Archivi per dicembre, 2011

E’ STATA LA CULONA, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 31 dicembre, 2011 in Politica | No Comments »

Quando si dice che non tutte le ciambelle riescono col buco. E dire che quella confezionata da Napolitano per fare fuori Berlusconi già era poco credibile a caldo.

Troppe mani avevano partecipato all’impasto e alla lievitazione, dentro e fuori l’allora maggioranza. Poco credibile quella necessità di urgenza assoluta finita nel dimenticatoio un minuto dopo il giuramento del governo Monti. Troppo oscuro il percorso che aveva portato alla scelta di quei ministri così tecnici ma così ammanicati con poteri altri dalla politica. Ieri si è scoperto che la farina non veniva dal nostro sacco, ma da quello della Merkel. Lo svela il quotidiano Wall Street Journal , che racconta di una telefonata tenuta segreta fatta il 20 ottobre a Napolitano nella quale la cancelliera tedesca chiede con forza l’allontanamento di Berlusconi e in cambio promette aiuto e comprensione per l’Italia.Non sappiamo che assicurazioni abbia avuto da Napolitano, certo è che solo quattro giorni dopo, il 24 ottobre, la cancelliera si sentiva certa che Berlusconi era finito, al punto da ridere di lui durante la conferenza stampa del G8 insieme al sodale Sarkozy.

Passano due settimane e la Merkel è accontentata. Napolitano nomina Monti senatore a vita. È lo stesso Monti che ha raccontato come è andata: «Ero a Berlino e ho ricevuto una telefonata del Quirinale che…». A Berlino? Ma guarda la coincidenza. Ovviamente ci sarà una spiegazione anche a questo, speriamo che non sia come quella data ieri da Napolitano sulla telefonata: sì, c’è stata, ma abbiamo parlato d’altro. Già, del tempo o forse della comune fascinazione giovanile per il comunismo: lei in carriera nella Germania dell’Est, lui a stendere comunicati a favore dell’invasione russa dell’Ungheria e contro il Nobel al dissidente Sacharov.

Insomma, in ottobre il Paese non era in pericolo, non più di quanto lo sia adesso. Altri interessi hanno portato alla sceneggiata istituzionale. Quelli del comunista Napolitano sono ovvi e noti. Quelli della Merkel meno. Non credo che la signora si sia vendicata per aver appreso da una intercettazione illegale che Berlusconi la chiamava in privato, e da buon cronista, «la culona». No, credo che più che la signora abbia circuito, insieme a mister Obama e a Sarkozy, nonno Napolitano per piegare l’Italia al loro volere su questioni altre, tipo Libia, asse con Putin, oleodotti e altri mega affari.

Ma su questo ne sapremo di più alla prossima telefonata con gli ordini per Quirinale e Palazzo Chigi. Alessandro Sallusti, Il Giornale 31 dicembre 2011

.……………..L’anno si chiude con questa “bella” notizia, quella svelata dalla stampa americana secondo cui quella di Berlusconi sarebbe stata una vera e propria defenestrazione chiesta dalla Merkel a Napolitano e da questi eseguita. Sulla vicenda, che il colle sul quale regna Giorgio 1°  s’è precipitato a smentire,  infuria la polemica e la Lega, per bocca di Calderoli,  che come riferisce Sallusti svela retroscena inquietanti, chiede che venga istiuita una commissione d’inchiesta che faccia luce e sopratutto faccia verità. Non crediamo molto alle commissioni di inchiesta e non ci interessano tra 30 anni le pasticciate conclusioni. Restiamo al presente. Ci pare che a rivedere il film delle dimissioni di Berlusconi, della nomina dell’anonimo Monti a senatore a vita, della sua urgente “chiamata” al capezzale dell’ammalato, cioè l’economia italiana,  nella veste di inedito “uomo del colle”, la cura da cavallo a spese dei soliti poveri prescritta dal governo dei tecnici superbravi, tutti sino a poco prima burocrati ben pagati, la presa d’atto che la cura non è servita a niente e che i superbravi sono al più ottimi superasini, ecco a rivedere questo film non c’è da stupirsi che le rivelazioni della stampa estera siano vere, esatte al millesimo. Del resto basta pensare all’ottimo esecutore della congiura di palazzo,  cioè a Napolitano. Come ricorda Sallusti, Napolitano è lo stesso signore che nelle giornate che videro la “meglio gioventù″ ungherese morire sotto i cingoli dei carri armati sovietici,  stilava dichiarazioni di sostegno alla’armata rossa, rossa come il sangue dei martiri ungheresi, è lo stesso signore che si indignava per il Premio Nobel al dissidente sovietico Sacharov, lo stesso che all’alba del 20 agosto 1968, mentre a Praga la breve Primavera dubcechiana era stritolata dalla invasione ordinata dalla gerontocrazia al potere nella Russia poststaliniana, insomma è lo stesso signore che da sempre è stato uno straniero in Patria. Ora avrebbe solo cambiato  “padrone”: dalla Russia alla Germania, ma sempre con lo stesso intento, cioè far soccombere gli interessi nazionali. Certo ne ha fatto di strada Napolitano. Da modesto funzionario comunista della corrente migliorista del PCI guidata da Giorgio Amendola a potente  plenipotenziario tedesco in Italia. Tanto potente da essere riuscito lì dove non era riuscito Togliatti: imporre il potere dei soviet dimissionando la democrazia e commissariando il Parlamento eletto dal popolo, quindi sostituendosi al popolo. Peggio di così non potevamo chiudere questo 2011, decennale delle Due Torri. Augurarci che il 2012 sia migliore ci pare ritualmente inutile fino a quando le forze politiche in un sussulto di dignità non decideranno di cambiare strada e recuoerare a se stesse al nostro Paese dignità e autonomia. Entrambe sono indispensabili per ritornare ad essere credibili, dentro e fuori dei confini nazionali. Comunque, auguri Italia!  g.

NON SI VIVE DI SOLE TASSE, di Davide Giacalone

Pubblicato il 31 dicembre, 2011 in Economia, Politica | No Comments »

Il presidente del Consiglio Mario Monti esce da palazzo Chigi Il tema del debito pubblico dominerà il 2012. Non è nuovo, ce lo trasciniamo dietro da tempo, ma è giunto quello in cui si deve pagare. Si può arrivarci per disperazione, oppure con intelligenza. Si può lasciarsi trascinare dagli eventi, oppure governarli. Ma il tema prevalente sarà il debito, con quel che comporterà in termini di depressione economica e sorte dell’euro. Per questo è bene parlarne, il giorno in cui ci si scambiano gli auguri. Ne faccio anche io, a tutti, partendo da un fatto: l’Italia è un Paese ricco e forte, il cui futuro non è affatto quello del declino e della marginalizzazione. Ma a un patto: diciamo la verità e comportiamoci da persone responsabili.

