BERLUSCONI: E’ UNA CONDANNA POLITICA. COSI’ NON SI PUO’ ANDARE AVANTI…

Pubblicato il 26 ottobre, 2012 in Giustizia, Politica | Nessun commento »

Silvio Berlusconi, dopo la sentenza con cui il Tribunale di Milano, per la prima volta dopo un ventennio di assedio giudiziario, è riuscito a condannarlo, amareggiato e sconfortato, si è rivolto ai suoi elettori con una lettera che qui riproduciamo. E’ una lettera assai breve ma racconta in sintesi una storia giudiziaria, anzi una tappa di questa storia,  che sa dell’incredibile. Sopratutto mette in evidenza che la giustizia in Italia è spesso usata per fini politici. Lo sa bene Berlusconi che ne è stato e  ne è  vittima, ma Berlusconi sa che egli è il primo a doversi rimproverare per non aver operato per riformarla questa giustizia quando ne ha avuto la possibilità e gli strumenti. Nel 2001 e sino al 2006 egli ha governato questo Paese con una maggioranza che poteva consentirgli di adottare i necessari provvedimenti legislativi e così dal 2008 sino al 2010. E’ vero, in Parlamento, nelle maggioranze,  c’erano ostacoli e continue imboscate da parte   di ascari pronti a sabotare i provvedimenti legislativi, specie in materia di giustizia. E’ vero! Ma è anche vero che non li si è messi alla prova e nemmeno alla porta. La conseguenza è che nè i provvedimenti, quelli seri, cioè quelli strutturali sono mai stati adottati, almeno in Consiglio dei Ministri, nè lo stesso Berlusconi ha battuto il bastone sulla scrivania licenziando gli ascari, palesi e nascosti. Se lo avesse fatto, forse quegli ascari o sarebbero venuti allo scoperto o  si sarebbero visti costretti a piegarsi alla logica della maggioranza oltre che della necessità di varare le riforme strutturali delle quali il Paese aveva bisogno, tra cui, ovviamente, quella della Giustizia. Berlusconi non lo ha fatto, adottando la politica  andreottiana del tirare a campo, neppure memore dell’insegnamento craxiano che, comunque,  tutte le volpi finiscono in pellicceria,   ma alla fine ha dovuto comunque togliersi di mezzo e cedere il passo prima ai governi tecnici che nulla hanno di liberale, e poi a tirarsi fuori, come ha fatto l’altro ieri, dinanzi alla evidente insofferenza di tanti suoi beneficiati che dopo esserlo stati dalla discesa in campo di Berlusconi ora aspirano ad esserlo dalla sua ritirata nelle retrovie. Ed ora su di lui  cade questa tegola di una sentenza che sembra scritta con l’inchiostro della fazione. E’ solo una sentenza di primo grado che dovrà passare il vaglio di un’altra corte, quella di appello, e,  nel caso,  quello della Cassazione. Ma la sua immagine ne esce comuqnue compromessa e forse tanto basta perchè quanti, anche a lui vicini, hanno traccheggiato per un suo pensionamento oggi si sentono più tranquilli per il loro personale futuro. Ma non lo sono gli italiani, i milioni di italiani che in questi anni avevano votato Berlusconi fidando nei suoi impegni elettorali, nelle sue promesse di cambiamento del Paese, nelle sue assicurazioni che i cittadini non avrebbero più subito le prepotenze di uno Stato che dopo 70 anni di democrazia non è mai diventato liberale e dove i diritti dei singoli vengono conculcati ogni giorno dalle burocrazie di ogni genere e dalle caste di ogni risma. Non lo sono ancor più oggi,  di fronte ad una condanna che lungi dal dimostrare che “la legge è uguale per tutti”, semmai dimostra che la legge è inflessibile contro chi  non si conforma alle regole delle caste. La parabola di Berlusconi nè è la tangibile prova. Per questo, nonostante le delusioni,  gli esprimiamo la nostra solidarietà. g.

ECCO LA LETTERA DI SILVIO BERLUSCONI

Cari Amici,

è una condanna politica, incredibile e intollerabile. E’ senza dubbio una sentenza politica come sono politici i tanti processi inventati a mio riguardo. Ero certo di essere assolto da una accusa totalmente fuori dalla realtà. La sentenza di oggi è la conferma di un vero e proprio accanimento giudiziario e dell’uso della giustizia a fini di lotta politica.

