LO SPREAD E’ ALLE STELLE: VOLA OLTRE I 490 PUNTI….E MONTI TACE

Pubblicato il 1 giugno, 2012 in Economia, Politica | Nessun commento »

Nuovo balzo in anti dello spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi. La pressione sui titoli di Stato torna a farsi sentire e l’indice segna valori da capogiro.

Ribassi sulla Borsa di Francoforte

Ribassi sulla Borsa di Francoforte
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Questa mattina il differenziale sulla piattaforma Reuters è balzato  sopra i 490 punti base arrivando a toccare i 491 punti. Il rendimento del decennale è al 6,06%. Sulla piattaforma Bloomberg, che si basa invece su un diverso benchmark, il differenziale è a 478 punti base.

Torna a farsi sempre più vicina la soglia drammatica dei 500 punti base. Dopo aver sfondato i 450 punti lo spread tra Btp e Bund non arresta la propria corsa all’insù. Una corsa che torna a preoccupare fortemente Piazza Affari e i principali mercati finanziari del Vecchio Continente. A Milano l’indice Ftse Mib, che raggruppa i 40 principali titoli quotati a Piazza Affari, cede oltre l’1,94% a 12.617 punti, ritoccando così il suo precedente minimo storico del 9 marzo 2009, quando chiuse a quota 12.621. A creare tensioni e aumenti sui rendimenti dei titoli di Stato sono stati i dati dell’Istat sulla disoccupazion che, nel primo trimestre, è balzata al 10,9% segnando il valore più elevato dal 1999. Secondo l’indagine, in un solo mese si sono infatti persi 28mila posti di lavoro. Dopo precedenti tentativi di calmieramento, a tarda mattina i rendimenti dei Btp decennali sono così tornati a tendersi. Fonte: Il Giornale, 1 giugno 2012

.………..Naturalmente l’unto da Dio signor Monti tace e non ci inonda delle sue “illuminate”  considerazioni sullo spread che vola alle stelle nonostante la cura da cavallo cui ci ha sottoposti, con una presisone fiscale che evidentemente non è servita a nulal, salvo a fargli conquistare per tutta la vita la carica di senatore a vita e quel che più conta la non disprezzabile indennità di 25 mila euro al mese. Per questa cifra l’ultima baggianata che ha detto è stata quella di bllccar eper tre anni il calcio e per la qual cosa si è guadagnato sul campo la definizione di ignorante e cretino affibbiategli dal presidetne di una società di calcio che gli ha ricordato cxhe il calcio versa llo stato dagli 800 al miliardo di euro l’anno. Forse per questo per l’impennata dello spread ha preferito tacere. g.

LA PARATA DEL 2 GIUGNO SODDISFA SOLO LA VANITA’ DI NAPOLITANO

Pubblicato il 31 maggio, 2012 in Costume, Politica | Nessun commento »

2 giugno,terremoto emilia,napolitanoLe nuove e tragiche scosse di terremoto in Emilia hanno movimentato anche gli animi degli italiani. In molti stanno chiedendo di annullare la parata del 2 giugno, nonché la visita di Benedetto XVI a Milano, per destinare i soldi alla ricostruzione. Il tam tam è partito da Twitter e molti politici lo hanno fatto proprio, in modo assolutamente bipartisan. Fa scalpore sentire Francesco Storace dire: “In un momento così triste è bene che gli occhi della Nazione siano rivolti alla tragedia del terremoto e non alla parata, che resta un momento bellissimo della nostra vita di buoni italiani, ma che oggi stonerebbe”. Tra i più attivi, Gianni Alemanno, che da Modena dice: “Siamo ancora in tempo per annullarla”. Il mensile E ha inoltre ricordato quando Forlani, da ministro della Difesa, annullò la parata del 1976 per il terremoto in Friuli, e lancia l’iniziativa di scrivere mail a Giorgio Napolitano perché faccia lo stesso.

Per ora, però, nulla da fare: Napolitano è stato inflessibile e ha detto che la parata si farà, ma sarà “sobria” e dedicata anche all’Emilia per un “rinnovato spirito di solidarietà nazionale” . Fa probabilmente altrettanto scalpore che Enrico Letta la pensi all’opposto di Storace e ritenga “appropriata” la decisione di Napolitano: “Si faccia prevalere lo spirito dell’unità nazionale, che è quello peraltro proprio della festa del 2 giugno”.

E qui è il punto. Massimo Gramellini su La Stampa si spinge oltre e scrive: ok, il capo dello Stato ha detto che la parata si farà; ok, i soldi per il 2 giugno sono stati quasi tutti già spesi; ma “nel 2012 ha ancora senso festeggiare la Repubblica con un rito così poco sentito dalla maggioranza dei cittadini? Ogni comunità ha bisogno di riti e di simboli. Ma sono le religioni che li mantengono inalterati nei secoli. Non gli Stati. Non tutti, almeno. Penso sommessamente che quest’anno il 2 giugno si onori di più la Repubblica andando fra i terremotati che fra i carri armati”. Cosa ne pensate?