Dobbiamo aver chiare tre cose, che servono da premessa del nostro ragionamento. Primo, il debito non è stato creato dal demonio e non è (solo) il frutto di ruberie, ma di una grande e prolungata redistribuzione del reddito. È stata un’arma con cui s’è mantenuta unita e indipendente l’Italia. I suoi effetti perversi non erano affatto imprevedibili (Ugo La Malfa li denunciò per tempo), ma il corpo sociale e quello politico s’erano assuefatti a questa droga, assumendola anche quando aveva perso la sua originaria funzione. Secondo, fino all’avvento dell’euro la gran parte del debito pubblico italiano si trovava nel portafoglio delle famiglie italiane. I tassi erano alti, ma talora ricorreva la svalutazione, mentre l’inflazione era alta. C’era una specie di patto sociale, dietro al debito: le famiglie investono e tengono fermi i soldi, in cambio ottengono sicurezza e guadagni. Terzo, con l’euro sono cambiate due cose: 1) I tassi sono molto scesi, le famiglie hanno diversificato (i risparmiatori italiani finanziano la crescita asiatica, mentre il loro Stato non trova finanziatori), il nostro debito è stato comprato all’estero, perché privo di rischio e comunque più remunerativo di altri; 2) quando è esplosa la crisi dei debiti sovrani ci siamo ritrovati a governare un problema impossibile, perché il debito è in una valuta straniera, denominata «euro», di cui nessun detiene il timone.

Questo è il quadro, veniamo alla contingenza. L’anno che se ne va è stato consacrato allo spread, divenuto divinità oscura e corrusca. S’è creduto che misurasse i nostri peccati, mentre metteva in evidenza quelli dell’euro. Un dato è certo: a questo livello dei tassi d’interesse (compresi quelli delle ultime due aste, che non sono affatto andate come i giornali raccontano, presi da giulivo e incosciente conformismo) quel debito, abbandonato alle regole del mercato, è sostenibile solo con un tasso di crescita superiore al 3%. Ci avviamo a iniziare un anno di recessione, quindi fatevi due conti. Se procediamo ad aumentare la pressione fiscale per onorare il servizio al debito, vale a dire il pagamento degli interessi, c’impoveriamo, recediamo e crepiamo. È la stessa condizione del privato che si trova nelle mani dello strozzino. Ha una sola via per salvarsi: denunciarlo. Nel caso italiano significa denunciare le colpe dell’euro. Ne ho già scritto. Ma ci sono anche le nostre, e a quelle si deve provvedere. In due modi: diminuendo la spesa pubblica e abbattendo il debito.

La prima cosa è complicatissima, perché suscita un miliardo di resistenze, ma va fatta. Significa comprimere la spesa corrente e dare ossigeno agli investimenti. Significa colpire gli interessi di molti che campano di spesa pubblica, lo so. Altre volte abbiamo fatto esempi concreti, qui mi limito al titolo. La seconda cosa si può fare in due modi: dismettendo patrimonio pubblico e reindirizzando il risparmio. Non sono alternativi, vanno usati entrambe. Creare un fondo patrimoniale e venderne le azioni significherebbe valorizzare subito immobili pubblici altrimenti difficilmente, e comunque lentamente, vendibili. Su un fondo di quel tipo si può chiamare, anche forzosamente, il contributo di chi ha liquidità. Si possono conferire beni pubblici alle banche, in conto aumento di capitale, in modo da riaprire i rubinetti del credito. Si può chiedere agli italiani di comprare i buoni del nostro debito pubblico (intanto chiedendo a chi legifera e governa di essere pagato con quelli). Quello che non si può fare, perché è insensato, è chiedere ciò e, al tempo stesso, promettere una più alta tassazione di quegli investimenti. L’Italia ha una bassa tassazione delle rendite finanziarie anche perché piazzava al suo interno il debito pubblico. Economisti e opinionisti che non conoscono la storia sono come meteorologi che non conoscono le stagioni: destinati a dire minchionerie nasometriche. La soluzione della crisi in atto si trova in Europa, ma tocca a noi rimediare ai mali interni. Divenendo più forti, ma anche più puliti. Davide Giacalone, Il Tempo, 31 dicembre 2011

.…..Speriamo che questa analisi pubblicata oggi sul Tempo di Roma la legga anche Monti e ne recepisca le indicazioni, smettendola di atteggiarsi a professore “so tutto io” e cercando di rendersi conto che i suoi rimedi  (tasse, tasse, e ancora tasse) non aiutano il malato a guarire ma a morire prima e fra dolori atroci che nessuna meedicna riuscirà a lenire. E se non è capace dsi rednersne conto, passila mano, tanto il suo compenso se lo è già assicurato, cioè la nomina a senatore a vita che davvero non si capisce perchè gli sia stata concessa, con tanto di ricco e abbondante appannaggio. g.

DAL 2 GENNAIO AUMENTANO GAS, LUCE, AUTOSTRADE. E’ UN BOLLETTINO DI GUERRA.

Pubblicato il 30 dicembre, 2011 in Politica | No Comments »

Il 2012 inizia male. Bollette più salate dal primo gennaio: rincari del 4,9% per l’elettricità, del 2,7% per il riscaldamento e del 3,1% per i pedaggi. I nuovi aumenti costeranno 2.100 euro a nucleo familiare. Codacons: Euro, in 10 anni la perdita del potere d’acquisto per il ceto medio è stata del 39,7%.

