Ma si può lasciare il tema del­l’identità nazionale sulle spalle di Giorgio Napolitano? E si può, alle sue spalle, trafugare il corpo del­­l’Italia, la sua storia e la sua passio­ne coltivata dalla destra storica e nazionale, cattolica e popolare, moderata e conservatrice, e affida­re il pacco tricolore alla sinistra? È quel che vedo accadere sul terre­no della politica, dei giornali e del­la cultura. Mentre il governo si oc­c­upa dell’Italia presente e denun­cia lo spirito antinazionale delle opposizioni, che remano contro il proprio paese pur di far cadere Berlusconi, l’idea dell’Italia, dal suo passato al suo futuro, la sua storia e la sua unità, la sua identità e la sua civiltà vengono traslate sul versante della sinistra. Galli della Loggia, nel suo libro dialogo con Aldo Schiavone – Pensare l’Italia – ammette che entrambi hanno«scoperto tardi l’Italia». Ma non so-lo i due intellettuali sono tardivi scopritori dell’Italia: un intero blocco politico, civile, mediatico e culturale ha scoperto l’Italia assai di recente e magari per circostanze un po’ meschine. Si sa come è nato il neo-patriottismo a sinistra: per mettere in difficoltà il governo con l’alleato leghista e per suscitare la reazione degli italiani nel nome della dignità nazionale ferita e discreditata nel mondo, sempre per colpa dello stesso governo. Ma io mi ricordo quando a sedici anni sventolavo il tricolore ed ero considerato per questo un estremista e un sovversivo; ricordo quando era proibito l’amor patrio anche per ragazzi che non avevano vissuto il fascismo, la guerra e la retorica passata; ricordo quanto disprezzo o distacco circondava il tema dell’identità nazionale e del pensiero italiano quando negli anni ottanta pubblicavo saggi sul tema e organizzavo convegni per pensare o ripensare l’Italia. Oggi rivedo gli stessi temi, a volte le stesse parole. E amaramente mi compiaccio.