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IL PAREGGIO SUL FEDERALISMO FISCALE NONSFOCIA NELLE ELEZIONI ANTICIPATE: BOSSI NON MOLLA BERLUSCONI

Pubblicato il 3 febbraio, 2011 in Politica | No Comments »

Un vertice lungo due ore. Poi la decisione. Si va avanti. “Non penso al voto anticipato, Berlusconi vuole vedere il risultato delle votazioni di oggi” sulla vicenda Ruby. Così il leader del Carroccio Umberto Bossi ha accontanto la richeista di elezioni anticipate avanzata ieri in caso di pareggio in bicamerale sul federalismo. E il premier si è confidato con i suoi dopo il faccia a faccia con lo stato maggiore leghista: “Il patto con la Lega è saldo. Il governo va avanti”. E non arretra sul federalismo. Questa la posizione emersa al termine del vertice tra Pdl e Lega a palazzo Grazioli. “Si va avanti, nessuna retromarcia, non facciamo precipitare la situazione, il federalismo è una riforma prioritaria per l’azione dell’esecutivo” è l’invito rivolto da Berlusconi a Bossi. Il presidente del Consiglio ha spiegato al Senatùr che la maggioranza ha i voti per poter proseguire la legislatura.

Nonostante l’ultimo tentativo della Lega, la maggioranza viene respinta. Senza perdite, per ora. Ma le conseguenze politiche del pareggio sul federalismo sono tutte da studiare. La mela si divide a metà. La maggioranza con i suoi 15 voti da una parte. L’opposizione con gli altri 15 dalla parte opposta. Decisivo in bicameralina il parere negativo del finiano Mario Baldassarri. Nonostante i tentativi del governo, che ha cercato di scongiurare fino all’ultimo momento questo risultato modificando il testo più volte, la commissione per l’Attuazione del federalismo fiscale si è espressa sul parere del relatore con 15 voti favorevoli e 15 voti contrari. A questo punto, il parere formulato dal relatore è sostanzialmente respinto.

La Lega ha tentato di votare per parti separate i pareri al provvedimento sul federalismo municipale in esame alla bicamerale. Il tentativo, però, è stato bocciato dall’opposizione. Per evitare il blitz Massimo Barbolini e Felice Belisario (Idv) hanno ritirato le loro relazioni e quindi la Lega ha ritirato la propria proposta. Dimostrazione di quanto il Carroccio tenesse alla riforma cardine del suo programma di governo. Ora si attendono le reazioni ufficiali di Bossi e dello stato maggiore leghista. Il Senatùr nella serata di ieri aveva chiuso all’ipotesi pareggio: “O un sì o alle urne”. Mentre stamattina, entrando a palazzo San Macuto per la riunione della commissione, il leader della Lega si era lasciato sfuggire solo uno: “Spero che il federalismo passi”.

Lo aveva annunciato e non molla la presa. Il Pdl vuole andare avanti lo stesso. “È solo un parere consultivo. Si può andare avanti ” spiega Antonio Leone, parlamentare del Pdl, lasciando palazzo San Macuto. “Il pareggio sul voto in bicamerale non ci preoccupa, nel senso che rimanderemo l’approvazione del decreto nell’aula di Montecitorio, tra circa 30 giorni” è l’analisi fatta da Osvaldo Napoli, vicepresidente vicario dell’Anci e vicecapogruppo Pdl alla Camera. “Vorrei tranquillizzare soprattutto – ha aggiunto – i colleghi della Lega, a cui ribadisco di stare tranquilli e di attendere il voto in aula”. Sicuro anche il presidente della bicameralina, Enrico La Loggia: “Adesso si va a fare il decreto. Ma quale casa… È come se il parere non fosse stato espresso. Quindi andiamo avanti, andiamo a lavorare. Andiamo avanti – specifica ancora – con il testo del decreto modificato che ha già avuto l’ok della commissione bilancio al Senato”. E ad assicurare che il Goveno non si stopperà, c’è anche uno dei coordinatori del Pdl, Denis Verdini. Lasciando la residenza del premier, poi, il presidente vicario dei senatori Pdl, Gaetano Quagliariello, ha risposto “No” ai giornalisti che gli chiedono se vi sia un problema, dopo il voto, finito in pareggio, sul federalismo municipale. FONTE: IL GIORNALE 3 FEBBRAIO 2011

LA CASA DI MONTECARLO: FINI ANDRA’ DA INDAGATO AL PRIMO CONGRESSO DEL SUO PARTITO PERSONALE

Pubblicato il 3 febbraio, 2011 in Giustizia, Politica | No Comments »

Gian Marco Chiocci – Massimo Malpica

Ha sbagliato i calcoli un’altra volta. Travolto dallo scandalo della casa di Montecarlo (di proprietà del cognato Giancarlo Tulliani) il presidente della Camera era certo di presentarsi al congresso fondativo del Fli dell’11 febbraio libero dalla pendenza giudiziaria che lo vede a tutt’oggi sott’inchiesta per truffa. E invece, purtroppo per lui, l’indagato neo-giustizialista Gianfranco Fini, quello che dispensa consigli all’indagato Berlusconi, arriverà all’appuntamento con quest’onta poiché il gip Figliolia ha preferito rimandare al 2 marzo la decisione sull’archiviazione richiesta da una procura sin qui molto attenta a non esporre alla gogna mediatica e giudiziaria l’ex delfino di Giorgio Almirante. Sarà dunque curioso vedere come si comporterà il Grande Moralizzatore di fronte ai suoi fedelissimi, lui che da un po’ di tempo ha scoperto una vena giustizialista «che – per dirla con Storace – porta a chiedere le dimissioni di chiunque sia sotto indagine. Se crede nelle parole che pronuncia, questo è il momento di far seguire i fatti».
Ieri mattina bastava mettere a confronto le facce degli autori dell’esposto de la Destra (Marco Di Andrea e Roberto Buonasorte) con quella, attonita, dell’avvocato-deputato finiano Giuseppe Consolo, per capire come la decisione del gip abbia scombussolato i piani del massimo inquilino di Montecitorio che dal 28 luglio, giorno dello scoop del Giornale sull’appartamento monegasco, si è espresso in ogni sede possibile, per 48 volte, a favore della magistratura. Il giudice ha accolto l’istanza presentata dall’avvocatessa Mara Ebano per conto dei denuncianti de La Destra per vagliare la documentazione proveniente da Santa Lucia che i solerti pubblici ministeri avevano invece bollato come «irrilevante».
Ora non sappiamo se corrisponda al vero quel che minaccia Storace («in questo mese sarà possibile produrre ulteriore documentazione e Fini resterà indagato») ma è sicuro che da Montecarlo rischiano di uscire, a brevissimo, ulteriori rivelazioni sull’affaire immobiliare del Principato. Se saranno rilevanti per la decisione del gip è presto per dirlo. Di sicuro potrebbero avere una certa attinenza col filmato del Tg1 – preannunciato ieri dai ricorrenti contro la richiesta d’archiviazione – nel quale l’imprenditore italomonegasco Garzelli riferisce di aver ricevuto mandato direttamente dal principe Alberto di mettersi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Nell’intervista alla tv di Stato Garzelli parla dei suoi rapporti con Tulliani e con la sorella Elisabetta per la sistemazione dell’alloggio al 14 di rue Boulevard Charlotte, e rileva che in una telefonata il cognato più famoso d’Italia gli disse che il giorno prima Fini e la compagna erano stati a Montecarlo e si erano lamentati per aver trovato la casa non abitabile. Se le cose stanno come le racconta Garzelli, siamo di fronte a un altro testimone che smentisce Fini sulla sua presenza a Montecarlo. Il Giornale, 3 febbraio 2011