…Noi la pensiamo come il giornalista della Stampa e consideriamo la permalosa volontà di Napolitano di farla, anche se in maniera  sobria e dedicata alle vittime del sisma (sic) solo una manifestazione di senile vanità dell’ex internazionalista e antimilatarista che non si vuole perdere l’ultima del suo settennato. Peccato. Napolitano se vuol essere sobrio cancelli la parata e passi il 2 giugno insieme ai terremotati dell’Emilia che più che di sobrietà alla romana hanno bisogno di concreta solidarietà, coperte, viveri, certezze per l’immedaito futuro. Del resto, come è stato ricordato, nel 1976, all’epoca del terremoto del Friuli, la parata fu annullata per iniziativa dell’allora ministro della Difesa on. Forlani a cui fece sponda l’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone che condivise e appoggiò la decisione di Forlani. Nè vale, come ha sostenuto il direttore de Il Tempo, Mario Sechi, giornalista che apprezziamo ma del quale in questa occaisone non condividiamo il pensiero, il fatto che nel terremoto del Friuli morirono oltre 900 persone e in questo, per fortuna, le vittime sono solo 20. La solidarietà e, sopratutto, la rinuncia a manifestazioni di giubilo, non sono proporzionali al numero ma al fatto in se. Perciò anche noi ci uniamo alle voci che chiedono la rinuncia il prossimo 2 giugno alla parata militare lungo i Fori Imperiali di Roma  per celebrare la Repubblica che meglio onoreremmo unendoci tutti in silenzio al dolore delle terre scosse dal terremoto e alle popolazioni che vivono ore di paura e di dolore. g.

SISMA, COME PREVISTO AUMENTA L’ACCISE SULLA BENZINA.

Pubblicato il 30 maggio, 2012 in Il territorio | Nessun commento »

Per sostenere i danni del sisma in Emilia, il Consiglio dei ministri ha deciso di estendere lo stato d’emergenza e aumentare di due centesimi le accise sui carburanti.

Alla fine del Cdm il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha promesso “interventi immediati”. Per sostenere la ricostruzione, oltre all’aumento delle accise, saranno stanziati i fondi recuperati grazie all’applicazione della spending review (la revisione della spesa pubblica). Disposta anche la deroga del Patto di stabilità, entro un limite definito per i Comuni, delle spese per la ricostruzione e il rinvio dei versamenti fiscali e contributivi a settembre.

…………….Tutto come previsto. Il governo dei tencici e degli innovatori non ha saputo fare altro che aumentare l’accise sulla benzina per finanziare la copertura dei danni provocati dal terremoto in Emilia. Qui la terra trema ancora, sono salite a 17 le vittime del terremoto, i magistrati aprono ibnchieste a posteirori alla ricerca del capro espiatorio di una politica del territorio che ha invece nei vertici politici e burocratici i veri responsabili della trasandata politica di tutela e di prevenzione. E intanto si trona a torchiare i soliti noti, con la burla che sa di sfottimento secondo cui ai danni si farà fronte con quanto si ricaverà (chissà quando) dall’applicazione (chissà quando)  del cosiddetto spendig review, terminologia in lingua inglese così nessuno sa cos’è e che   vuol  dire 2revisione della spesa pubblica”…infatti Napolitano dall’alto dei 248 milioni di euro l’anno e dei duemila dipendenti del Quirinale che nessuno sa cosa fanno, vuole per forza che si faccia la parata del 2 giugno (l’ultima del suo settennato),  però “sobria” spendendo soldi che ben potrebberoessere dirottati a favore delle terre e delle popolazioni colpite dal sisma. Parole, parole, parole…..g

CRLLANO LE CASE, SALE LA BENZINA. QUESTA LA “NOVITA” DI MONTI IN PROGRAMMA PER OGGI

Pubblicato il 29 maggio, 2012 in Politica | Nessun commento »

Case giù, benzina su La soluzione Monti:   tasse sul terremoto
Le accise sulla benzina sono da sempre una leva fiscale utilizzata in momenti di emergenza: dal disastro del Vajont al Belice, all’Irpinia

La soluzione di Monti per aiutare i terremotati dell’Emilia non arriverà dalla rinuncia alla parata militare del 2 giugno. Nè dai partiti che rinunceranno ai loro rimborsi elettorali. Ancora una volta saranno gli italiani a mettere mano al portafoglio e dare una mano ai più sfortunati. Il governo, infatti, ha in mente di aumentare l’accisa sulla benzina: 2 o 3 centesimi. Deciderà domani durante il Cdm con un decreto che prevede un aumento del prezzo dei carburanti che non arriverà però ai 5 centesimi previsti dal recente provvedimento di riforma della Protezione Civile per quella che alcuni hanno definito ‘tassa sulla disgrazia’.

