Il Cavaliere resta in sella: “Non mi arrendo”. All’indomani delle dimissioni Silvio Berlusconi torna in tv con un videomessaggio. Un Cavaliere emozionato ma combattivo che chiude in cassetto tutte le polemiche di chi, in questi giorni, pensava che l’uscita da Palazzo Chigi significasse anche il tramonto del Berlusconi politico.

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Questo pomeriggio un veloce bagno di folla in via del Plebiscito e poi il Cavaliere è corso a Palazzo Chigi per registrare il messaggio agli italiani. Alcuni minuti di discorso per spiegare al Paese la scelta di consegnare le dimissioni. Un passo indietro ma non fuori dal mondo politico: “Raddoppierò il mio impegno in Parlamento e nelle istituzione” ha detto Berlusconi. “Mi sono dimesso per senso di responsabilità e dello Stato, per evitare all’Italia un nuovo attacco della speculazione finanziaria, senza mai essere stato sfiduciato dal Parlamento alla Camera e al Senato dove abbiamo al fiducia” ha proseguito.

“È stato triste – ha aggiunto il Cavaliere – vedere che un gesto responsabile e, se permettete, generoso come le dimissioni, sia stato accolto con fischi ed insulti. Ma per le centinaia di manifestanti che erano in piazza, milioni di italiani sanno che abbiamo fatto in coscienza tutto il possibile per preservare le nostre famiglie e le nostre imprese dalla crisi globale che ha colpito tutti i Paesi avanzati”. Poi: “Ringrazio comunque gli italiani, grazie per l’affetto, per la forza che ci avete trasmesso e che ci hanno permesso di raggiungere molti degli obiettivi che ci eravamo prefissi fin dal 1994, dal giorno in cui annunciai la mia discesa in campo”.

Un richiamo anche al celebre messaggio della discesa in campo: il Cavaliere ha letto alcuni passi del discorso del 1994 per poi ribadirli: “L’amore per l’Italia è rimasto immutato”. Poi di nuovo uno sguardo al futuro: “Dobbiamo uniti far fronte insieme alla crisi, è venuto il momento di mettere da parte le faziosità. Dobbiamo realizzare le riforme concordate con l’Europa, nessuno potrà portarci via la nostra sovranità e la nostra autonomia nelle decisioni. Siamo un grande Paese e noi saremo al servizio dell’Italia. A quanti hanno esultato per quella che definiscono la mia uscita di scena voglio dire che raddoppierò la mia forza in Parlamento. Non mi attendo riconoscimenti, ma non mi arrenderò finchè non saremo riusciti a liberare il Paese dalle incostrazioni ideologiche e corporative”. spiega l’ex presidente del Consiglio. “Viva l’Italia, viva la libertà“.

.………E mentre lo statista Berlusconi si impegna a continuare a lavorare per il bene dell’Italia, lo stakanovista della faziosità, Bersani, non sa far di meglio, in nome della emergena, che chiedere ai suoi uomini in  Campidoglio perchè facciano ripristinare la fermata dei bus romani in via del Plebiscito, dinanzi alla residenza romana di Berlusconi, fermata che era stata soppressa per ragioni sicurezza. E voilà l’emergenza dei comunisti, quella in nome della quale hanno preteso e ottenuto, complici il loro vecchio sodale Napolitano, che il presidente del consiglio eletto dalla maggioranza degli italiani, mai sfiduciato dal Parlamento, si dimettesse per fare posto ad un tecnocrate appartenente ad una csta più pericolosa di quella dei politici, la casta dei finanzieri che non si fermano dinanzi a nulla. Ma del rullo compressore del nuovo “uomo della provvidenza” Bersani sarà la prima vittima. Del resto lo dice il proverbio: chi la fa, l’aspetti. g.