E' il 1986, si celebra il 40° della Repubblica con la consegna di diplomi e attestati agli amministratori comunali del quarantennio repubblicano. Fasano, non ancora vicesindaco ma già silente assessore di Gagliardi, è comodamente assiso in prima fila tra due "vittime". Cliccare sulla foto per allargarla.


L’ormai ex vicesindaco di Geronimo, il buon Giamby  Fasano, non si dà pace. Umiliato, deriso e moralmente schiaffeggiato dai suoi ex amici  (compagni!?) con i quali baldanzosamente si schierò nel 2009, invece di fare l’unica cosa che l’avrebbe riscattato, per se stesso,  non per gli altri,  che di lui poco se ne impipano, cioè dimettersi e andarsene a casa a fare ciò che sa far meglio, cioè il cacciatore di cinghiali, ha drighignato i denti e per la prima volta nella sua vita politica,  presente e passata, ha preso la parola in Consiglio Comunale per accusare i suoi ex compagni, e non solo questi,  di “non avergli dato solidarietà” (questa della mancata solidarietà è gia di suo una barzelletta…), e ufficialmente per dissociarsi dalla maggioranza: epilogo della sua  recente avventura politica,  a metà strada  tra il dramma e la farsa, perchè,  come avrebbe detto Ennio Flaiano, la cosa è seria ma divertente.

Ma perchè questa decisione che viene  fuori a così poco tempo di distanza dal rimpasto in Giunta?  A suo dire, lo scorso 18 gennaio, guarda caso  (ma solo per caso!) nel bel mezzo della querelle interna alla maggioranza che è poi sfociata nella sua defenestrazione sia da vicesindaco che dalla stessa Giunta, avrebbe ricevuto una lettera contenente un proiettile, evidentemente a scopo di  minaccia.

Minaccia per cosa? Cosa mai può aver fatto Fasano perchè qualcuno debba mandargli per posta  un proiettile, tra l’altro spendendo pure i soldi del francobollo? E  chi può aver avuto motivo di minacciare Fasano? E quale può essere il motivo? E perchè mai Fasano ha atteso oltre tre mesi per rendere noto un fatto di tanta gravità? Sembrerebbe, sempre a suo dire,  che sarebbe stato invitato a non renderlo noto per ragioni investigative (ma per fatti ben più gravi di una lettera contenente un proiettile – a proposito, di che calibro?- nessun investigatore ha mai invitato chicchessia a non rendere noto le minacce ricevute, anzi subite).

Sia come sia, Giamby, defenestrato, umiliato, schiaffeggiato tanto da non poter più mettere la faccia da nessuna parte, ha pensato di rendere la pariglia  alla sua ormai ex maggioranza che non  avrebbe solidarizzato con lui per questa minaccia, e anche per non aver solidarizzato con lui  per le critiche,  sul filo dell’ironia, mista al più evidente sfottò,  che gli sono venute da questo sito.  Poveretto, ancora si illude di essere un piede sopra gli altri e ancora si considera una specie di signorotto per via o del mestiere che esercita o della discendenza  (quale? quella dal brigante D’Urso o dal nonno  calzolaio – nobile mestiere di cui si avverte la mancanza  – ?) di cui mena vanto. Non vogliamo infierire più di tanto, perchè farlo significa sparare sulla Croce Rossa, e a noi, a differenza sua, non ci va di infierire su chi si fa male da solo, anche se, a proposito di inenarribilità, ne avremmo molto da raccontare.  Ma per farlo dovremmo citare fatti e persone la cui memoria ci è cara per metterla in piazza (come ha fatto lui, stoltamente,  con la memoria del padre)  per il solo gusto di sputtanarlo più di quanto non lo sia e non lo abbia fatto da sè.  Anche questa pretesa mancata solidarietà da parte della sua ex maggioranza, ragione invocata per spiegare  la dissociazione, è finita nel grande cesto della ilarità generale allorchè Geronimo sindaco  (il peggio del peggio – stando a ciò che Giamby ha confidato e continua a confidare   a quelli  che aveva osteggiato nel 2009,  nell’intento di averne il sostegno o, almeno, il silenzio – cioè peggio di Gagliardi,  il che per Geronimo  Michele equivale, e davvero ci dispiace per lui,  ad una accusa di pazzia precoce senza l’attenuante della età che, almeno quella,  può invocarsi per Gagliardi….), ha precisato al  Fasano, la cui boccuccia,  a questo punto,  si è ancor più arcuata, che  fu lo stesso Fasano, dandogli notizia della lettera, ad averlo pregato di non diffondere la notizia perchè per ragioni investigative la notizia non doveva essere resa pubblica. Per cui…per cui ci pare che anche in questa vicenda il povero Giamby, che nel frattempo dal ruolo di convinto sostenitore dell’attuale maggioranza  è  passato all’improbabile  ruolo di  patetico apprendista golpista,  così come due anni fa baldanzosamente rivestì quello, ancor meno a lui consono,  del castigatore, ci ha fatto la figura dello sprovveduto, per non usare la espressione milanese che meglio lo identificherebbe. Senza dire che nessuna spiegazione è emersa circa le ragioni della lettera di minaccia, sulle cui origini ci tocca però  fare delle ipotesi.

Siamo propensi ad escludere la pista politica. Intanto perchè Fasano, assessore alla sanità, cioè al nulla,  prima di essere defenestrato, non aveva alcuna rilevanza in fatti amminisitrativi che potrebbero aver scatenato qualche malavitoso, nè è ipotizzabile che la querelle all’interno della maggioranza potrebbe  aver indotto chicchessia a cotanta “fatica” di trovare un proiettile, infilarlo in una busta e spedirla. Allora, esclusa la pista politica, possiamo azzardare tre sole ipotesi.

O si tratta di qualche cliente mal servito, ma, in questo caso, come sa bene Fasano, basta utilizzare la ricusazione, azione che egli conosce bene per averla usata nei confronti di incolpevoli persone con l’arroganza e la cattiveria dei supponenti; o si tratta del marito di qualche cliente di genere femminile, ma siamo portati, per antica cognizione,  ad escludere tassativamente questa ipotesi; resta la terza ipotesi:si tratta della vendetta di qualche cinghiale che stanco di essere vittima dei proiettili di Fasano  cacciatore, ha pensato di rendergli pan per focaccia.  Si, sarà questa, a nostro avviso, l’ipotesi intorno alla quale dovrebbero lavorare, e seriamente,  gli investigatori. E così sia. g.

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P.S.  Chiamati in causa da chi della violenza verbale ha fatto la sola sua arma, specie se senza contraddittorio, e per di più a testa bassa per il solo gusto di ascoltare la propria voce,  ci  pare utile sottolineare due questioni, apparentemente in contraddizione tra loro.

La prima. Accusando altri di essere pazzi, e ovviamente tirandosene fuori,  qualche esperto  ad appendere corone e  a rimuovere  transenne,  si è tolta  per se stesso la possibilità di accedere alla genialità, visto che, secondo un comune sentire ,  talvolta la pazzia è a  confine con la genialità.

La seconda. E’ un vecchio adagio – e di solito gli antichi adagi l’azzeccano sempre -  a ricordare che di solito i buoi dicono cornuti agli asini. Nella fattispecie, poi, si dà il caso che il nostro esperto in  corone e transenne,  del bue non ha solo le abitudini, ma anche una non vaga rassomiglianza. Si soffermi su questo e poi se vuole passi al ruolo di asino. Avendo cura di imparare a ragliare bene, perché anche quella è un’arte. g.