Stangata bollette Inizio d’anno amaro per i consumatori. Il 2012 si apre infatti con una valanga di aumenti, dalle bollette di luce e gas ai pedaggi autostradali, dal canone Rai alla benzina. E le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme: tra prezzi, imposte e tariffe, nel 2012 è in arrivo una stangata da 2.100 euro a famiglia. Ma la corsa dei prezzi è destinata a non fermarsi, visto che l’aumento dei prezzi alla produzione certificato dall’Istat andrà a tradursi in un nuovo aumento dei prezzi al consumo.
Stangata di Capodanno: +4,9% luce e 2,7% gas Dal primo gennaio arrivano nuovi rincari per le bollette energetiche: in base all’ultimo aggiornamento trimestrale dell’Autorità per l’energia, la luce registrerà un aumento del 4,9% e il gas del 2,7%. Con un aumento complessivo di 54 euro della spesa degli italiani in bollette. A partire da gennaio sarà più caro anche viaggiare in autostrada: scattano infatti gli adeguamenti tariffari (che inglobano l’inflazione e gli investimenti fatti e previsti) che comporteranno un aumento medio del 3,1%. Rincari in certi casi anche a due cifre, fino a picchi di oltre 14% (+14,17% per il Raccordo autostradale della Valle d’Aosta; +12,93% per le Autovie Venete e +11,75% per le Autostrade Valdostane). Sulla rete di Autostrade per l’Italia, che si estende su oltre 3 mila chilometri, l’aumento è del 3,51%.
In arrivo nuovi aumenti anche per la benzina che intanto non arresta la propria corsa e segna un nuovo record storico a 1,724 euro al litro. Dal primo gennaio infatti sei Regioni (Marche, dove ci sarà l’aumento più consistente, Piemonte, Toscana, Liguria, Umbria e Lazio) ritoccheranno al rialzo le addizionali sulle accise, appesantendo il carico fiscale sui prezzi dei carburanti. Gli aumenti del 2012 riguardano anche il canone Rai, che sale a 112 euro contro i 110,50 dello scorso anno.  Intanto a novembre i prezzi alla produzione sono cresciuti del 4,2% in un anno, creando le basi per un’inevitabile ricaduta sull’inflazione. Gli aumenti preoccupano i consumatori che sono già sul piede di guerra. Tra prezzi, imposte e tariffe nel 2012 è in arrivo per le famiglie una stangata di 2.103 euro, avvertono Adusbef e Federconsumatori, calcolando le ricadute dell’introduzione dell’Imu, dei rincari dei carburanti e delle varie voci della spesa degli italiani (dagli alimentari ai servizi bancari). «Aumenti insostenibili – denunciano – con pesantissime ricadute sulla vita delle famiglie e sull’intera economia». Contro questa stangata il Codacons chiede misure straordinarie finalizzate a tutelare i redditi del ceto medio-basso, tra cui prezzi amministrati e blocco delle tariffe per 5 anni. Fonte, Il Tempo, 31 gennaio 2011

………….Sembra un bollettino di guerra e per molti versi lo è. Scrive il direttore de Il Tempo, Mario Sechi, dopo essersi per molti giorni scjhierato a fianco del nuovo govenro che il govenro deve intervenire. Come? Bloccando i prezzi, come sostengono le associaizoni dei consumatori. Bloccando i prezzi come hanno fatto per le pensioni, d’imperio, anche perchè se i pensionati possono vivere senza l’adeguamento inflattivo, possono farlo anche i grandi gruppi imprenditoriali che stanno dietro le aziende elettriche, quelle del gas e quelle autostradali. E poi occorre tagliare la spesa pubblica improduttiva. Proprio in queste stesse ore, mentre la gente è pervasa dalla disperazione, nelle città e nei più piccoli borghi ci si prepara alla solita sbronza di feste e di canti cui partecipano in pochi ma che costano un sacco di soldi. E’ vero, non bisogna farsi prendere dallo scoraggiamento, e non perchè ieri lo diceva, sbeffeggiato, Berlusconi, e oggi lo dice in verità  col tono del becchino il nuovo premier mostrando di non crederci, però una cosa è farsi coraggio, un’altra è distruggere risorse che servono a ridurre i disagi delle classi meno abbienti. E poi ci sono le caste, dalla politica, la più squallida, alle altre, a quelle dei magistrati, a quelle dei lobbisti di ogni genere. Il govenro deve inervenire con decreto per porre fine a privilegi e benefit che sono ormai assolutamente incompatibili colla situazione di emergenza che vive il Paese. Privilegi e benefit che possono costituire la miccia che può dare fuoco alle polveri della protesta che non è detto continui ad essere contenuta nei limiti e nei confini del mugugno e non sconfini, invece,  in proteste ben più sonore e non solo. Ci pensi il governo, ma ci pensino anche i partiti per i quali potrebbe suonare la campanella che avverte che la festa è finita. g.

LA CRESCITA C’E’. DELLA RABBIA, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 30 dicembre, 2011 in Politica | No Comments »

Sarà l’abitudine dei professori a parlare fino a che non suona la campanella, sarà che i professori hanno alcuni doti ma non quella della sintesi, sarà che stare ore in diretta tv piace non solo ai politici ma anche ai tecnici, sarà anche per tutto questo ma ieri la conferenza stampa di fine anno del premier Mario Monti non finiva davvero più.

Oltre due ore e mezzo per dire quasi nulla. Parole forbite, sfoggio di inglesismi, qualche freddura: il professore ha spiegato a noi cittadini studentelli come gira il mondo. Non che la cosa non ci interessi, anzi. Lezione interessante. Ma volevamo sapere altro. Qualcuno dei giornalisti ci ha anche provato a chiedere cose molto banali, tipo: dopo averci tassato come bestie che cosa intende fare per lo sviluppo? Niente, come accade nelle aule universitarie, i professori rispondono solo se e come vogliono. Così festeggeremo domani Capodanno con alcune curiosità inappagate. Meno una: da ieri sappiamo – giuro l’ha detto lui – a chi parla Monti. Ai tedeschi. Sì, ha proprio detto che lui è lì a Palazzo Chigi per convincere l’opinione pubblica tedesca che lo guarda con apprensione. Ora, a parte la megalomania di uno che pensa che i tedeschi si sveglino al mattino angosciati da che cosa farà Monti, mi chiedo che diavolo ce ne freghi a noi dei tedeschi. Ci abbiamo combattuto contro una guerra mondiale e mezzo, abbiamo contenziosi aperti per stragi di nostri civili e ancora dobbiamo tenerceli buoni?

