Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi Quando una cronista de Il Giornale, Anna Maria Greco, una collega con i fiocchi, viene perquisita e invitata a denudarsi, quando la magistratura pensa di disporre del tuo corpo, della tua mente e della tua penna, allora significa che la libertà personale è ridotta a una povera cosa. Quando il ministro degli Esteri che compie il suo dovere nel rispondere a un’interrogazione parlamentare finisce indagato, allora significa che il Parlamento è ridotto a una povera cosa. Quando violare la riservatezza delle indagini sulle mutande pazze del Presidente del Consiglio è considerato un atto degno del premio Pulitzer, mentre raccontare le documentate effusioni della magistratura provoca blitz delle forze dell’ordine, allora significa che la libertà di stampa è ridotta a una povera cosa. Quando si scatena una faida all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura e un suo componente viene inquisito su segnalazione dello stesso organo di cui fa parte, allora significa che la giustizia è ridotta a una povera cosa. È uno scenario orribile, ma il regalo più grande che il Cavaliere possa fare ai suoi nemici è quello di perdere il controllo.

La miglior risposta all’assalto dei pm e dei loro corifei non è la rissa nel fango, ma la politica. Lo scriviamo da mesi, il presidente del Consiglio sta giocando a scacchi con la morte, pensi in grande – come ha dimostrato di saper fare – ascolti Giuliano Ferrara, detti l’agenda, metta al lavoro il governo, chiami il Parlamento a esprimersi sul piano nazionale di crescita economica e sbugiardi il partito della rapina patrimoniale. Il premier non è un totem da mostrare alla massa vociante e informe. Lasci agli avversari le piazze piene e le urne vuote. Berlusconi è ancora il capo del governo. Mario Sechi, Il Tempo, 2 febbraio 2011