Sarà colpa della stanchezza dovuta al massacrante tour cui l’editore Feltrinelli lo sta costringendo per promuovere il nuovo tomo Vieni via con me: le presentazioni in libreria (una al giorno, da Nord a Sud dello Stivale) e le apparizioni a ripetizione nei programmi televisivi – per lui che ha sempre detto di vivere blindato, segregato per motivi di sicurezza – devono essere parecchio faticose. Fatto sta che ormai Roberto Saviano vede fango dappertutto. Le osservazioni di Libero non gli vanno a genio? Subito tira in ballo la Macchina del Fango. Il Tg1 gli fa notare un’imprecisione? Di nuovo dà la colpa alla Macchina del Fango. E se al risto- rante gli dovessero servire un piatto di spaghetti poco saporiti, che farà Saviano? Dirà che li hanno conditi con il fango?

La psicosi sulla melma gioca brutti scherzi all’autore di Gomorra. L’ultimo dei quali riguarda il direttore uscente del Sole 24 Ore, Gianni Riotta. Appreso che il giornalista non avrebbe più guidato il quotidiano di Confindustria, Saviano ha immediatamente trovato traccia di un complottone, una oscura trama di cui è responsabile – di nuovo! – la Macchina del Fango. Lo scrittore campano ha dichiarato alle agenzie: «Mi dispiace molto che Gianni Riotta abbia deciso di lasciare il Sole 24 Ore, perché la sua direzione ha realizzato un giornale libero, con al centro la battaglia contro la mafia». Come mai Gianni ha mollato l’incarico? Colpa, dice Saviano, delle bugie prodotte in serie dalla Macchina del Fango di cui sopra: «Il fango insinua che con la direzione Riotta il Sole perdeva copie, la verità è un’altra e basta vedere i dati reali, in Italia fare il giornalista è un mestiere pericoloso se si vuole essere liberi e senza condizionamenti». Ecco fatto, con l’imposizione delle sue mani dotate di stimmate da romanziere impegnato, Saviano ha tramutato Riotta in un martire, un giornalista scomodo che qualcuno ha voluto eliminare perché parlava di mafia.

Il fatto singolare è che a smentire Robertino è intervenuto proprio un giornalista ed ex componente del comitato di redazione del Sole 24 Ore, Nicola Borzi, il quale ha inviato agli organi di stampa una lettera in cui si legge: «Il tono della “lotta antimafia” di Riotta è sempre stato a corrente alternata: forte con la criminalità “bassa”, quella che strangola i commercianti col pizzo (specie se i commercianti in questione sono i suoi cugini della “Antica Focacceria San Francesco” di Palermo), debolissimo, quasi assente, con la criminalità “alta”, quella dei colletti bianchi». Borzi, s’intuisce dalla sua missiva, non è certo un fan di Berlusconi. Anzi, lamenta che Riotta avesse rifiutato un’intervista (poi pubblicata dal Fatto) a un banchiere siciliano il quale «negli anni ’80 incon- trò Vito Ciancimino e Marcello Dell’Utri» che chiedevano prestiti per conto di Silvio. Prosegue il giornalista del Sole: «Saviano (…)
fa un torto all’intelligenza dei lettori, offende noi che viviamo e lavoriamo in un’azienda in crisi (solo ieri sono stati pubblicati i ri- sultati del bilancio 2010: 40 milioni di perdite dopo i 52 e mezzo del 2009), sputa sui 27mila piccoli risparmiatori che hanno visto il loro investimento in azioni del Sole 24 Ore decurtato del 75% da una gestione editoriale fallimentare». Che il Borzi sia stato corrotto dalla Macchina del Fango? Non sarebbe il primo. Persino Marta Herling, nipote di Benedetto Croce – che è si sentita offesa da un passaggio del libro di Saviano contenente un aneddoto falso su suo nonno – secondo l’autore di Gomorra si sarebbe «prestata al gioco» della orrenda Macchina.

A noi, sinceramente, sorge un altro sospetto. Che Roberto, da rockstar letteraria qual è, si indi- spettisca quando qualcuno lo contraddice o critica i suoi amici. Per esempio Riotta, che da direttore del Tg1 gli dedicò una lunga intervista e sul Sole ha celebrato a ripetizione i suoi libri. E se si irrita, Saviano scomoda la Macchina del Fango. La quale è suggestiva e divertente, ma presenta una controindicazione: quando si gioca troppo con la melma, si rischia di finire coperti. Oltre che di fango, pure di ricolo. Francesco Borgonovo, Libero, 17 marzo 2011