Dall’Inghilterra, che è stata modelo di demcorazia,   arriva la proposta di far partecipare tutti i cittadini al procedimento legislativo

E’ stato il Parlamento di Westminster a fare da modello alle democrazie rappresentative moderne. Proprio ora che è al governo una coalizione formata dal partito conservatore e da quello liberale, che attraverso i loro antenati tories e whigs hanno forgiato la democrazia, il premier Cameron ha una proposta che potrebbe costituire un precedente per le democrazie del futuro: l’iniziativa popolare via web.

Alle elezioni di maggio era questo punto uno dei più innovativi nel programma del Partito Conservatore. “È assurdo che solo una piccola percentuale della popolazione possa mettere mano a una legislazione che si applicherà al 10 per cento della popolazione. Invece che tenere la gente fuori da questo processo, abbiamo bisogno di invitarceli”, aveva detto David Cameron. Già Tony Blair, a dir la verità, aveva istituito un sistema di petizioni collegato alla pagina Internet di Downing Street.

Ed è attraverso questo canale che ad esempio il governo laburista rinunciò a introdurre un sistema di pedaggi che attraverso il satellite avrebbe dovuto estendersi a tutte le strade del Regno Unito, in quando 1.811.424 firme contro ne dimostrarono l’impopolarità. 531.400 firme raccolse invece la proposta di trasformare in giorno festivo quel Remembrance Day con cui l’11 novembre si ricordano i caduti della Prima Guerra Mondiale. In 502.625 firmarono contro un divieto di far volare la pattuglia acrobatica nazionale delle Red Arrowes alle Olimpiadi di Londra del 2012, che peraltro si rivelò poi essere una bufala.  In 304.461 firmarono per far ridurre la tassa sul carburante, 281.882 contro la costruzione di una mega-moschea, 128.622 contro l’imposta di successione, 113.979 per la creazione di un ospedale per militari e veterani, 93.626 per il mantenimento degli assegni familiari, 49.457 in favore della nomina a Primo Ministro di Jeremy Clarkson, noto giornalista esperto in temi automobilistici.

Il valore di questo strumento, però, era poco più che un grande sondaggio di opinione: utile a indirizzare i governanti, ma non vincolante. D’altra parte, non c’erano particolari filtri per impedire che un internauta votasse anche più di una volta. Secondo il nuovo schema tutte le petizioni che via Internet raccoglieranno almeno 100.000 firme di cittadini iscritti nei registri elettorali dovranno essere per lo meno dibattute dalla Camera dei Comuni, entro il periodo tassativo di un anno. È vero che tra questi 100.000 ci dovrà essere per lo meno un deputato, ma in compenso, con un milione di firme la petizione potrebbe proporre direttamente una legge. Già quando la proposta era stata pubblicata lo United Kingdom Indipendence Party aveva promesso: “E allora presenteremo un milione di firme per uscire dall’Unione Europea”.

Qualcuno pensa che i Comuni possano anche presto ritrovarsi a discutere sulla reintroduzione dell’impiccagione: nel febbraio del 2008 un sondaggio del Sun sul tema ebbe 95.000 risposte, e il 99 per cento a favore della pena di morte. Maurizio Stefanini, FOGLIO QUOTIDIANO, 31 GENNAIO 2010

….Sarebbe bello  poter con un semplice clik chiedere al Parlamento, per esempio,  di discutere su Fini  o, sempre per esempio, chiedere l’espulsione di Di Pietro. Sarebbe bello, ma tra la democrazia inglese e quella italiana c’è uno spazio siderale. Però sperare e sognare non è reato.g.