Ieri guardavo il premier Mario Monti parlare al Senato. Noioso. Capisco che ci sia poco da ridere, ma il nostro premier va molto oltre, è l’immagine della tristezza.

Uno lo guarda, lo ascolta, e si deprime. Non è un insulto, ma una banale considerazione. Monti è in buona compagnia: Giacomo Leopardi, sommo poeta, fece l’elogio della noia come «il più sublime dei sentimenti umani». Banchieri e intellettuali hanno evidente almeno un punto in comune: il lusso del pessimismo. Noi comuni mortali non possiamo permettercelo: ci tocca alzarci la mattina e sperare che giri bene. E invece non ci parlano che di pensioni, di tasse, di spread. Si punisce chi fuma, chi vuole avere una bella macchina, chi ha una barca, chi si è comperato una casa e chi ha due risparmi da parte. Dobbiamo diventare tutti perfetti e anche un po’ modesti, come ci vorrebbe anche quel gaglioffo di Di Pietro che in vita, privata e pubblica, ne ha combinate (e ne combina) più di Bertoldo.

Stiamo andando verso uno Stato etico, oltre che di polizia. Un manipolo di ricchi e tristi signori che ci impone con la forza ( delle leggi e dei controlli) di diventare morigerati e più poveri. Dicono: ce lo impone la situazione. Già, ma forse la situazione imponeva alla prima banca italiana (Unicredit) di non dare, solo pochi mesi fa, 40 milioni di liquidazione al suo manager (Profumo), ritenuto inadeguato dagli azionisti. Eppure è successo, e ora paghiamo noi il conto con l’aumento delle sigarette. Smettere di fumare fa bene, è fuori dubbio, ma vorrei vivere in un Paese dove la scelta sia libera e non condizionata o imposta dal governo dei puritani. Per fortuna in serata a distrarci, e a divertirci un po’,ci ha pensato Enrico Mentana con il giallo delle sue dimissioni ma non del tutto. È come passare dalla Corazzata Potemkin a Vacanze di Natale dei fratelli Vanzina. Almeno per lui,l’incasso è assicurato. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 15 dicembre 2011

.…………..Nel mitico e ormai lontanto “68″ si gridava nelle piazze di tutta Europa: la fantasia al potere. E molti la considerarono un’utopia e lo era. Ma non era meglio l’utopia di una irraggiungibile meta piuttosto che il grigiore di una classe dirigente impostaci con la forza senza alcun consenso, nè formale, nè virtuale che governa all’insegna della tristezza? La tristezza è l’anticamenra della disperazione e della depressione: Monti e il suo govenro rischiano di portarci al suicidio non necessariamente materiale ma con le stesse conseguenze. Quando ad un intero popolo si toglie la speranza lo si induce al suicidio. Complimenti al re e imperatore Giorgio 1°: ciò che non riuscì 65 anni fa al suo ispiratore politico, Togliatti, è riuscito a lui. E’ riuscito a togliere al popolo italiano anche la voglia della speranza issando sullo scranno del comando un uomo grigio, in tutti i sensi. g.