Mai prima d’ora. In 200 anni di storia dei carabinieri mai un capo del governo era riuscito a farsi odiare così dal Corpo più amato dagli italiani che ha pagato prezzi altissimi per assicurare a tutti ordine e sicurezza. Mai un premier s’era fatto detestare così da poliziotti e finanzieri, da pompieri e guardie forestali, da agenti penitenziari e pure dai soldati, tutti compatti nel preannunciare il primo sciopero generale delle divise della storia della Repubblica italiana. Mai gente tranquilla e perbene, che per 1.500 euro rischia la vita facendosi scivolare addosso umiliazioni e insulti, aveva chiesto le dimissioni di ministri e generali. Mai i difensori dello Stato s’erano rivolti ai soggetti istituzionali chiamandoli «buffoni», «cialtroni», «bugiardi». Mai, ufficiali, sottufficiali, truppa inclusa, avevano pensato di annunciare l’ammutinamento nei servizi. Mai, prima d’ora, avevano avuto il coraggio di minacciare la pubblicazione dei dati segreti sulle scorte ai politici serviti e riveriti anche d’estate. Ecco. Se Renzi è riuscito in questo miracolo lo deve all’iniziale sciatteria del «taglia-tutto» Cottarelli (inflessibile sui tagli a caso ai corpi di polizia) e alla goffaggine del ministro Madia nel comunicare il blocco degli stipendi fino al 2015: entrambi hanno smentito, coi fatti, le promesse del premier di inizio mandato. Le famiglie dei servitori dello Stato sono allo stremo. Anziché il gelato Renzi si lecchi in fretta le ferite e ponga rimedio. Perché un carabiniere che incrocia le braccia è la peggiore sconfitta per una democrazia.  Gian Marco Chiocci, Il Tempo, 6 settembre 2014