Berlusconi in Senato Quando ha preso la parola ho cominciato a pensare: «Non ce la fa, ora sbraca e addio politica». E invece no. Berlusconi ha iniziato e concluso un discorso parlamentare che ha un senso compiuto e rappresenta un primo passo verso un finale di legislatura diverso da quello progettato dai suoi avversari. Nessuna sbavatura, niente guasconate, stop battute inutili. Al bunga bunga show s’è sostituito un perfetto understatement, quasi un sottile grigiore. Una salutare noia creativa. Niente da fare per chi s’attendeva Giamburrasca-Silvio e progettava il can can parlamentare. Cribbio, ha fatto il presidente del Consiglio e se ci prende gusto la legislatura va avanti. Ha recuperato Tremonti, ammansito la Lega, aperto a chi ci sta, parlato di riforme e programma. Se non è un nuovo inizio, certamente è un buon inizio. Confesso, desideravo di più e ho dovuto riascoltare l’intervento del Cav per leggerne meglio ogni sfumatura. Non ci ero più abituato. E poi quella frase, lapidaria e definitiva: «Non c’è alternativa». Il chiodone d’acciaio che fissa il portellone a tenuta stagna. Quota periscopica. Emersione. Non c’è alternativa e da questo semplice fatto si snoda il resto della faccenda. Silvio ha vinto la mano, per la partita si vedrà. Stretti (forse) i bulloni alla maggioranza, Berlusconi deve governare (subito) i suoi ministri anarchici e smontare (in fretta) il partito oligarchico, perché il berlusconismo c’è e Berlusconi deve ritrovarsi in fretta perché 17 anni di storia non si buttano via così. E poi perché il «sono berlusconiano e ho qualcosa da dire» sulla prima pagina de Il Tempo di ieri è la metafora di una condizione esistenziale che riguarda milioni di persone che hanno votato il Cav, hanno creduto in una visione del mondo e pensano che quelle idee non siano da archiviare ma da realizzare. Su quel mio divertissement s’è aperto un sorprendente e fluviale dibattito nella rete. È stato come un intervento a cuore aperto. E così abbiamo scoperto che batte ancora e che toh! il berlusconismo è vivo e combatte insieme a noi. Mario Sechi, Il Tempo, 22 giugno 2011