Quando si dice che non tutte le ciambelle riescono col buco. E dire che quella confezionata da Napolitano per fare fuori Berlusconi già era poco credibile a caldo.

Troppe mani avevano partecipato all’impasto e alla lievitazione, dentro e fuori l’allora maggioranza. Poco credibile quella necessità di urgenza assoluta finita nel dimenticatoio un minuto dopo il giuramento del governo Monti. Troppo oscuro il percorso che aveva portato alla scelta di quei ministri così tecnici ma così ammanicati con poteri altri dalla politica. Ieri si è scoperto che la farina non veniva dal nostro sacco, ma da quello della Merkel. Lo svela il quotidiano Wall Street Journal , che racconta di una telefonata tenuta segreta fatta il 20 ottobre a Napolitano nella quale la cancelliera tedesca chiede con forza l’allontanamento di Berlusconi e in cambio promette aiuto e comprensione per l’Italia.Non sappiamo che assicurazioni abbia avuto da Napolitano, certo è che solo quattro giorni dopo, il 24 ottobre, la cancelliera si sentiva certa che Berlusconi era finito, al punto da ridere di lui durante la conferenza stampa del G8 insieme al sodale Sarkozy.

Passano due settimane e la Merkel è accontentata. Napolitano nomina Monti senatore a vita. È lo stesso Monti che ha raccontato come è andata: «Ero a Berlino e ho ricevuto una telefonata del Quirinale che…». A Berlino? Ma guarda la coincidenza. Ovviamente ci sarà una spiegazione anche a questo, speriamo che non sia come quella data ieri da Napolitano sulla telefonata: sì, c’è stata, ma abbiamo parlato d’altro. Già, del tempo o forse della comune fascinazione giovanile per il comunismo: lei in carriera nella Germania dell’Est, lui a stendere comunicati a favore dell’invasione russa dell’Ungheria e contro il Nobel al dissidente Sacharov.

Insomma, in ottobre il Paese non era in pericolo, non più di quanto lo sia adesso. Altri interessi hanno portato alla sceneggiata istituzionale. Quelli del comunista Napolitano sono ovvi e noti. Quelli della Merkel meno. Non credo che la signora si sia vendicata per aver appreso da una intercettazione illegale che Berlusconi la chiamava in privato, e da buon cronista, «la culona». No, credo che più che la signora abbia circuito, insieme a mister Obama e a Sarkozy, nonno Napolitano per piegare l’Italia al loro volere su questioni altre, tipo Libia, asse con Putin, oleodotti e altri mega affari.

Ma su questo ne sapremo di più alla prossima telefonata con gli ordini per Quirinale e Palazzo Chigi. Alessandro Sallusti, Il Giornale 31 dicembre 2011

.……………..L’anno si chiude con questa “bella” notizia, quella svelata dalla stampa americana secondo cui quella di Berlusconi sarebbe stata una vera e propria defenestrazione chiesta dalla Merkel a Napolitano e da questi eseguita. Sulla vicenda, che il colle sul quale regna Giorgio 1°  s’è precipitato a smentire,  infuria la polemica e la Lega, per bocca di Calderoli,  che come riferisce Sallusti svela retroscena inquietanti, chiede che venga istiuita una commissione d’inchiesta che faccia luce e sopratutto faccia verità. Non crediamo molto alle commissioni di inchiesta e non ci interessano tra 30 anni le pasticciate conclusioni. Restiamo al presente. Ci pare che a rivedere il film delle dimissioni di Berlusconi, della nomina dell’anonimo Monti a senatore a vita, della sua urgente “chiamata” al capezzale dell’ammalato, cioè l’economia italiana,  nella veste di inedito “uomo del colle”, la cura da cavallo a spese dei soliti poveri prescritta dal governo dei tecnici superbravi, tutti sino a poco prima burocrati ben pagati, la presa d’atto che la cura non è servita a niente e che i superbravi sono al più ottimi superasini, ecco a rivedere questo film non c’è da stupirsi che le rivelazioni della stampa estera siano vere, esatte al millesimo. Del resto basta pensare all’ottimo esecutore della congiura di palazzo,  cioè a Napolitano. Come ricorda Sallusti, Napolitano è lo stesso signore che nelle giornate che videro la “meglio gioventù″ ungherese morire sotto i cingoli dei carri armati sovietici,  stilava dichiarazioni di sostegno alla’armata rossa, rossa come il sangue dei martiri ungheresi, è lo stesso signore che si indignava per il Premio Nobel al dissidente sovietico Sacharov, lo stesso che all’alba del 20 agosto 1968, mentre a Praga la breve Primavera dubcechiana era stritolata dalla invasione ordinata dalla gerontocrazia al potere nella Russia poststaliniana, insomma è lo stesso signore che da sempre è stato uno straniero in Patria. Ora avrebbe solo cambiato  “padrone”: dalla Russia alla Germania, ma sempre con lo stesso intento, cioè far soccombere gli interessi nazionali. Certo ne ha fatto di strada Napolitano. Da modesto funzionario comunista della corrente migliorista del PCI guidata da Giorgio Amendola a potente  plenipotenziario tedesco in Italia. Tanto potente da essere riuscito lì dove non era riuscito Togliatti: imporre il potere dei soviet dimissionando la democrazia e commissariando il Parlamento eletto dal popolo, quindi sostituendosi al popolo. Peggio di così non potevamo chiudere questo 2011, decennale delle Due Torri. Augurarci che il 2012 sia migliore ci pare ritualmente inutile fino a quando le forze politiche in un sussulto di dignità non decideranno di cambiare strada e recuoerare a se stesse al nostro Paese dignità e autonomia. Entrambe sono indispensabili per ritornare ad essere credibili, dentro e fuori dei confini nazionali. Comunque, auguri Italia!  g.