Io preferirei un presidente del consiglio che parlasse prima agli italiani che ai tedeschi, magari con meno supponenza e reticenza di quanto ha fatto ieri. Io vorrei che oltre al Financial Times leggesse anche i quotidiani italiani, cosa che ha detto di non fare per mancanza di tempo. Perché se li leggesse scoprirebbe un Paese reale che non è quello che incrocia nei club e negli alberghi esclusivi del mondo. I quotidiani italiani raccontano di imprenditori che si sparano perché lo Stato, cioè lui, non paga. Raccontano gli assurdi privilegi delle caste che lui non vuole toccare. Raccontano di un Paese che la pressione fiscale sta mettendo in ginocchio ben più di quanto faccia lo spread manovrato dai suoi amici banchieri. Raccontano di un Paese in cui la rabbia sta salendo e che chiede al suo premier di parlare chiaro, in italiano e, se il caso, che mandi al diavolo i tedeschi. Tutte cose che ieri non sono accadute. Alessandro Sallusti, Il Giornale 30 dicembre 2011

…………..Monti, a proposito dei tedeschi, ha detto anche che per i tedeschi lui è “il genero ideale”, cioè il marito della figlia che i genitori apprezzano perchè è ubbidiente, servizievole, disponibile, etc. etc. Ecco perchè,  al netto di ttuto il resto, da quando c’è lui la Merkel e Sarkozy non irridono più all’Italia e ai suoi governanti: non ce n’è bisogno perchè l’Italia è nelle mani del “genero” e ci pensa lui a non infastidire più di tanto i tedeschi e un pò anche i francesi. Alla faccia degli italaliani, naturalmente, i quali hanno capito da soli cosa frulla nella testa incipriata del sen. Monti. Peccato che pare non l’abbia capito o se l’ha capito non ne prenda le distanze l’ex premier Berlusconi, a meno che lo stesso voglia perseguire la politica del tanto peggio tanto meglio. Ci auguriamo che così non sia, che non butti nel cestino la residua fiducia che ancora molti italiani ripongono in lui e nel suo partito e che si decida a staccare la spina alla peggiore squadra che abbia mai messo piede nei saloni di Palazzo Chigi. prima lo farà e meglio sarà per tutti. g

NEL 2012 IN ARRIVO STANGATA DI 2100 EURO A FAMIGLIA

Pubblicato il 30 dicembre, 2011 in Economia, Politica | No Comments »

Tra prezzi, imposte e tariffe nel 2012 gli aumenti toccheranno la quota “drammatica” di 2.103 euro a famiglia. E’ il calcolo di Adusbef e Federconsumatori, alla luce dell’introduzione dell’Imu, dei rincari dei carburanti e delle varie voci della spesa degli italiani (dagli alimentari ai servizi bancari). Si tratta, affermano, di “aumenti insostenibili con pesantissime ricadute sulla vita delle famiglie e sull’intera economia alle prese con una profonda crisi dei consumi”.

l 2011, sottolineano le associazioni in una nota, si è già chiuso “con un bilancio estremamente pesante per le famiglie. Gli aumenti record dei carburanti, l’aumento dell’Iva e la crescita dei prezzi e delle tariffe hanno messo a dura prova i bilanci delle famiglie”. Ma “viste le premesse il 2012 rischia di essere ancora peggio”. L’osservatorio nazionale Federconsumatori ha infatti calcolato che l’aumento di prezzi e tariffe il prossimo anno, anche alla luce degli effetti delle manovre economiche varate quest’anno, arriverà al “risultato drammatico di +2.103 euro a famiglia”, praticamente quasi la metà di quanto una famiglia media spende per la spesa alimentare in un anno. “E’ ora di puntare sul rilancio: – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni e investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. Questi dovranno essere i ‘buoni propositi’ del Governo per l’anno nuovo”.

Ecco una tabella con le previsioni degli aumenti 2012 voce per voce.

ALIMENTAZIONE === > 392 euro
TRENI (ANCHE PENDOLARI) === > 81 euro
TRASPORTO PUBBLICO LOCALE === > 48 euro
SERVIZI BANCARI, MUTUI, BOLLI === > 93 euro
CARBURANTI (COMPRESE ACCISE REGIONI) === > 192 euro
DERIVATI PETROLIO, DETERSIVI, PLASTICHE === > 123 euro
ASSICURAZIONE AUTO === > 78 euro
TARIFFE AUTOSTRADALI === > 53 euro
TARIFFE GAS === > 113 euro
TARIFFE ELETTRICITA’ === > 72 euro
TARIFFE ACQUA  === > 22 euro
TARIFFE RIFIUTI === > 53 euro
RISCALDAMENTO === > 195 euro
AUMENTO IVA (DA SETTEMBRE) === > 93 euro
ADDIZIONALI REGIONALI === > 90 euro
IMU PRIMA CASA  === > 405 euro
————————————————————-
TOTALE  === > 2.103 euro

Fonte ANSA, 30 gennaio 2011

………..E dire che anche ieri il supertecnico oltre che super Mario sen. Monti concionava di una Italia in ripresa, tanto da definire la cosiddetta seconda fase della sua stangata “cresci Italia”. L’unica cosa in cui Monti si è dimostrat0o buon emulo del passato è la retorica, visto che il “cresci Italia” arriva dopo il “salva Italia”. Ma Monti è l’ultima persona al mondo in grado di salvare o di far crescere l’Italia. E’ il caso di invocare Dio perchè ci salvi da Monti e compagni. g.

MONTI IN CONFERENZA STAMPA: DUE ORE DI PROFESSORALE LEZIONE PER SPIEGARE LA STANGATA. POI IMITA BERLUSCONI!

Pubblicato il 29 dicembre, 2011 in Economia, Politica | No Comments »

“Non c’è mai stata una ‘fase uno’ separata dalla ‘fase due’”. Dopo aver dribblato la terrifica impennata dello spread tra Btp e Bund tedeschi, che questa mattina è tornato a superare la soglia dei 520 punti base, incolpando l’inconsistenza del Vecchio Continente (“I mercati sono un problema europeo”), il presidente del Consiglio Mario Monti da una parte ha assicurato che non sarà necessario fare una seconda manovra economica, dall’altra ha lanciato il pacchetto “cresci Italia”.

Il premier Mario Monti

Un pacchetto che conterrà  liberalizzazioni, concorrenza e stimolo del capitale umano attraverso l’università e la ricerca e la riforma essenziale del mercato lavoro. “Le prossime settimane saranno dedicate alla crescita – ha spiegato il Professore – che però non fa uso del denaro pubblico anche perché ce n’è poco, ma fa dell’equità la leva”.

Due ore e mezza di lezione universitaria monocorde, interrotta da trentatré domande, per spiegare agli italiani i profondi sacrifici che saranno chiamati a sostenere nei prossimi mesi e senza nemmeno aiutare a capire quali saranno le riforme struttutali e le misure che saranno affrontate dal governo.

