Carte alla mano, si può trarre subito una conclusione sulla gestione dei fondi destinati al funzionamento dei gruppi politici del Consiglio regionale del Lazio. La Giunta regionale e, di conseguenza, la governatrice dimissionaria Renata Polverini, non poteva non conoscere l’aumento dei finanziamenti e la loro entità. Le comunicazioni dell’ex segretario generale della Pisana Nazzareno Cecinelli alla Direzione generale Bilancio e ragioneria della Regione che fa capo all’assessore Stefano Cetica – braccio destro della Polverini – che pubblichiamo in queste pagine lo dimostrano. La governatrice ha sempre sostenuto di non essere a conoscenza del fatto che i gruppi avessero a disposizione «tutti quei soldi». Una posizione alla quale l’opposizione ha sempre ribattuto contestando alla Polverini di essere lei stessa consigliere regionale. Ma anche il centrosinistra sapeva. E approvava. Com’è stato possibile che quei fondi siano aumentati in due anni e mezzo di 14 volte, passando da uno a 13,9 milioni di euro? Tutto nasce nell’estate del 2010, quando l’assessore Cetica porta in aula il subemendamento all’assestamento di bilancio. Il comma 27 prevede la modifica dell’articolo 3 bis della legge 6 del 1973 che disciplina il funzionamento dei gruppi. Il nuovo testo permette di utilizzare i soldi pubblici per «spese di aggiornamento studio e documentazione» compresa l’acquisizione di «collaborazioni» (e non più solo di «consulenze qualificate e collaborazioni professionali di esperti», come recitava il testo precedente). È un passaggio importante, perché conferma quanto dichiarato ieri nell’intervista esclusiva rilasciata a Il Tempo dal presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese. Una volta impedita la modifica del regolamento sul personale (che imponeva un tetto di 12 collaboratori di segreteria seppur in presenza di gruppi con più di 12 consiglieri), i partiti hanno trovato un altro modo per risolvere il problema: cambiare la legge sul funzionamento dei gruppi, consentendo l’utilizzo dei fondi per i collaboratori. Una soluzione proposta dall’assessore al Bilancio Cetica e votata in Consiglio. Una volta approvata tale modifica, è stato necessario aumentare i fondi destinati ai gruppi per poter rendere applicabile il nuovo testo della legge. Del resto, il comma 2 dello stesso articolo 3 bis della 6/1973 prevede che «il contributo è quantificato annualmente e assegnato ai gruppi consiliari, nell’ambito degli stanziamenti iscritti in bilancio, con deliberazione dell’Ufficio di Presidenza». E anche qui tutto combacia con la ricostruzione fatta da Abbruzzese, che ha parlato di un accordo raggiunto in commissione Bilancio tra i partiti e poi ratificato all’unanimità dall’UdP, dove sono presenti Pdl, Udc, Pd, Lista Polverini, IdV. Tutte le delibere sono state tempestivamente comunicate alla Giunta. L’esecutivo Polverini sapeva e finanziava i gruppi, l’Ufficio di Presidenza dava attuazione agli accordi e i consiglieri incassavano. Era il 26 gennaio 2010, la Polverini doveva ancora insediarsi. La deliberazione 6 del 2010 dell’UdP presieduto da Bruno Astorre (Pd) assegnava ai gruppi un milione per il 2010. Ma la delibera 90 del 14 settembre 2010 – dopo l’elezione della Polverini e l’approvazione della manovra d’Aula – delibera di «quantificare la somma di 4,4 milioni da destinare ai gruppi consiliari nell’anno 2010», di far gravare la somma sul capitolo R11502 (il numero 5 del Consiglio) e di autorizzare il segretario generale del Consiglio a ripartire i fondi tra i gruppi. Altri 4,4 milioni, per un totale di 5,4. Il segretario generale Cecinelli però fa anche un’altra cosa. Informa la Direzione bilancio, ragioneria, finanza e tributi della Regione, che fa capo all’assessorato. Dal capitolo R11504 (spese di cancelleria, posta e servizi telefonici) vengono tolti 11,5 milioni e così riassegnati: 4,4 al funzionamento dei gruppi (capitolo R11502), 750mila alle spese di rappresentanza del presidente del Consiglio e dell’UdP (R11501) e 6,3 milioni al capitolo R11503 (consulenze). Due considerazioni. La Giunta sapeva. E i soldi non sono stati tolti agli assessorati, né alla sanità, né al welfare. Quei soldi – come sostenuto da Abbruzzese – sono stati recuperati dal bilancio del Consiglio, dalle spese di cancelleria. Una manovra che verrà effettuata altre volte nel 2011 con le delibere 14 del 10 febbraio, 33 del 5 aprile, 72 del 19 luglio e 86 dell’8 novembre. La prima conferma gli importi delle delibere 6 e 90 del 2010. La seconda toglie 3,1 milioni alle consulenze (capitolo R11503) e ne assegna 3 ai gruppi (R11502). La delibera 72 del 2011 rileva – come la precedente – la necessità fatta presente dal responsabile della Funzione strumentale trattamento dei consiglieri, Maurizio Stracuzzi, «di aumentare lo stanziamento del capitolo R11502 (quello per il funzionamento dei gruppi ndr) di 3 milioni in quanto i fondi disponibili ad oggi (luglio 2011 ndr) non sono sufficienti per la liquidazione a favore dei gruppi di risorse economiche dovute in applicazione della legge regionale 6/1973». Così vengono tolti altri 9,5 milioni alle spese di cancelleria e assegnati 3 milioni ai gruppi e 3,5 milioni per il compenso dei consulenti (capitolo R11503). La delibera 86 dell’8 novembre 2011, infine assegna altri 2,5 milioni ai gruppi «per stanziamento da legge di bilancio di previsione non sufficiente». La manovra è la stessa: vengono tolti 3,5 milioni dalle spese postali, telefoniche e di cancelleria (capitolo R11504) e assegnati i soldi ai consiglieri, alle spese di rappresentanza del presidente (500mila euro sul capitolo R11501) e 500mila euro per i lavori di ristrutturazione e messa a norma degli immobili. A quanto ammontano dunque gli aumenti stanziati per le spese variabili di funzionamento e l’attività politica dei gruppi consiliari? Esattamente agli 8,5 milioni di euro (con tre diverse delibere rispettivamente da 3, 3 e 2,5 milioni) citati da Abbruzzese nell’intervista, cui vanno aggiunti 5,4 milioni di contributi fissi. Anche in questo caso la giunta era costantemente informata. Tutte le variazioni di bilancio sono state comunicate da Cecinelli a Marco Marafini – direttore della Direzione generale Bilancio e ragioneria, dirigente molto quotato in via Cristoforo Colombo e dato in costante ascesa – e Roberto Di Cicco, dirigente Area Ragioneria ed Entrate. Il 23 novembre 2011 Cecinelli invia alla giunta le tre delibere relative alle variazioni al bilancio di previsione 2011, rimanendo «in attesa di un pronto positivo riscontro». Nessuno ha mai obiettato nulla. Almeno fino al deflagrare del caso Fiorito e alla successiva inchiesta aperta dalla magistratura. Il Tempo, 22 ottbre 2012