ODDIO, RITORNA PRODI!

Pubblicato il 5 settembre, 2012 in Politica | Nessun commento »

Mamma mia torna Prodi. Quelli come lui non vanno mai in pensione.

Vignetta di Forattini

Quelli come lui non si arrenderanno mai fino a quando non avranno succhiato tutto il sangue dell’Italia. Sono il cuore ammuffito della casta, stanno lì dai tempi del­la Prima Repubblica con l’obiettivo di ostacolare qualsiasi cambiamento, spegnere ogni speranza di riforma, imbalsa­mare il futuro. Sono peggio dei gattopardi, se quelli di Toma­si di Lampedusa facevano almeno finta che tutto cambia perché tutto resti tale e quale, questi non fanno neppure lo sforzo di cambiare. Sono i vampiri che da anni si bevono il domani di intere generazioni. Ora il professore ha deciso di chiudere la sua carriera di poltrone al Quirinale, come presidente della Repubblica. È per questo, raccontano, si sia arenato l’accordo per cambia­re la legge elettorale. Prodi non vuole rischiare e ha fatto pressioni su Bersani perché si vada a votare con questa leg­ge o con qualsiasi sistema elettorale che premi la coalizione di maggioranza. Così, con un Parlamento di prescelti e a maggioranza blindata di centrosinistra, lui, il professore, può dormire tranquillo, sognando senza patemi il Colle.

Ma quando ha visto che Bersani nicchiava gli ha detto in fac­cia ­che o si fa come dice lui oppure appoggerà Renzi alle pri­marie, rovinando i suoi piani. È sempre la vecchia storia, la sinistra non ha ancora vinto, ma i suoi capi branco già si stanno spartendo le spoglie dell’Italia.Oltre a Prodi parteci­pano D’Alema, Veltroni, Casini, Fini, Bersani, Bindi, Ven­dola: sono loro i vampiri. Una squadra di succhiafuturo che ancora una volta spera di impadronirsi del Paese. Dicono che il loro grande avversario sia spacciato e che con Berlu­sconi debole non ci sia più nessuno che possa contrastare la loro oligarchia politica, economica e sociale. Perfino la lo­ro gente, il popolo della sinistra, non li sopporta più. Basta dare ascolto a quello che si dice in giro per capire che gli anti­berlusconiani l’ultima cosa che vogliono è vedere Prodi al Quirinale, Casini al Senato, Veltroni alla Camera, Bersani a Palazzo Chigi e D’Alema agli Esteri e magari Vendola alle Pari opportunità. Meglio Grillo. E, invece, ogni volta, si ritro­vano a dover fare i conti con questa banda di eterni falliti. Il guaio è che non hanno la forza di farli fuori e subiscono la ragnatela di accordi sotto banco, di ricatti che taglia fuori tutti quelli che non appartengono alla loro schiatta. Chiede­telo a Renzi, che va in giro con paletti di frassino, croci e aglio per cercare di debellare i vampiri. Senza risultati. I suc­chiasangue dell’Italia sono furbi, longevi e avidi di potere, ma non possono fare a meno di sbranarsi gli uni con gli altri. E se fossimo in Prodi staremmo attenti: nessuno come lui sa quanto i suoi amici vampiri amino pugnalare alle spalle. Il Giornale, 5 settembre 2012

………………Speriamo di no. Una mortadella come Prodi è meglio che stia in una salumeria piuttosto che a Palzzo del Quirinale. Si rivolterebbero i tanti Papa che da lì hanno regnato sul mondo e anche un paio di Savoia che hanno solo finto di farlo in Italia, lasciando che altri lo facessero al loro posto.  g.

RENZI: FUORI DAL CORO E CONTRO LA NOMENKLATURA, di Mario Sechi

Pubblicato il 5 settembre, 2012 in Politica | Nessun commento »