Ci sono molte prove della mia inocenza, due delle quali assolutamente inoppugnabili:


1) L’accusa mi vorrebbe socio di due imprenditori americani, uno dei quali io non ho mai conosciuto. Se io fossi stato socio di questi imprenditori sarebbe bastata una telefonata all’ufficio acquisti di Mediaset per far acquistare i diritti televisivi che questi due imprenditori volevano vendere, senza pagare tangenti.
2) Se fossi stato socio sarei subito venuto a conoscenza di una tangente così elevata versata ai responsabili del servizio acquisti, e non avrei potuto che provvedere al loro immediato licenziamento, visto che per quell’ufficio passavano 750 milioni di acquisti all’anno. Nessun imprenditore si sarebbe potuto comportare diversamente, permettendo di continuare a rubare ai danni della sua azienda e di se stesso.

Non c’è nessuna connessione assolutamente con la rinuncia alla corsa alla premiership nel 2013. Io e i miei avvocati ritenevamo impossibile una condanna qualsiasi in questo processo e infatti le motivazioni della condanna sono assolutamente fuori dalla realtà. Non si può andare avanti così: dobbiamo fare qualcosa. Quando non si può contare sull’imparzialità dei giudici, questo paese diventa incivile, barbaro, invivibile e cessa anche di essere una democrazia. E’ triste, ma la situazione del nostro paese oggi è così. SILVIO BERLUSCONI, 26 ottobre 2012

I PM CE L’HANNO FATTA: DOPO 19 ANNI DI ASSALTO ALLA BAIONETTA HANNO CONDANNATO BERLUSCONI

Pubblicato il 26 ottobre, 2012 in Giustizia, Politica | Nessun commento »

Condannato. Alle 16 di oggi Silvio Berlusconi é stato dichiarato colpevole di frode fiscale dal tribunale di Milano, al termine della lunga camera di consiglio che ha tirato le somme della vicenda dei diritti comprati da Fininvest alla fine degli anni Novanta.

Silvio Berlusconi

Berlusconi é stato condannato a quattro anni di carcere, di cui tre condonati per indulto, e a tre anni di interdizione dai pubblici uffici.

Berlusconi dovrà versare immediatamente dieci milioni al fisco come risarcimento danni.Il tribunale presieduto dal giudice Edoardo d’Avossa ha accolto le tesi del pubblico ministero Fabio De Pasquale, secondo cui – pur non ricoprendo più cariche formali all’interno del gruppo da lui fondato – il Cavaliere continuava a occuparsi degli affari di famiglia. In questa veste avrebbe disposto il pagamento a prezzi gonfiati dei diritti dei film hollywoodiani da trasmettere sulle reti del Biscione. In questo modo sarebbero stati prodotti fondi neri per oltre trecento milioni di euro, approdati sui conti esteri della famiglia Berlusconi, e sarebbero stati alterati i bilanci risparmiando centinaia di milioni di tasse.</p><p>”Su quei soldi – aveva sostenuto De Pasquale nella sua requisitoria – ci sono le impronte digitali di Berlusconi”. I difensori del Cavaliere avevano ribattuto che non solo non c’era traccia di un ruolo diretto di Berlusconi nella vicenda, ma nemmeno era dimostrato che i film fossero stati pagati a prezzi effettivamente fuori mercato. Oggi il tribunale accoglie in pieno le tesi dell’accusa, con una sentenza che fa irruzione nella scena politica: è la prima volta dal lontano 1998 che il Cavaliere viene dichiarato colpevole a termine di un processo.All’ex presidente del Consiglio vengono inflitti quattro mesi di carcere in piú di quelli chiesti dalla Procura. Ma ancora piú eclatante è forse la decisione di interdire Berlusconi per cinque anni dai pubblici uffici. La pena, trattandosi di una sentenza di primo grado, non é immediatamente esecutiva. Ma se dovesse venire confermata nei gradi successivi, il Cavaliere non potrebbe avere incarichi parlamentari né di governo per tutta la durata dell’interdizione.Ovviamente, i legali di Berlusconi faranno appello. Ma sulla sentenza di oggi pesa un’incognita più ravvicinata: la decisione della Corte Costituzionale chiamata a dirimere lo scontro tra il governo e i giudici milanesi, che nell’ottobre 2010 decisero di tenere udienza nonostante Berlusconi fosse impegnato in consiglio dei ministri. Se la Consulta decidesse che in quel modo vennero violate le prerogative del premier, la sentenza di oggi potrebbe venire azzerata. Ma, nel frattempo, il colpo per Berlusconi è pesante.</p><p>Assolto invece per non avere commesso il fatto il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Insieme a Berlusconi é stato condannato Frank Agrama, l’ex regista divenuto mediatore di diritti cinematografici, e accusato dalla Procura di essere “socio occulto” di Berlusconi.Il giudice d’Avossa sta ora leggendo in diretta le motivazioni della decisione. É una procedura straordinaria che riduce a 15 giorni i termini per le difese per ricorrere in appello.Secondo i giudici, il meccanismo di pagamento dei diritti veniva gestito totalmente all’esterno delle strutture ufficiali di Fininvest.

