Rompe la consegna al silenzio, e si confessa, Lea Cosentino, l’ex manager in carriera della Asl barese coinvolta nelle indagini sulla sanità in Puglia e protagonista del procedimento che vede Nichi Vendola indagato per averle imposto di riaprire un concorso così da far vincere un medico che il poeta della politica riteneva il più meritevole per il posto di primario di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo di Bari: «Al contrario di quello che dice il governatore Vendola, nei suoi confronti non nutro rancore, ripicca, voglia di rivalsa.

Lea Cosentino, ex dg della Asl di Bari

Si lamenta del fatto che lui sarebbe stato indagato per colpa mia, come se il suo coinvolgimento nella vicenda del primario Paolo Sardelli, dipendesse da una sorta di vendetta da parte mia, per essere stata licenziata da lui. Gli sfugge che anche io sono indagata nello stesso procedimento, e che le mie dichiarazioni ai magistrati baresi non accusano solo lui, ma anche me stessa. Di fronte a precise contestazioni da parte dei pm mi sono limitata a dire quella verità che Nichi conosce benissimo riguardo a quel concorso e a quel primario. La verità è verità, i fatti sono fatti. Ma Vendola, come sempre, ha agito da politico astuto»

In che senso?
«Ha giocato d’anticipo, annunciando lui stesso di essere indagato, e spostando l’attenzione su di me per disegnarmi come un’accusatrice livorosa. Ha provato a sfruttare ancora una volta la buona stampa di cui gode, ma quando il giorno dopo è finito sotto inchiesta anche per la vicenda dell’ospedale Miulli, s’è accorto che non poteva più scaricare su di me (che nulla c’entravo) o su altre persone un tempo a lui vicine. Quel suo successivo riferimento alla sanità gestita come un casinò non merita commenti…»

Torniamo alla storia del primario. Come andò?
«Quel che sapevo l’ho messo a verbale. La verità è lì. Faccio però presente che, per un’altra storia relativa a un concorso, con un medico che poi non è nemmeno diventato primario, la sottoscritta si è fatta cinque mesi di arresti domiciliari. E ho detto tutto».

Vendola sostiene che si è battuto perché, a suo avviso, quel medico era il migliore.
«Nessuno sostiene il contrario. Quel medico è persona di assoluto valore, e immagino che se avesse partecipato a quel concorso lo avrebbe vinto. Il problema è che Sardelli a quel concorso non partecipò. Già all’epoca feci presente che, avendo rinunciato a presentare domanda non potevamo più riaprire i termini del concorso. Ma Vendola mi disse, riapri, “ti copro io”. Anche se non ero d’accordo, alla fine riaprii i termini. Col senno di poi, penso di aver sbagliato. Se ci sono delle regole, questa vanno rispettate, da tutti. Non credo sia previsto che la politica possa forzare la mano per promuovere persone che si reputano le migliori. Per scegliere i migliori ci sono i concorsi».

È vero che con Vendola eravate in grande sintonia e che stava per nominarla assessore alla Sanità?
«Vero, basta anche ascoltare alcune intercettazioni per riscontrarlo. Quell’ipotesi per me è stata l’inizio della fine. Vendola ha messo tutti contro tutti. Prima Tedesco era il suo “fiore all’occhiello”, poi il testimone doveva passare a me, dopo è toccato a Fiore. Tutti hanno avuto problemi, anche giudiziari, e tutti – con più o meno riguardi – siamo stati messi da parte da Nichi. Il quale non si fa mai carico della propria “famiglia”, diciamo così. È un bravo padre finché tutto va bene, ma è pronto a scaricarti al primo problema. Lo ha fatto con Tedesco, con me. Non so con Fiore, che comunque s’è dimesso anche lui poco prima di finire indagato per la storia del Miulli».

Ma le avvisaglie da dove arrivano? Intuito o soffiate?
«Questo non so dirlo. Ho fatto denunce per documenti secretati messi in circolazione e che sono stati utilizzati per farmi fuori. Faccio presente che certe volte la Regione aveva prima di me atti di indagine e intercettazioni. Recentemente ho addirittura scoperto che in un’altra indagine esistono intercettazioni che mi riguardano e che non sono mai state depositate».

Si sente vittima di un complotto?
«Guai a fare la vittima. È però indiscutibile che sono finita al centro di incroci pericolosi, troppo pericolosi per una dirigente di Asl.

Questo sistema mi ha schiacciato».

È il sistema cui accenna il pm Digeronimo quando dichiara che «con Vendola al potere non c’è più spazio per la legalità»?
«Chiedetelo al pm. Io penso solo che fino a quando la sanità in Puglia continuerà ad essere organizzata così, con la politica a influenzare tutto, le aree grigie e gli interessi stratificati continueranno a fare danni».

Inchiesta e intervista a cura de IL GIORNALE, 3 MAGGIO 2012