Ritengo Benigni un fenomeno da baraccone scaduto. Mai mi è piaciuto, perché si dà tanto da fare per piacere. Non lo guardo, non tanto per il sentimento di repulsione che mi suscita, con quella parlata toscana già di per sé urtante e da lui accentuata in un crescendo volgare e contraffatto, ma per il totale disinteresse per la sua arte, o così definita, da attore itinerante, quello per intenderci sempre pronto ad adattarsi a seconda del luogo. Enormemente sopravvalutato e ora icona del popolo anti-berlusconiano che allieta con le sue battutine sceme; anche lui sicuramente un mezzo disoccupato il giorno in cui il Cavaliere non ci sarà più. Ma sì, certo, non è immortale, non preoccupatevi. Sarà dura poi con Rosy Bindi! Certo che la toscanità dei due è da delirio. Urla, strepiti, confusione. Ma Benigni pretende di passare per intellettuale. Gli si attribuisce una lettura di Dante insorpassata. Ma ascoltatevi Sermonti, quello sì che Dante lo conosce e non ne fa uno strumento da centinaia di migliaia di Euro a serata! Leggo, perché non l’ho minimamente guardato, del trionfo di San Remo con l’Inno di Mameli. Ma siete sicuri che lo conoscesse prima della sua performance? da DAGOSPIA, 18 febbraio 2011