Gessato grigio chiaro, camicia azzurro polvere, cravatta a piccoli disegni geometrici sempre sul grigio. Dopo il silenzio stampa tenuto ieri al termine del Consiglio dei ministri, il Professore sceglie la conferenza stampa di fine anno, che non si svolge nei saloni di Villa Madama come quelle del precedente governo ma in una sala negli spazi della presidenza del Consiglio nella Galleria Colonna, per illustrare la road map del 2012. Partendo dal presupposto che il parlamento ha “responsabilmente approvato in tempi rapidissimi” la manovra economica “con modifiche che la hanno migliorata” tanto da riuscire, al tempo stesso, ad affrontare il tema dei conti pubblici e perseguire la crescita economica e l’equità sociale, Monti ha fatto presente che non può esistere consolidamento sostenibile dei conti pubblici se non cresce adeguatamente anche il pil. Tuttavia, prima di presentare il nuovo pacchetto, Monti ha voluto mettere i puntini sulle “i” facendo presente che non era stato il suo governo ad aver “sottoscritto l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013″: “Non prendo posizione né favorevole né critica ma faccio presente che sono impegni di altri”.

“Sarebbe stato rovinoso per l’Italia, visti i forti dubbi di credibilità, non passare alla fase di rigorosa attuazione degli impegni presi anche in contropartita dell’intervento della Bce. Era un atto dovuto. Da oggi passiamo agli atti voluti”. Con la conferenza stampa di oggi Monti ha, quindi, tagliato il nastro della “fase due” per lanciare quelle misure a cui il governo tecnico lavorerà nel primo trimestre del 2012. I tempi a disposizione di Monti saranno ancora una vota serrati. Bruxelles attendono la calendarizzazione del piano di crescita al prossimo Eurogruppo (23 gennaio) e al Consiglio Ue (30 gennaio). Monti ha preferito non annunciare alcuna misura specifica da annunciare, si è limitato a far presente che saranno due gli interventi da mettere in cantiere il mese prossimo: la concorrenza e le liberalizzazioni “in modo sistematico” e la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali. “Gli ammortizzatori – ha spiegato Monti – vanno ammodernati perché le tutele ci siano, siano rafforzate ma in prospettiva di una maggiore flessibilità economica”. Pur assicurando che il negoziato con le parti sociali andrà avanti, il Professore ha ribadito che la concertazione dovrà essere condotta “con una certa rapidità“.

Tra le riforme in cantiere Monti ha sottolineato l’importanza di quella del catasto. Provvedimento che nei giorni scorsi ha suscitato non poche polemiche e barricate da parte dei contribuenti che temono una vera e propria patrimoniale mascherata. Per il Professore la questioione del catasto è molto importante: “Nella riforma che il governo sta portando avanti ci saranno meccanismi per conoscere la realtà, è sempre auspicabile la conoscenza della realtà e la riforma del catasto, che richiederà qualche tempo, va in questa direzione e ciò vuol dire porre fine agli abusi anche se involontari e avere una maggior aderenza tra il fisco e la realtà“. Ad ogni modo, il premier ha garantito che non ci sarà “un aggravamento dell’imposizione sulla casa ma una maggiore equità sull’ imposizione” e ha ricordato che “l’aliquota per la prima casa nel nuovo sistema Imu è dello 0,4% e il numero delle case esenti è di 6 milioni”.

Per quanto non voglia darvi troppa importanza, per ben due volte il Professore è tornato a parlare di crisi finanziaria e differenziale dei titoli di Stato. E lo fa salendo in cattedra. Con un grafico in mano, Monti ha illustrato ai giornalisti l’andamento dello spread dal minimo di aprile (123 punti base) fino al massimo del 9 novembre (558 punti), “quando ero a Berlino e ricevetti una chiamata dal Capo dello Stato che mi annunciava una nomina” (a senatore a vita, ndr).

“Gli acquisti da parte della Bce dei titoli italiani – ha spiegato – si sono diradati nel periodo più recente e possiamo essere un pochino più sollevati perchè c’è una tendenza dello spread a decrescere malgrado gli acquisti siano quasi cessati”. Dopo aver fatto notare che le ultime due aste di emissione di titoli pubblici sono andate piuttosto bene, il premier invita a non considerare terminata la “turbolenza finanziaria”. Tuttavia, la  lettura che lo stesso Monti ha proposto di dare all’andamento dello spread è di non sovrastimarlo “né quando va bene né quando va male”.

Prima di lasciare Palazzo Chigi, Monti ci ha tenuto a sottolineare più volte l’inesistenza di future candidature sia alla presidenza del Consiglio sia a quella della Repubblica. Per il momento, però, si vanta dei consensi ottenuti: “Sono sorpreso dai sondaggi, un indicatore cui non do molto peso, dai quali emerge una certa comprensione per l’attività di un governo che sulla carta dovrebbe avere popolarità zero. E invece siamo molto più su”. Non si sa a quali sondaggi faccia riferimento il Professore, fatto sta che dopo la stangata della manovra economica e il malumore crescente (dentro e fuori dal parlamento) stride l’idea di una popolarità tanto elevata. D’altra parte, l’appoggio da parte delle forze politiche presenti alle Camere c’è per definizione finché il governo va avanti. Proprio per questo, citando l’ex premier Silvio Berlusconi, anche Monti ha ricordato che serve un bagno di ottimismo perché “nella crisi il fattore psicologico è importantissimo ed invitò i giornali a non parlare solo delle cose negative”. “Io evito di fare inviti ai giornali – ha concluso – ma sono sicuro che lo sforzo che stiamo facendo è una cosa che può giustificare un moderato ottimismo. Andrea Indini, Il Giornale, 29 dicembre 2011

.….E adesso che Monti per farsi coraggio ha imitato Berlusconi – più che citarlo – sostenendo che occorre ottimismo anche quando si è sulla forca, cosa diranno i Bersani, i Casini, i Di Pietro, e i tanti altri che quando Berlusconi invitava ad essere ottimisti minimo lo irridevano quando non lo ingiuriavano? E il più cretino dei politici italiani, quel Enrico Letta la cui somiglianza con E.T . è devastante cosa andràa dire la prossima volta che lo intervisteranno a proposito dell’ottimismo montiano. La verità è che issare Monti sul ponte di comando è stata una grande cazzata, la peggiore che, lo diciamo con grande rammarico e altrettanto imbarazzo, potesse contribuire a compiere il presidente Berlusconi. Se vuole fare una cosa sensata e saggia, visto che lo spread continua  a salire e Monti null’altro sa dire per spiegarlo che “è ingiustificato”, stacchi la spina e restituisca il prof. Monti al ruolo di “genero” della Germania che ove ancora qualcuno avesse dei dubbi è il peggior nemico dell’euro oltre che dell’Europa unita e quindi dell’Italia. E ci possiamo tenere in casa il genero del nemico? Fessi si, ma pazzi no. g.