Le accise sulla benzina sono da sempre una leva fiscale utilizzata in momenti di emergenza. L’elenco dei rincari che gravano su questa imposta è lungo e risale al 1935. Il primo aumento delle accise risale infatti alla guerra in Abissinia (1,90 lire). Altre 14 lire sono state aggiunte per la crisi di Suez del 1956. Il disastro del Vajont del 1963 ha portato un aumento di 10 lire, così come l’alluvione di Firenze del 1966 e il terremoto del Belice del 1968. Il terremoto del Friuli del 1976 ha pesato sulle accise con 99 lire, il terremoto in Irpinia del 1980 con 75 lire, la missione in Libano del 1983 con 205 lire, la missione in Bosnia del 1996 22 lire.

Più recentemente un aumento di 0,020 euro è arrivato dal rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004; un +0,0073 euro dall’attuazione del Decreto Legge 34/11 per il finanziamento della manutenzione e la conservazione dei beni culturali, di enti ed istituzioni culturali; +0,040 euro per far fronte all’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011, ai sensi della Legge 225/92; +0,0089 per far fronte all’alluvione in Liguria ed in Toscana del novembre 2011; +0,112 euro sul diesel e +0,082 euro per la benzina in seguito al Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201 “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici” (Manovra Monti) del governo dei professori. LIBERO, 30 maggio 2012

……………. Però, in compenso, Napolitano ha promesso che celebrerà il 2 giugno consobrietà! Allegria, gente, allegria.

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEI PARTITI, di Mario Sechi

Pubblicato il 29 maggio, 2012 in Politica | Nessun commento »

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Le maestre di un asilo di Rignano accusate anni fa di molestie sono state assolte; in Vaticano volano corvi e si arrestano maggiordomi; le nuove Brigate Rosse per i magistrati non sono terrorismo e l’Italia del gol è andata nel pallone giudiziario. E la politica? Non pervenuta. I partiti? In ritirata continua. In un Paese sempre più bisognoso di un dibattito pubblico decente, il consenso sembra aver bypassato i partiti per incanalarsi su nuove forme di protesta e proposta che però sembrano senza sbocco. I giovani del Pdl ora hanno deciso di «twittare» e rottamare il partito virtualmente, ma poi nella realtà cedono il microfono a quelli che comandano da sempre e sembrano accontentarsi di una comparsata. Nel Pd cambia il marchio, ma il prodotto è esattamente lo stesso. Alla fine, a chi non è cooptato, non resta che lo sfogatoio di internet. I vecchi non riconoscono la rete come strumento di partecipazione, ma non fanno nulla per ricostruire il forum dei partiti. In mezzo, il quasi nulla. O meglio, un Paese ad alto tasso di menefreghismo. Giorgio Napolitano ieri ha ammonito: la fuga dalla politica «sarebbe una catastrofe», il web è utile ma non sostituisce i partiti che «sono le cinghie di trasmissione delle istanze dei cittadini verso le istituzioni». In un mondo ideale, il discorso del Capo dello Stato non fa una piega ma, anche in questo caso, la realtà si incarica di riportare ogni parola al suo significato. Il web è diventato la palestra per scaricare tossine e solo in qualche caso è il motore per lanciare iniziative dove sentirsi vivi tra gli zombie. I partiti invece sono trasfigurati in un non luogo di discussione, nonostante sia pacifico che servano e debbano rigenerarsi. Si può andare avanti così? Certamente, perché quando pensi di aver toccato il fondo, quello è il momento in cui devi iniziare a scavare. E d’altronde il rumore di fondo, il messaggio chiave che arriva dalla politica non lascia grandi speranze: le parole sono la vita e non si può pulsare di gioia creativa se un governo si rivolge ai cittadini prima con la parola «spread» e ora con la «spending review». Siamo una colonia, a partire dal linguaggio. Mario Sechi, Il Tempo, 29 maggio 2012

IL CENTRODESTRA FORSE C’E’. MA SERVE QUALCHE IDEA, di Gennaro Malgieri

Pubblicato il 28 maggio, 2012 in Il territorio | Nessun commento »