IL PARTITO DI RUBY HOOD, l’editoriale di Mario Sechi

Pubblicato il 3 febbraio, 2011 in Politica | No Comments »

Silvio Berlusconi Il partito di Ruby Hood, tutto Bunga Bunga e Patrimoniale, vive momenti difficili. Finché Berlusconi cedeva alle sirene che gli consigliavano lo scontro totale con la magistratura e un’azione fuori dal profilo istituzionale, l’opposizione, i guardoni del Palazzo, i teletribuni e i giornali-partito avevano gioco facile nel dipingerlo come il dittatorello dello Stato di Bananas. Ma se ti trovi davanti un Cavaliere che plaude all’appello di Napolitano, trova un compromesso sul rilancio economico con Giulio Tremonti, va al Tg1 a parlare di politica e non di reggiseni e collant, allora la musica cambia.
Berlusconi è in un videogame che presenta due schermate di gioco:
1. La prima schermata somiglia a un classico, «Space Invaders», in cui il Cav deve respingere gli assalti in massa della magistratura;
2. La seconda schermata è un raffinato gioco di strategia, un Risiko politico in cui le truppe parlamentari di Berlusconi sono un po’ più numerose di quelle dell’avversario, hanno buone probabilità di crescere, ma Capitan Silvio deve stare attento a non esaurire le scorte di cibo e munizioni perché è una campagna lunga.
In questo videogioco non si deve inseguire l’avversario, ma anticipare i tempi e fare in modo di essere seguiti. Per questo Berlusconi ha finalmente lasciato perdere le «piazzate» e ha ripreso in mano il timone del governo. Le reazioni dell’Agenzia Patrimoniale (Pd e alleati) al suo piano di rilancio della crescita economica sono il segnale che questa è l’unica strada possibile per salvare la legislatura.
Il videogame ha un altro elemento di difficoltà: la prima schermata, quella degli «Space Invaders» vuole cancellare la seconda, quella del Risiko politico. Ma tolta quest’ultima, Berlusconi non resta in gioco nella prima. Va direttamente in «game over». Ecco perché il Cav deve stare incollato alla PlayStation del Palazzo e continuare a fare politica. Altrimenti, vince il bizzarro partito di Ruby Hood. Mario Sechi, Il Tempo, 3 febbraio 2011

CARO BERLUSCONI, FACCIA POLITICA, l’editoriale di Mario Sechi

Pubblicato il 2 febbraio, 2011 in Politica | No Comments »

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi Quando una cronista de Il Giornale, Anna Maria Greco, una collega con i fiocchi, viene perquisita e invitata a denudarsi, quando la magistratura pensa di disporre del tuo corpo, della tua mente e della tua penna, allora significa che la libertà personale è ridotta a una povera cosa. Quando il ministro degli Esteri che compie il suo dovere nel rispondere a un’interrogazione parlamentare finisce indagato, allora significa che il Parlamento è ridotto a una povera cosa. Quando violare la riservatezza delle indagini sulle mutande pazze del Presidente del Consiglio è considerato un atto degno del premio Pulitzer, mentre raccontare le documentate effusioni della magistratura provoca blitz delle forze dell’ordine, allora significa che la libertà di stampa è ridotta a una povera cosa. Quando si scatena una faida all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura e un suo componente viene inquisito su segnalazione dello stesso organo di cui fa parte, allora significa che la giustizia è ridotta a una povera cosa. È uno scenario orribile, ma il regalo più grande che il Cavaliere possa fare ai suoi nemici è quello di perdere il controllo.

La miglior risposta all’assalto dei pm e dei loro corifei non è la rissa nel fango, ma la politica. Lo scriviamo da mesi, il presidente del Consiglio sta giocando a scacchi con la morte, pensi in grande – come ha dimostrato di saper fare – ascolti Giuliano Ferrara, detti l’agenda, metta al lavoro il governo, chiami il Parlamento a esprimersi sul piano nazionale di crescita economica e sbugiardi il partito della rapina patrimoniale. Il premier non è un totem da mostrare alla massa vociante e informe. Lasci agli avversari le piazze piene e le urne vuote. Berlusconi è ancora il capo del governo. Mario Sechi, Il Tempo, 2 febbraio 2011

IL GOVERNO HA NUOVI FAN. SPUNTA ANCHE BARBARESCHI

Pubblicato il 2 febbraio, 2011 in Gossip, Politica | No Comments »