OGGI LO SPREAD TRA BTP ITALIOANI E BUND TEDESCHI E’ TORNATO A SALIRE SINO A 510 PUNTI: ECCO PERCHE’

Pubblicato il 28 dicembre, 2011 in Economia, Politica | No Comments »

Quello che ai più sfugge è che il differenziale tra Btp e Bund tedeschi oltre la soglia psicologica dei 500 punti base con rendimento al 7% non può far altro che obbligare il governo a varare entro breve un’altra manovra economica per riuscire a pagare quegli stessi interessi da capogiro che servono allo Stato per “piazzare” sul mercato i propri titoli.

Lo spread tra Btp e Bund in rialzo

Oggi come ad ottobre: nulla è cambiato. Basta dare un’occhiata al grafico dell’ultimo trimestre per capire che le dimissioni di Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi non sono servite a niente. Adesso, però, le cassandre della sinistra tacciono, i giornali progressisti volano bassi e l’intellighentia dei poteri forti rivede le proprie posizioni. Perché non c’è più il Cavaliere da impallinare per una crisi economica che non nasce in Italia e che l’Italia non può risolvere (guarda il grafico interattivo).

Ci credevano davvero tutti quanti: cacciato Berlusconi tutto si sistemerà. Era diventato un mantra, una vera ossessione. Il leader Pd Pierluigi Bersani lo diceva una volta al giorno, manco gliel’avesse ordinato il medico. Da Repubblica al Fatto Quotidiano, dall’Economist al Financial Times: tutti a puntare il dito, sputare in faccia, accusare. Berlusconi capro espiatorio di una finanza che ha divorato i risparmi degli italiani. Non dev’essergli sembrato vero a tutti gli antiberlusconiani di poter addossare sulle spalle del Cavaliere le stregonerie dello spread. Già il 14 luglio l’Economist profetizzava il crollo del Belpaese e accusava l’allora presidente del Consiglio di aver dato un messaggio al mercato internazionale: “Picchiate noi perché siamo i più deboli”. Già in estate la sinistra furoreggiava. E dalle kermesse agostane di partito i vari leader assicuravano che solo le dimissioni di Berlusconi avrebbero salvato l’Italia. Da allora gli attacchi si sono fatti sempre più efficaci. Il 27 novembre il Times ha dipinto il Cavaliere come un clown e gli ha intimato di farsi da parte. Il 6 novembre, invece, il Financial Times lo ha accusato di ignorare la crisi del debito con il direttore Lionel Barber che lo ammoniva: “Nel nome di Dio, dell’Italia e dell’Europa, vattene“.

Tre mesi di differenziale tra Btp e Bund

Le tesi antiberlusconiane che circolavano in autunno sui quotidiani esteri, più che fondarsi sull’andamento dei titoli a Piazza Affari e sullo spread, scopiazzavano pedissequamente gli starnazzamenti dei vari leader all’opposizione. Il 25 ottobre il differenziale già galoppava verso la soglia record dei 400 punti base. Da lì l’idea di Bersani di usarlo come cavallodi Troia per tentare la spallata.  “Ora non c’è più tempo per crogiolarsi con le favole – diceva – per far ripartire l’Italia ha bisogno di un colpo di reni, di discontinuità sul piano politico”. Con novembre lo spread è balzato dai 390 ai 560 punti base. Un vero e proprio sussulta. E giù attacchi al Cavaliere. Ai primi del mese Massimo D’Alema assicurava: “E’ bastata la voce delle sue dimissioni per far calare di colpo i tassi d’interesse, mentre quando ha smentito gli interessi sono cresciuti. E’ la dimostrazione di quanto costa Berlusconi agli italiani”. E la laeder degli industriali Emma Marcegaglia gli faceva eco chiedendo – prepotente – l’intervento del capo dello Stato: “Se ci saranno le condizioni, dovrà intervenire”. Secondo la Confindustria uno spread oltre i 500 punti sarebbe costato al Paese quasi 9 miliardi di euro. A condire l’assalto al Cavaliere ci pensava anche Repubblica che, negli stessi giorni, invitava Berlusconi a seguire le orme di José Luis Zapatero: “Il mercato si interroga sul valore dell’addio di Berlusconi, almeno in termini di interessi sul debito pubblico. Secondo gli analisti un’uscita di scena del premier vale almeno 100 punti base sullo spread tra i btp decennali italiani e i bund tedeschi. Tradotto in soldoni, è un risparmio di 15 miliardi di euro in tre anni”. Il Fatto Quotidiano arrivava addirittura a inventarsi la “tassa Berlusconi”: “Il differenziale sui Bund tedeschi sta costando molto caro alle banche e a chi, in questo periodo, deve chiedere un finanziamento”.

Dallo spauracchio all’ossessione il passo è stato davvero breve.E’ infatti bastata una prima pagina del Sole 24Ore per mandare tutti nel panico. “Fate presto” il titolo scelto dal direttore Roberto Napoletano riprendendo il titolo apparso sul Mattino di Napoli tre giorni dopo il terremoto del 23 novembre del 1980 che sconvolse l’Irpinia. Leggere il quotidiano della Confindustria e ascoltare i panegirici di Giorgio Napolitano era la stessa cosa: appelli all’unità nazionale, richieste di sacrifici per tutti e, sotto sotto, il diktat “Berlusconi deve dimettersi”. Tanto che il 12 novembre le dimissioni del Cavaliere sono arrivate. Un gesto di responsabilità istituzionale che è stato accolto dai fischi e dagli insulti degli anti berlusconiani che per due giorni si sono dati ai festeggiamenti.

Caroselli nelle strade di Roma, brindisi nelle scuole occupate, scritte ingiuriose sui muri della Capitale. Una festa di liberazione, insomma. “Il dittatore di Arcore è caduto”, gridavano mentre in via del Nazareno i democratici festeggiavano vestendo i panni dei partigiani trionfatori.

Poi è arrivato Mario Monti. Poi è arrivato il governo tecnico. E qualcosa è cambiato? Eccome. La stampa progressista ha svelenito il clima e si è scordata di informare i lettori che tra il 14 e il 15 novembre lo spread tra Btp e Bund è tornato a salire a 540 punti base per poi tornare a scendere a fine mese a 483. Una vera e propria altalena che non guarda in faccia nessuno. Ma col Professore al governo l’Unione europea si è fatta sorniona, la stampa internazionale si è scordata della crisi del debito italiano e la Confindustria è andata in letargo. Con dicembre, infatti, i soloni non pointificavano già più di finanza e di economia. Qualcuno si è fatto sentire all’Immacolata quando il differenziale ha tirato un sospiro di sollievo ed è sceso a quota 358 punti. Un miraggio. Nessuno ci credeva realmente. Tanto che sono bastate un paio di settimane per far tornare tutto come era prima. Cos’è successo nel mentre? La manovra è stata approvata alla Camera (16 dicembre) e al Senato (22 dicembre).