Matteo Renzi è nuovo. Bersani è vecchio. Il Pd è la metafora di una battaglia all’ultimo sangue tra il giorno e la notte della politica, l’antico e il moderno. Il sindaco di Firenze in poche settimane ha reso visibili tutte le paure della nomenklatura italiana. Di sinistra. E di destra. Perché? Renzi è una minaccia. Per tutti. Per il sempre più fragile Pier Luigi Bersani (che se perde va in pensione e se vince male dura poco), per Pier Ferdinando Casini (che si ritrova un’idrovora di voti centristi), per Silvio Berlusconi il quale medita il gran ritorno, ma ha la sua età e anche potendo contare su uno zoccolo duro di «credenti» si rende conto che un’operazione difensiva non è nelle corde di un attaccante come il Cavaliere. Quando tutto lo stato maggiore del Pd – con in testa l’unico vero cervello della compagnia insieme a Walter Veltroni, Massimo D’Alema – gioca al tiro a segno su Renzi, abbiamo conferma dello stato comatoso dei partiti: cercano di fare a fette un giovane che non dovrebbe dare alcun fastidio a un partito che si propone di governare l’Italia. E invece ecco che Renzi diventa uno spaventapasseri. Solo perché è capace di far saltare l’accordo di nomenklatura Pier &Pier, il Pd e l’Udc, il laicista che smacchia giaguari e il tecno-confessionale. L’establishment italiano nel frattempo è, ancora una volta, vilmente alla finestra. Codardi che mentre il Paese reale affonda pensano di lucrare una posizione di rendita dal caos che verrà. E invece per le classi poco dirigenti e molto digerenti è finita. Non c’è più trippa per gatti. Resta sospesa la domanda chiave: Renzi ce la farà? Io non mi preoccuperei del risultato delle primarie. Se si fanno, le vincerà Bersani, ma sarà una vittoria di Pirro perchè Renzi avrà scritto la parola «successione» su una storia più che ventennale sui post-comunisti di ieri e di oggi. A differenza di altri «nuovi» – come quelli che vogliono «Fermare il declino» ma sono in cattedra e fanno liste di proscrizione antiberlusconiane – il ragazzo di Firenze (lo vedo dalle lettere che riceviamo)interessa anche agli elettori del centrodestra. Vince chi rompe. Gli schemi. Mario Sechi, Il Tempo, 5 settembre 2012

……………Peccato che il centrodestra non abbia un suo Matteo Renzi. Non solo non c’è ma non se ne avverte uno uguale nemmeno nel più lontano orizzonte. Anzi, nell’immediato futuro un altro vecchio si affaccia sulla scena della politica, anzi è un ritornpo quello di  Giulio Tremonti. Nulla da dire sulla sua competenza, ma è patetico che si metta a fondare un partito, un altro personale partito, mentre la nave Italia rischia di affondare. Occorre uno che senza paura e timori, conscio di giocare una partita unica, senza rivincita e senza rimpianti in caso di sconfitta,  si metta in gioco e giochi fino a perdere il fiato, senza contorcimenti vari e senza paracadute. Ecco, ci vuole un Renzi di destra. Ma non c’è. Peccato. Sarà per questo che alla fine, elettori di destra si accontenteranno del Renzi di sinistra. g.

PERCHE’ RENZI E’ UN PROBLEMA PER TUTTI, di Mario Sechi

Pubblicato il 4 settembre, 2012 in Politica | Nessun commento »

Beppe Grillo ha cominciato a prendere di mira Matteo Renzi. Ieri il comico ha saccheggiato il repertorio di Fortebraccio – Mario Melloni, mitico corsivista dell’Unità – per dire che il sindaco di Firenze è un Signor Nessuno. Matteo lo infastidisce parecchio. È in buona compagnia. Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi temono il rottamatore. Per ragioni diverse. Vediamo quali. Bersani. Sa di avere il caterpillar targato Firenze alle calcagna. Il risultato delle primarie non è in discussione, ma il segretario non è tranquillo. Se Renzi incassa una buona percentuale, sarà iscritto di diritto alla successione al vertice del partito. Non a caso ieri Renzi veniva attaccato da Rosy Bindi, Massimo D’Alema e Nichi Vendola. É il nemico interno da abbattere. Casini. Ha stretto un patto di ferro con il segretario del Pd, ma l’accordo spartitorio riesce solo se Bersani vince bene le primarie. Renzi inoltre è una calamita per gli elettori moderati che non vogliono legarsi alla sacrestia casiniana. Credenti che non sopportano il radicalismo vendoliano, un universo di persone che non ha intenzione di votare per un partito che ha la linea diretta con il cardinal Bertone. Sceglieranno Renzi, “terza via” tra la sinistra hollandista e illuminista e un partito che si ispira alla Dc senza esserne neppure l’ombra. Berlusconi. Il Cavaliere pensa di sfruttare a suo vantaggio la frattura che si sta aprendo nel Pd. Renzi gli sta simpatico, si sono visti ad Arcore, ma sottovaluta i «danni collaterali» della rottamazione a sinistra. Perché in realtà la corsa di Renzi alle primarie del Pd renderà plastica la necessità della competizione democratica dentro il Pdl, metterà in luce come gli outsider e i leader del futuro nascono quando dentro i partiti funzionano meccanismi di competizione e non di cooptazione. Esattamente il contrario di quanto avviene nelpartito di Berlusconi, dove le primarie si annunciano in pompa magna, ma poi non si fanno per non disturbare il capo. Ecco perché un anti-sistema come Grillo ha paura di Renzi: fa in maniera più credibile quel che vorrebbe far lui, la rivoluzione dal basso. Mario Sechi, 4 settembre 2012

