Bentornato Berlu­sconi. Ieri il gover­no ha incassato al­la Camera una fi­ducia record, la maggio­ra­nza è tornata a essere as­soluta nonostante qual­che assenza. Ma soprat­tutto il Presidente ha fatto al Senato (oggi il bis a Montecitorio) un discor­so programmatico come da tempo non accadeva. Non una lamentela, non un’incertezza, neppure un minimo accenno al problema giustizia e ai suoi derivati tossici. Ha aperto la porta delle rifor­me istituzionali all’oppo­sizione, ha annunciato la riforma fiscale a costo ze­ro (meno aliquote, più equità) per le casse dello Stato, ha accolto le richie­ste della Lega di sbloccare i bilanci dei Comuni vir­t­uosi e di accelerare l’usci­ta responsabile dalle mis­sioni di guerra e tanto al­tro. Insomma, ha dato al­cune delle risposte che il Paese chiedeva e ha dimo­­strato, con la super fidu­cia, di avere i numeri in Parlamento per tornare a lavorare.

Per carità, nessun trion­falismo. Anzi, la strada della ripresa resta in sali­ta, una delicata manovra economica incombe alle porte e le divergenze con Tremonti probabilmente non sono così appianate come si dice. Ma per la pri­ma volta da mesi si vede un percorso chiaro. Non è poco in questo Paese che era finito in preda al caos, con i Pm a dettare l’agen­da politica e mediatica. Ri­prendere in mano le redi­ni era quello che la gente si aspettava, gli ultimi son­daggi dimostrano che la flessione del centrode­stra non avvantaggia nes­suno dei concorrenti. È un sintomo di disinnamo­ramento che ancora non è sfociato nel tradimento. Lo spazio per recuperare c’è ma il tempo stringe.

Del resto la sbornia delle amministrative sta ubria­cando più i vincitori di quanto abbia frastornato i vinti. A Napoli il neo sin­daco De Magistris sta an­negando dentro la sua ar­roganza oltre che nei rifiu­ti. Un conto è inventare complotti e teoremi come faceva da pm, altro è risol­vere i problemi. Lui, e la sua parte politica, che non voleva discariche e in­ceneritori sta prendendo atto che la spazzatura non si mangia né volatiliz­za. Va interrata o brucia­ta, come fanno in tutte le città del mondo, come vo­leva fare il governo e gli fu impedito. Se la novità del vento di Napoli è chiede­re aiuto senza fare nulla, be’, allora tanto valeva la­sciare la Jervolino che in questo era una maestra. Del resto da una opposi­zione come qu­ella che ab­biamo non ci si può aspet­tare nulla di buono. Ven­dola è un gigante a spara­re ricette miracolose in tv ma la regione che ammi­nistra, la Puglia, naufraga nei debiti e nell’inefficien­za della cosa pubblica. Co­sì come Bersani non rie­sce a uscire dalla retorica dell’antiberlusconismo.

Ieri ovviamente ha respin­to la mano tesa del pre­mier a ragionare insieme di riforme. Il perché è ov­vio. Non saprebbe cosa di­re, o meglio qualsiasi co­sa dica nel merito spac­cherebbe ancora di più il fronte della sinistra. Per­ché non c’è una sola cosa in nessun campo che va­da a bene sia a Vendola sia a Franceschini sia a Di Pietro. Neppure l’idea di far cadere davvero Berlu­sconi. Il Giornale, 22 giugno 2011