Sono passati quasi trent’anni da quando Luigi Pintor, fondatore del quotidiano il Manifesto , scrisse un celebre articolo intitolato: «Non moriremo democristiani ». Ne era sicuro, ma la storia ha avverato solo in parte quella sinistra (di provenienza) profezia.

Beppe Pisanu

Beppe Pisanu, non ha un voto fuori del Parlamento, ma dentro ne ha uno, il suo, che gli ha regalato Berlusconi

Finita ingloriosamente la gloriosa stagione di comando, i democristiani superstiti alla scomparsa della Dc sono stati salvati dalle ciambelle di salvataggio lanciate da Berlusconi.

Alcuni lo hanno fatto convintamente, altri, la vecchia guardia, si sono comportati da camaleonti in un ambiente a loro in realtà estraneo: il berlusconismo. In molti casi la definizione più giusta è: opportunisti. Sono stati i primi a salire sulla barca di Silvio quando aveva il vento in poppa, sono i primi a scendere sdegnati in vista delle secche. Sono fatti così. Da Cirino Pomicino (esperto di tangenti) a Beppe Pisanu (esperto a coprire banche in fallimento, come l’Ambrosiano) a Vincenzo Scotti (esperto di pasticci coi fondi neri dei servizi segreti), ogni giorno porta un nuovo voltagabbana targato Dc. Chi va diritto con Fini (Pisanu), chi vuole allearsi alla sinistra (Casini), chi basta che non ci sia Berlusconi ( Formigoni), chi basta che salti fuori qualche cosa (Scajola).

Pisanu, Scotti e Cirino hanno 220 anni in tre, da una vita tramano dietro le quinte della politica e ancora non hanno smesso. Ma oggi servono, sono merce preziosa per chi vuole fare cadere il governo. Fini e Casini, quelli del rinnovamento politico ed etico, li accolgono a braccia aperte. Non hanno più voti elettorali ma hanno il loro voto in Parlamento. Saranno usati e poi, comunque vada, rigettati dietro le quinte. Perché non sono affidabili per nessuno. Si accontentano della foto sui giornali, degli applausi dei nuovi fan (fino a ieri nemici). Sono felici come bambini alle giostre. Sono in grado di fare danni, ma non ci faranno morire democristiani. Perché i democristiani veri erano, e sono, cosa diversa da loro. Alessandro Sallusti, 7 novembre 2011

…..E’ vero, Scotti, nella DC,  lo chiamavano Tarzan, per l’abilità che aveva nel saltare da una corrente al’altra, senza farsi male; Pomicino era l’alter ego di Andreotti che non lo stimava; Pisanu era il peggiore di tutti, perchè senza lode e senza infamia si aggregò a Benigno Zaccagnini, divenendone il più vicino collaboratore,  traendone vantaggi e privilegi. Nel 1994, al tracollo del PPI, rimase fuori dal Parlamento nel quale rientrò nel 1996 grazie a Berlusconi che lo ripescò, confermandolo nel 2001, quando lo nominò ministro per l’attuazione del programma, cioè al niente, per passare poi agli Interni dopo il primo “naufragio” di Scaiola. Ma tutti e tre non possono essere l’immagine della DC, che anche quando apparve scalcinata, aveva altri volti e altri nomi, tutti meritevoli di stima e di considerazione per la loro capacità di governo con cui avevano portato l’Italia prima fuori dalle miserie del dopoguerra e poi l’avevano innalzata al ruolo di settima potenza industriale del mondo. No, con quella DC, e con quegli uomini, quelli che si accingono a tradire Berlusconi, dopo esserne stati beneficiati, non hanno nulla a che spartire. Quelli erano Uomini, questi al più sono ominicchi. g.