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LE REAZIONI ALLA DECISIONE VERGOGNOSA DEL BRASILIANO LULA. NAPOLITANO: AMAREZZA. BERLUSCONI:RAMMARICO. LARUSSA:E’ UN AFFRONTO.

Pubblicato il 31 dicembre, 2010 in Cronaca, Giustizia, Politica estera | No Comments »

Il presidente della Repubblica Napolitano ha espresso “amarezza e contrarietà” per la decisione del capo di Stato brasiliano uscente Lula da Silva di non estradare Cesare Battisti. Napolitano ha parlato anche di una scelta “incomprensibile e infondata”. Intanto il ministro degli Esteri Franco Frattini “ha deciso di richiamare a Roma l’ambasciatore” in Brasile Gherardo La Francesca. “Esprimo profonda amarezza e rammarico per la decisione del presidente Lula di negare l’estradizione del pluriomicida Cesare Battisti nonostante le insistenti richieste e sollecitazioni a ogni livello da parte italiana. Si tratta di una scelta contraria al più elementare senso di giustizia”, ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. “Esprimo ai familiari delle vittime tutta la mia solidarietà, la mia vicinanza e l’impegno a proseguire la battaglia perché Battisti venga consegnato alla giustizia italiana – ha aggiunto il premier -. Considero la vicenda tutt’altro che chiusa: l’Italia non si arrende e farà valere i propri diritti in tutte le sedi”. Il presidente brasiliano uscente Luiz Inacio Lula da Silva ha deciso di non concedere l’estradizione per l’ex terrorista condannato a quattro ergastoli. Immediata la reazione del governo italiano: la decisione di Lula “è un affronto” e “una vergogna” ha detto La Russa aggiungendo che non passerà “senza conseguenze”. Il parere che nega l’estradizione afferma che la decisione di Lula non rappresenta un affronto a un altro stato, “dal momento che situazioni particolari possono generare rischi per la persona, malgrado il carattere democratico dei due Stati”. Il governo brasiliano ha inoltre espresso il suo “profondo stupore” per la protesta degli italiani, “in particolare con riferimenti personali non pertinenti” a Lula. Battisti è rinchiuso nel penitenziario di Papuda, a Brasilia. In Italia l’ex militante dei Proletari armati per il comunismo deve scontare quattro ergastoli per altrettanti omicidi, commessi a fine anni Settanta e per i quali è stato riconosciuto colpevole. Arrestato, Battisti è riuscito a evadere ed è scappato prima in Francia e poi in America Latina. Fonte ANSA.

LULA: DECISIONE SQUALLIDA, IGNOBILE E VERGOGNOSA

Pubblicato il 31 dicembre, 2010 in Cronaca, Giustizia, Politica estera | No Comments »

Quest’uomo merita tutto il nostro disprezzo, il disprezzo di tutti gli uomini liberi ed onesti, il disprezzo di tutti coloro che aborriscono la violenza e  rispettano la vita umana, il disprezzo di tutti coloro che rispettano la parola data, il disprezzo di tutti coloro che praticano la legalità e rispettano la legge, il disprezzo di tutti coloro che non proteggono gli assassini ed hanno rispetto per le vittime degli assassini, il disprezzo di tutti coloro che mai proteggerebbero i terroristi e che mai li salverebbero dalla galera…..

Quest’uomo è, ancora per poche ore,  il presidente del Brasile, l’ex sindacalista Lula,  che allo spirare del suo mandato,  ha violato le  stesse leggi del suo Paese, i trattati internazionali, le leggi morali che costituiscono baluardo insormontabile per chiunque rivesta una carica pubblica in ogni psrte del mondo, ed ha negato l’estradizione in Italia del pluriomicida e pluricondananto all’ergastolo Cesare Battisti, terrorista dei Nuclei armati proletari, che sfuggito per 30 anni alla giustizia italiana, doveva finalemente essere ricondotto nelle carceri nel nostro Paese per espiare i suoi reati.

30 anni fa, Battisti, non ancora assurto al ruolo di intellettuale, girava per le città italiane, seminando sangue e lutti, compiendo rapine a mano armata, uccidendo persone innocenti che avevano la sfortuna di incontrarlo sulla loro strada. A Milano, tra gli altri, uccise il gioielliere Vincenzo Torreggiani e lasciò sul selciato il figlio giovinetto del gioielliere, Alberto, che da allora vive sulla sedia a rotelle.

Processato e condananto a 4 ergastoli, Battisti riuscì a fuggire e a rifugiarsi in Francia,  dove in virtù della cosiddetta teoria Mitterand potè evitare l’estradizione in Italia. Quando finalmente la Francia, nonostante i lamentosi proclami della intellighenzia di sinistra francese, concesse l’estradizione, nel 2004, Battisti riuscì a sfuggire alla cattura e a rifugiarsi in Brasile.

