Il rovesciamento della frittata è una specializzazione notoria di certi ambienti editoriali che da un tempo infinito danno la caccia a Silvio Berlusconi con tutti i mezzi, coprendolo di fango e fanghiglia quotidianamente. Sequestrato da Repubblica per le sue campagne militarizzate, il famoso autore di best-seller Roberto Saviano non ha molto senso dell’umorismo quando dice che chi critica il governo finisce «delegittimato».

A chi critica e insolentisce tutti i giorni il governo più delegittimato del mondo succede quel che tutti vedono: vende molto i suoi prodotti sul mercato del disprezzo e del cosiddetto contropotere; ha a disposizione editori a bizzeffe, e perché no anche l’odiato editore-presidente che gli apparecchia la tavola con tovaglie di pizzo; dilaga sui giornali con premio grasso al suo narcisismo, fotografie sofferenti e cristologicamente ispirate, articolesse di e su l’eroe del momento; la costruzione di un alone di santità e di bellezza e di fascino per le masse lo porta in teatri e piazze e concerti sempre pienissimi di gente plaudente, e swinging; è conteso nei salotti del potere culturale e politico; diventa anchorman per la tv pubblica e per altre reti dove la psicologia della piazza distrugge letteralmente interlocutori e avversari sgraditi; gode di campagne di diffamazione dei suoi critici ordinariamente ammannite dai media carcerari e teppistici che sfruttano il rapporto a doppia mandata con i magistrati manettari e comizianti per distruggere gli avversari; ha modo di farsi nuovi titoli da piagnisteo invocando il pericolo della censura; se la censura arriva, naturalmente ben pagata e liquidata in grande spolvero, allora si fa un giretto nel Parlamento europeo; poi torna immancabilmente a concionare lieto nelle case degli italiani in trasmissioni ritmate sul calendario settimanale, senza un giorno di eccezione e di riposo, compresi il sabato e la domenica; gode di un accreditamento internazionale che gli procura la logica da beautiful people tipica degli ambienti liberal anglosassoni e francofoni; e quando vince le elezioni, ciò che accade nonostante la sempre denunciata dittatura televisiva dell’Arcinemico, si prende tutto e si fa una passeggiata nel palazzo del potere, ma senza subire gli strali del contropotere militante della destra, che non esiste o è infinitamente inferiore in perfidia e in efficacia.
Dimentico certamente altri particolari lubrichi e divertenti dell’amplesso con la folla osannante e delle soddisfazioni di mercato politico a cui va incontro chi «delegittima» il governo e finisce in questa valle di lacrime che è l’opposizione in Italia.
E questa sarebbe la macchina del fango di Berlusconi, l’uomo politico più spiato, processato, accusato, pedinato, statuettato sui denti, dileggiato, osteggiato in patria e all’estero che esista al mondo. Ora, capisco che nella logica fintamente ingenua, vittimistica e banale di queste marionette nelle mani del club dei miliardari, quelli che mandano i bambini a recitare le litanie dell’odio, ogni critica, ogni ironia, ogni assalto anche il più fragile e sconclusionato della destra e dei suoi giornali di minoranza è considerato lesa maestà degli intoccabili. Capisco che i caserecci show del premier davanti ai tribunali sono invece esibizione di svergognate claque orwelliane pagate con panini al salame. Ma un po’ di senso dell’umorismo, quando parlano di macchina del fango, non riesce a penetrare i cuoricini beati e le cape fresche degli eroi del mercato che ha in Berlusconi il suo core business? Giuliano Ferrara, Panorama