Diritti civili? Balle. Della sorte della moglie e del­la­figlia del dissidente kazako Ablyazov non im­porta a nessuno di coloro che in queste ore si stracciano le vesti per la loro espulsione, con rimpatrio, decisa in modo veloce e un po’ ambiguo dalle autorità italiane con il pretesto di documenti falsi. Non fac­ciamo i finti tonti. L’obiettivo della rivolta presunta civile capitanata, guarda caso, da Repubblica , non è la sicurezza di mamma e figlia, alle quali peraltro in Kazakistan nessu­no ha intenzione di torcere un capello e che vivono libere a casa loro. Lo scopo è fare più casino possibile per fare salta­re in aria il nostro governo,quell’asse Letta-Alfano che do­po il caos uscito dalle urne ha sbarrato la strada prima a Ber­sani e poi a Renzi. Fuori dal tempio il Pdl, e poi vada come vada, o per via elettorale o con ribaltoni parlamentari. Si spiega così l’assalto ad Angelino Alfano, ministro dell’In­terno e quindi possibile colpevole di un presunto pastic­cio: dimettiti, ha ordinato ieri il direttore della Repubblica in lacrime per la sorte delle due donne, ma soprattutto ben consapevole che «no Alfano, no governo». Allo scopo si sta piazzando la ben nota artiglieria mediatica e già si chiama in causa Silvio Berlusconi (senza non c’è gusto,allo scanda­lo manca il quid).
Le cose stanno così. In Kazakistan, Paese che trasuda di gas e petrolio, c’è un presidente, Nazarbaev, che in queste ore viene fatto passare per un pericoloso dittatore amico di Berlusconi ma che in realtà, anche se nessuno lo scrive, è stato ed è riverito e ricevuto da tutti i leader del mondo, da Cameron a Barroso, dalla Merkel a Obama, senza che que­sto abbia mai destato scandalo. Un suo ex ministro, Abl­yazov, lo ha tradito ed è in fuga per il mondo inseguito da tre mandati di cattura internazionali per truffe e reati con­tro lo Stato (non solo il suo). In Italia, da qualche giorno, i soliti giornali lo dipingono per quello che non è, un povero oppositore perseguitato politico. Sua moglie e sua figlia cercano, legittimamente, di stargli vicino usando trucchet­ti vari. Di recente si trovavano Italia, probabilmente (lo ac­certeremo) con documenti non regolari. Da qui l’espulsio­ne.
Per questo dovrebbe cadere il governo italiano? Non scherziamo. Sono kazaki loro, non nostri, che ne abbiamo già abbastanza. E non sarà neppure un orango a fare cade­re Calderoli da vicepresidente del Senato. Un Parlamento che ha sopportato lo spergiuro Fini presidente della Came­ra e non ha preteso le dimissioni di tutto il governo Monti per il casino dei nostri marò può farsi intimorire dal diretto­re di Repubblica o dai lamenti moralisti per una battuta? Alessandro Sallusti, Il Giornale, 16 luglio 2013