Un manipolo di saggi in un mare di non saggezza potrà fare ben poco. Neanche il clima pasquale è riuscito a spegnere la rissosità e i contrasti nei partiti politici che, diciamolo chiaramente, sono gli unici responsabili di questa situazione. Bersani si è intestardito a voler formare il governo, senza numeri e con il veto nei confronti di Berlusconi. Il Cavaliere, più comprensibilmente, ha cercato di massimizzare la sua posizione entrando nella maggioranza o tornando alle urne. Grillo, come da copione del suo Movimento, ha scommesso sul caos.

Il presidente Napolitano, all’epilogo del settennato, si è ritrovato a gestire una crisi politica ingestibile malgrado il tentativo di moral suasion dopo le consultazioni al limite del ridicolo intraprese dal segretario Pd che avrebbe ascoltato anche la bocciofila di Bettola, essendo introvabile la casalinga di Voghera. E allora, per arrivare al fatidico 15 maggio, ecco il coniglio dal cilindro quirinalesco: una commissione (in emergenza, l’escamotage più italiano che ci sia) di saggi scelti secondo il mai superato manuale Cencelli con compito ricognitivo e limiti temporali.

Ma il lunedì dell’Angelo è servito per mettere il «pantheon dei saggi» che, ricordiamo, non comprende donne (solitamente frivole e incapaci?), nel tritacarne dei partiti. Berlusconi tace, ma Alfano torna a chiedere a Napolitano poiché «la casa brucia», nuove consultazioni e voto subito; per Grillo l’idea è un errore e definisce il team «le badanti della democrazia»; Bersani non pervenuto (in compenso parla il fratello: «Pier Luigi diventerà premier in un’altra vita») ma fa un’apertura Franceschini dicendo che il Pd «deve togliersi un po’ d’aria di superiorità e parlare con Pdl e Lega». Come dire, confronto o larghe intese non sono necessariamente sinonimo di «inciucio, ma semplicemente di governabilità, necessaria di fronte l’emergenza sociale di un Paese schiacciato dalla crisi su cui stanno per abbattersi Iva, Tares e Imu.

E mentre la Merkel non tradisce il percorso termale di Ischia, lo Spiegel ci dà lezione scrivendo che «la classe politica italiana ha perduto la capacità del compromesso, elemento centrale di ogni democrazia» ovvero, «l’intera classe politica è in bancarotta e devono intervenire dieci anziani signori». Per favore, fateci scendere da questo carosello. Sarina Biraghi, Il Tempo, 2 aprile 2013