Affidiamo al commento di Sarina Biraghi, opinionista de Il Tempo, la valutazione del discorso di Renzi in Senato. Noi avremmo scritto – sintetizzando – niente di nuovo sotto il sole. Ma nella sostanza non è diversa l’opinione della Biraghi. Eccolo

Non ha l’età Matteo Renzi che cita la Cinguetti per dire che è troppo giovane in quel Senato che ha già deciso di abolire. Ma non ha neanche le phisique du role del presidente del Consiglio che chiede la fiducia su un programma di governo. In effetti Renzi ha parlato 69 minuti proprio con lo stile e i modi che usava a Palazzo Vecchio, come un sindaco non come uno statista né come un premier ruolo che ha voluto ad ogni costo bruciando tutte le tappe. A parte le smorfie, i sorrisini, le mani in tasca (lo hanno già fatto prima di lui), il suo discorso a braccio è stato spontaneo, “pop” ma decisamente poco istituzionale: ha parlato agli italiani, non ai senatori della Repubblica, così come parlava ai fiorentini girando nei quartieri o nelle piazze. Evocativo il passaggio, verso la conclusione, in cui ha sottolineato la voglia di ridare agli italiani i sogni e il coraggio per realizzarli. Concreto quando ha detto “non ci sono più alibi, neanche per me” ma tutto il resto non c’è. Un discorso poco d’insieme e molto di parte. Oltre ai capitoli già noti, scuola, giustizia, lavoro, cultura, Italicum, riforme, Renzi ha parlato di tanti dettagli, alcuni condivisibili, altri ragionevoli come gli interventi sull’edilizia scolastica o nelle periferie, la dichiarazione dei redditi precompilata da mandare a casa o gli argini dei fiumi…ma tutto il resto? Ha dato dei tempi: a marzo riforma del Senato e Titolo V e piano del lavoro, a giugno riforma del fisco e della giustizia e l’Italicum resta una priorità… Ma nessuna indicazione di modi, strumenti e soldi per attuare tutte queste riforme. Nessuna soluzione per i problemi dell’Italia che ha detto di conoscere bene. Ha usato il termine “compromesso” necessario per lo ius soli (la famosa bambina che va scuola e non è nata in Italia…) ma anche sulle unioni civili. In effetti Renzi, spregiudicato come ha dimostrato di essere (vedi la pugnalata a Letta), abile con la comunicazione, puntando alla gente più che ai senatori, ora è chiamato alla prova dei fatti: dovrà far tornare gli italiani a sperare e non far sì che il suo programma resti un libro dei sogni. Perché il risveglio per tutti potrebbe essere drammatico. Sarina Biraghi, Il Tempo, 24 febbraio 2014