.………..Ci piace Renzi. Ancor più se diventa un problema per tutti. Magari insolubile. Perchè solo un problema insolubile può risolvere il problema Italia. Che è uno solo. Cambiare  o, come dice Renzi – rottamare la classe dirigente italiana, vecchia non tanto e non solo  per via dell’età, quanto per il modo di pensare e di agire, per la assoluta mancanza di fantasia nell’affrontare i problemi, per la eterna litigiosità dei duellanti, per la costante preoccupazion dei dettagli, rinviando al mese del dopo e all’anno del mai, la risoluzione dei problemi. Se Renzi è in grado di rottamare questa vecchia e logora e stantia classe dirigente, può essere l’occasione per una vera rivoluzione copernicana nel nostro Paese. Attenzione: Renzi, uomo di sinistra,  è   accusato dalla sinistra  ufficiale di essere un pericoloso conservatore (Vendola lo ha definito un qualunquista!). Ma come diceva Prezzolini ( il suo Manifesto dei Conservatori, ancor oggi, dopo decenni,  è fresco e schietto)  il vero  conservatore sa essere  più innovativo di un progressista mentre  un progressista spesso è più cieco e retrivo di un conservatore. Se Renzi fosse un conservatore-progressista alla Prezzolini, allora perchè no? Viva Renzi. g.

E’ RECORD DI DISOCCUPATI E CAROVITA: ECCO I “FALLI-MONTI” DEL GOVERNO TECNICO

Pubblicato il 3 settembre, 2012 in Economia, Politica | Nessun commento »

Dietrofront sui beveraggi.

The freddi, bibite annacquate all’arancia rossa e frizzanti non saranno tassate. Ormai va così: il governo tecnico si barcamena tra decreti ritirati e un’economia in recessione. Non c’è un dato economico in positivo, falli-Monti (copyright Maroni) non sa più che pesci prendere, i conti non tornano e stiamo molto peggio di un anno fa. Crollano Pil, consumi, occupazione e crollano mercati floridi come l’immobiliare che per tigna tiene (almeno a Roma) i prezzi alti. Ma, mistero, aumentano i giorni di sciopero: più 55 per cento in 5 anni! (aerei esclusi). Mancano i soldi e anche la voglia di lavorare. Altro che riforma Monti. Dicevamo dell’economia. Mentre il premier fa capire di aver preso l’ennesimo abbaglio sanitario con i frizzanti (nel decretone di mercoledì potrebbe sopravvivere solo la norma contro le ludopatie che mette limiti alle presenze delle sale da giochi) ieri sono arrivati dati Istat da brivido. In cinque anni gli occupati under 35 sono diminuiti di 1.457.000 unità, con una riduzione del 20 per cento. Nel secondo trimestre di quest’anno i lavoratori tra 15 e 34 anni sono così scesi a 5.876.000 unità, mentre erano 7.333.000 unità nello stesso periodo del 2007. Un periodaccio. Il debito pubblico sfiora i 2.000 miliardi e ha vanificato gli effetti dell’Imu e dell’aumento delle accise. Per non parlare dei consumi, ormai i supermercati campano solo con le offerte. Tra l’altro, Coldiretti denuncia un aumento «ingiustificato» del 40 per cento del prezzo dei mangimi (soprattutto mais e farina di soia) che metterebbe a repentaglio la produzione futura di latte e carne.Ma è il surplus di spesa che gli italiani dovranno affrontare da settembre che terrorizza il contabile, il potere d’acquisto diventa irrisorio, mentre fare un pieno alla macchina diventa roba da ricchi. Ieri l’ennesimo appello-minaccia da parte delle associazioni dei consumatori che propongono per il 19 la giornata dello sciopero della spesa. Tutto fa brodo. «Questa politica economica non riesce a dare risposte positive alla crisi che attraversa il paese» fanno sapere da Adusbef e Federconsumatori. Calcoli alla mano, l’aumento dei prezzi, delle tariffe e delle tasse porteranno a far spendere alle famiglie un surplus di 2.333 euro annui, una settimana ai tropici. La spesa maggiore per l’acquisto di alimenti sarà di 392 euro; per le bollette è previsto un incremento di 308 euro; mentre i costi energetici, tra carburanti e riscaldamento, registreranno aumenti vertiginosi (+471 euro). Senza dimenticare le tassazioni, l’Imu, l’addizionali Irpef e il carico economico per mandare un figlio a scuola. «C’è da rimpiangere il governo Berlusconi – fa notare Maroni – Soprattutto per quanto riguarda la gestione della crisi economica. Peggio di così è impossibile. Ci sono i dati a dirlo, dalla disoccupazione all’aumento del debito, l’aumento della pressione fiscale e l’inflazione. Monti ha fallito, prima va a casa, meglio è». Il Giornale, 3 settembre 2012