L’operazione allargamento continua. La maggioranza di Pdl, Lega e il neonato gruppo dei responsabili è destinata ad allargarsi. In Transatlantico molti scommettono che nuove forze siano pronte ad arrivare per sostenere il governo. I rinforzi arriverebbero dalle opposizioni e c’è chi dice siano addirittura in cinque. Domenico Scilipoti giura: «Ci sono ancora altri deputati che stanno valutando di passare dalla nostra parte. Li accomuna lo stesso desiderio di stabilità».
Vietato fare nomi anche se si parla insistentemente di due deputati dell’Mpa: Aurelio Misiti e Ferdinando Latteri. Il primo nega a metà: «Macché Responsabili! Io sto tanto bene nel gruppo misto. Certo, io sono in lite con Lombardo, e questo si sa, ma resto nell’Mpa. Poi se mi vogliono cacciare dall’Mpa…». Il secondo, invece, sta ancora sottocoperta. E poi i radicali, convinti che l’ipotesi elezioni anticipate sia da scongiurare. In più l’assalto giudiziario della procura di Milano spaventa non poco i pannelliani, garantisti nel Dna. Infatti il Cavaliere punterebbe a un accordo politico con Marco Pannella sulla base di alcuni temi cari alla «causa radicale» come quello della giustizia.
Per finire c’è il «giallo Barbareschi», l’onorevole finiano che lunedì scorso ha fatto visita a Berlusconi ad Arcore. «Abbiamo parlato di politica – dice al Giornale -. Certo, se ci fossimo parlati prima…». Poi la presa di distanza dall’inchiesta su Ruby: «Ci sono foto fatte in casa di Berlusconi con strumenti professionali usati per lo spionaggio – dice Barbareschi -. Nelle notizie importanti, ad esempio sulle stragi di Bologna, di Piazza Fontana, non sono mai uscite foto o intercettazioni, ma quando si vuole esistono e sono fatte con strumenti professionali per lo spionaggio e strumenti per le intercettazioni. Sappiamo che questi apparecchi costano più di 25.000 euro l’uno. Gli investigatori hanno fatto delle foto e sono notizie certe. Non sono foto fatte dalle ragazze con i telefonini ma foto scattate con strumenti professionali. Non è più un paese libero. Se dovessi vedere una foto di Berlusconi io come cittadino italiano mi sentirò offeso». Insomma, 007 interessati alla caduta di Berlusconi?
Di più non dice, Barbareschi, che comunque resta critico nei confronti delle ultime scelte di Fini. Al deputato attore non vanno giù molte cose all’interno del Fli: era contrario al tentativo di impallinare il ministro Bondi attraverso la mozione di sfiducia; resta scettico sulla creazione del Terzo Polo; contesta l’affossamento del bipolarismo; denuncia il poco coinvolgimento nelle scelte di partito. Tallonato dai cronisti, Barbareschi non ha però sciolto la riserva sul suo futuro politico: «Io ho declamato, commuovendomi, a Bastia Umbra, il manifesto di Fli. Se quei 10 punti vengono rispettati noi siamo lì. Sennò può essere pure che io non sarò nemmeno più in Parlamento». E ancora: «Credo ancora in Fli. Sempre se è Fli… Se devo andare alle elezioni con Ciriaco De Mita, anche mia figlia mi fa una pernacchia… Quindi non escludo le dimissioni da deputato». Anche perché «Io con Rutelli mai».
Parole riferite anche a Gianfranco Fini prima e Pier Ferdinando Casini poi. Poi, sibillino: «Ho parlato con Fini ed ho avuto modo di spiegargli diverse cose che al termine mi ha detto di non aver capito, prima. Lunedì si capiranno meglio le ragioni delle mie preoccupazioni». Esclusa l’ipotesi di un ritorno nel Pdl, resta quella delle dimissioni che avrebbe però lo stesso effetto: un uomo in meno per Fini, uno in più per Berlusconi. Qualora dicesse addio a Montecitorio, infatti, gli subentrerebbe il primo dei non eletti in Sardegna; ossia Giovanni Marras, fedelissimo del Pdl. Risultato: i militanti finiani lo hanno già fatto a pezzi sul sito di Generazione Italia: «Distinguere il grano dal loglio… Loglio sono i tanti Scilipoti, Moffa, Barbareschi…».

IL BRACCIO VIOLENTO DEI MAGISTRATI, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 2 febbraio, 2011 in Giustizia, Politica | No Comments »

Il braccio violento della magistratura ieri ha col­pito noi del Giornale . Una bravissima colle­ga, Anna Maria Greco, è sta­ta svegliata da poliziotti in­viati da una pm di Roma. Gli uomini della Procura so­no entrati nella sua camera da letto, l’hanno fatta spo­gliare e hanno eseguito una perquisizione corporale. Sotto la sua biancheria cer­cavano le fonti di una noti­zia, quella che la cronista ha portato e pubblicato sul Giornale nei giorni scorsi. Come mai tanta ferocia? Semplice, la notizia non ri­guardava Berlusconi, non svelava segreti personali di qualche politico di centro­destra, ma interessava Ilda Boccassini, la pm di Milano impegnata nella caccia al premier sul caso Ruby.

Par­liamo non di gossip, ma di atti giudiziari, quelli del pro­cesso cui fu sottoposta la Boccassini anni fa perché sorpresa in atteggiamenti imbarazzanti in luogo pub­blic­o con un giornalista di si­nistra. In un Paese dove i pm foraggiano regolarmen­te giornalisti amici, alla fac­cia del segreto istruttorio, non è possibile pubblicare notizie che la casta delle to­ghe non voglia. Anche se ve­r­e dalla prima all’ultima pa­rola. Quello di ieri non è stato soltanto un attentato alla li­bertà di stampa.

È stato un atto di violenza privata ordi­nato da una donna, la pm di Roma,contro un’altra don­na in nome di un’altra don­na (la Boccassini). Cioè la giustizia trasformata in un fatto personale, una squalli­da e vigliacca vendetta, per­petuata con l’uso della for­za dello Stato. Questa pm non è un magistrato, si com­porta da mascalzona che abusa del suo potere: fa toc­care una donna giornalista, fa sequestrare i computer di suo figlio, curiosa nella vi­ta degli altri senza motivo. Che cosa pensava di trova­re la maestrina del diritto? Un indizio sulle fonti delle nostre notizie? Povera illu­sa, lei e quegli arroganti di Repubblica che due giorni fa hanno aizzato, per nome e per conto della Procura di Milano, i magistrati a darci la caccia indicando la possi­bile talpa all’interno del Csm. Roba da radiazione dall’Ordine dei giornalisti, che ovviamente non ci sarà perché fra prepotenti ci si protegge. Ormai siamo alla dittatu­ra delle Procure.

