Silvio Berlusconi e Barack Obama Di ministri degli Esteri provenienti dall’esperienza istituzionalmente superiore di presidente del Consiglio è ricca la storia della prima Repubblica, ma se ne contano anche nella seconda. Potrebbe pertanto stupire sino ad un certo punto uno scambio di posti tra Silvio Berlusconi e Franco Frattini a conclusione di una crisi di governo, se veramente vi si dovesse arrivare nei prossimi giorni.

L’imprevedibilità di Berlusconi è nota. Essa ha contribuito a determinarne il successo sia come imprenditore sia come politico. Per quanto ci appaia improbabile e sia stata smentita, l’ipotesi apre uno scenario paradossale dopo l’offensiva contro il Cavaliere aperta da Gianfranco Fini con la imprudente e perentoria richiesta di dimissioni. Tanto stupefacente sarebbe, un simile epilogo, quanto devastante per chi ha acceso la miccia della crisi e ne ha gustato con troppo anticipo effetti irreparabili per l’indiscusso protagonista degli ultimi sedici anni della storia politica italiana. Ad un governo Frattini, meno improbabile del governo Alfano sul quale si è esercitata ieri la fantasia retroscenista di un cronista di Repubblica, non potrebbero fare a meno di partecipare né gli uomini di Fini né quelli di Casini, dopo che hanno reclamato più o meno chiaramente un cambio della guardia a Palazzo Chigi «senza ribaltoni», come il presidente della Camera ha cercato ultimamente di assicurare.

Ne scaturirebbe pertanto un allargamento e potenziamento della maggioranza di centrodestra, tra lo scorno e la disperazione dei vari Bersani, costretti a risalire sui tetti, questa volta per restarvi. Senza sguarnire, con la conferma di Angelino Alfano, la postazione chiave del Ministero della Giustizia, né compromettere la possibilità di riproporsi alla guida del governo nelle prossime elezioni, Berlusconi continuerebbe ad esercitare la sua leadership morale e politica dalla Farnesina. Che non gli è peraltro nuova, visto che già vi lavorò nel 2002, tra l’uscita del dimissionario Renato Ruggiero e il primo arrivo di Frattini.

La politica estera, d’altronde, è per lui un’autentica passione. Ne ha fatta tantissima anche da presidente del Consiglio. E con successo, a dispetto dei suoi detrattori. Che potranno pure attaccarlo, sfotterlo e coprirlo d’insinuazioni, com’è accaduto anche in questi giorni, per i suoi rapporti politici e personali con Putin e Gheddafi, ma non potranno mai togliere dalla testa della gente che egli ha voluto e saputo assumere sempre ruoli di primo piano sulla scena mondiale.

Anche il fango che hanno cercato di rovesciargli addosso con i rapporti riservati dei diplomatici americani diffusi da Wikileaks si è ritorto contro i suoi avversari. Fa testo solo il riconoscimento dei meriti di Berlusconi espresso pubblicamente dal segretario di Stato Hillary Clinton. Che non doveva certo chiederne il permesso a quegli strani campioni di atlantismo che pretendono di essere diventati i post-comunisti italiani. Provate ad immaginare una riunione di governo con Berlusconi seduto tra i ministri. Pensate veramente che la sua autorità, o il suo peso politico, possa ridursi solo perché non dispone del campanello con il quale il presidente apre e chiude le sedute, dà e toglie la parola? Via. E in un vertice internazionale al quale gli dovesse capitare di partecipare con un nuovo presidente del Consiglio pensate che qualcuno possa scambiarlo per un leader declassato? La scena, e non solo la scena, continuerebbe giustamente ad essere sua. Francesco Damato, IL TEMPO, 7 DICEMBRE 2010

….Questa di Damato, abile analita polticio de Il Tempo, è solo una provocazione. Berlusconi è l’unico candidato del PDL a succedere a Berlusconi, vogliano o no il duo cabarettistico della poltiica italiana, Fini e Casini. Pure ha ragione Damato. Ci sarebbe da ridere se Berlusconi, che mattacchione lo è per davvero, glielo giocasse uno scherzetto a Bersani e compagni (compreso i nuovi acquisti Fini e Casini) e varasse un govenro in cui comaprisse come Ministro degli Esteri. Bersani sarebbe costretto ad andare a scuola dagli ultimi indiani d’America per fornirsi di tutti gli uh, oh, eh, del mondo per commentare la notizia. E per digerirla starebbe in pianta stabile nel bagno della sede del PD, magari con Matteo Renzi, sindaco di Firenze per divertimento e rottamatore del PD per mestiere, a porgergli la carta igienica. g.