Grande è la confusione sotto i cieli della politica, ma nel Pdl il casino è totale. Formattatori, demolitori, azzeratori, rottamatori, seniores affaticati ma con l’ambizione di essere i ricostruttori: tutti contro tutti. Fanno appello al popolo, si schierano contro l’apparato, mettono in croce chiunque, ma paradossalmente non muovono un solo addebito a Berlusconi; si scandalizzano per le veline catapultate in politica e per una Minetti diventata consigliera regionale come se al Pirellone l’avesse inviata una forza misteriosa; vogliono le “primarie delle idee”, ma si guardano bene dall’avanzarne almeno una, al di là della solita litania dei valori non declinati e dei programmi neppure abbozzati. La mitizzazione dei social network è l’orizzonte a cui sembrano votarsi, immaginando che la politica delle parole anzi dei twitt sia il frammentato avvenire verso cui tendere, come una primavera araba qualsiasi. È il neo-populismo degli adepti del web del centrodestra.
</DC>Se questa è la reazione delle forze nuove del Pdl alla disfatta politica e culturale, prima che elettorale, c’è poco da stare allegri. Non vedo come si possa ritrovare una strada se non si sa dove si vuole andare. E, francamente, non ho capito l’estemporaneo movimentismo di chi si è messo in testa di smuovere le acque stagnanti del partito berlusconiano soltanto agitando qualche slogan, facendo la faccia brutta, cavalcando il disgusto generato (non certo da un mese a questa parte) da una pratica partitica che ha seguito rituali ammuffiti fino a proiettare nell’empireo politico, come è stato detto in una delle assemblee dei giorni scorsi, le Minetti e gli Scilipoti.
Ma il giovanilismo, da cui pure il segretario del Pdl, Angelino Alfano, pare essere stato contagiato, al di là delle ovvie incazzature, è capace di produrre qualcosa su cui vale la pena riflettere oppure il suo scopo è quello di mettere alla porta i “vecchi” del partito, esautorarli insomma – tutti, ma proprio tutti – e prenderne i posti per assicurargli un più fulgido avvenire? Si discuterà a lungo di tutto ciò e non è detto senza costrutto. Ma per adesso l’impressione che si ricava da tanta “ammuina” è il non trascurabile disagio di quanti, giovani e meno giovani, hanno visto spegnersi negli ultimi quattro anni la prospettiva del cambiamento che il “partito unico” prometteva e non si sono minimamente curati – e questa verità è incontestabile – di avanzare riserve sulla deriva impolitica che il Pdl stava raggiungendo a rapidi passi fino alla débâcle di questo maggio crudele.
Inutile ribadire ciò di cui necessitava il soggetto politico intorno al quale ruotava il centrodestra: non vorrei passare per noioso ripetitore di avvisi ai naviganti sempre caduti nel vuoto. Ma soltanto ricordare agli agitati di oggi, che non si agitavano ieri quando si organizzavano i casting per le candidature e le igieniste dentali venivano inserite nei listini bloccati senza aver mai distribuito in precedenza neppure un volantino, che la buona politica si costruisce con le idee e non con i meccani elettorali di cui il Pdl ha fatto un uso smodato all’epoca delle vacche grasse, dimagrite all’improvviso.
C’era bisogno che esplodesse il vulcano della politica perché si rimettesse in circolazione un grande disegno come la Repubblica presidenziale, in un contesto di integrale rinnovamento delle istituzioni? O forse non sarebbe stato meglio rilanciarla a tempo debito e, indipendentemente dall’esito immediato, costruire attorno ad essa una mobilitazione tale da scuotere gli italiani ed offrire al centrodestra una buona occasione per guidare il fronte dei riformatori, al di là della destra e della sinistra?
Occorre ripensare tutto quello che poteva essere fatto e non è stato fatto, insomma. Ripartire dalle idee e da una nuova classe dirigente da costruire sul territorio (non necessariamente formata da imberbi volenterosi tuttavia); nobilitare l’impegno attraverso la militanza (non sarà molto trendy, ma è comunque indispensabile); giovarsi dell’apporto intellettuale di studiosi trascurati perché non ritenuti funzionali al collage di mode e tendenze da assecondare secondo i canoni televisivi o più generalmente del glamour tipico dello star system. E, naturalmente, tornare tra la gente, consumare le suole delle scarpe, organizzare un movimento di presenza attiva laddove il disagio è più forte. Ecco, alcune delle cose da fare. Subito. Con passione e intelligenza. Non credo che comunque il Pdl possa rinascere, ma almeno si può nutrire la speranza che il centrodestra, strutturandosi diversamente, non muoia. O almeno non si trasformi in un’indistinta marmellata chiamata “mondo dei moderati”. Una roba da brivido. Gennaro Malgieri, Il Tempo, 28 maggio 2012

