E ora Fini si dimetta. Sia il Senato, sia la Camera, hanno confermato la fiducia al governo di Silvio Berlusconi. E’ una sconfitta degli sfascisti, e,  in primo luogo, del presidente della Camera che ha ordito e costruito la congiura di palazzo che avrebbe dovuto mettere all’angolo il capo del governo. La congiura è fallita anche lì dove al suo ideatore sembra più facile che potesse andare in porto. E’ fallita alla Camera dove i voti a favore di Berlusconi sono stati 314 contro i 311 che hanno votato per la mozione di sfiducia che ha visto unire i voti di quanti erano stati eletti nelle liste del PDL e con il suffragio degli elettori anticomunisti ai voti degli ex e post comunisti che nel delirio finiano avrebbero dovuto in seguito aprirgli la strada a chissà quali traguardi. Per ora il suo unico e decente traguado sono le dimissioni da presidente della Camera. Ieri al Senato, il sen. Pera,  senza molti giri di parole,  ha rilevato l’anomalia di una presidenza istituzionale trasformata in partito politico, oggi, al termine della sua  dichiarazione di voto, lo ha rimarcato l’on. Cicchitto, capo dei deputati del PDL, che successivamente ha invitato Fini a “riflettere”. A riflettere anche sul fatto che invece di perdere voti Berlusconi, i voti li ha persi lui, visto che due deputate pur trasmigrate nel FLI hanno votato contro la sfiducia e un altro,, l’on. Silvano Moffa, vecchio militante missino, ex presidente della Provincia di Roma, lo stesso che aveva tentato in extremis una intesa che evitasse sia la conta, sia la ormai irrimediale frattura nell’ambito del centrodestra, non ha partecipato al voto, significativa quanto decisamente sofferta decisione che pesa su Fini molto più dei voti che gli hanno portato le due donne prepartorienti, una delle quali si è presentata al voto in carrozzella. Ora gli resta Bocchino (oltre Granata che di meglio non ha saputo fare che insultare la deputata Polidori che al momento del voto ha scelto di votare per Berlusconi), il quale Bocchino dopo essere stato in Aula protagonista di una esibizione pari a quella di Di Pietro, ha reagito alla sconfitta citando un aneddoto che riguarda Togliatti che ad un euforico Paietta che gli diceca di aver “preso la Prefettura di Milano” rispose gelido “e ora che te ne fai”. Povero Bocchino, ciascuno si consola come può. Appena pochi giorni fa gridava”abbiamo 317 voti contro Berlusconi”, ora che i voti sono scesi a 311 e il premier ha ottenuto la maggioranza e la fiducia, ne sminuiscxe il valore e il significato. Come al solito c’è sempre una volpe(Bocchino) che lascia perdere l’uva che non riesce ad agguantare perchè non matura. Lo sappiamo, non si governa con pochi voti di maggioranza, specie avendo sparsi tra i banchi di Montecitorio quel che di peggio può esserci in politica: i traditori. Ma per questo, Berlusconi e il PDL non si arroccheranno nella fiducia ottenuta e promuoveanno l’allargamento della maggioranza perchè la legislatura non si interrompa, perchè possa assicurarsi un governo stabile nella congiuntura economica che l’Italia sta attraversando, perchè si possa completare la riforma del federalismo e avviare la realizzazione delle altre grandi riforme, quella istituzionale in primo luogo e quella della giustizia, urgente questa, insieme alle regole per la sicurezza e l’ordine pubblico. Che va salvaguardato dalle aggressioni di sfaccendati e delinquenti come quelli che hanno tentato di mettere a soqquadro Roma ed altre città; Roma sopratutto, il cui centro è stato teatro di inaudite violenze contro cose e persone, la cui responsabilità ricade su chi ha pensato di poter usare la violenza per forzare le decisioni del libero e democratico Parlamento italinao. Una violenza che ci ha ricordato un passato ancora non affidato solo ai libri di storia e i cui segni sno ancora visibili nella società italiana. g.