A tre giorni dalla fine della campagna elettorale Mario Monti passa da un forum a una tv mostrando tutti i suoi timori per il risultato di lunedì. Non è bastato togliersi il loden per rincorrere due avversari come Berlusconi e Bersani. Oltre a mancargli il fiato, al premier mancano i numeri e qualche volta la lucidità, quella necessaria per non fare di ogni intervista un attacco al Cavaliere e soprattutto per non scivolare su pesanti gaffe. Tutti i candidati dovrebbero mettere al primo punto del loro programma (e della loro strategia) il rispetto dei cittadini elettori. Monti invece pur di attaccare il Cav dice che «se gli italiani votano ancora Berlusconi, il problema non è lui ma sono gli italiani». Un ottimo modo per tornare a mostrare quel distacco e quella sicumera del tecnico al governo al quale non serve niente, tanto meno il voto della gente che continua a votare centrodestra.

I timori, mascherati da stizza, crescono perché le critiche arrivano anche da oltre confine. Munchau, l’editorialista del Financial Times, ha scritto chiaramente che la politica d’austerità di Monti è sbagliata ed è giusta l’idea di Berlusconi di tagliare le tasse. A chiusura di giornata l’ultima gaffe è stata quella sulla Merkel, la cancelliera amica di Monti, «usata» per dire che non sarebbe contenta di vedere Bersani al governo. I tedeschi, lo sa bene il Prof, sono precisi e non inclini alle bugie e così hanno risposto immediatamente: «La Merkel non si è espressa sulle elezioni italiane e non lo ha fatto neanche in passato». Che giornataccia. E siamo a meno tre giorni. C’è tempo per segnare ancora qualche altro autogol.  Sarina Biraghi, Il Tempo, 22 febbraio 2013