Le liete notizie, quanto le cattive, non vengono mai sole. La prima è che Alessandro Sallusti ha ottenuto la grazia dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, quindi riconquista subito la libertà che una sentenza stravagante gli aveva ingiustamente tolto; la seconda è che Mario Monti ha annunciato formalmente le dimissioni e, mentre scriviamo, si accinge a salire al Colle per rassegnarle nelle mani del presidente della Repubblica.

Si chiude così una brutta esperienza tecnica durata oltre un anno e se ne apre una probabilmente peggiore. Il Professore ha strappato un egregio risultato, bisogna riconoscerlo: è diventato simpatico ad Angela Merkel e ai grigi personaggi della Ue, avendo ubbidito loro in tutto e per tutto. Per il resto, gli indicatori economici dimostrano che la sua gestione è stata fallimentare: il Pil è diminuito, i consumi pure, la produzione idem; in compenso, sono aumentate le tasse e – miracolo – il gettito complessivo è calato. L’unica eccellente riforma del governo è stata quella delle pensioni (con vent’anni di ritardo), firmata dal ministro Elsa Fornero che, non a caso, viene attaccata o schernita ogni giorno. Roba da matti: le persone serie fanno ridere gli sciocchi.

Quando nelle pubbliche discussioni (televisive, specialmente) si fa notare che i numeri sono impietosi col bocconiano e documentano il suo disastro, c’è sempre qualcuno pronto a contestare: afferma che senza Monti le cose sarebbero precipitate. Peccato che non esista controprova. Al premier va concessa un’attenuante generica: gli è toccato lavorare con una maggioranza pasticciata e pasticciona, e con partiti capaci di tutto e buoni a nulla: non sono nemmeno riusciti in 13 mesi a cambiare la legge elettorale, il famigerato Porcellum che, dunque, è in vigore e provocherà altre porcate, a cominciare dalle prossime elezioni politiche.

Il rilancio dell’economia, sul quale si puntava per raddrizzare le gambe storte di tante aziende martoriate dalle imposte e da una burocrazia cieca e bieca, è rimasta lettera morta. La spesa pubblica eccessiva (gonfiata da mille sprechi) non è stata sfiorata perché i partiti, ogni volta che comparivano le forbici, facevano scattare veti incrociati, e l’esecutivo era costretto a riporre le cesoie nel cassetto. Insomma, se Monti non è stato in grado di compiere il prodigio di sistemare i conti, non è (soltanto) colpa sua, ma di un sistema unanimemente considerato marcio eppure immodificabile, causa cattiva volontà e ottusità di senatori e deputati.

Dopo le elezioni, fissate a febbraio, assisteremo pertanto al solito teatrino: confusione in Parlamento, una maggioranza inconsistente, un governo instabile e impossibilitato a realizzare un qualsivoglia programma decente. Nonostante ciò, Monti non resiste alla tentazione di mettere i piedi nel piatto della politica, e lo fa nel modo più sbagliato, capeggiando una lista eterogenea di pseudocentristi, vecchi arnesi vissuti trent’anni nel Palazzo e terrorizzati all’idea di dover sloggiare. Una lista che non vincerà mai e che si limiterà a sottrarre voti a forze più attrezzate per guidare il Paese.

La decisione (se non muterà) del premier uscente è tecnicamente incomprensibile: egli si butta nella mischia declassandosi da uomo sopra le parti a uomo di parte. La parte meno affidabile. Un senatore a vita, capo dello Stato in pectore, forse meritava un destino diverso. Vittorio Feltri, 22 dicembre 2012

……..Liberi, si, e forse, anzi,  certamente per sempre, da Monti. Intanto pochi minuti fa io Quirinale ha diramato il comunicato ufficiale nel quale si annuncia la firma del decreto da parte di Napolitano di scioglimento delle Camere e l’indizione delle elezioni politixhe per il 24 e 25 febbraio 2013. E poi assume sempre più certezza che Monti, per il quale il PDL apertamente, gli altri, meno i cosidetti centristi, più velatamente hanno sottolineato il fatto che il premier di un governo tecnico non eletto non può partecipare alle elezioni perchè ciò snaturerebbe il carattrere terzo e super partes del governo, nella ormai imminente conferenza stampa,  nel corso della quale tenterà di vendere per successi i suoi  clamorosi insuccessi, si guarderà bene dall’annuncisare una sua candidatura. E tanto ciò è cvero che i montiani, un pò tutti, stanno già tentando di trovare soluzioni alternative per arginare quella che si prospetta come una clamorosa debacle. Domani è vicino e tutto sarà più chiaro. Per il momento godiamoci l’allontanamento dal potere del peggior premier che l’Italia abbia mai avuto e del miglior amico dei nostri concorrenti europei. g.