..………….Malgieri è un vecchio militante di partito, più esattamente   del Msi, è giornalista ed ha diretto Il Secolo d’Italia,il quotidiano missino,  ora è parlamentare del PDL,  eletto in Campania. Se non ne conoscessimo la antica sua militanza, potremmo dubitare della sua buona fede e pensare che egli fa come gli altri, come quelli che fanno finta di voler cambiare  tutto e in verità non vogliono cambiare nulla. Invece Malgieri descrive senza veli la situazione del centrodestra che di c’è, c’è, ma dov’è,  nessuno lo sa. E’ nel PDL, di certo, ma il PDL conserva qualcosa di destra o non si è trasformato in qualcosa nel quale gli elettori di centrodestrra, che sono la maggioranza nel nostro Paese, da sempre!,  non si riconoscono più? In questi mesi non abbiamo nascosto la nostra delusione per un partito che ha abbandonato le postazioni conquistate per inseguire obiettivi che la stragrande maggioranza dei suoi elettori non condivide.Come può un partito che è espressione di chi lo vota non tener conto della opinione dei suoi elettori, non rispettare i loro sentimenti, non modificare il suo percorso ritornando ad essere il partito di centrodestra che in quanto tale fu scelto nel 2008,  e prima ancora, da milioni di elettori ed elettrici, di ogni ceto sociale, di ogni condizione intellettuale, donne, uomini, giovani, tanti giovani, raccoltisi intorno a valori ed ideali in nome dei quali hanno compiuto scelte talvolta difficili,talvolta ampiamente controcorrente, talvolta anche pericolose? Eppure il PDL ha fatto tutto questo e la sua classe dirigente , ad ogni livello, si muove come se ancora fosse valido il leti motiv secondo il quale sul territorio si può essere latitanti perchè tanto è Berlusocni che prende i voti. Ora Berlusconi,  che rimane di certo un riferimento nonostante i suoi tanti errori (per i peccati ci sono altri luoghi dove parlarne..) non è più in grado di raccogliere quel vasto consenso che lo ha cirondato per 18 anni, dal 1994 in avanti. Ora il rapporto personale tra Berlusconi e l’elettorato di centrodestra si è inceppato, ora avrebbe dovuto prenderne il posto il partito, sostituendosi nell’azione e nella proposta allo stesso Berlusconi. Proprio ora invece si delinea un partito debole se non inesistente, un contenitore vuoto incapace di essere tramite con gli elettori, un organismo che nella recente quanto  falsa stagione congressuale ha mutuato antichi rituali coniugati però con la pretesa di mantenere inalterati i ruoli conquistati antecongressi. Così si è dato vita soltanto a una finzione che alla prima prova elettorale ha fatto fiasco. Come ampiamente svuotati di significato appaiono recenti iniziative che benchè ascrivibili da sempre, come ricorda Malgieri, nel dna del centrodestra, come la Repubblica presidenziale (senza dimenticare che prima ancora del MSI almirantiano ci fu un “certo” Randolfo Pacciardi, partigiano, repubblicano e fondatore del movimento Nuova Repubblica ad innalzare negli anni 70 del secolo scorso  il vessillo della riforma costituzionale in  forma presidenziale)  li si propone ora sullo spirare di una legislatura che nata col vento in poppa del centrodestra, sta per morire con un centrodestra agonizzante. Nè sono rassicuranti le uscite del segretario pdiellino Alfano che per inseguire i “rottamatori” (nanche nella terminologia si  riesce nel centrodestra  ad essere innovatori e inventivi, dovendo scopiazzare termini in uso a sinistra) promette che si faranno le primarie  non per scegliere i candidati, ma per  scegliere le posizioni in lista di candidati scelti da altri,  cosicchè dando per scontato – ennesima burla per gli elettori di ogni colore – che la legge elettorale non si cambierà e si voterà con le liste bloccate, con  gli eletti  determinati non dal loro valore ma dalla posizione loro assegnata in lista. Magari preferendo nelle posizioni di testa i detentori del potere di partito, conquistato con congressi dove gli iscritti- votanti sono stati trasportati con torpedoni. Di questo passo al centrodestra che forse c’è,  non servirannio solo le idee che non ci sono ma anche dei veri e propri kamikaze per i quali il voto al centrodestra somiglierà ad un suicidio. Che nessuno onorerà! g.

GRILLO NEI SONDAGGI SALE AL SECONDO POSTO FRA I PARTITI. MONTEZEMOLO “VALE” IL 3,5%. DRAMMATICO IL PDL: SCENDE AL 16 %.

Pubblicato il 26 maggio, 2012 in Politica | Nessun commento »

Beppe Grillo Mentre i partiti discutono sulle riforme il Movimento di Beppe Grillo fa un ulteriore balzo diventando il secondo partito e scalzando quindi il Pdl, ancora in caduta, che scende in terza posizione. Quanto a Luca Cordero di Montezemolo una sua discesa in campo per ora vale solo il 3,5 per cento. È quanto è emerso ieri nel sondaggio dell’Istituto Swg per la trasmissione Agorà su Rai3. Per Montezemolo, comunque, si tratta di un risultato, spiega Maurizio Pessato, vicepresidente dell’Istituto, determinato dal fatto che «in un paio di giorni è difficile che l’opinione pubblica possa registrare una novità». Quanto alla collocazione del movimento del presidente della Ferrari, la maggior parte degli intervistati lo vede alla guida di un nuovo Polo o alleato del centrodestra. Federico Vecchioni, intanto, coordinatore nazionale di Italia Futura, il «pensatoio» di Montezemolo, azzarda anche a una data del debutto del Movimento: «Si è parlato del 14, ma non per via della ricorrenza. Il Forum di Italia Futura sarà l’occasione per sciogliere alcune riserve, ma l’organizzazione dell’evento potrebbe anche spingerci a slittare a settembre. Magari non l’8». A prevalere su tutto, comunque, resta il «partito del non voto», sostanzialmente stabile intorno al 43%. Ma quella che sembra inarrestabile è la crescita del Movimento 5 Stelle, passato in una settimana dal 13,7 al 17 per cento, diventando nelle intenzioni di voto il secondo partito alle spalle del Pd, stabile al 24%. Scende ancora, invece, il Pdl, ora terzo partito con il 16% (-1,9 percento in 7 giorni). Quanto alla fiducia in Mario Monti, in una settimana è salita di un punto percentuale, attestandosi al 36 percento. Un aumento, spiega la Swg, «legato presumibilmente ai ballottaggi e all’evidenza che il sistema politico non regge. Così il governo diventa un riferimento importante». Ma il calo di consensi è generalizzato e riguarda anche gli altri partiti. L’Udc si attesta al 5,9%, calando rispetto all’ultima rilevazione sulle intenzioni di voto di un mese fa dello 0,3%, la Lega arriva al 5,7% (-0,5%), Futuro e Libertà è «premiato» con un 4 per cento di consensi ma anche Fini perde circa lo 0,9 per cento. Guadagnano invece, insieme ai grillini, tutti i partiti dell’area «estrema», sia a destra sia a sinistra che sono attualmente fuori dal Parlamento. Sinistra e Libertà è al 6%, la Destra di Storace al 3,5% e la Federazione della Sinistra arriva al 3 per cento. Il Tempo, 26 maggio 2012

