Ci siamo battuti con i nostri argomenti, e senza pretendere di avere ragione, contro la fine ingloriosa della parabola del cavaliere, della parabola di Berlusconi. Siamo stati sconfitti; sconfitti come dei piccoli Napoleone in una piccola Waterloo senza rimedio, senza possibilità di riscatto, molto probabilmente. L’unico riscatto sarà continuare a vivere, a lavorare e  ad essere ciò che siamo sempre stati, gente non ipocrita che sa dire la verità. Alla Camera si è celebrata nella forma più incredibile la fuga ingloriosa dei berluscones da ogni loro residua possibile responsabilità. Una classe dirigente che non è una classe dirigente, che ha perso il governo che aveva vinto dopo regolari elezioni politiche, che ha perso la faccia dando il la a un governo tecnico-politico ambiguo in cui la rispettabilità di chi lo presiede e dei ministri che lo compongono non riscatta la pessima qualità dell’operazione politica che rappresenta, fatta di violazione della sovranità nazionale italiana, fatta di violazione e sospensione della democrazia politica. Questa non classe dirigente è arrivata fino al punto di ammazzare in effige, imbavagliandolo, il suo capo; impedirgli di pronunciare un discorso che avrebbe forse potuto dare una minima nota di finale dignità alla catastrofe del cosiddetto Pdl, quel Popolo delle libertà che si è acconciato a lasciare che le libertà, e la principale delle libertà, il diritto di voto, esercitato in Grecia, in Irlanda, in Islanda, in Portogallo, in Spagna, fosse invece negato agli italiani. Una tremenda, inappellabile vergogna che richiede un forte giudizio di condanna di tutte le persone perbene che hanno difeso in questi anni, nel bene e anche nel male, gente che non valeva la pena di essere difesa. GIULIANO FERRARA, 18 NOVEMBRE 2011.

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