Arrestato su richiesta delle Autorità italiane, dopo estenuanti contorsioni giudiziarie,l’Alta Corte brasiliana, pochi mesi fa, autorizzò la estradizione nel nostro Paese, lasciando a Lula l’ultima parola. Lula ha evitato di pronuciarla sino a poche ore fa, tra l’altro preoccupato di non perdere il consenso elettorale dei tanti italiani residenti in Brasile a favore della sua protetta, una ex guerrigliera che è stata infatti eletta nuovo presidente del Brasile e che domani prenderà il posto di Lula.

Il quale LULA poche ore fa tramite il Ministero degli Esteri brasiliano ha fatto conoscere la sua decisione invocando un presunto pericolo per la vita di Battisti se questi fosse estradato in Italia, fortemente contestato dal nostro Ministero degli Esteri con una  nota diramata ieri e definita dal ministro carioca, cioè di uno Stato che anche nel recente passato non si è molto distinto per il rispetto dei diritti civili e della democrazia, “impertinente”

Ridicola e nel contempo grottesca ed offensiva quanto pretestuosa motivazione quella addotta da Lula,  che suona come un insulto insopportabile per una Nazione, quella italiana, dove di certo non si pratica nelle carceri la tortura, come avviene in Iran, verso cui è rivolta notoramente la simpatia di Lula, il quale, come abbiamo ricordato, ha violato il trattato bilaterale sottoscritto tra Italia e Brasile in materia di estradizioni.

Ed ora per Battisti, che è rinchiuso, si fa per dire, in un penitenziario brasiliano dove però gode del trattamento degli esuli politici, potranno riaprirsi le porte del carcere, ottenere lo status di immigrato, ottenere i documenti di identità e in futuro anche viaggiare all’estero come cittadino brasiliano.

E’ inaccettabile ed è necessario, obbligatorio, moralmente e politicamente obbligatorio, che l’Italia assuma iniziative forti per contestare una decisione ignobile e vergognosa. Già in queste ore mentre il ministro Frattini ha richiamato in Italia il nostro ambasciatore in Brasile per consultazioni, per una volta l’intero schieramento politico italiano  si è mostrato solidale e fermo nella protesta contro questa decisione che, lo ripetiamo, è vergognosa e squallida, che offende la memoria dei morti e la testimonianza dei superstiti della follia omicida e terrorista di Battisti.

Non comprenderemmo, nessun italiano comprenderebbe, se la decisione dell’ ormai prossimo ex presidente brasiliano non fosse oggetto di precise, inderogabili, durissime reazioni non solo della nostra diplomazia, ma anche del nostro Parlamento  edel nostro Governo,  che se chiamati a ratificare trattati  commerciali o di qualsiasi altra natura  con il governo del Brasile, al momento di votarli richiamino alla loro memoria  il volto e il nome  delle vittime del terrorista Batttisti, che ora si stanno rivoltando nelle loro tombe. g.


Pubblicato il 31 dicembre, 2010 in Gossip, Politica | No Comments »

Diamo i voti ai protagonisti dell’agenda politica del 2010. Silvio BERLUSCONI  si conferma “inaffondabile”. Fini bocciato.

Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini

Il migliore 10 Silvio Berlusconi. Sembrava la volta buona. Almeno per chi, nonostante 16 anni di onorata carriera, non ha ancora imparato a conoscerlo. Ma il Cavaliere non è il Titanic, non basta certo qualche iceberg messo qua e là per affondarlo definitivamente. E così il 2010 diventa indubbiamente l’anno di Silvio. Vittorioso alle Regionali (anche nel Lazio dove il Pdl non è riuscito a presentare la propria lista in provincia di Roma) e vittorioso anche in Parlamento dove il 14 dicembre, nonostante i pronostici dei suoi avversari, è riuscito a strappare il voto di fiducia (il secondo consecutivo dopo quello di settembre). Inaffondabile.

Il peggiore 0+ Gianfranco Fini. Fosse uno studente i suoi professori non avrebbero dubbi: il ragazzo si applica, anche parecchio, ma proprio non ce la fa. Per questo, nonostante il votaccio, si merita un “+”. E dire che c’ha provato in tutti i modi. Si è anche inventato un «nuovo» partito, ma niente da fare. Alla fine, nel braccio di ferro con Silvio Berlusconi, è uscito inesorabilmente sconfitto. Non solo, è riuscito nell’impresa impossibile di non indovinare nemmeno una mossa. E anche sulle sue previsioni ci sarebbe molto da dire. Insomma, nel 2011 può solamente migliorare. Nostradamus.

6– Pierluigi Bersani Il segretario ci ha messo impegno e costanza ma il Pd fa acqua da tutte le parti. La prima volta che ha aperto al Centro, in Italia ha nevicato. Sfortunato

7 Nichi Vendola Se Marx fosse ancora vivo forse cambierebbe l’incipit del suo Manifesto: «Lo spettro di Nichi si aggira per l’Italia». E agita i sonni del Pd. Spaventoso.

2 Antonio Di Pietro Il leader dell’Italia dei Valori si merita un bel “due”. Proprio come i deputati che hanno lasciato il suo partito per votare la fiducia al governo. Babbo Natale.