CASO NAPOLITANO, L’INTRIGO SI COMPLICA, di Giuliano Ferrara

Pubblicato il 3 settembre, 2012 in Giustizia, Politica | Nessun commento »

Il direttore di Repubblica dovrebbe riflettere: il suo, il loro è un giornali­smo morto.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il direttore di Repubblica Ezio Mauro

Opulento, professiona­le, ricco di notizie e opinioni, ma com­posto nella bara dell’uniformità confor­mista. Avevano appena dato un segno di vita, richiamando una tradizione di pluralismo delle opinioni e di conflitto civile con lo scontro tra Scalfari e Zagre­belsky su Napolitano e la procura di Pa­lermo, avevano fatto saltare la copertu­ra della bara per un istante, ecco che si richiude. È un peccato, perché nessu­no si augura un’Italia in cui scompaia nell’irrilevanza la loro voce,opacizzata e infine spenta dall’incapacità di farla sentire se non in un corale tremenda­mente parrocchiale, senza offesa per le parrocchie sede di ben altri e sani con­flitti di dottrina e spirito.

Voglio dire una cosa assai semplice, diretta e non equivoca. Se i ragazzacci del Fatto , il cui capo non sa rispondere alle più ele­mentari domande sullo Stato e la mafia in tv, va in vacanza con il dot­tor Ingroia e dice di lavorare solo per il lettore, si mettono per una qualche ragione fuori linea, allora il commissario politico del giorna­le, il suo direttore, emette un ana­tema: sono di destra, sono la nuo­va destra. Vogliono mangiarsi la destra in insalata, i gianburrasca delle manette, chiedono il sangue di Berlusconi e si atteggiano a solo­ni dell’antipopulismo, fingono perfino un interesse loro estraneo per gli operai e i sindacati, sono im­bevuti di piccolo trotzkismo alla Flores d’Arcais, ma sono di de­stra. Solo il mio amico Stalin, fac­cio per dire, definiva di destra, con­trorivoluzionari, quelli che non la pensavano come lui, anche e so­pra tutto se erano a sinistra del par­tito.

Altro caso, Panorama . Giovan­ni Fasanella, un cronista di forma­zione comunista e perfino berlin­gueriana, propone al direttore del settimanale di Mondadori un ser­vizio che farà chiasso: mettiamo insieme le propalazioni di vario genere sulle frasi dette presuntiva­mente da Giorgio Napolitano al te­lefono con Nicola Mancino, fac­ciamoci giustamente una coperti­na che richiami il ricatto dei vari Pm palermitani al presidente, e vai con lo scoop di approfondi­mento in seguito al quale forse il Quirinale si risentirà, e si capisce, ma tutto sarà più chiaro. Anatema di bel nuovo, la destra è all’attac­co. Ma questo, lo vedono tutti, non è un modo di ragionare, non è un atteggiamento liberal o di sini­stra, è un modo di sragionare e get­tare sabbia sugli occhi del lettore bambino come fa il Sandman del­le f­avole e delle canzonette ameri­cane.

Lo stato di confusione men­tale e culturale non è di sinistra, è uno stato di confusione di cui i pri­mi­a preoccuparsi dovrebbero es­sere editori e lettori del giornalo­ne di Largo Fochetti in Roma.

