Sintesi del primo round post elettorale. Primo: la magistratura conquista la seconda carica dello Stato grazie all’elezione a presidente del Senato di Piero Grasso, già pm e procuratore antimafia. Secondo: i comunisti, con Laura Boldrini (una terzomondista, giustizialista e arrogante) si prendono la terza carica, quella di presidente della Camera. Terzo: i grillini dell’antipolitica si concedono subito il più classico dei riti politichesi, l’inciucio: grazie ad alcuni di loro infatti Bersani ha ottenuto i voti necessari per fare eleggere Grasso al Senato. Quarto: Monti si è definitivamente bruciato dimostrandosi per quello che è: un pasticcione egocentrico e incapace che dopo quella elettorale incassa un’altra umiliazione, tentando inutilmente di farsi eleggere presidente del Senato. Quinto: chi nel Pdl pensa ancora che con tutta questa gente si possa dialogare o cavare un ragno dal buco esce scornato: noi liberali saremo soli a difendere i nostri diritti, le nostre libertà e il nostro presidente Silvio Berlusconi, inseguito anche ieri da pm impazziti.

Morale: magistrati e comunisti, con l’aiuto di quel furbetto in malafede di Grillo, dopo aver preso possesso delle istituzioni ora proveranno a prendere quello del Paese. Non c’è progetto politico, solo la voglia di sovvertire il risultato delle elezioni togliendo di mezzo il centrodestra che alla vigilia era stato dato per morto ma che nelle urne morto non era. Non ce la faranno, perché governare è un fatto politico e non aritmetico, ma è sicuro che le proveranno tutte.
Ieri, nel suo discorso di insediamento, Piero Grasso ha ricordato Aldo Moro, di cui ricorreva l’anniversario del sequestro. Ha detto, il neopresidente del Senato, tante parole retoriche sullo statista ucciso dalle Br, ma ha volutamente omesso quelle più importanti, urlate da Moro in faccia a magistrati e giustizialisti: «Sia chiaro a tutti, la Dc non si farà processare nelle piazze e nelle aule». Un altolà che calmò gli animi e riportò buonsenso. Ecco, rompiamo noi i troppi silenzi e l’omertà dello smemorato neopresidente del Senato: attenti, noi moderati e liberali non ci faremo processare nelle piazze e nelle aule. Perché la questione la si risolve nelle urne. Anche se la piazza, sia chiaro, non ci fa paura e se sarà il caso sapremo usarla. Il Giornale, 17 marzo 2013

.………..E, aggiungiamo noi, non possiamo consentire che il cenrodestra venga vilipeso da qualche giornalistina da quattro soldi. E’ accaduto oggi, in Tv, su RAI 3, nell’intervista ad Alfano da parte della signora Annunziata, che vanta tanti meriti ma ovunque sia andata ha collezionato altrettanti flop. Costei, saccente e sprezzante, rivolta ad Alfano che rivendicava al centrodestra il diritto di indicare il nuovo Capo dello Stato dopo l’occupazione militare del Parlamento da parte del PD e la elezioni degli ultimi tre capi di stato di sinistra, la giornalista,   dipendente del servizio publico, pagato e pagata  con i soldi dei contribuenti italiani, tra cui i 10 milioni di elettori che appena due settimane fa hanno votato centrodestra, si è permessa di definire “impresentabile” il centro destra. Incalzata da un furente e pur calmo Alfano che ironicamente, ma non troppo, le ha chiesto dall’alto di quale cattedra etica si fosse permessa di insultare il centrodestra, la balbettante giornalista si è giustificata citando il caso della “marcia” dei parlamentari del PDL dinanzi al Tribunale di Milano. Una toppa peggiore del buco. Perchè quella di “marciare”  è un diritto  sacrosanto di tutti e quello di farlo davanti al Tribunale di Milano altrettanto e altrettanto lo è quello di entrare nel Tribunale di Milano che giudica ed emette sentenze “in nome del popolo italiano” del quuale i parlamentari sono gli unici, legittimi rappresentanti. Lo ha ricordato con forza Alfano, che però, per buona educazione, forse, ha dimenticato di invitare la giornalista che si issa da sola sul podio delle ovvietà che forse le conviene fare ripetizione della Cosituzione in nome della quale c’è chi, come oggi  la Annunziata, sciorina incredibili corbellerie. g.