9 Domenico Scilipoti Ha trasformato Antonio Di Pietro nel «salvatore» del governo Berlusconi. Alzi la mano chi sarebbe riuscito a fare di meglio. Straordinario.

5 Pier Ferdinando Casini Lui non vuole muoversi. Il suo posto è sempre e comunque il centro. E siccome in una scala da 0 a 10 il centro è il 5…. Mediano.

n.c. Luca Montezemolo Mi si nota di più se vengo e mi metto in disparte o se non vengo affatto? Si agita, si agita, ma non scende mai in campo veramente. Mistero.

7 Anna Finocchiaro I suoi commenti sugli scontri tra polizia e studenti sono un capolavoro di masochismo. Neanche il Pdl sarebbe riuscito a fare meglio. Infiltrata.

8 Italo Bocchino Se qualcuno era affascinato dal leader di Fli Gianfranco Fini, lui è riuscito a fargli cambiare idea del tutto. Mister Simpatia.

7 Paolo Bonaiuti Passa il 99% del suo tempo a smentire e rettificare le dichiarazioni del Cavaliere. Giobbe, in confronto, è un principiante. Paziente.

5 Massimo D’Alema Sognava il lettone di Putin si è dovuto accontentare di una brandina a via del Nazareno. Ormai non lo ascoltano più neanche nel Pd. Disco rotto.

8 Umberto Bossi Nonostante il suo S.P.Q.R. (Sono porci questi romani) ha il merito di aver difeso il governo. Fedelissimo.

4 Roberto Calderoli Il ministro leghista ha chiesto a Gesù di trasferire i ministeri in Padania. Secessionista.

8 Giulio Tremonti È l’uomo del secondo miracolo italiano: la crisi non ha distrutto il Paese. Unico neo: la voce. Rigoroso.

8 Sandro Bondi Dopo il crollo di Pompei, la Sinistra lo incolperebbe anche per gli tsunami. Ma lui resiste. Kamikaze

6 Franco Frattini Ha fatto il suo lavoro con competenza ma sconta l’inevitabile ombra di Berlusconi. A rimorchio.

8,5 Mariastella Gelmini Con determinazione e tenacia è riuscita a vincere la sua battaglia sull’università. Riformatrice.

7,5 Giorgia Meloni Sufficienza piena per il ministro che pur essendo stato molto legato a Fini ha deciso di non tradire il mandato elettorale e rimanere nel Pdl. Coerente.

7 Mara Carfagna Ineccepibile nel suo ruolo di ministra, è stata determinata anche nel criticare le scelte del governo sulla gestione dei rifiuti a Napoli, pronta pure a dimettersi. Pugnace.

4 Stefania Prestigiacomo «Resto o non resto. Questo è il dilemma». Il ministro dell’Ambiente ormai non si riconosce più nel Pdl ma quando il Cav la richiama lei ci ripensa. Obbediente

10 Julian Assange Ha messo in crisi le cancellerie mondiali pubblicando i segreti della diplomazia Usa. Lo hanno fermato due ragazze svedesi. Priapo.

8,5 Muhammar Gheddafi Senza di lui non esisterebbero la tenda, i cavalli berberi, le hostess che studiano il Corano, le amazzoni, il «bunga, bunga». Showman.

10 Vladimir Putin In Italia il suo «lettone» è entrato nell’immaginario collettivo. Ma sotto il letto ecco spuntare gli affari. E tutti invidiano l’amico Silvio. Gasatissimo.

6 Roberto Saviano Se sapesse fare televisione si meriterebbe un voto più alto. Ma quaranta minuti ad ascoltarlo parlare sono troppi per chiunque. Soporifero.

10 Michele Santoro Meno male che Santoro c’è. Ecco l’inno coniato per il conduttore di Annozero. Grazie alle sue puntate antiCav, Silvio diventa sempre più forte. Stratega.

8 Augusto Minzolini Sarà forse per la sua «pettinatura», fatto sta che Il direttore del Tg1 s’è trasformato in parafulmine. Fino a diventare un simbolo. Ma lui non molla. Tenace.

IL QUALUNQUISMO (MIOPE) DEL CORRIERE DELLA SERA

Pubblicato il 31 dicembre, 2010 in Politica | No Comments »

