Ecco svelato il trucco del governo tecnico. Ieri è scattata la fase due del presidente Napolitano per togliere dalla scena politica il centrodestra e Silvio Berlusconi, dati per morti un anno fa e invece ancora vivi, tanto da spaventare chi già pensava, la sinistra, di avere in pugno il Paese.

Il presidente del Consiglio Mario Monti lascia il Quirinale

Col cavolo che Monti si farà da parte, come giurato il giorno del suo insediamento e ripetuto strada facendo, al termine del suo mandato. Scherzava, o meglio ci ha preso in giro. Lo avrebbe forse fatto se le cose fossero andate come deciso nel tardo 2011 nelle segrete stanze del Quirinale in collegamento con altre stanze, quelle cosiddette sacre del Vaticano. E cioè: abbiamo un anno di tempo per fare implodere il Pdl e consegnare il governo a una sinistra debole e inadeguata, quella di Bersani, ma a quel punto senza rivali.

Non è andata così. Sia pure tra tira e molla, tensioni e litigi, Berlusconi è riuscito nel miracolo di tenere insieme la baracca e, cosa inaudita, di trovare il coraggio e la forza per ritornare in campo. Cribbio, avrà detto Napolitano, di questo non ce ne liberiamo più. E allora ecco il piano B. Ha convocato il soldatino Monti, che nel frattempo si è pure montato la testa nonostante il suo gradimento tra la gente sia in picchiata. I due si sono fatti dettare dalla Merkel un’agenda lacrime e sangue sulla quale fare confluire i rottami della Prima Repubblica (Casini e Fini), un po’ di cattocomunisti (Riccardi e Olivero delle Acli) e una spruzzata di società civile molto chic (Montezemolo). Per fare cosa? Ovvio: aiutare la sinistra a vincere le elezioni ma, soprattutto, a governare dopo. Già, perché con un centrodestra in ripresa, e un Grillo acchiappavoti, Bersani e il Pd non avrebbero comunque i numeri sufficienti al Senato per fare di testa loro.

Dopo la truffa del governo tecnico, ecco quella del Centro europeista. Ma quale Centro. Monti è il nuovo leader, designato da Napolitano, della sinistra italiana. A Bersani il ruolo di comprimario, utile idiota, insieme a Casini, di un piano che passa sopra la sua testa e che lo costringerà a rinunciare a fare il premier, a favore di Monti, anche se vincente alle elezioni. È la classica operazione concepita a tavolino, l’ennesimo disperato tentativo di fermare il centrodestra e rimettere all’angolo i liberali. Ma come spesso capita in questi casi, si fanno i conti senza l’oste. Che piaccia o no, gli italiani dovranno deporre una scheda nell’urna. E, a quel punto, vedremo se sceglieranno una sinistra, sia pur mascherata, di tassatori inciucioni a caccia di poltrone o chi si impegna a liberarci dal giogo che sta uccidendo famiglie ed imprese. Il Giornale, 24 dicembre 2012

.……Intanto bentornato alla libertà ad Alessandro Sallusti e alla piena responsabilità del quotidiano che dirige e le cui battaglia sono alla base della vendetta giudiziaria di cui Sallusti è stato vittima. Quanto a Monti e alla sua quasi candidatura,  come l’ha definita l’ex ministro Tremonti non senza giustificata ironia, è evidente che l’uomo, rozzo all’interno della corazza di apparente cortesia, pieno di sè quanto basta a riempire una catena di navi mercantili e altrettanto incompetente,  l’ha presa proprio male  per essere stato costretto  a lasciare il posto in prima fila, al centro, che gli era stato   riservato da Napolitano con tanto di paghetta anticipata (laticlavio a vita, tanto per gradire) per tornare ad un governo eletto dal popolo come vuole la democrazia e la carta costituzionale del nostro Paese che non può servire solo per lucrose comparsate in TV di un comico sempre più guitto e sempre meno interprete delle lacrime e sangue che gli italiani stanno pagando per colpa di Monti. Ma Monti se ne deve fare una ragione e a nulla gli servirà insultare con gelida cattiveria il suo predecessore che non solo gli ha consentito di rimanere in sella per un intero anno nonostante la quasi totalità dell’elettorato di riferimento, bersaglio delle leggi ad mortem di Monrti e compagni, manifestasse ogni giorno la sua contrarietà ma che un ventennio addietro lo nominò, illustre sconosciuto,  commissario europeo per conto dell’Italia, posto che ha conservato anche con il centrosinistra e del cui lavoro non è rimasta gtraccia alcuna. Monti s’è rivelato in quesgte ultime oree per quel che è davvero: vanitoso, bizzoso, insolente e cattivo, sopratutto cattivo, nella convizione di essere il migliore, e addirittura insostituibile. Poveraccio,  non sa che tutti sono utili e nessuno è indispensabile, e  benchè egli sia o si professi essere un professorone, finge di non  sapere che questo lo sanno tutti, sopratutto i cosiddetti centristi dei quali vuol servirsi per avere questa patente di insostituibilità, mentre  a loro volta i cosiddetti centristi, quelli di lungo corso e i sopravvenuti, da Monterzemolo a  qualche cattocomunista di ritorno, di lui vogliono servirsi per fare i propri comodi. Si tratta di un gioco di specchi che cesserà quando anche  contro uno solo degli specchi uno dei giocatori urterà la faccia. E allora saranno dolori, anzi risate, con Monti che, per una volta d’accordo con Grillo,   non sarà altro che uno dei tanti figuranti, mafgari addormentato sugli scranni del Senato dove furbescamente ha preteso di posare le terga  prima di combinare i guari di questo straziante  anno di dolori e di tasse. g.