Che deci­dono che cosa si deve pub­blicare sui giornali. Via libe­r­a a tutto quello che può in­fangare Berlusconi e il suo governo, nulla che possa gettare un’ombra su lorsi­gnori. La Boccassini amo­reggiava con un giornalista in luogo pubblico e per que­sto è finita sotto processo? Che cosa pretendevano, di tenerlo segreto? Mi spiace per loro, non è stato così e non sarà così in futuro. I ma­gistrati hanno già tante im­munità, non saremo noi a rendere il loro scudo tom­bale. Scriveremo tutto ciò che riusciremo ad accertare, e penso anche molto presto. Ci arrestino, se credono, questi pm senza senso del­lo Stato che continuano a chiudere gli occhi davanti allo scempio perpetuato ogni giorno dai giornalisti amici. Non mi meraviglie­rei visto che ieri sono arriva­ti a indagare un ministro, Frattini, per un discorso pronunciato davanti al Se­nato, pur di tentare di salva­re la faccia all’amico Fini. Se così siam messi, della magistratura non possia­mo avere più né rispetto né fiducia. Il Giornale, 2 febbraio 2011

……………….E’ superfluo, ma ugulmente esprimiamo tutta la nostra solidarietà al Giornale, alla giornalista Annamaria Greco, al direttore Akessandro Sallusti, e con loro ci dmandiamo: possono i magistrati considerarsi non più un Ordine come stabilisce la Costituzione e trasformarsi in un Potere che scavalca anche la volontà popolare in un sistema di democrazia rappresentativa? Certamente no, ma asta accadendo e tutti, davvero tutti, dobbiamo preoccuparcene. g.

LA GIORNALISTA DEL GIORNALE ANNA MARIA GRECO: IO, PERQUISITA ALL’ALBA A CASA E COSTRETTA PERSINO A SPOGLIARMI

Pubblicato il 1 febbraio, 2011 in Costume, Giustizia, Politica | No Comments »

La giornalista racconta in un file audio la perquisizione subita questa mattina per l’articolo pubblicato sul pm Ilda Boccassini (cronaca). “E’ stata un’esperienza allucinante. Le forze dell’ordine avevano avuto mandato di compiere anche perquisizioni corporali. Hanno rovistato nella mia biancheria intima”. FILE AUDIO ASCOLTA LA SUA TESTIMONIANZA

Trattata come uno dei peggiori criminali: i carabinieri in casa a cercare tra le carte e i computer, i famigliari impauriti, la perquisizione personale per trovare “prove” anche nella biancheria intima. La nostra collega Anna Maria Greco racconta in un file audio la perquisizione subita questa mattina per l’articolo pubblicato sul pm Ilda Boccassini. “E’ stata un’esperienza allucinante – racconta la giornalista che da quindici anni si occupa di Giudiziaria per il Giornale -  le forze dell’ordine avevano avuto mandato di compiere anche perquisizioni corporali. Hanno rovistato nella mia biancheria intima”. Poi precisa i particolari: “Sono arrivati all’alba e mi hanno costretta a spogliarmi. Volevano verificare che non nascondessi documenti nella biancheria intima”.

Il racconto dell’odissea La nostra cronista racconta l’odissea terminata solo nel tardo pomeriggio. “Mi sembra tutto un quadro mai visto – racconta la nostra giornalista – è un attentato alla nostra professione. Se non si può più pubblicare atti che io ritengo non coperti da segreto, atti vecchi di trent’anni, parte di un procedimento chiuso, è chiaro che c’è un attacco al nostro lavoro”. “Quel che poi mi sembra ancor più grave – aggiunge la Greco – è la denuncia fatta di una mia presunta fonte, e il mio nome sbattuto in prima pagina da un collega di un altro giornale, che mi ha additato prima ancora che vi fosse qualsiasi azione giudiziaria. E’ una guerra fra colleghi. Chi ne uscirà male, alla fine, lo ripeto, è la nostra professione”. “Questa mattina sono stata svegliata dai carabinieri – racconta ancora la cronista ripercorrendo l’odissea vissuta oggi – hanno perquisito la mia abitazione, prima delle 9, e poi siamo andati in redazione”. FONTE: IL GIORNALE, 1 FEBBRAIO 2011

……………….Cosa  aggiungere alla drammatica testimonianza della giornalista del Giornale trattata come una delinquente comune, come una terrorista, solo per aver scritto un articolo sulla PM di Milano Ilde Boccassini non riportando fatti falsi ma fatti veri, oggetto di un procedimento disciplinare vecchio di 30 anni? Siamo alla frutta o al delirio di onnipotenza di una certa magistratura politicizzata che spinge il Paese sempre di più verso una deriva poliziesca. Solo in un regime di tal fatta potrebbe accadere ciò che oggi è accaduto alla giornalista Greco come l’altro ieri capitò ai giornalisti Porro e Sallusti, anch’essi perquisiti all’alba sino nelle mutande alla ricerca forsennata e ossessiva delle “prove”, quella volta per un presunto dossieraggio sulla Marcegaglia che si rivelò una bufala. Nell’America di Nixon mai un magistrato osò perquisire la sede del Wasghinton Post o la casa dei due giornalisti di quel giornale  che con la loro inchiesta costrinsero il capo della più potente e trasparente democrazia del mondo a dimettersi. In Italia avvengono cose che ci fanno rabbrividire e che ci fanno temere sempre più per le nsotre libertà individuali e per i nostri diritti fondamentali tra cui c’è quello che nessuno, ripetiamo, nessuno è al di sopra degli altri. g.