Nel giorno in cui l’Italia, grazie alla firma del rivolu­zionario contrat­to salva Fiat, mette un pie­de nel nuovo mondo glo­­balizzato, il Corriere del­la Sera , presunto portavo­c­e della borghesia illumi­nata del Nord, celebra il funerale del Paese. Lo fa attraverso la penna di uno dei suoi commenta­tori di punta, Ernesto Gal­li della Loggia, che nel­l’editoriale di ieri disegna uno scenario apocalitti­co quanto ingeneroso. L’articolo si sarebbe potu­to titolare: «Piove, gover­no ladro». Ma trattandosi dello scritto di un intellet­tuale di chiara fama, in via Solferino hanno opta­to per un so­lenne: «Un disperato qualunqui­smo». Dopo aver elenca­t­o per due co­lonne di te­sto una serie di luoghi co­muni da di­b attito d’osteria (pa­e­saggio scon­volto da fra­ne e alluvioni, bibliote­che che versano in condi­zioni penose, tasse trop­po alte, burocrazia oppri­mente, un premier pateti­co e i suoi oppositori va­cui, sono tutti ladri ecce­tera eccetera), Galli della Loggia conclude che gli italiani sono condannati appunto a un «disperato qualunquismo». L’editorialista del Cor­riere ne ha per tutti: dai politici che ormai suscita­no solo disprezzo, ai gior­nali che «solcano quoti­dianamente l’oceano del nulla» (si riferisce al suo?). Salva, quanto me­no non cita, soltanto la sua casta, quella degli in­tellettuali da salotto e dei professori universitari che in teoria dovrebbero invece essere i primi re­sponsabili del presunto «nulla» che ci avvolge. A chi infatti doveva spetta­re il compito di forgiare e guidare la classe dirigen­te del Paese se non a loro? Qualunquiste, a mio mo­d­esto avviso, sono le paro­le scritte da Galli della Loggia, un ragionamen­to privo di qualsiasi spun­to di proposta e tensione politica. È come andare in chiesa e sentirsi dire dal pulpito: ragazzi, Dio non esiste e anche se esi­ste non conta niente. Mi verrebbe da dire: vabbè, caro Galli della Loggia, ma allora che cosa ti paga­no (e leggono) per fare? Accomunare nel disa­stro, come ha fatto lui, Berlusconi e Bersani, La Russa e Vendola, vuole di­re sfregiare quell’impe­gno ideologico senza il quale una democrazia è inevitabilmente destina­ta alla morte. Questo è il qualunqui­smo che il Corriere del­la Sera sta iniettando nel Paese a dosi massic­ce. Non è ve­ro che Berlu­sconi e Di Pietro, nel bene e nel male, sono sullo stesso piano. Quel­lo che Galli della Loggia non vede, o tace, è che da sedici anni si sta combat­tendo una battaglia epo­cale tra la componente li­berale del Paese (sicura­mente inesperta perché soffocata per cin­quant’anni dalla Dc) e quella ex comunista (an­siosa di potere e rivincita dopo cinquant’anni di forzata opposizione). Da che parte stare non è inin­fluente né inutile. E sareb­be appunto qualunqui­sta scegliere per mera va­lutazione di efficienza o onestà di chi in questo momento è sul campo. Sulle scelte che riguarda­no la politica economica, le riforme istituzionali, la legislazione su temi etici e le libertà individuali, le due strade ancora oggi di­vergono e decidere quale imboccare non è inin­fluente. Non è tra l’altro vero che chi sta guidando oggi non abbia fatto nulla di buono. Sostenerlo è falso nei fatti e disonesto intellettualmente. L’elenco lo lasciamo ai comizi di Berlusconi. Ma così, tanto per citare, se Marchionne l’altro ieri ha potuto firmare il nuovo patto che rivoluziona il lavoro è perché questo governo ha fatto una scelta precisa e liberale: non intervenire, lasciare che fosse il mercato e le parti a trovare il punto d’incontro. Se Giuseppe Recchi, presidente di General Electric Italia, sostiene (come raccontiamo oggi all’interno) che l’Italia resta un mercato interessante per gli investitori stranieri, è perché questo governo sta tenendo i conti in un certo modo. Se la gente ha problemi ma non è disperata è perché le tasse non sono state aumentate. Se da pochi mesi si va in treno da Milano a Roma in tre ore, se l’Alitalia c’è ancora, se l’università può guardare con più ottimismo al suo futuro, se la burocrazia è stata almeno scalfita è perché qualcuno ci avrà pur pensato e lavorato sopra. Oggi sappiamo che a Galli della Loggia tutto ciò non basta. Non basta neppure a noi. La differenza è che non essendo qualunquisti come lui, noi siamo convinti che soltanto dei veri liberali prima o poi sapranno accontentarci. E quindi li sosteniamo, a volte turandoci il naso, perché crediamo che siamo sulla strada giusta.

VOTARE CON UN CLIK, ECCO LA DEMOCRAZIA DEL FUTURO

Pubblicato il 31 dicembre, 2010 in Costume, Cultura, Politica | No Comments »

Dall’Inghilterra, che è stata modelo di demcorazia,   arriva la proposta di far partecipare tutti i cittadini al procedimento legislativo

E’ stato il Parlamento di Westminster a fare da modello alle democrazie rappresentative moderne. Proprio ora che è al governo una coalizione formata dal partito conservatore e da quello liberale, che attraverso i loro antenati tories e whigs hanno forgiato la democrazia, il premier Cameron ha una proposta che potrebbe costituire un precedente per le democrazie del futuro: l’iniziativa popolare via web.