Il meccanismo viene , definito “un sistema di frodi ideato fin dagli anni Ottanta” finalizzato alla evasione delle tasse “nonché alla costituzione di ingenti fondi neri (…) Resta ingiustificato l aumento di prezzi nelle varie catene rilevabile dalla differenza tra il primo prezzo noto e il prezzo finale praticato alla società utente”.</p>Per gestire i fondi neri così creati “é stato creato un sistema di società offshore” la cui riconducibilitá a Berlusconi viene definita “pacifica”. I giudici motivano la loro convinzione basandosi anche sulla sentenza della Cassazione sul caso Mills, che prosciolse l’avvocato inglese per prescrizione ma attribuì al Cavaliere la paternità dei versamenti sui suoi conti.Il Giornale, 26 ottobre 2012

……………..Insomma ci hanno messo 19 anni e forse più  di accanimento giudiziario ma alla fine ce l’hanno fatta a condannare Berlusconi. Una condanna quella dei giudici di merito addirittura più pesante della richiesta  del pm, il solito Depasquale, da una ventina d’anni in servizio permanente effettivo nella caccia all’uomo Berlusconi, che aveva richiesto 3 anni e otto mesi. E per di più il Tribunale sta leggendo in Aula direttamente le motivazioni allo scopo di accorciare i tempi per l’appello e quindi tentare di evitare la possibile prescrizione di un reato consumato, se c’è stato, una 15na di anni fa. Insomma quando si tratta di Berlusconi la giustizia italina che marcia alla velocità delle lumanche per tutti, specie per i poveri cristi, ingrana la quinta e marcia alla velocità della luce. Se pur non ci fossero molti dubbi sulla sentenza emessa, basterebbe questa circostanza a gettare una luce fosca su una storia che a parer nostro fa acqua da tutte le parti. A incominciare dal fatto che il presiedente di Mediaset, Confalonieri, è stato assoloto pur essendo lui quello che firmava ma è stato condannato Berlsuconi, privo di cariche all’interno del gruppo,  in virtù di un aggiornato teorema secondo il quale lui, ma solo lui!, “non poteva non sapere”. Questo, al netto di tutte le altre peplessità politiche che restano tutte, ci fanno sentire in piena solidarieà con Berlusconi che, comunque, è innocente sino a sentenza definitiva. O anche questo principio di civiltà giuridica non vale per Berlusconi? g.

I GIOVANI DI CONFINDUSTRAI ALL’ATTACCO: VIA I LADRI DALLA POLITICA, BASTA CON LE TASSE

Pubblicato il 26 ottobre, 2012 in Economia, Politica | Nessun commento »

Confindustria attacca: via ladri da politica

Via i ladri, gli ignoranti, gli incapaci“, chiedono i giovani di Confindustria. “Siamo disgustati dall’idea della carica pubblica come scorciatoia per arricchirsi, ci ribelliamo a questo degrado”, dice il leader degli under40 Jacopo Morelli dal palco del XXVII convegno di Capri. “Chi lavora non è più disposto a sostenere larghi strati parassitari”.