…..La “salita” del movimento di Grillo, nonostante che alle prime battute del dopovoto si scopre avere gli stessi problemi di tutti  i partiti – rivalità, colpi bassi, chi sei tu e chi sono io (Parma ne è esempio)- è la conseguenza della totale incapacità dei partiti, sia quelli che “ufficialmente” sostengono il governo Monti, sia quelli che “ufficialmente” stanno all’opposizone, di cogliere la lezione che gli elettori hanno voluto dare, sia con il voto di protesta, sia non andando a votare, per mettere fine ai giochi e giochetti che stanno acompagnando questo squallidfo crepuscolo della seconda Repubblica. Era nata sulle ceneri di Tangentopoli per cambiare metodi e comportamenti, muore questa seconda repubblica peggio della prima che almeno aveva avuto il merito di guidare la rinascita del Paese dopo la tregedia delal guerra e sulle macerie che la guerra aveva lasciato dietro di sè. Uomini di grande valore, tutti, specie quelli che coraggiosamente presero la strada dell’Occidente, aderirorno alla Nato, scelsero l’alleanza atlantica, seppero guidare il Paese fuori dalla tragedia, guidati da quel grande statista che fu Alcide De Gasperi,  del quale va ricordato l’incipit con cui si presentò al tavolo della pace alla conferenza di Parigi: so, disse, De Gasperi che solo la vostra personale cortesia mi consente di essere qui ma io sono orgoglioso di rappresentare il mio Paese…..e conquistò il diritto di rappresentare gli interessi dell’Italia. Una Italia che in pochi anni rinacque a nuova vita,  dando luogo al  “miracolo economico” che sfociò negli indimenticati anni 60, con un Paese talmente in crescita che la sua moneta dell’epoca, la lira, potè conquistare l’Oscar per la moneta più forte sul mercato europeo e non solo. A fronte della prima repubblica, dunque, la seconda muore senza aver minimamente colto gli obiettivi morali, sociali ed economici, che erano stati propettati. Muore non nell’indifferenza della gente, come capitò alla prima repubblica, ma muore tra l’odio e il disprezzo degli elettori il cui 50%  preannuncia la volontà di non andare a votare,  mentre di quelli che esercitano o eserciteranno il diritto di voto, gran parte  si allontanano con disgusto dai partiti tradizionali che tra ruberie e privilegi  di cui continuano imperterriti a godere,  manifestano essi si indifferenza, anzi tracotante indifferenza, ai problemi reali della gente. Dopo aver abdicato, forse furbescamente, forse vilmente, al proprio ruolo per affidarlo a improbabili tecnici che si sono rivelati dilettanti allo sbaraglio, invece di procedere a colpi di  accetta a  modificare l’attuale sistema istituzionale che non regge più, trascorrono il tempo che separa questa legislatura dalla sua fine naturale prima di andare al voto del prossimo aprile, ad esercitarsi in ormai ridicole e/o grottesche schermaglie  finalizzate, è chiaro anche ai bambini, a lasciare le cose come stanno, per andare al rinnovo del Parlamento conservando l’attuale assetto isituzionale e con la stessa legge elettorale che ha consentito a tanti asini di diventare deputati e senatori, a tanti portaborse di trasformarsi in illuminati  (sic)  legislatori.  Sembranmo tanti sepolcri imbiancati, anzi tante mummie, incapaci di guardarsi intorno e di capire che il baratro è vicino. Ma forse incapaci lo sono  sempre stati, e noi non ce ne eravamo accorti. g.

GRAVE ERRORE DEL PARLAMENTO, di Mario Sechi

Pubblicato il 25 maggio, 2012 in Politica | Nessun commento »