Alle elezioni di maggio era questo punto uno dei più innovativi nel programma del Partito Conservatore. “È assurdo che solo una piccola percentuale della popolazione possa mettere mano a una legislazione che si applicherà al 10 per cento della popolazione. Invece che tenere la gente fuori da questo processo, abbiamo bisogno di invitarceli”, aveva detto David Cameron. Già Tony Blair, a dir la verità, aveva istituito un sistema di petizioni collegato alla pagina Internet di Downing Street.

Ed è attraverso questo canale che ad esempio il governo laburista rinunciò a introdurre un sistema di pedaggi che attraverso il satellite avrebbe dovuto estendersi a tutte le strade del Regno Unito, in quando 1.811.424 firme contro ne dimostrarono l’impopolarità. 531.400 firme raccolse invece la proposta di trasformare in giorno festivo quel Remembrance Day con cui l’11 novembre si ricordano i caduti della Prima Guerra Mondiale. In 502.625 firmarono contro un divieto di far volare la pattuglia acrobatica nazionale delle Red Arrowes alle Olimpiadi di Londra del 2012, che peraltro si rivelò poi essere una bufala.  In 304.461 firmarono per far ridurre la tassa sul carburante, 281.882 contro la costruzione di una mega-moschea, 128.622 contro l’imposta di successione, 113.979 per la creazione di un ospedale per militari e veterani, 93.626 per il mantenimento degli assegni familiari, 49.457 in favore della nomina a Primo Ministro di Jeremy Clarkson, noto giornalista esperto in temi automobilistici.

Il valore di questo strumento, però, era poco più che un grande sondaggio di opinione: utile a indirizzare i governanti, ma non vincolante. D’altra parte, non c’erano particolari filtri per impedire che un internauta votasse anche più di una volta. Secondo il nuovo schema tutte le petizioni che via Internet raccoglieranno almeno 100.000 firme di cittadini iscritti nei registri elettorali dovranno essere per lo meno dibattute dalla Camera dei Comuni, entro il periodo tassativo di un anno. È vero che tra questi 100.000 ci dovrà essere per lo meno un deputato, ma in compenso, con un milione di firme la petizione potrebbe proporre direttamente una legge. Già quando la proposta era stata pubblicata lo United Kingdom Indipendence Party aveva promesso: “E allora presenteremo un milione di firme per uscire dall’Unione Europea”.

Qualcuno pensa che i Comuni possano anche presto ritrovarsi a discutere sulla reintroduzione dell’impiccagione: nel febbraio del 2008 un sondaggio del Sun sul tema ebbe 95.000 risposte, e il 99 per cento a favore della pena di morte. Maurizio Stefanini, FOGLIO QUOTIDIANO, 31 GENNAIO 2010

….Sarebbe bello  poter con un semplice clik chiedere al Parlamento, per esempio,  di discutere su Fini  o, sempre per esempio, chiedere l’espulsione di Di Pietro. Sarebbe bello, ma tra la democrazia inglese e quella italiana c’è uno spazio siderale. Però sperare e sognare non è reato.g.

BATTISTI LIBERO: UNA SCONFITTA PER L’ITALIA ANCHE GRAZIE ALLA SINISTRA

Pubblicato il 30 dicembre, 2010 in Giustizia, Politica estera | No Comments »

Cesare Battisti Una beffa per il nostro Paese, è un insulto alle vittime del terrorista. Lula concederà a Cesare Battisti l’asilo politico. Non è ancora ufficiale, lo sarà fra qualche ora, ma le anticipazioni che arrivano dal Brasile non lasciano dubbi. Così la politica italiana si accorge solo ora quale misfatto al diritto si stia compiendo. C’è chi manifesta, chi grida e chi chiama in causa il governo. Ma se Battisti invece che scontare l’ergastolo per quattro omicidi si godrà beatamente il sole sulle spiagge di Copacabana sarà una sconfitta per l’Italia intera. Per la maggioranza e per l’opposizione. Il governo non è riuscito a farsi valere, ma avrebbe avuto bisogno di uno sforzo maggiore da parte di quella sinistra che ha fatto del presidente Lula un santino. Oggi a che vale prendersela con il premier, addirittura mettendo sotto accusa gli accordi commerciali con il Brasile? Cosa avrebbe dovuto fare? Tagliare i ponti con un Paese come quello sudamericano, ormai potenza economica mondiale? Siamo seri.
Certo che con il Brasile qualcosa di più andava fatto. Ma da tutti. Per esempio spiegando a Lula, e potevano farlo soprattutto i compagni della sinistra, che quel signore si è macchiato di omicidi. È un killer e della peggiore specie. Che contro di lui non ci sarebbe stata vendetta, ma solo giustizia. E che nelle nostre carceri non avrebbe rischiato nulla. Noi non sappiamo come siano le prigioni brasiliane, ma dubitiamo che ci lavorino delle guardie carcerarie che piangono la morte di un prigioniero suicida. Questo invece è successo a Roma proprio ieri. Così veniamo a un altro punto. Chi ha fatto di tutto per accreditare l’idea che l’Italia sia sotto il dominio di un sistema parafascista? Chi ha parlato di Berlusconi come di un dittatore? Chi ha lanciato l’allarme, anche a livello internazionale, su una caduta dei diritti? Chi ha contribuito a corrompere l’immagine all’estero del nostro Paese perfino gioendo di giudizi falsi e gratuiti sulla stampa internazionale? Dietro alla decisione di Lula non c’è anche questo? Pensiamo proprio di sì. E chi ha avuto il coraggio di prendere posizione duramente e pubblicamente contro quelle firme di solidarietà al terrorista di pseudo intellettuali di sinistra raccolte in Francia e in Italia? Sono 1.500, tra loro c’è stato anche Saviano che nel 2009 però ha ritirato questa adesione. A loro si sono affiancati Gabriel Garcia Marquez e 500 scrittori sudamericani. Perchè la sinistra non ha reagito? Fa rabbia vedere esponenti dell’opposizione gettare la croce solo sull’Esecutivo. Ma loro cosa hanno fatto? Nulla, anzi aspettavano solo questo per una nuova offensiva polemica. No, non può essere così.

