Nella vita c’è sempre una seconda chance. Forse è questa la morale insita nella scelta di Mario Monti di nominare Giuliano Amato super consulente sui finanziamenti di partiti e sindacati.

Giuliano Amato

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Perché dopo una carriera istituzionale durata 40 anni, dopo due presidenze del Consiglio, dopo essere stato ministro degli Interni, delle Riforme Istituzionali, del Tesoro, magari l’ex socialista riuscirà a partorire qualche efficace consiglio sulla disciplina dei partiti. Non ci è riuscito nella sua vita politica, magari ci riesce adesso.

Tuttavia, al netto di ogni ottimistica speranza e di ogni elargizione di fiducia, è indubbio il merito del premier Monti: resuscitare i morti. E se a ciò si aggiungono le malefatte e i provvedimenti di Amato, il quadro non promette niente di buono.

Infatti, il Dottor Sottile (epiteto che il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari affibiò ad Amato con doppio riferimento alla sua sagacia politica e alla gracilità fisica) è passato alle cronache per aver invocato a gran voce – quando nel 1992 era premier – una riforma delle pensioni. Riforma che si premurò di fare, colpendo le nonnette di provincia, spaventando milioni di padri di famiglia e cancellando ogni certezza sul futuro previdenziale. Sforbiciò tutte le pensioni, insomma. Eccetto la sua, però.

Infatti, come ricorda Mario Giordano nel suo libro “Sanguisughe“, “alla fine di ogni mese, Amato incassa la bella cifra di 31.411 euro…dal 1 gennaio 1998 incassa una pensione Inpdap da ex professore universitario di 12.518 euro netti al mese, cioè 22.048 euro lordi, che corrispondono esattamente a un totale annuo di 264.577 euro. Però non s’accontenta. E dunque, visto che i sacrifici sono necessari, ai 12.518 euro netti che gli entrano in tasca ogni mese aggiunge la pensioncina da parlamentare (9.363 euro). In totale appunto 31.411 euro lordi al mese, circa 17mila euro netti”.

E, almeno di cambiamenti di pensiero, Amato non è disposto a ritoccare un centesimo della sua pensione. Lo spiegò l’anno scorso a Otto e Mezzo, la trasmissione di Lilli Gruber su La7, dove alla precisa domanda: “E’ disposto a ridursi la pensione d’oro?“, rispose con un chiarissimo: “Non capisco la domanda”, pur ammettendo di avere una “pensione alta”, dovuta al fatto che “ho passato gli ultimi anni della mia carriera all’Antitrust i cui componenti avevano trattamento della Corte Costituzionale”.

Ad Amato si deve inoltre una manovra lacrime e sangue fatta di incrementi di tasse e provvedimenti discussi. Uno su tutti: il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti degli italiani con tanto di effetto retrodatato.

Adesso, il giurista è incaricato “di fornire al premier analisi e orientamenti sulla disciplina dei partiti per l’attuazione dei principi di cui all’articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta o indiretta, ai sindacati.

Lo stesso giurista che anni fa in un’intervista a La Stampa, citata da Marco Damilano sul suo blog, forniva la sua interpretazione sui costi della politica, in particolare dei partiti: “Non so quanto realmente costino i partiti. Certo molto più di quello che ricevono come contributo statale, anche perché hanno strutture ormai eccessive. Va comunque cambiato il sistema di finanziamento. Vanno ammessi anche contributi più elevati di gruppi industriali, che li devono esporre nei propri bilanci”.

Dopo un referendum (tradito dalle forze politiche) che aboliva il finanziamento pubblico ai partiti e dopo decenni di possibilità decisionale tale da poter metter mano alla questione, Giuliano Amato ce la può fare. Almeno, così pensa Monti. Domenico Ferrara, Il Giornale, 2 maggio 2012

………….Nulla da aggiungere. Solo che la scelta di Monti  con Amato è in linea con la scelta di Napolitano con Monti. g