Il web della sottocultura di Re­pubblica non è da meno, fa i suoi rilanci. Camillo Langone scrive ogni giorno una preghierina tradi­zionalista su un quotidiano, sem­bra scritta in latino da quanto è bella. Certo, ha le sue idee e le sue sensibilità e una sua dottrina che sembrano fatte apposta per pro­vocare al pensiero critico chi si vanta di possederlo e non ne sa al­cunché, gli illetterati novisti e mo­dernisti che non sanno leggere. Nel caso in specie, Langone ha scritto dell’assassinio di«una don­na nigeriana, che di mestiere fa la puttana», ha aggiunto che «le ne­gre sono bellissime» e «i transes­suali dopo il tramonto» sono bel­lissimi pure loro. Ha concluso con una morale perfettamente ge­suitica: va’ a letto, o maschio put­taniere, con persone che puoi pre­sentare in società e alla mamma senza scandalo. Be’, una volta l’ambasciatore di Spagna in Italia mi inviò un gentile cartoncino in cui ero invitato a cena con «il part­ner » e non più con mia moglie, perché Zapatero aveva deciso, a norma del codice civile, che ma­schi e femmine, marito e moglie, padre e madre, non esistono più. Volevo rispondergli alla Lango­ne: vengo con un negro altro due metri rimediato alla stazione do­ve si trovano un sacco di partner, rigorosamente senza scarpe, che rutta, le va bene o pensa che ci pos­san­o essere problemi con il princi­pe delle Asturie? A pensarci bene, anche peggio di Langone. Ho so­prasseduto signorilmente alla ri­sposta e alla cena in quella bella e accogliente casa del politicamen­te corretto.

Fatto sta che il web minaccia e insulta Langone per quella pre­ghierina gesuitica, perché i trans devono essere belli anche di pri­ma mattina, e i giornali celebrano la morte del cardinal Martini, su­blime gesuita, all’insegna, un’in­segna non troppo originale, della scomparsa dell’uomo del dialo­go. Ma di quale dialogo state par­lando? Mi piacerebbe che France­sco Merlo o Michele Serra o altri stimabili opinionisti di Repubbli­ca , non dico insorgessero (verbo caro ai cronisti di quel giornale), ma almeno facessero capolino per dire: ragazzi, il mondo libero è stato inventato perché gli anate­mi contro la destra o la sinistra scomparissero dalla scena, voglia­mo fare del giornalismo non si di­ca sbarazzino, probabilmente non ne siamo capaci nella nostra torvaggine, ma almeno formal­mente rispettoso della libertà?

Attendo serenamente e aspetto pur sempre amandovi la prova (come disse un grande Papa agli uomini delle Brigate rosse) che ne siete capaci. Giuliano Ferrara, Il Giornale, 3 settembre 2012

LO SPREAD GLI HA DATO ALLA TESTA (A MONTI), di Mario Sechi

Pubblicato il 2 settembre, 2012 in Politica | Nessun commento »

Domanda Macbeth: «A che punto è la notte?». Risponde Lady Macbeth: «Quasi alle prese con la mattina, per decidere chi sia delle due». Shakespeare era un genio capace di far metafora e novella del grande scontro tra le forze del bene e del male, il bello e il brutto, la gioia e il dolore. E allora usiamo la domanda di Macbeth: a che punto è la notte italiana? Per ora è buio pesto. E anche altrove le cose si sono messe male. Non è solo la classe dirigente italiana ad essere inadeguata. La crisi della governance è virus che in Europa ha prodotto danni enormi. Nel Vecchio Continente ci sono 18 milioni di disoccupati e sono cresciuti di 2 milioni nell’ultimo anno. Record assoluto dalla nascita dell’Unione europea. Le politiche di austerità varate dai governi stanno deprimendo l’economia e l’inflazione sta aumentando (+2,6% in agosto) mettendo la Bce di fronte al dilemma: controllare i prezzi o tagliare i tassi per dare ossigeno all’economia? Nel frattempo pezzi di Pil mondiale che un tempo erano europei stanno migrando in altri paesi. Quando a Berlino e dintorni si renderanno conto che non siamo soli nell’universo sarà troppo tardi. Intanto la domanda di Shakespeare resta senza risposta. Monti ha basato tutta la sua azione sul contenimento dello spread attraverso il rigorismo contabile e la leva fiscale. Ma lo spread non è un semplice gioco di partita doppia e, in ogni caso, non è un indicatore affidabile dell’economia reale. Pil, occupazione/disoccupazione e inflazione, sono i veri numeri ai quali alla fine deve guardare uno statista. Il governo ha ereditato una situazione difficile e lavora in uno scenario internazionale che fa tremare i polsi, ma tutto questo non giustifica la miopia con la quale ha affrontato in questi mesi i tre punti cardinali della bussola politica: fisco, lavoro e industria. Troppo spread gli ha dato alla testa. L’Italia deve riprendere a produrre e le imprese hanno bisogno di fiducia. Non mancano gli strumenti e le soluzioni per rilanciare l’industria e gli imprenditori validi ci sono, mentre mi pare assente una materia prima che in questo momento è scarsa anche in Europa: il coraggio. Mario Sechi, Il Tempo, 2 settembre 2012