Puntino il dito sul compagno Lula, su tutti i compagni che a questa decisione in vario modo hanno contribuito. Al presidente brasiliano va detto con un coro unanime che si rende responsabile della messa in libertà di un assassino, di un rapinatore, di una belva. Non di un politico dissidente. Per finire il suo mandato da Presidente, Lula ha scelto il modo peggiore. Giuseppe Sanzotta, Il Tempo, 30 dicembe 2010

VENDOLA CADE PER LE SCALE, LA COLPA RICADE SUI GIOVANI DEL PDL CHE AVREBBERO FATTO SCHIAMAZZO DIETRO LA SUA ABITAZIONE

Pubblicato il 30 dicembre, 2010 in Cronaca, Il territorio | No Comments »

Svegliato nel cuore della notte dagli schiamazzi di alcuni giovani il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, si è alzato di soprassalto, si è precipitato fuori dalla camera da letto ed è, inavvertitamente, inciampato cadendo per le scale. Il risultato? Conferenza stampa un po’ claudicante.

Alla fine sono dovute intervenire le forze dell’ordine. Schiamazzi e insulti nel cuore della notte a turbare il sonno del presidente della Regione Puglia. Una notte molto lunga e difficile per il leader di Sinistra e libertà il cui sonno sarebbe stato turbato da un gruppo di giovani del Pdl appostati proprio sotto l’abitazione presidenziale di Terlizzi. Dopo aver bussato più volte contro la porta (“con violenza”), i giovani avrebbero “insultato e molestato” il governatore pugliese che, spaventatosi, avrebbe lasciato il proprio giaciglio per cercare una via di fuga lungo le scale. La paura del “raid” e il sonno turbato hanno reso instabile Vendola che, nel precipitarsi giù dalle scale, è inciampato e caduto. Il presidente della Puglia  questa mattina, si è presentato (come da programma) alla conferenza di fine anno leggermente claudicante. “Non ho avuto una buona nottata – ha raccontato lo stesso Vendola all’inizio della conferenza stampa di questa mattina – perché alcuni giovani del Pdl hanno pensato bene di venire a molestare il presidente a casa sua immaginando che l’abitazione privata possa essere una specie di protesi della lotta politica”.

.…Proprio come i protestatari  che qualche giorno fa hanno bivaccato di giorno e di notte dinanzi alla villa privata di Berlusconi ad Arcore, anche quella casa “sua”, nel senso privata di Berlusconi, considerandola  evidentemente una “protesi della lotta  politica”. Solo che in quel caso Berlusconi non si è affrettato per le scale e quindi non è caduto e sopratutto non si è lamentato, a differenza di Vendola che dopo aver congedato un bilancio di lacrime e sangue per i contribuenti pugliesi non vuole pagare dazio neppure con una schiamazzata dietro casa. Sempre che sia stata premeditata e che a farla siano stati i giovani del PDL (ce l’avevano scritto in fronte?!?) e non i tanti molestatori che in queste occasioni la fannoda padroni, purtroppo, nelle nostre città, nei nostri paesi, e nei nostri villaggi. Comunque, a Vendola, per fottuna,  è andata molto meglio che al consigliere comunale  SEL di un paesino del centro-nord, anmmazzato l’altra mattina pare da un marito geloso……g.

BATTISTI RESTERA’ LIBERO. DI UCCIDERE LA GIUSTIZIA

Pubblicato il 30 dicembre, 2010 in Giustizia, Politica estera | No Comments »

…….Intanto Palazzo Chigi ha seccamente smentito una voce fatta circoalre in  Brasile secondo la qyale a Lula sarebbe stato promesso che l’Itlia non avrebbe fatto polemiche anche nel caso della negata estradizione di Battisti. Non è così e la nota ufficiale di Palazzo Chigi non solo l’ha smetita ma ha anche annunciato iniziative diplomatiche forti nel caso che Lula fra oggi e domani decida di impedire all’Italia di gettare in galera il pluriomicida Battisti per fargli sontare la pena inflittagli dalla giustizia italiana. g.