Parlamento Le transizioni politiche hanno sempre esiti imprevedibili. Nel 1992 l’Italia con un sistema dei partiti spazzato via da Mani Pulite trovò la sua risposta alla crisi nel berlusconismo/antiberlusconismo. Vent’anni dopo quel mondo è in declino e non dobbiamo sorprenderci. Le cause sono molteplici: le riforme mai fatte, gli errori di una maggioranza che poteva governare con numeri enormi e s’è ritrovata con il pallottoliere in mano, i ritardi di una sinistra chic a parole e retrò nei fatti, la recessione economica, il Fisco oppressivo con gli onesti e inesistente con i furbi. Risultato: la fiducia dei cittadini nei confronti dei partiti è al minimo storico. E cosa fanno i partiti in questa situazione? Votano una riforma che reintroduce le norme sul loro finanziamento cancellate da un referendum nel 1993. E su 630 deputati al voto a Montecitorio sono presenti solo in 386 e gli altri…desaparecidos. Parliamo di una riforma di “sistema” che impegna i soldi dei contribuenti, non di una leggina qualunque. Una decisione che tocca il cuore della democrazia è stata liquidata come un passaggio burocratico e non degna di una sessione speciale, diretta televisiva e dibattito all’altezza del momento storico. I leader degli schieramenti sarebbero dovuti intervenire in aula per spiegare le ragioni delle loro scelte. Silenzio. E perciò penso che non siamo di fronte a una svolta, ma a un altro capitolo sul tramonto della Seconda Repubblica. Vivo immerso nella realtà, ascolto le persone, leggo cosa scrivono i miei lettori. Il malcontento non solo è diffuso, ma è associato alla volontà di picconare tutto quello che c’è. Questo è il nocciolo della questione: come evitare le pulsioni distruttive, le soluzioni pasticciate e le derive demagogiche. Il voto del Parlamento sul finanziamento ai partiti ieri è quel che non ci voleva. È sbagliato nella forma e a mio modesto parere anche in gran parte della sostanza. Un solo esempio: perché mai i partiti devono avere la facoltà di investire la loro liquidità in titoli pubblici dell’Unione Europea? Fanno politica o speculano sul debito sovrano? Se qualcuno fa un referendum per cancellare questa legge, io lo firmo.Mario Sechi, Il Tempo, 25 maggio 2012

………Anche noi!

ORA O MAI PIU’, IL NUOVO O IL NULLA, l’anmmonimento di Marcello Veneziani

Pubblicato il 25 maggio, 2012 in Il territorio, Politica | Nessun commento »

Giustamente, saggiamente il popolo del centro-destra ha saltato il giro, si è ritirato dal voto. Ora che la Lega si accascia, la destra si sfascia, il Terzo Polo s’affloscia, il Pdl s’ammoscia, B.

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cade nel burlesque, Bossi-Fini nel pirlesque, è il momento giusto, tragico e perfetto, per far nascere un’Altra Storia.

Un movimento rigoroso e forte, duttile ai fianchi ma duro al centro, onesto e animato da passione civile, etica e ideale, un amor patrio di quelli che non odorano di stucco e rimmel, ma vero e severo, che fa tornare il gusto della politica.

Stavolta non si lascia il monopolio dell’etica alla retorica faziosa della sinistra, non si lascia l’esclusiva della sobrietà ai tecnici, non si lascia ai giudici stabilire l’onestà,non si lascia la rabbia popolare ai grillini. Si fa sul serio. Si chiamano i migliori, si usano i tecnici per raddrizzar la barca ma senza dar loro il comando: devono risponderne, e non alle banche o ai poteri esteri.

Il primo atto è la selezione, la cerca dei dieci, e dai dieci dei cento e dai cento dei mille, per costituire una nuova élite, con fresche energie, scegliendo il meglio che c’è nel Paese; il minimo indispensabile tra chi c’era prima, gli altri a casa o in fila senza priorità d’imbarco.

Che vale dirlo se non hai nomi né voce in capitolo, è utopia. Sì, avete ragione, ma l’alternativa qual è? Fingere che nulla sia accaduto, assistere inermi alla scomparsa, affondare indecorosamente per non cambiare ispirazione e squadra? C’è un’estate intera per fondare il nuovo o finire nel nulla. Marcello Veneziani, 23 maggio 2012

………………Non è utopia, è ciò che s’ha da fare. Sebbene, parafrasando Rossini, va detto che spesso “il nuovo non è bello e il bello non è nuovo”. Ma con un pò di fortuna e di audacia si può tentare di smentire Rossini e fare in modo che il nuovo sia bello, almeno migliore del passato e, sopratutto, del presente.g

ULTIMATUM AI PARTITI. CINQUE COSE DA FARE, POI TUTTI A CASA (POSSIBILMENTE PER SEMPRE)

Pubblicato il 23 maggio, 2012 in Politica | Nessun commento »

Giustificata l’euforia dei grillini. Al loro posto esulteremmo anche noi. Ma si è trattato solo di elezioni amministrative, buone per misurare il polso del Paese e inutili ai fini della stabilità.

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Il nuovo sindaco di Parma,oltretutto,riceve un’orrenda eredità dal predecessore: un debito di 600 milioni. Gestire la città sarà un dramma, le casse sono vuote e non si riempiranno. È vero che Catania, sepolta dai passivi, ricevette un cospicuo aiuto dallo Stato. Ma Catania è in Sicilia, e ha molti santi in paradiso.

