Custodire la Chiesa è il compito del Papa, custodirci tra noi è quello di ogni individuo, custodire la creazione è il compito dei potenti. Perché il vero potere è il servizio verso i deboli anche se sulla terra ci sono troppi Erode che tramano progetti di morte, che non proteggono i disegni di Dio scritti nella natura. Almeno 200mila persone hanno assistito alla messa d’inizio del ministero petrino di Francesco, nei modi e negli abiti, rigorosamente Vescovo di Roma. Una carezza al mondo che scalda i cuori quell’invito a non temere la tenerezza, un programma di governo quell’omelia densa di principi dottrinali che mostrano l’altra faccia del Papa pastore, quella del maestro di vita cristiana, del teologo che oltre ai gesti opererà atti. Dirompenti, rivoluzionari per cambiare un papato già cambiato dalla rinuncia epocale di Ratzinger. Francesco dovrà affrontare la secolarizzazione in rapporto all’evangelizzazione, dovrà avere il carisma per conquistare i fedeli, dovrà avere la forza per governare l’istituzione-Chiesa. È per questo che chiede le preghiere, anche ai bambini, colombe sul suo cammino, chiede l’affetto corale per proteggersi dai lupi, che pure ci sono e lui lo sa… La sua affabilità, i suoi gesti moderni servono ad accorciare le distanze, ad includere, non escludere, la gente che lui vuole «sentire». È questa la sfida, saper ascoltare il mondo contemporaneo, le istanze etiche e politiche, i non credenti, rendere infinito il feeling che ha instaurato da quel primo «buonasera». Ma non tragga in inganno la gentilezza di Francesco. Userà le stesse parole di Ratzinger su aborto, matrimoni gay, eutanasia, pedofilia… E allora, s’indebolirà quel feeling? Questo Papa è la novità che ha riacceso la speranza per la Chiesa e per il mondo. Sarà Francesco a salvarla come nel sogno di Papa Innocenzo III, reso immortale dall’affresco di Giotto, che vede il fraticello d’Assisi arrestare la rovina della Chiesa innalzando le mani al cielo. Il Papa sudamericano con l’umiltà, i sorrisi e la forza potrà farcela, facendo dimenticare anche i suoi predecessori che pure hanno detto «buonanotte», come Giovanni XXIII, hanno baciato i bambini, come Giovanni Paolo II, hanno invitato a «non deturpare la Chiesa» come Benedetto XVI.  Il Tempo, 20 marzo 2013