LA PERQUISIZIONE AL GIORNALE: “STATO DI POLIZIA, CENSURA”. ANCHE IL PD S’INDIGNA

Pubblicato il 1 febbraio, 2011 in Costume, Cronaca, Giustizia | No Comments »

Dure le reazioni della politica alle perquisizioni ordinate dai pm romani nella redazione romana del nostro quotidiano e nell’abitazione privata della nostra giornalista . Indignazione anche da sinistra. Severe critiche da Merlo (Pd) e Giulietti (Articolo 21). Nucara parla di “stato di polizia”. L’ordine dei giornalisti del Lazio: “Un provvedimento che sa di censura

Per una volta si indignano anche a sinistra per la perquisizione a casa e in redazione della cronista del Giornale, Anna Maria Greco. “È una strana perquisizione quella avvenuta nella sede del Giornale. Del resto, le perquisizioni nelle sedi dei giornali sono sempre inquietanti e preoccupanti, qualunque giornale sia. Ma nello scontro sempre più violento e radicale tra la politica e la magistratura, non credo che debbano pagarne le conseguenze anche i giornalisti. Comunque, le perquisizioni nelle redazioni dei giornali sono sempre una brutta pagina per la democrazia e per la libertà di in formazione” dice Giorgio Merlo, Pd, vice presidente Commissione Vigilanza Rai. Dalla stessa parte anche Giuseppe Giulietti, di Artciolo 21: “Le perquisizioni nella sede dei giornali non ci piacciono mai e dunque non ci piacciono neppure quelle nella sede de il Giornale. Allo stesso modo tuttavia non ci piace né il metodo Boffo né quello Bocassini e tanto un meno un conflitto di interessi che diventa manganello da sbattere sulla testa di chi non piace al presidente del consiglio editore. Forse le perquisizioni, per essere efficaci, dovrebbero svolgersi in altri palazzi e non in redazione”.

Cicchitto attacca “Ho già avuto modo di dire che sono contrario a ogni speculazione sulla vita privata, sia che investa con centinaia di intercettazioni Berlusconi, sia che riguardi rivelazioni su episodi personali riguardanti la Boccassini” dice Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. “Detto questo, però, il meccanismo investigativo che oggi colpisce così duramente il Giornale, in quanto tale, e la giornalista Anna Maria Greco è del tutto inaccettabile e gravissimo, poiché rappresenta un autentico attentato alla libertà di stampa che deriva chiaramente dalla logica aberrante dei due pesi e delle due misure. In passato, infatti, di fronte a plateali violazioni del segreto istruttorio non c’è stato (salvo rare eccezioni) alcun intervento della magistratura. Del tutto inusitato, al limite dell’incredibile, è il trattamento riservato ad un membro del Csm, che non credo abbia precedenti nella storia della Repubblica. Più in generale, è ancor più incredibile il ben diverso trattamento riservato da un lato al Giornale e dall’altro alle testate di opposta collocazione politica”.

Nucara parla di stato di polizia “Si perquisiscono le abitazioni dei giornalisti. Si intercettano i cittadini e si inibiscono i politici. Le libertà non contano nulla. Siamo a un passo dallo stato di polizia” dichiara il segretario del Pri, Francesco Nucara, commentando la perquisizione dell’abitazione della nostra Greco e della redazione de Il Giornale. Nucara esprime inoltre “piena solidarietà” alla Greco.

L’ordine parla di censura “La perquisizione nella sede di un giornale lascia sempre l’amaro in bocca perché sa di censura, di limitazione al diritto di cronaca”. Così Bruno Tucci, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Roma commenta il fatto del giorno. “Un’altra perquisizione nella sede di un quotidiano. Non è la prima, né purtroppo, sarà l’ultima. Stavolta ne ha fatto le spese il Giornale, ‘reo’ di aver pubblicato una notizia che aveva un suo fondamento di verità. Dov’è il peccato? – chiede Tucci – Dove la scorrettezza? Quale tipo di reato hanno commesso i colleghi?. Qui non è in gioco né la destra, né la sinistra. Né la maggioranza o l’opposizione – conclude -. È in gioco la libertà di stampa che in un paese civile e democratico non può mai essere messa in dubbio”.

I senatori del Pdl La notizia della perquisizione nell’abitazione della cronista del Giornale e nella redazione del nostro quotidiano dopo la pubblicazione di documenti riguardanti il pm di Milano, Ilda Boccassini, ha suscitato un coro di proteste dei senatori del Pdl. “Un’iniziativa scandalosa. Le perquisizioni al Giornale della procura di Roma per aver pubblicato un articolo sugli amori boccacceschi della dottoressa Boccassini dimostrano ancora una volta l’atteggiamento vessatorio di una certa magistratura” protesta il senatore Achille Totaro mentre il vicecapogruppo Francesco Casoli parla di “intimidazioni degne della peggior dittatura comunista” nei confronti dei cronisti del Giornale invocando analoghe azioni della magistratura verso “quei giornalisti di testate di sinistra, perennemente impuniti, che passano regolarmente notizie e fango su indagini su Berlusconi”. Secondo il senatore Cosimo Izzo, “è partita la caccia contro chi si oppone al potere delle procure rosse” e “le perquisizioni sono una chiara intimidazione alla libertà di stampa e al diritto di cronaca. Mentre dalle pagine dei giornali di sinistra – sostiene Izzo – è consentito rovesciare vagonate di fango sul presidente Berlusconi in spregio a qualsiasi segreto istruttorio, il Giornale viene violato per aver scritto di una vicenda vecchia e datata”. “Chi tocca la magistratura di sinistra muore” sostiene la senatrice Laura Bianconi che si chiede “come mai questo stesso rigore non sia stato utilizzato per altri giornali, come la Repubblica, il Fatto o l’Espresso che per settimane hanno pubblicato notizie coperte dal segreto istruttorio”.

……………Il presidente Napolitano che pare stia soffrendo per lo scontro sempre più eclatante tra le istituzioni,  perchè non interviene per fermare l’azione devastatrice di certa magistratura che è invasiva e perniciosa delle altrui lenzuola e quando si tratta delle proprie innalza la baionetta? Tra l’altro, presso il CSM i carabinieri per ordine della Procura di Roma hanno apposto i sigilli agli uffici del consigliere del CSM leghista Brigandi accusato di essere stato la talpa che avrebbe passato alla giornalista del Giornale le notizie sullla azione disciplinare cui fu sottoposta 30 anni fa la PM Ilde Boccassini. E ove pure così fosse, neanche un segreto atomico rimane tale dopo 30 anni. Del resto, perchè  sappiamo tutto di tutti ma non possiamo sapere della Boccassini e dei suoi amori giornalistici? g.