A parte questo, la prova del nove per il Movimento Cinque stelle sarà il prossimo anno, quando si svolgeranno le consultazioni politiche. È pacifico che se i partiti tradizionali non cambieranno registro, subiranno un’altra sonora sconfitta. Di conseguenza, Beppe Grillo otterrà una quantità di voti straripante. Dopo di che, cosa se ne farà? Finiti i festeggiamenti per lui, e i funerali per i suoi concorrenti, come governerà l’ex comico? Con quali alleati, con quali programmi, con quali prospettive? Interrogativi, questi, che non appassionano i cittadini, occupati come sono a guadagnarsi da vivere, quindi assorbiti da mille problemi, eccetto quelli istituzionali che, invece, sono la causa dell’ingovernabilità.

Infatti, la Costituzione, non essendo mai stata riformata e adattata alle esigenze attuali, ben diverse rispetto a quelle della neonata Repubblica, impedisce notoriamente a qualsiasi premier di realizzare le promesse fatte in campagna elettorale. Perfino Mario Monti, chiamato con i suoi professori ad affrontare l’emergenza davanti alla quale la politichetta nazionale aveva fallito, trascorso un periodo brevela cosiddetta luna di miele – si è reso conto di non essere all’altezza del compito affidatogli. Tant’è che anche ieri,pur sotto l’incalzare delle grane (terrorismo, terremoto, debiti dello Stato verso gli imprenditori bisognosi di liquido), si è limitato a somministrare un brodino agli «affamati».

Ovvio. Non vi sono denari in cassaforte ma solo buchi; non c’è verso di tagliare gli sprechi; l’economia tira poco, eccetera.E l’esecutivo-privo di margini di manovra e costretto a dire signorsì a qualunque leader della maggioranza atipica che lo sostiene- ha fatto quel poco che poteva. Comprendiamo lo stato d’animo della gente, disillusa e sfiduciata, portata a proteste vaghe che si sostanziano in voti antipolitici. D’altronde il cittadino non dispone di altri strumenti per farsi udire: reagisce affidandosi all’ultimo arrivato, sia pure un parvenu della politica, una faccia nuova, uno che almeno pronunci discorsi chiari, comprensibili, diversi dalla logomachia cui si dedicano i partitanti allo scopo di imbrogliare le carte e confondere gli elettori.

Ma serve altro per salvare la Patria. Certamente, Beppe Grillo a Palazzo Chigi sarebbe più divertente di Rigor Montis. Già. Divertente, ma nulla più. Anche lui avrebbe le mani legatedalle norme vecchie come il cucco che disciplinano, rallentano e addirittura azzerano ogni mossa del governo e del Parlamento.

A forza di pesi e contrappesi, l’apparato si è inceppato. Produce solo complicazioni, distorsioni: non c’è una legge che vada in porto se non stravolta dalla farraginosità del bicameralismo, dalla volontà del Quirinale, dai giudici costituzionali, da una giustizia pronta a interferire in tutto tranne che in casa propria.

Al rinnovo delle Camere mancano 11 mesi, pochissimi per intraprendere una rifondazione dei partiti in modo che questi siano in grado di presentarsi agli elettori con una reputazione riverniciata. Essi rischiano dunque un flop mortale, e se il Pd si illude di profittare dello sbandamento generale per strappare qualche suffragio in più degli avversari sbaglia di grosso. Quale utilizzo ne farebbe nell’impossibilità di governare? Qui si va incontro a un cataclisma senza precedenti.

C’è solo una scappatoia, suggerita dalla disperazione: si elegga un’assemblea costituente che renda il sistema decente. Subito, però. Non si perda tempo in polemiche insensate che danneggiano tutti, voi per primi, signori politici. Lo capite o no che avete toccato il fondo?

Per quanto riguarda l’esecutivo, rassegnatevi ai tecnici che, però, vanno investiti di responsabilità circoscritte: cinque punti programmatici imprescindibili, solo quelli. Cinque priorità che vi trovino tutti d’accordo. Suvvia, non rendetevi ridicoli. Poi, aggiustata la macchina, si tornerà alle urne.Vittorio Feltri, Il Giornale, 23 maggio 2012

……………..Feltri è ottimista se pensa che i partiti oggi in Parlamento, anzi i 630 più 330, siano in grado di mettersi d’accordo su “cinque punti programamtici imprescindibili“: perchè li individuino occorrerebbero almeno 11 secoli e noi abbiamo avanti solo 11 mesi. Per cui rassegnamoci a votare subito e lasciamo che siano gli elettori a scegliersi coloro che possono essere in grado di governare il Paese. Unica alternativa sarebbe quella di eleggere subito  una Assemblea Costituente con sistema proporzionale puro cui delegare il compito di  riformare le istituzioni, modificando la vetusta  carta costituzionale senza gli arigongoli previsti dall’attuale ordinamento che rende ciò quasi impossibile, e quindi votare alla scadenza del prossimo aprile avendo gli strumenti pronti da usare da parte di chi gli elettori sceglieranno nelle urne perchè governi il Paese. Ma sappiamo che neppure questo potrà accadere con questi partiti abbarbicati forsennatamente al potere anche perchè sanno che siamo alla curva finale.Dopo c’è il cataclisma. g.