Oggi come ieri, dunque. Inutili le dimissioni di Berlusconi. I soli effetti della manovra “salva Italia” si sono sentiti nel magro Natale. Con le associazioni dei consumatori che hanno calcolato un calo degli acquisti per 400 milioni di euro. Qualcuno ha parlato del “peggior Natale degli ultimi dieci anni”. E, al ritorno dalle vacanze, l’andamento di Piazza Affari resta incerto anche a causa dello spread che questa mattina è tornato a varcare la soglia psicologica dei 500 punti toccando quota 522 per poi ripiegare sotto i 490 grazie alla boccata d’ossigeno data dall’asta sui Bot. Il successo ottenuto dal Tesoro non riesce ad alleviare le tensioni sui titoli di stato. Tanto che nel giro di poche ore il differenziale è tornato a salire oltre i 510 punti base.

Adesso, però, nessuno più parla. Nessuno chiede dimissioni. A Bersani non passa nemmeno per la testa l’idea di pretendere un passo indietro dal governo tecnico. La Confindustria non si sbraccia a dettare la ricetta per salvare il Paese. I vari Economist e Financial Times non pontificano più sul futuro dell’Italia e sulla tenuta della moneta unica. I vertici di Bruxelles non caldeggiano, a cadenza quotidiana, misure più incisive. Più che i cori di Natale, si sentono sospiri da Quaresima. Tra i palazzi capitolini si bisbiglia appena. Columnist ed editorialisti hanno riposto la stilografica nel taschino: per l’occasione stanno imparando a fare gli equilibristi con le parole. In giro non si vedono più falchi e leoni, soltanto candidi agnelli. Amen, e così sia. Andrea Indini, Il Giornale, 28 dicembre 2011

IL CAPODANNO 2012 NELLE PIAZZE ITALIANE ALL’INSEGNA DELLO SPRECO

Pubblicato il 28 dicembre, 2011 in Costume | No Comments »

pausini negramaro nannini

Capodanno 2012 all’insegna della musica in piazza, con molti artisti che si esibiranno sui palchi della penisola, ovviamnete a pagamento perchè in Italia i sacrifici li fanno sempre i “soliti noti”

MILANO
Il brindisi di Capodanno spetterà a Vinicio Capossela e Paolo Rossi, che saliranno sul palco di piazza Duomo dopo due ore di musica di Giuliano Palma & the Bluebeaters. L’evento servirà a raccogliere fondi per gli alluvionati in Liguria.
ROMA
Il tradizionale concerto ai piedi del Colosseo, quest’anno vedrà sul palco il gruppo salentino dei Negramaro, reduce da un tour da tutto esaurito nei palasport delle più grandi città italiane.

Sempre a Roma è in programma un evento speciale con Laura Pausini: un concerto al Palalottomatica con inizio alle ore 22, che vedrà ospiti anche Syria e Paola e Chiara.

TORINO
Il capoluogo dei festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia rimane in tema anche per Capodanno dedicando la festa del 31 dicembre proprio al nostro paese. Ospite musicale d’onore sarà Renzo Arbore, che con la sua orchestra intratterrà torinesi (e non) in Piazza San Carlo.

TREVISO
Concerto di Capodanno con i Subsonica, all’Arena Zoppas.

FIRENZE
L’evento principale sarà il concerto di Caparezza, in piazza della Stazione (Santa Maria Novella). Per chi ha gusti più tradizionali in piazza Santissima Annunziata troverà un concerto gospel, mentre al nuovo teatro dell’opera il concerto del Maggio musicale fiorentino condotto dal maestro Zubin Metha.

RIMINI
Ospite musicale dell’edizione 2012 Franco Battiato.

NAPOLI
Ad animare piazza Plebiscito a Napoli gli Almamegretta, la storica band partenopea che festeggerà con il botto i suoi primi 20 anni di attività.

SALERNO
Per il primo anno, piazza Amendola ospita una rocker: Gianna Nannini.

BARI
Capodanno a Bari con Elio e le Storie Tese in piazza della Libertà.

A Modena ci sarà la band cittadina per eccellenza, i Modena City Ramblers, in Piazza Grande. Le fan di Valerio Scanu potranno assistere al concerto del proprio idolo in piazza ad Afragola (NA).Fonte Virgilio, 28 dicembre 2011

……Ma non c’è la crisi per cui su lavoratori  e pensionati sono piovute stangate sotto forma di tasse e balzelli e altri ancora si preannunciano nel prossimo futuro mentre sale alle stelle il prezzo della benzina, le assicurazioni rca si moltiplicano per mille, dal medico non si può andare per via dei ticket, e nei negozi  non si può entrare per via dei prezzi saliti al cielo? E nonostante tutto i sindaci d’Italia,  che piangono miseria quando si tratta di fornire servizi  decenti ai cittadini e si dicono costretti ad aumentare la reintrodotta ICI comunale per far fronte ai buchi di bilancio, creati anche dai tanti soldi buttati via,  non si tirano indietro quando si tratta di spendere soldi pubblici per intrattenere i pochi che passano la notte di Capodanno per le strade, mentre i tanti, il 99% dei cittadini italiani si domandano angosciati che sarà di loro dal 2 di gennaio. A proposito,  e i fortunati incaricati di intrattenere la gente durante la notte di Capodanno, le tasse, almeno quelle le pagano sui loro stratosferici cachet? g.

ANCHE I MONTI PIANGONO….

Pubblicato il 28 dicembre, 2011 in Costume | No Comments »

(Ansa)
mario monti,giovanni montiFestività natalizie di “lacrime e sangue” (si fa per dire) anche in casa Monti. La crisi non risparmia nemmeno il figlio Giovanni, 38 anni, improvvisamente licenziato da Parmalat, azienda dove ricopriva dal 2009 un ruolo di responsabilità in area business. Nella giornata del 27 dicembre un’agenzia di stampa ha riportato il licenziamento di Giovanni e di altri 3 manager dell’azienda.

Ne da notizia anche Lettera43, secondo cui il licenziamento di Monti jr. sarebbe stato deciso dal manager francese  Yvon Guerin, capo di Parmalat-Lactalis dopo l’acquisto del gruppo da parte della famiglia Bessnier. L’azienda però nega il licenziamento e parla di dimissioni di Giovanni Monti. Una scelta di “opportunità” per non dare troppo nell’occhio? Forse non sapremo mai la verità.