………….Ma i veri colpevoli sono, nell’ordine: Napolitano, i partiti, gfli sciocchi. Cioè tutti coloro che hanno pensato di battere la crisi affidandosi ad un contabikle dalle dubbie capacità di far di conto. Il problema è, ora più che mai, cme dice Sechi, coraggio e, ci sia consentito, fantasia e buonumore. A Monti, manca non tanto il coraggio (anche perchè, per dirla con il Manzoni, uno se non ce l’ha, non può darselo!) ma appunto la fantasia e il buonumoe: da uno che ha l afaccia del cadavere che cammina come ci si può aspettare guizzi di fantasia? Ecco pe4rchè prima lo si manda a casa, meglio è per il Paese. g.

IN ITALIA LE TASSE SUI CARBURANTI SONO LE PIU’ ALTE D’EUROPA….

Pubblicato il 1 settembre, 2012 in Cronaca, Economia | Nessun commento »

“In Italia le tasse sui carburanti solo le più alte d’Europa”.

A certificarlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha messo a confronto il prezzo alla pompa e il peso della tassazione della benzina e del gasolio per autotrazione dei Paesi appartenenti all’area dell’euro.

“È vero che abbiamo ancora un sistema distributivo troppo parcellizzato ed un numero di stazioni di servizio self service al di sotto della media europea, tuttavia è indubbio che registriamo il prezzo delcarburante più caro d’Europa perché il peso delle tasse ha raggiunto in Italia un livello record non riscontrabile altrove. In buona sostanza, quando facciamo il pieno alla nostra autovettura a guadagnarci di più non sono le compagnie petrolifere o i gestori delle aree di servizio, bensì lo Stato”, ha lamentato il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi.

Secondo lo studio, su ogni litro di benzina verde il peso delle tasse raggiunto in Italia è di 1,033 euro, pari al 58,1% del prezzo alla pompa. In termini assoluti, vengono dopo l’Italia l’Olanda, con 1,016 euro di imposte su ogni litro, e la Grecia, con 1,008 euro/litro.

“Tenuto conto che il 90% delle nostre merci viaggia su strada non è da escludere che nel prossimoautunno ci ritroveremo con un aumento significativo dei prezzi dei principali beni di consumo”, ha denunciato Bortolussi, secondo cui l’aumento del gasolio avvenuto in queste ultime settimane “è un vero e proprio salasso che sta mettendo in ginocchio tantissimi autotrasportatori italiani”. Fonte ANSA, 1° settembre 2012

..…Ecco una notizia bomba, l’Italia è prima in Europa, ma solo per le tasse, specie sui carburanti. Sarà contento Monti che potrà andarne fiero la prossima volta che incontrerà il “suo” Capo, cioè la cancelliera di ferro Angela Merkel a cui potrà esibire il “primato” come prova dell’impegno serio suo e dei suoi ministri nella operazione strangolamento degli italiani. D’altra parte a lui, cioè a Monti, poco importa che la benzina costi sempre di più, tanto lui viaggia in aereo, gratis e con prima colazione anche quella pagata. g.

ECCO CHI VUOL FAR FUORI NAPOLITANO, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 1 settembre, 2012 in Politica | Nessun commento »

Per ridurre al silenzio i giornali non serve la legge sulle intercettazioni.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Perché i giorna­li, all’occorrenza, il bavaglio se lo mettono da soli. La notizia svelata da Panorama che nelle intercettazioni segretate, Napolitano- al telefo­no con l’ex ministro Mancino – parlerebbe male di Berlusconi, Di Pietro e di alcuni pm palermitani ieri non è stata pubblicata da La Stampa e dal Messagge­ro , relegata nelle pagine interne da Repubblica e Cor­riere . Scelta professionale? Non credo. Viceversa, scommetto che oggi i medesimi quotidiani riserve­ranno titoloni all’indignata smentita di Napolitano: tutto falso, dice il capo dello Stato, dichiarazione che apparentemente cozza con il no comment di Manci­no e gli imbarazzati distinguo dei pm ( notizie parziali o inesatte) che le intercettazioni le hanno sentite.