QUESTIONE MORALE, E’ CAOS NELL’ITALIA DEI VALORI. OSSIA, CHI DI SPADA FERISCE, DI SPADA PERISCE.

Pubblicato il 29 dicembre, 2010 in Cronaca, Politica | No Comments »

Antonio Di Pietro

L’Italia dei valori come il Partito democratico. Della serie prima di fare la morale agli altri, è sempre bene pensarci due volte. Aperto il vaso di Pandora della «questione morale», i dipietristi sono cascati, con tutti gli stivali, in una spirale di insulti e recriminazioni tra colleghi di partito, da fare invidia a Bersani e compagni.Lo scontro tra Antonio Di Pietro e il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais sul sondaggio «taroccato» non si è ancora placato, e se l’ex pm ha deciso di non portare avanti la querelle («Basta, non intendo più replicare», ha risposto a chi gli chiedeva un commento sulla vicenda), il filosofo ha affondato il colpo: «Si predica bene nella linea politica e si razzola male a livello locale, ma il responsabile di questo razzolar male è Di Pietro che questi gruppi dirigenti ha scelto», ha spiegato. Il direttore di MicroMega è poi tornato sul contestato sondaggio. «Al netto degli insulti, c’è nella tua replica una falsità e un ragionamento insostenibile. La falsità è che ad un certo punto avrei chiuso l’accesso al sondaggio, che è invece ancora in corso», ha spiegato rivolgendosi a Di Pietro sul sito della rivista. «Il ragionamento insostenibile – ha proseguito – è che inizialmente avrebbero votato solo i lettori di MicroMega, che condividevano l’opinione del direttore, poi passate le feste i navigatori in generale attraverso il passaparola, e le percentuali sarebbero diventate altre».

Se il leader Idv sceglie di non intervenire più sull’argomento, un motivo c’è. A leggere il sondaggio ci si accorge del fatto che gli strali giustizialisti di De Magistris hanno colpito nel segno, visto che il 51 per cento dei lettori sostiene l’esigenza di un cambiamento della classe dirigente. Alle domande – si legge sul sito – hanno risposto oltre 34mila lettori e il risultato è una maggioranza che chiede a gran voce il rinnovamento. Il 20 per cento è favorevole a un ricambio dei vertici attraverso le primarie e il 31 per cento chiede a Di Pietro di affrontare con radicalità la questione morale. Al contrario, per il 32 per cento non esiste questione morale nell’Idv, mentre il 17 per cento ritiene che il tema riguardi un po’ tutti. Di Pietro tace e tace anche De Magistris. «Preferisco non parlare per adesso», ha spiegato. Nega invece l’esistenza di una questione morale Massimo Donadi, capogruppo Idv a Montecitorio: «Affermarlo – scrive – vuol dire che nel partito sguazzano indisturbati corrotti, disonesti e persone che usano la politica per interesse personale», tutto questo «è falso e insultante. Ribadisco – sottolinea – che il partito che conosco non solo è il partito dove non c’è nessuna questione morale ma, al contrario, è un partito bello e pulito».

Sarà. I nodi, in realtà, restano e saranno affrontati nell’esecutivo nazionale convocato a Sorrento dal 14 al 16 gennaio. Perché dietro alla cortina della polemica di questi giorni – spiegano in ambienti Idv – c’è il vero scontro in atto, che è quello sulla leadership. Chi si gode lo spettacolo è Antonio Razzi che con la sua uscita dal partito alla vigilia della fiducia, in compagnia di Domenico Scilipoti, ha indirettamente dato fuoco alle polveri. E il suo attacco è di nuovo diretto al vertice dell’Idv: «Il problema è la guida del partito che è nelle mani del presidente al quale nessuno può dire nulla né proporre nulla». A guardare poi i commenti sulla vicenda sul sito di MicroMega, ci si rende conto che, mentre i leader della sinistra si fanno la guerra tra di loro, la base ha capito tutto: «Non vi sparate addosso, B. sta ridendo», si legge nell’ultimo – disperato – consiglio di un lettore.

IL BRASILE VERSO IL NO ALLA ESTRADIZIONE DEL PLURIOMICIDA BATTISTI

Pubblicato il 29 dicembre, 2010 in Cronaca, Giustizia, Politica estera | No Comments »

