò il nostro Paese, sacrificando migliaia di govani vite, dell’una e dell’altra parte. Molti non caddero sul campo di battaglia, molti furono vittime della ferocia  e delle reciproche vendette che le guerre fratricide provocano più che le guerre tra nemici. Durante gli anni che sono trascorsi da allora, ormai 65, sono state pubblicate le lettere toccanti e commoventi che le vittime di tanta fratricida ferocia scrissero nell’immediata vigilia della morte. Desideriamo pubblicarne due, una di un Caduto delle formazioni partigiane  e una di un Caduto della RSI, perchè testimoniano che entrambi caddero avendo sulle labbra e nel cuore il nome d’Italia e perchè riteniamo, così,  di celebrare la ricorrenza non rievocando le ragioni dell’odio ma auspicando le ragioni della riconciliazione nazionale.

GUIDO MARI di Milano , soldato  della RSI

è studente universitario quando nel ‘44 viene chiamato alle armi. nella RSI. Nell’aprile del ‘45 si trova col suo reparto a Milano. Il giorno 25 fa parte della colonna che a Nerviano viene bloccata dai partigiani. Vengono tutti portati  davanti a un tribunale del popolo e  tutti sono condannati a morte. Portati davanti alle mura del cimitero, una folla vi si raccoglie ed osserva i condannati che si confessano serenamente dal parroco del luogo accorso in fretta. Dopo la confessione, i condannati consegnano al sacerdote oggetti personali e affidano i saluti per le loro famiglie. Guido Mari, che è un semplice soldato e non ufficiale, non trova grazia. La sua straordinaria fedeltà gli è costata la vita.

Al sacerdote che l’ha assistito ha consegnato questa lettera:

Miei cari,

muoio senza rimpianti, perché so di avere la coscienza pulita e so di avere compiuto il mio dovere verso la Patria.

Mai come ora sento di amarvi e vi sento vicini. Non piangete troppo su di me e ricordatemi sempre nelle vostre preghiere.

So di aver sempre fatto il mio dovere di figlio e di avervi sempre amato con tutto me stesso, anche se forse non ve l’ho saputo sempre dimostrare.

Perdonatemi se qualche dolore vi ho dato. Iddio vi protegga e vi dia la forza di sopportare questo grande dolore.

Che il mio sangue frutti almeno qualcosa di buono per l’Italia che tanto ho amato Vi abbraccio e vi bacio forte forte.

Viva l’Italia.

Guido

ACHILLE BARILATTI  di Gilberto della Valle, partigiano del CVL

Di anni 22 – studente in scienze economiche e commerciali – nato a Macerata il 16 settembre 1921 -. Tenente di complemento di Artiglieria, dopo l’8 settembre 1943 raggiunge Vestignano sulle alture maceratesi, dove nei successivi mesi si vanno organizzando formazioni partigiane – dal Gruppo ” Patrioti Nicolò ” è designato comandante del distaccamento di Montalto -. Catturato all’alba del 22 marzo 1944, nel corso di un rastrellamento effettuato da tedeschi e fascisti nella zona di Montalto – mentre 26 dei suoi sono fucilati immediatamente sul posto e 5 vengono salvati grazie al suo intervento, egli viene trasportato a Muccia (Macerata) ed interrogato da un ufficiale tedesco ed uno fascista -. Fucilato senza processo alle ore 18,25 del 23 marzo I944, contro la cinta del cimitero di Muccía.  Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Mamma adorata,

quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio fucilato per la mia idea. Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui. Non piangere Mamma, il mio sangue non si verserà invano e l’Italia sarà di nuovo grande. Da Dita Marasli di Atene potrai avere i particolari sui miei ultimi giorni.

Addio Mamma, addio Papà, addio Marisa e tutti i miei cari; muoio per l’Italia. Ricordatevi della donna di cui sopra che tanto ho amata. Ci rivedremo nella gloria celeste.

Viva l’Italia libera!

Achille