Vero è che Giovanni Monti è, come il padre, un bocconiano con master in Business administration e in Affari internazionali presso università americane. Ed è altrettanto vero che i figli “so’ piezz’e core” e lo saranno anche per Monti-robot (come nella sua parodia fatta da Crozza). Insomma, un posto al sole (e non più al latte) Monti jr.lo troverà in fretta. Fonte Ansa, 28 dicembre 2011

.…………….Cristianamente non possiamo che unirci al pianto di papà e mamma Monti per la sfortuna del figlio Giovanni…ma poi ci sovviene l’antico adagio secondo il quale un padre campa 100 figli…figuriamoci se poi il figlio è uno solo e il papà  dispone di 60000 (sessantamila) euro al mese. Certo  Monti senior deve fare qualche economia e tirare un pò la cinghia ma siamo sicuri che ce la farà ad andare avanti, sino alla quarta settimana del mese, pagando bollette,benzina,  conti del salumiere e quant’altro. Ci preoccupa una sola cosa… vuoi vedere che Monti la butta in politica e raffigura il licenziamento del figlio come una vendetta della Francia e di Sarkozy per aver fatto rialzare la testa all’Italia? Se così fosse un bel posto nella nomenklatura  postberlusconiana di certo glielo trovano al povero Giovanni. g.

IL PDL TORNA INDIETRO? SEMPRE TARDI QUANDO LO FA…

Pubblicato il 28 dicembre, 2011 in Politica | No Comments »

Il segretario del Pdl Angelino Alfano Il cuore al centro, che guarda al Partito popolare europeo e batte per la costituente di tutti i moderati. La testa al Nord, con la paura di “consegnare” sacche di elettori nelle mani degli alleati di un tempo, a quel Carroccio tornato «vergine» e populista. E il passo ogni giorno un po’ più in là, a prendere le distanze da un governo che non convince. Il Pdl è qui.
Silvio Berlusconi è tornato battagliero. «Sono in pista e ci resto» ha detto, rianimando chi, fin dall’inizio, ha visto nel governo Monti un esecutivo a termine e – soprattutto – «tecnico». I berluscones cominciano a spazientirsi. E partono i primi attacchi ai ministri, colpevoli di non occuparsi esclusivamente di far quadrare i conti (quello è il loro mandato, è il ragionamento), ma di fare politica. Si tratta di «piccoli» episodi. Vuoi il ministro della Giustizia, Paola Severino, che dice «mai più leggi ad personam», vuoi Andrea Riccardi che organizza summit “politici” con Raffaele Bonanni (vedi quello previsto a Napoli a gennaio, che si chiamerà «Iniziativa per l’Italia»). «Si stanno allargando», pensano in casa Pdl. E pronte arrivano le contromisure: «Nessun ministro usi il governo per montare o smontare operazioni e schieramenti politici», attacca Fabrizio Cicchitto. Ancora più chiaro il presidente dei senatori pidiellini Maurizio Gasparri: «Sosteniamo il governo Monti per un’opera di risanamento economico sempre più complessa, vista la crisi internazionale. Ma riteniamo che i temi della politica, della riforma elettorale, della riforma costituzionale, debbano essere competenza dei partiti politici». Orizzonti limitati, dunque: «Sarebbe ben strano se un governo tecnico si intromettesse, anche attraverso suoi esponenti, in queste vicende. E l’iperattivismo di alcuni potrebbe causare tensioni con conseguenze dannose e sconsigliabili. Il governo si limiti ai compiti per il quale è nato e per i quali ha ottenuto la fiducia. Alcuni protagonismi possono causare solo danni», sentenzia. Il Giornale, 28 dicembre 2011

..……………..Sarà  sempre tardi quando il PDL rinsavirà e toglierà la spina al peggior governo che potesse contribuire a sostenere. Il governo dei banchieri e dei manager di stato che prendono tanto e non pagano nulla quando sbagliano ormai è chiaro che ha grande voglia di mettersi in proprio e se mai lo ha fatto si è già dimenticato di aver assunto l’impegno di “non  scendere in politica”. Del resto è sempre così: quando si assaggia il dolce è difficle lasciarlo agli altri. E se il PDL continua a tenere corda a Monti e compagni (esatto, compagni…) non solo lascierà sul campo vagonate di voti a favore della Lega al nord, ma accadrà altrettanto al centro-sud a favore dell’unico che in questa faccenda ha tutto da guadagnare senza pagare scotto, cioè Casini. Si svegli il PDL e non si limiti a mugugnare (il mugugno è una pratica che non porta da nessuna parte, tant’è che il diritto al mugugno lo concesse Mussolini ai portuali di Genova!) e a diffidare Monti e compagni a non far politica. Intanto che il mugugno e le diffide arrivino ai destinatari, i “tecnici” a cui incautamente sono stati affidati i destini del nostro Paese si impadroniscono delle leve del potere e dei sistemi per mantenerlo. Dovrebbero saperlo nel PDL e dintorni. Per cui la tolgano questa benedetta spina e si vada al voto. In Spagna si è votato e non è cascato il mondo, il Grecia che sta messa molto peggio di noi ad aprile si voterà, senza drammi e piagnistei di sorta, perchè, checchè ne dica il comunista in s.p.e. Giorgio Napolitano,  le elezioni sono l’unico strumento che consente ai popoli nei paesi liberi e democratici di scegliere i propri governanti. Qualunque altro metodo è contro la democrazia e la libertà. Perciò non è il caso di tergiversare. Si voti subito, cioè ad aprile come in Grecia e chiunque vincerà si assuma la responsabilità di scegliere il bene contro il meglio, perchè, come diceva un antico adagio, il meglio è sempre nemico del bene. Infatti il  nuovo “migliore” cioè Monti (il vecchio era Togliatti…) va, almeno a parole, alla ricerca del meglio e lo ha fatto  caricando di tasse e di rinunce. Ma solo i lavoratori e pensionati, lasciando gli altri, i migliori -economicamente – indenni. Se questo è il suo meglio, se lo tenga insieme ai ricchi emolumenti che percepisce lui e la sua “casta”. A proposito di casta,  è di oggi la notizia che 14 regioni italiane hanno deliberato la eliminazione  dei vitalizi per gli ex consiglieri e il passaggio al contribuito, però dal 2015! Ma  la Regione Lazio, presieduta dalla ex lavandaia Renata Polverini, ha nel frattempo deliberato di estendere i vitalizi anche agli assessori esterni che attualmente sono 14 su 15. Bella roba. Le tasse subito,i tagli alla politica all’anno del poi. g.