Secondo fonti giornalistiche brasiliane, il presidente uscente del Brasile, Lula, che lascerà l’incarico il 31 dicembre, si appresta a rifiutare la estradizione di Battisti, il pluriomicida terrorista comunista,  condannato all’ergastolo in Italia, fuggito in Francia, dove ha goduto dell’asilo politico e poi in Brasile, dove è stato arrestato su richiesta dello Stato italiano. Lula, benchè la suprema corte brasiliana abbia espresso parere favorevole alla estradizione, sembra sia intenzionato a non concedere la estradizione, con la scusa che in Italia Battisti correrebbe rischiio di morte. E’ evidente che Lula,  sempre che la notizia sia confermata da atti formali, o ha preso un colpo di sole o è molto poco informato sulla realtà italiana. Gli ergastolani, specie quelli che come Battisti in gioventù hanno sparso sangue innocente compiendo non atti politici ma brutali violenze da banditi, al riparo  di pseudo “ideali” libertari, in galera o cxi stanno poco o ci stanno con tutti i comodi. Chi sta poco comodo sono le vittime egli assassini  come Battisti, la maggior parte ormai divenuti cenere o qualcuno, come il figlio del gioielliere milanese Torreggiani, ucciso nel 1978 con fredda malvagità da Battisti, rimasto paralizzato e costretto a vivere sulla sedia a rotelle. E’ in nome delle vititme innocenti della fyria omicida di Batisti che ci auguriamo che le notizie che vengono dal Brasile risultino non veritiere, anche se tutto fa presumere che siano fondate. In questo caso ci attendiamo che le massime autorità dello Stato italiano, dalla prima all’ultima carica, sappiano assumere inziative che rappresentino nella forma e nella sostanza lo sdegno del popolo italiano. g.

Sulla vicenda pubblichiamo un commento di Claudio  Antonello,  che rivela i retroscena e gli affari, nonchè i club intellettuali, che starebbero dietro alla decisione di Lula.


Sarkozy, il capo di Stato francese, è andato in Brasile alla fine del 2009. Ha firmato con l’allora premier carioca Luiz Ignazio Lula da Silva un contratto per un valore complessivo di 12 miliardi di dollari. Oggetto della compravendita: forniture militari, tra cui il primo sottomarino nucleare dell’America Latina, qualche missile e armi varie per l’esercito. Un contratto gigantesco, forse il maggiore stipulato da un Paese europeo con il Brasile negli ultimi anni. Nel pacchetto sarebbe stata inserita pure una clausola relativa alla mancata estradizione di Battisti.

A Lula, desideroso di chiudere la partita militare con la Francia, promettere di salvare Battisti dalle meritate carceri italiane non costava praticamente nulla. E così è stato. Non è un segreto poi che dietro le pressioni su Sarkozy per far passare l’ex terrorista dei Pac come un rifugiato politico ci sia ancora oggi la “Francia bene” figlia della dottrina Mitterrand. Una lobby trasversale che ha assunto la faccia di Carla Bruni, già cantante, modella e ora first lady di Francia. Ma che annovera tra le fila filosofi del peso (politico) di Bernard-Henri Lévy e molti esponenti dell’industria della difesa d’oltralpe. Inutile dire che se l’Italia avesse voluto fare ostruzionismo avrebbe potuto utilizzare due pedine. La prima economica. Cioè lusingare le velleità militari brasiliane come ha fatto Parigi. La seconda politica: mettere in moto l’elettorato di origine italiana contro la discepola di Lula (Dilma Roussef) candidata alle recenti elezioni. Non è stata fatta nessuna delle due mosse.

A onor del vero, una pedina è stata accarezzata. Ma il tentativo si è rilevato così debole che ha finito col favorire chi protegge Battisti. Prima che Sarkozy buttasse giù l’asso da 12 miliardi, l’Italia si è mossa in sede Wto, l’organizzazione del commercio estero, con l’idea di penalizzare l’export di carne bovina brasiliana a favore di quella statunitense (gli Usa in cambio avrebbero dovuto sospendere i dazi sulle acque minerali tricolore). Come dire, uso le vacche per “punire” il Brasile e con esso i produttori di carne carioca allineati col presidente Lula. Il tentativo è sfumato e finito addirittura nel dimenticatoio, mentre nel frattempo la giustizia brasiliana ha fatto il suo corso, favorendo man mano la posizione filo battistiana.

Tanto più che a questo mix di fattori si è andata aggiungendo una componente tipicamente brasiliana che trova nell’ex ministro della giustizia Tarso Genro una forte spinta propulsiva.  Genro  ha di fatto compiuto un atto previsto dai precetti del suo Paese così come nel 1989 lo stesso asilo era stato concesso ad Alfredo Stroessner, dittatore del Paraguay. Tarso ha preso in esame la domanda degli avvocati di Battisti. Viste le motivazioni politiche, è partita la richiesta. Come dire, tanto è bastato per non poterla rifiutare. In Brasile c’è infatti una particolare sensibilità per chi chiede asilo politico. La ferita prodotta dalla dittatura è ancora viva. Lo stesso Tarso è stato vittima dei militari. Peccato che quando Battisti commetteva reati, in Italia c’era la democrazia e non una dittatura come a Rio. Ma forse l’ex ministro della giustizia e portavoce del partito rivoluzionario comunista brasiliano non lo sa. Bisogna pure aggiungere che l’Italia non ha ancora fatto granchè per puntualizzare la differenza. Per 25 anni, fino alla richiesta di estradizione avanzata da Castelli, Battisti è potuto vivere tranquillo in Francia. E ora il ricorso al tribunale Federal è solo annunciato. Staremo a vedere. Speriamo che il governo Berlusconi non ripeta gli errori dei predecessori. Claudio Antonello, Libero, 29 dicembre 2010