Giornali che non hanno avuto alcuna remora a sbattere in prima pagina indiscrezioni sulle intercet­tazioni – altrettanto illegali – di Silvio Berlusconi (fa­mosa quella sulla Merkel culona, mai allegata a un at­to giudiziario), ora fanno quelli con la puzza sotto il naso e si stringono a difesa della vittima di turno. Ci risiamo con la macchina del fango a senso unico. La stampa di centrodestra dovrebbe stare zitta, perché se parla o scrive (leggi la casa di Montecarlo di Fini o la condanna di Boffo) sta complottando su mandato di qualcuno. Qui l’unico complotto è quello ordito lo scorso anno per mandare a casa il governo Berlusco­ni. Almeno fosse servito a qualche cosa. Stiamo messi molto peggio di un anno fa, e lo spread a 450 non fa più paura ai commentatori. Invece di emettere comuni­cati di solidarietà con il Quirinale, la sinistra e il gover­no Monti dovrebbero approvare subito una legge che regoli in modo civile le intercettazioni e il loro utilizzo mediatico, così come il centrodestra chiede da anni. In ogni caso l’indignazione di Napolitano sbaglia obiettivo.

Se ricatto è in corso, il Colle dovrebbe pun­ta­re l’attenzione nella zona grigia della procura di Pa­lermo dove da anni alcuni magistrati hanno smesso di applicarsi alla giustizia, preferendo tessere le tra­me della politica, in combutta con quelli de Il Fatto, come ha anche ammesso, al congresso del neo parti­to comunista, il pm Ingroia. Lo stesso che custodisce le intercettazioni di Napolitano e che ieri sera era a gi­gioneggiare (cosa che dovrebbe essere vietata) in di­retta tv. Con un ghigno che la dice lunga. Ne vedremo delle belle. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 1 ° settembre 2012

LA BRILLANTE OPERAZIONE INTERCEPTOR, di Mario Sechi

Pubblicato il 1 settembre, 2012 in Politica | Nessun commento »

La ricostruzione delle telefonate di Giorgio Napolitano sul settimanale Panorama? Un complotto di Berlusconi. Rieccolo, il Cavaliere nero, per la sottile goduria degli avversari che se ne sentivano orfani. Davvero quelli del laghetto di Segrate hanno ordito una perfida trama contro il Quirinale, in piena sintonia con il di Silvio sulfureo spirito? Ezio Mauro lo pensa e lo scrive, altri lo strillano, altri sussuranno poco convinti, molti altri sotto sotto ci sperano. Mettiamo che abbia ragione il direttore di Repubblica. Bene, quali strabilianti risultati sono stati ottenuti dal Pdl con l’Operazione Interceptor? Eccoli: 1. Il pm Ingroia ha potuto dire che si tratta di un «ricatto» e ha assunto il ruolo di paladino e difensore di Napolitano; 2. La Procura di Palermo, un colabrodo, piena di toghe litiganti, ha ritrovato la voce e dopo aver combinato il pasticcio delle intercettazioni, ora recita la parte della signora sdegnata per l’assalto al Colle; 3. Una storia tutta interna alla sinistra, che stava lacerando il Pd e i suoi intellò di complemento, separando le truppe parlamentari e i descamisados, i sinceri democratici e gli ipocriti torquemadisti, i giornaloni e i fogli da sbarco, si è autoribaltata al punto che quel mondo ora ha ritrovato l’unità contro Berlusconi;4. Giorgio Napolitano esce dalla vicenda rafforzato, un gigante in mezzo ai nani, un presidente che prende carta e penna e scartavetra in faccia a tutti di «non essere ricattabile» e tanti saluti a chi ci prova; 5. Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio e Antonio Padellaro ha colto la palla al balzo per alzare l’indice e «l’avevamo detto», cribbio, che tutto nasce ad Arcore, e il Quirinale non deve temere Noi ma Lui; 6. Dulcis in fundo, Lui, Berlusconi, il grande burattinaio, di fronte al brillante successo raccolto dall’Operazione Interceptor, sente l’impellente bisogno di festeggiarne l’esito con un’intervista al Foglio per spiegare che ha stima di Napolitano, quant’è bravo Napolitano, ineccepibile Napolitano, evviva Napolitano e che lui in questa storia non c’entra un fico secco. Dice un parlamentare che di legislature ne ha viste un bel po’: «Nella Prima Repubblica i partiti giocavano per vincere. Nella Seconda giocano a chi fa più autogol». Nel Pdl (e prima in Forza Italia) questa tattica di gioco kamikaze è ben collaudata. Se fosse vera la teoria del complotto, Berlusconi e i suoi consiglieri di guerra avrebbero messo a segno un blitz da guinness dei fiaschi politici. Nessun partitante con un po’ di esperienza mette in piedi un così sgangherato teatrino dei pupi senza avere la sapienza di un puparo. Ecco perché non ci credo. Se questo è un complotto, gli sceneggiatori del Pdl che lavorano agli action movie di Silvio hanno un grande futuro. Nel cinema comico. MarioSechi, Il Tempo, 1° settembre 2012