CASO RUBY: IL COLLOQUIO IMMAGINARIO TRA LA PM BOCCASSINI E BERLUSCONI, di Vittorio Sgarbi

Pubblicato il 1 febbraio, 2011 in Costume, Cronaca, Giustizia | No Comments »

“Le nostre coordinate sono la le­galità, l’obbligatorietà dell’azio­ne penale e l’uguaglianza dei cit­tadini di fronte alla legge in un quadro di Stato di diritto”. Sono parole del procuratore generale di Milano Manlio Minale. Pren­diamole per buone. E valutiamo le circostanze. Il reato di cui deve rispondere il presidente del Consiglio, e lui solo, è prostituzione con una minorenne.

Alcune intercettazioni, vaghe, affiancate ad altre relative a un clima di disponibilità sessuale di alcune maggiorenni, potrebbero dare consistenza a questa ipotesi di reato. Ma è evidente a tutti, con riferimento al principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge proclamato da Minale, che Silvio Berlusconi non è l’unico maggiorenne che avrebbe potuto avere rapporti sessuali con Ruby. Alcune esplicite telefonate fanno riferimento a «clienti» e a pagamenti per prestazioni.

Dunque vi sono altri attori di questo reato e altri, numerosi, indagabili. Vi risulta che sia stata aperta un’inchiesta, in nome della conclamata «obbligatorietà dell’azione penale»? Eppure non sarà impossibile, e neanche difficile, attraverso utenze telefoniche e testimonianze, risalire ad altri «clienti» della minorenne, ovvero ad altri supposti criminali. Qualcuno dirà: ma il presidente del Consiglio ha telefonato in questura per aiutarla, scoprendo il suo interesse. Peggio, osserveremmo gli altri che l’hanno usata senza aiutarla. Infatti Ruby non solo non ha denunciato Berlusconi, ma lo ha liberamente e spontaneamente assimilato alla Caritas, intendendo che le aveva fatto soltanto del bene. Se, quindi, da una parte lui nega d’aver avuto rapporti; dall’altra lei lo riconosce come benefattore, dov’è il reato?

O dovremo pensare che se suor Rita Giarretta e le suore Orsoline del Santo Cuore di Maria, che gridano contro Erode, aiutano e assistono una giovane, che si mostra loro riconoscente, possono rischiare di essere indagate dalla Boccassini? Allo stato,l’apparente paradosso vede una vittima che non si sente tale, e per difendere la quale si apre un’inchiesta. Ma non è giustizia, converrà Minale, quella che fa pagare a uno, scelto per avversione politica, le colpe di molti, evidenti, dimostrabili e protetti dall’azione penale per una evidente ipotesi di corruzione, o di omissione di atti di ufficio della magistratura inquirente. In termini tecnici quella che si impone a Silvio Berlusconi non è una azione giudiziaria, da cui altri sono miracolosamente preservati (pur essendo i loro nomi certamente registrati e identificabili nei tabulati telefonici), ma una ordalia.

Si chiede a Berlusconi di dimostrare che ha fatto quello che non ha fatto, in una prova del fuoco, «per un giudizio di Dio» che vede e sa ciò che gli uomini non vedono e non sanno. Nell’ordalia milanese (e quindi di discendenza longobarda) l’innocenza o la colpevolezza dell’accusato vengono stabilite sottoponendolo a una prova dolorosa o a un duello. È esattamente quello che sta accadendo con lo sputtanamento mediatico e la continua esortazione a presentarsi ai giudici per farsi processare in un duello senza esclusione di colpi e con vergognose intercettazioni di conversazioni private e di sfoghi di ragazze Somma iniuria .

È questo il passaggio ritenuto obbligatorio per mostrare il rispetto delle regole, requisito necessario per un uomo di Stato. Così dichiara, per esempio, il liberto berlusconiano Pisanu, e però lui, come altri, sembra dimenticare un principio cardine della Costituzione e l’indipendenza e l’autonomia dei poteri. E come può essere garantita, perduta l’immunità parlamentare, quando un potere, arbitrariamente decide di prevalere e di incriminare? Dico arbitrariamente perché l’inchiesta si apre su uno e non su altri possibili responsabili dello stesso reato, facendogli scontare la differenza: incrimino te, in quanto presidente del Consiglio, gli altri non mi interessano. Evidente discriminazione. Evidente abuso, evidente violazione dell’autonomia del potere esecutivo.

Cosa vuol dire: «Berlusconi chiarisca la sua posizione davanti ai magistrati ». Quale posizione? Quella è già chiarita, da una parte e dall’altra, con inequivocabili testimonianze. Non si vuole che Berlusconi chiarisca, si vuole da lui un atto di sottomissione. Da lui, come presidente del Consiglio, chiamato davanti a un tribunale supremo, in evidente contrasto con l’autonomia dei poteri prevista dalla Costituzione. Non importa quello che Berlusconi dirà. Si pretende che, in nome del popolo italiano, egli si presenti. Lo si vuole spogliare della sua dignità politica di presidente del Consiglio e di deputato per ridurlo a imputato, meno uguale degli altri che imputati non sono e non sono stati.

La loro «posizione» non interessa. La magistratura vuole avere il dominio del campo, giocare in casa. Il rito ben conosciuto da Berlusconi che lo ha applicato nei rapporti con gli alleati, invitandoli a discutere e a trattare sempre a casa sua. Per il «dominio del campo» appunto. Tutti sono andati a casa sua, Casini, Fini, Bossi, Dini, Mastella e anche Martinazzoli, Segni. In sedi parallele e alternative a Palazzo Chigi (Arcore, Palazzo Grazioli), anche ministri e presidenti della Camera e del Senato; lui non è mai andato a casa loro. Conosciamo le dimore del presidente del Consiglio, non quelle dei suoi alleati ministri. Allo stesso modo i magistrati lo vogliono nel «loro» palazzo.

