Sarkò festeggia la caduta del Cav Resti a casa: sta peggio di noi

Se davvero si presentasse insieme alla Merkel  a Roma per dar prova di sostegno al non ancora nato governo Monti, come minaccia di fare in telefonate inopportune al Quirinale, a Nicolas  Sarkozy bisognerebbe organizzare una bella accoglienza a fischi e pernacchie, e se si sforzano, magari preparandosi per tempo a differenza di quanto hanno fatto in occasione delle dimissioni del Cav, anche i militanti del Pdl in sonno potrebbero farcela a mettere su un bel gruppo di manifestanti contro il Napoleone dei poveri. Se non altro per ricordargli  che da domani potremmo essere noi a ridere, di lui e dei suoi titoli di Stato, noi a ricordargli che ha venduto la Libia all’emiro del Qatar e ai suoi amici fondamentalisti islamici, noi a dire esplicitamente che sappiamo chi è il capo di Stato europeo che ha ordinato l’esecuzione infame di Gheddafi per evitare che, sconfitto, parlasse, noi infine a vederlo fra quelli messi fuori dalla porta dalla Germania neo annessionista. Veniamo ora alla realtà politica francese. Scandali, sondaggi a picco, una campagna elettorale difficilissima, la sconfitta  a opera del candidato socialista più che possibile. Nicolas Sarkozy ostenta euforia e dal punto di vista della comunicazione fa bene, ma anche l’ultimo sondaggio, diffuso da Liberation, rivela che il 75 per cento del campione interrogato giudica «per niente efficace» quel che il presidente ha fatto per contrastare i numeri di un’economia malata, con la Borsa malata, al pari di quelle di tutta Europa. A rischiare di più sono le grandi banche transalpine che hanno fatto incetta di titoli tossici e fanno fatica a rimanere in piedi. La verità è che Sarkozy sta cercando di pilotare l’Europa e il fondo salvastati in loro soccorso, ma non è affatto detto che ci riesca. Ride delle difficoltà altrui Sarkò? Bene, con un’intervista al giornale online Mediapart, un uomo d’affari, Dupuy Dauby, accusa Sarkozy di essere il «commesso viaggiatore di lusso» di quell’imprenditore e finanziere di successo che è Vincent Bolloré. Dauby indica la Libia,  il Togo, il Camerun e altri Paesi.  Sarkozy avrebbe ricattato i dittatori africani facendo loro fra un viaggio e l’altro  questo discorso: «O date gli appalti al mio amico Bolloré o la Francia vi molla al vostro incerto destino». Bolloré è una potenza anche da noi in Italia. È vicepresidente di Generali e consigliere di Mediobanca. Ora si scopre che avrebbe avvelenato anche la politica estera di Parigi, almeno stando alle accuse.La magistratura tiene Sarkò sotto accusa in numerose vicende oscure, su tutte la «saga» che ha come  protagonista Liliane Bettencourt, l’ereditiera dell’Oreal e la donna più ricca di Francia. La Bettencourt avrebbe finanziato illegalmente la campagna elettorale di Sarkozy nel 2007, facendogli arrivare 150mila euro attraverso il ministro del lavoro Erich Woerth. La magistratura ha una gola profonda d’eccezione: l’ex contabile della Bettencourt, Claire T., che ha raccontato in modo molto dettagliato quel che sarebbe avvenuto. E Claire T. ha spiegato i rapporti ambigui fra il presidente e la Bettencourt anche ai francesi, che hanno letto le rivelazioni su Mediapart.Si agita per noi Sarkò?  Bene, le cose in Francia vanno male e per lui ancora peggio. Il debito pubblico, da cifre Eurostat, è di 1947 miliardi di euro contro i 1900 italiani e i 2500 tedeschi. La disoccupazione è del 9,8%, e si calcola che superi il 10% nel prossimo anno. Lo sviluppo registra già da due trimestri una crescita negativa, – 0,6%. Alcune grandi banche francesi sono a rischio fallimento, per aver speculato troppo sul debito greco, parliamo di 56 miliardi di euro. All’incirca 180 mila giovani ogni anno  si ritirano dalle scuole e non si sa dove vadano. Il 53% dei francesi, infine, è contro l’euro. Vogliono venire a dirci come si governa l’Italia, lui e la Merkel?  Quanti vertici straordinari hanno fatto  negli ultimi mesi?  Quanti risultati hanno portato quei vertici? Nessuno. Su ognuno dei punti cruciali della crisi, i due vertici dell’ “asse” dissentono: la natura e l’ampiezza del fondo salva-stati, il ruolo della Bce come prestatore di ultima istanza, il destino della Grecia, la ricapitalizzazione della banche. Non c’è un solo fronte che li trovi d’accordo. Stia attento l’aspirante secondo Napoleone, all’Eliseo di sicuro fino a maggio prossimo.   Il vero problema, spiegano nei corridoi della Commissione europea, è che fra i parenti poveri da lasciare sul pianerottolo, secondo il presunto piano franco-tedesco, fra poco potrebbe esserci proprio la  Francia. di Maria Giovanna Maglie, Libero, 14 novembre 2011