..……………..Tutto è possibile, anche questo. E cioè che quel che resta di un  grande sogno svanito all’alba, abbia potuto impegalarsi in questa storia che come dice Sechi, se fosse vera,  è stato un boomerang ai danni di chi l’ha messa su. Anche noi stentiamo a credere che si possa essere più stupidi dell’ultimo degli stupidi, ma, ci domandiamo, perchè mai Mulè, direttore di Panorama, accorto e non ultimo tra i giornalisti, ha lanciato un sasso senza o nascondere la mano o avendo a disposizione un altro e ben più potente dardo, cioè la trascrizione delle intercettazioni telefoniche tra Napoitano e Mancini? Se non ha nascosto la mano, vuol forse dire che al prossimo giro queste famose trascrizioni, come avvenuto nel recente e non recente passato, verranno fuori? Attendiamo e insieme a noi i tanti curiosi di queta ennesima telenovela all’italiana g.

LE ELEZIIONI AMERICANE: L’ISPETTORE CALLAGHAN MANDA A CASA BARACK OBAMA

Pubblicato il 31 agosto, 2012 in Politica estera | Nessun commento »

L'ispettore Callaghan manda a casa Barack Obama

Clint Eastwood (La Presse/Lydde Sladky)
di Michele Zurleni

Alla fine il suo show si è trasformato in un canto corale, basato su di uno slogan Let him go (lasciatelo andare) al quale lui stesso aveva dato il là, che ha galvanizzato la già entusiastica platea della convention repubblicana, felice che il misterioso ospite a sorpresa fosse proprio lui: Clint Eastwood, la Star di Hollywood repubblicana doc.

Una performance da grande professionista della scena e da appassionato politico, quella dell’Ispettore Callaghan; un misto tra il teatro di Eugène Ionesco e il David Letterman Show. 11 minuti in grado di entrare nella storia non solo della convention di Tampa, ma anche in quella della politica americana; del modo in cui viene (è stata) narrata.

Sul palco, accanto al podio, il regista di Flags of our Fathers e Gran Torino si è fatto portare una sedia vuota. Parla con il “fantasma” di Barack Obama e così facendo, traccia quello che per Eastwood è il suo ritratto politico: la vacuità. L’effetto scenico (ma anche mediatico) non poteva essere più efficace. L’attore fa le domande al suo invisibile ospite alle quali lui stesso risponde (facendo la parte del presidente) con un imbarazzato e sommeso tono.

In questa recita, condotto da uno degli attori americani dallo sguardo più intenso e dal carisma più forte, il balbettio usato da Eastwood per far rispondere Obama diventa quasi un grido (di impotenza) del presidente. L’Ispettore Callaghan si erge al ruolo di giudice. Ed emette la sua implacabile sentenza sull’inquilino della Casa Bianca. “Quando e’ stato eletto 4 anni fa tutti piangevano di gioia, anch’io mi sono emozionato. – ha raccontato – Poi ho pianto ancora, quando ho scoperto che oggi in America ci sono 23 milioni di poveri. Una tragedia vera, e l’amministrazione non ha fatto abbastanza per porvi rimedio” – ha chiosato.

Clint Eastwood – repubblicano da sempre – ha riabbracciato il suo partito. Aveva già dato il suo endorsement a Mitt Romney qualche settimana fa. Era stato l’atto che aveva sepolto le polemiche nate dopo lo spot sulla Chrysler che anche molti esponenti del suo partito avevano interpretato come favorevole a Obama.

Con lo show sul palco di Tampa, l’anziano regista ha regalato una buona dose di energie che i delegati del GOP potranno spendere nel  proseguo della campagna elettorale per la conquista della Casa Bianca. Panorama, 31 agosto 2012

……………….E’ stato Clint Eastwood ad entusiasmare, dopo il giovane e appassionato candidato alla vicepresidenza, la Convention repubblicana che ieri ha incoronato ufficialmente Mitt Romney candidato alla Casa Bianca. E lo show del vecchio Clint ha fatto più male ad Obama di cento comizi. I sondaggi lo confermano. Il voto del 6 novembre potrebbe certificarlo. E’ quello che si augurano tutti coloro che in America e in Europa sono consci del grande flop della presidenza Obama di questi ultimi 4 anni.