Per dargli ordini, per controllarlo in spazi definiti e conosciuti: «Imputato alzatevi!». E a quali domande dovrebbe rispondere o, persino, avvalersi della facoltà di non rispondere? Possiamo immaginare l’interrogatorio. Ilda Boccassini: «Declini le sue generalità ». L’imputato: «Silvio Berlusconi nato a Milano il 29 settembre 1936».
I.B : «Professione?». S.B : «Capo del governo». I.B : «Lei conosce detta Ruby? ». S.B : «Sì». I.B : «Le risulta che fosse minorenne al tempo del vostro primo incontro?». S.B : «No. Mi disse di avere 24 anni». I.B : «Ha fatto sesso con lei pagandola?». S.B : «No. Non l’ho toccata e aggiungo che era alta 15 centimetri più di me. L’ho ammirata danzare, come Salomé. Capisco le ragioni di Erode ma anche quelle del Battista». I.B : «Non avete mai avuto rapporti sessuali». S.B : «Mai». I.B : «Risultano però versamenti a suo favore. Come li giustifica?». S.B : «Sono regali, manifestazioni di generosità e di affetto. Come ai miei figli.D’altra parte, Ruby, come altre, potevano tranquillamente lavorare in trasmissioni televisive con regolare contratto, come alle “Pupe e i secchioni”e a “Uomini e donne” e, finite le registrazioni, venire con il loro agente a visitare il famoso e ammirato proprietario delle televisioni, come fa qualunque attrice con il produttore. Amicizia, divertimento, non sesso». I.B : «E perché telefonare alla questura per fare liberare Ruby?». S.B : «Per informarmi. Avendo il dubbio che fosse congiunta di Mubarak, mi preoccupai di impedire un possibile incidente diplomatico come quello occorso tra la Svizzera e la Libia dopo l’arresto a Ginevra del figlio di Gheddafi ». I.B : «Altro da dichiarare?». S.B : «Non ho capito di quale reato sono chiamato a rispondere». Questo, all’incirca è l’andamento dell’interrogatorio per offrire chiarimenti tanto cari a Pisanu. Difficile che possa venire fuori di più; e quello che Berlusconi potrebbe dire già lo sappiamo, ma dopo gli infiniti insulti, la mortificazione e l’umiliazione di ragazze che speravano, motivatamente, di poter lavorare in televisione, di avere trovato attenzione e protezione (senza essere in alcun modo prostitute, come sono state ingiustamente considerate), dopo le insostenibili oscenità di Giuseppe D’Avanzo, le ricostruzioni di serate di festa come orge, la demonizzazione del clima da discoteca senza particolari eccessi (abbiamo dimenticato la situazione nella quale fu trovato Lapo Elkann?), occorreva la sottomissione per manifesta condotta viziosa. Sono di Berlusconi ovviamente, gridando allo scandalo. In fondo c’è sempre qualcosa di sordido nel sesso. Ma non si discute quello di Mapplethorpe, Pasolini, Bacon, Withkin, Vendola. In questo caso riservatezza e rispetto della vita privata. D’altra parte si chiama privata. In un’altra intervista non immaginaria al membro del Csm e già procuratore della Repubblica di Venezia Vittorio Borraccetti abbiamo letto. D: «In questi anni l’abbiamo vista sempre impeccabile in giacca e cravatta nel suo ufficio. Com’è Borraccetti nella vita privata?». R: «Proprio perché è privata preferisco non parlarne. Solo una cosa le rivelo. Non amo molto le cravatte, preferisco le polo». Berlusconi in privato ascolta e fa ascoltare l’«Uccello di fuoco» anche alla sedicente nipote di Mubarak. La sua presenza gli ha incendiato la casa. È stata esplosiva. Oggi l’Egitto brucia.E supremo paradosso Mubarak salva Berlusconi. Fonte: Il Giornale, 1 febbraio 2011

PERQUISIZIONI AL GIORNALE:

Pubblicato il 1 febbraio, 2011 in Costume, Cronaca, Il territorio | No Comments »

A disporre le perquisizioni il pm di Roma Silvia Sereni. Il reato sarebbe abuso d’ufficio. Ma l’articolo pubblicato (leggi qui) conteneva solo sentenze pubbliche del Csm. Indagato per abuso d’ufficio il consigliere di Palazzo dei Marescialli Brigandì, che commenta: “Non ne so nulla”. Il direttore Sallusti: “La perquisizione non solo è un atto intimidatorio, ma una vera e propria aggressione alla persona e alla libertà di stampa”. Il Cdr denuncia: “Aggressione pervicace e violenta”. Pochi mesi fa le altre perquisizioni per l’affaire Marcegaglia

- L’irruzione dei carabinieri. La normalità sconvolta. La scena è quella abituale, la vittima ancora una giornalista de Il Giornale. Dalle 9 sono in corso alcune perquisizioni nell’abitazione romana della cronista Anna Maria Greco. A disporle il pubblico ministero Silvia Sereni e, a quanto risulta, il provvedimento è stato ordinato per la presunta violazione dell’articolo 323 del codice penale, quello relativo all’abuso d’ufficio. Sotto la lente della magistratura l’articolo pubblicato giovedì 27 gennaio “La doppia morale della Boccassini”. Un nuovo tentativo di mettere il bavaglio alla libertà di informazione e al Giornale in particolare dopo le perquisizioni di pochi mesi fa al direttore, Alessandro Sallusti, al vicedirettore, Nicola Porro, e alla redazione milanese del quotidiano per l’affaire Marcegaglia.

I carabinieri hanno fatto irruzione a casa della giornalista intorno alle 9: hanno sequestrato il computer di Anna Maria Greco e persino quello del figlio della cronista. Perquisizioni sono in corso anche negli uffici della redazione romana del Giornale.

“Per l’ennesima volta la casta dei magistrati mostra il suo volto violento e illiberale” è il primo commento del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti. “La perquisizione nell’abitazione privata della collega Anna Maria Greco, autrice dell’articolo che conteneva sentenze pubbliche del Csm, non solo è un atto intimidatorio, ma una vera e propria aggressione alla persona e alla libertà di stampa. Stupisce che soltanto le notizie non gradite ai magistrati inneschino una simile repressione quando i magistrati stessi diffondono a giornalisti amici e complici atti giudiziari coperti da segreto al solo scopo di infangare politici non graditi”.

Il Comitato di Redazione de Il Giornale  ha subito stigmatizzato “la pervicace e violenta aggressione della magistratura dispiegatasi, questa volta, attraverso le perquisizioni” nell’abitazione della collega Greco e nella redazione romana del quotidiano. “E’ un’intimidazione sia verso le libertà individuali indisponibili della nostra collega sia verso la libertà di stampa, anch’essa diritto costituzionalmente garantito – scrive il Comitato di redazione – si tratta di un attacco all’indipendenza di questo quotidiano che il Cdc non intende più tollerare”. Nell’esprimere la solidarietà e la vicinanza alla Greco, che non è indagata, e alla sua famiglia, “violate fin nella loro più profonda intimità solo per aver esercitato il diritto-dovere di informare i cittadini”, il Cdr denuncia “l’ennesima ingerenza nell’esercizio della nostra professione”. “E’ un atto intollerabile che deve far riflettere tutti, il mondo dell’informazione in particolare, sulla divisione dei ruoli e delle responsabilità“, conclude la nota del Cdr che condanna “con fermezza lo sfregio arbitrario delle garanzie costituzionali e non verrà meno alla tutela della dignità e della professionalità di tutto il corpo redazionale”.

“Non se ne può più″. Il segretario generale della Fnsi Franco Siddi denuncia duramente le perquisizioni di questa mattina: “Nello scontro politica-magistratura non possono essere chiamati a pagare i giornalisti se danno notizie, ancorch‚ su di esse e sulla loro valenza in termini di interesse pubblico, ciascuno possa avere opinioni diverse“. Siddi ha parlato di un’azione “assolutamente incomprensibile” e “pesantemente invasiva”.

Il consigliere laico del Csm, Matteo Brigandì (in quota Lega) è indagato dalla procura di Roma. Il fascicolo, affidato al pm Sereni e al procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, ha preso le mosse da una segnalazione ufficiale arrivata a piazzale Clodio trasmessa dallo stesso Consiglio superiore della magistratura. L’ipotesi di reato rubricata nel fascicolo è quella di abuso d’ufficio. Brigandì, secondo l’accusa, avrebbe passato documenti interni a Palazzo dei Marescialli alla giornalista che ha poi redatto l’articolo sul procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini. “Non ne so nulla, e quindi non ho niente da dire” così Brigandì risponde a chi gli chiede un commento. “Ovviamente non sono stato io – aveva detto la scorsa settimana dopo notizie di stampa che lo accusavano di aver chiesto lui il fascicolo al Csm – e se qualcuno sostiene questa cosa ne risponderà nelle sedi legali possibili. Ho chiesto al Csm una serie di documenti, compreso quel fascicolo, che ho letto per un quarto d’ora e poi ho restituito” aveva precisato Brigandì, che aveva anche annunciato di aver scritto una lettera al vice presidente Michele Vietti per chiedergli di “far luce” sulla vicenda.

………….Ecco la doppia morale e la doppia legge applicata dai magistrati italiani a tutela di se stessi. Quale grave colpa avrebbe commesso la giornalista e il giornale per essere oggetto di perquisizioni quasi fossero mafiosi e terroristi. Solo quella di aver rispolverato una vecchia stroia che riguardava  la PM milanese che si occupa del caso Ruby nell’ambito del quale sono stati intercettate e spiate decine di persone ree di frequenìtare la casa del premier.A  costoro, colpevoli o meno,  la  privacy è stata violentata e sputtanata a più non posso su tuti i giornali che hanno ricevuto copia delle intercettazioni prima ancora che fossero a disposizione della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. Copione già visto si dirà, certo!, copione già visto,  forma squallida di malcostume che al di là del processo penale, se e quando si farà, per cui persone che secondo la Costituzione sono innocenti in  virtù del principio della presunzione di innocenza che è alla base della nostra ormai vecchia e superata civiltà del diritto, vengono letteralemente stuprate nella loro dignità e nella dignità delle loro famiglie che mai nessuno ripagherà quando dovesse essere acceertata, come spesso è accaduto nel passato, la innocenza o la estraneità. Ricordiamo un caso, La figlia di Alessandro Necci, ex capo delle Ferrovie italiane, finito nel tritacarne della giustizia, fu letteralemtne massacrata dai mass media che pubblicarono le  intercettazioni delle sue telefonate con Pacini Battaglia, altro ormai dimenticato protagonista di tangetepoli. Che c’entrava la figlia di Necci? Nulla, salvo che aveva una storia, del tutto normale anche perchè libera e maggiorenne, con Pacini. Chi ha mai pagato per quelle intercettazioni? Chi è stato chiamato alla sbarra per quelle inutili diffamazioni? Chi ha mai chiesto scusa a quella persona? Nessuno.  Non solo. Chissà perchè nel nostro paese nessuno sa chi abbia diffuso le intercettazioni ch essendo corpo di reato e sottoposte a segreto istruttorio sono affidate, formalmente, al magistrato inquirente. Eppure quando le intercettazioni escono, centinaia, talvolta migliaia di pagine, pare che la cosa avvenga per opera dello Spirito Santo e non di persone, fisiche, che, almeno in teoria, dovrebbero essere facilmente individuabili. Invece accade che la cosa non riguardi nessuno. Non  nel caso invece della giornalista de Il Giornale che ha osato, ecco, osato, pubblicare il resoconto di una azione disciplianre cui fu sottoposta la PM di Milano che si occupa di Ruby. Apriti cielo! Il CSM,  ha immediatamente segnalato la cosa alla Procura di Roma che essendo , come è noto,   priva di attività da svolgere, ha mandato i carabinieri in casa della giornalista de Il Giornale a perquisirle anche la biancheria intima e visto che c’era anche il pc del figlio, e poi li ha mandati a perquisire la sede romana del Giornale per trovare le “prove”. Di che? Della violata privacy del PM di Milano che non è uguale agli altri cittadini. E’ un gradino più su e mentre può rovistare fra le lenzuola di chi le pare, a nessuno è consentito di rovistare fra le sue. Questo è il regime. Il regime dei giudici. Poveri noi. g.