“Basta con l’umiliazione delle coscienze civili”, sottolinea Morelli nelle “tesi dei giovani” presentate al tradizionale convegno di Capri. Basta sostenere “con le proprie tasse e la propria fatica” strati parassitari “che anche adesso, mentre perdiamo duemila occupati al giorno, continuano a erodere denaro pubblico”. Servono “persone responsabili, preparate, all’altezza del compito”. “Abbiamo diritto a cambiare”. “C’é spazio per interventi drastici, senza ipocrisie”, dice Morelli, che rilancia l’appello per un varo in tempi brevi della Legge elettorale ricordando che “i tre rappresentanti dell’attuale maggioranza, già lo scorso giugno a Santa Margherita Ligure – ricorda -, ci avevano promesso di fare in un mese”. Oggi “è il 26 ottobre e di quella traccia non c’é accordo”. Per il leader dei giovani imprenditori “una classe politica che non mantiene le promesse, mentre chiede ai cittadini sacrifici continui, è indegna. Non è questo che si merita la nazione”.

Perdiamo duemila occupati al giorno“, avverte il leader dei giovani di Confindustria nelle “tesi” al tradizionale convegno di Capri. A chi si candida per governare l’Italia, aggiunge, “chiediamo cosa intenderà fare per i giovani che non hanno lavoro e non riescono a rendersi indipendenti”.

Il “peso” della pressione fiscale è “cresciuto così tanto da diventare una confisca”: quella “ufficiale toccherà nel 2012 il 45% del Pil”, l’onere sulle imprese “sarà superiore al 68%”. Il leader dei giovani imprenditori, Jacopo Morelli, chiede di “abbassarla in maniera sostanziale” avvertendo: “Il tempo della pazienza è finito”.

Il cuneo fiscale e contributivo, evidenzia ancora il presidente degli imprenditori under-40 parlando alla platea del XXVII convegno di Capri dal titolo ‘Europe under pressure’, è “tra i più elevati dell’Ocse: il 53% contro una media dell’Unione europea del 41%”. Un livello che “strangola”. Il governo, prosegue Morelli, “ha riconosciuto che gli italiani stanno dando una grande prova di responsabilità, accettando misure drastiche e impopolari. Se questo è vero, c’é un dovere morale di ridare, subito, fiducia al Paese abbassando, in maniera sostanziale, la pressione fiscale su chi lavora e sulle imprese che reinvestono”. I cittadini “non sono cavie”, aggiunge, chiedendo un’azione immediata sul fisco per ridare ossigeno all’economia reale. “La prima vera azione di politica industriale – ribadiscono i giovani imprenditori – sarebbe un abbassamento vigoroso delle tasse sui redditi da lavoro e d’impresa. Ci pare di assistere, invece, all’applicazione ostinata di teorie e ricette da laboratorio, politiche dimostratesi inefficaci, dimenticando che l’economia é una scienza interpretativa e che quindi può essere imprecisa e imprevedibile”. Nelle loro tesi, i giovani imprenditori sottolineano che il taglio dell’Irpef “anche se è un inizio” rischia di essere “vanificato” dall’aumento dell’Iva. Tornano a “condannare l’evasione fiscale” che “va contrastata con ogni mezzo”. E chiedono anche di “lasciare ai redditi bassi più soldi in busta paga, per rilanciare la domanda interna”.

“I colpi della recessione sono arrivati nella carne viva del tessuto produttivo: la base industriale si è contratta del 20%. Anche noi contiamo, forse per la prima volta, i ‘caduti sul campo’”. Morelli punta il dito sulla “poca crescita” ed “il molto rigore”. E “se chiudono le imprese dei giovani, il Paese brucia il futuro, le speranze, il dinamismo”: bisogna “creare nuove occasioni di lavoro, dare ossigeno alle imprese”. Fonte ANSA, 26 ottobre 2012

.…………..Intanto la Commissione Affari Regionali deklla Cametra ha bocciato senza appello il decretolegge di Monti che riduceva i vosti della politica, eliminava i vitalizi, tagliava i benefit infiniti a favore della casta della politica. Che farà Monti? Lo ritirerà o pporrà la fiducia? E’ aperta la scommessa ma chiunque dovesse putare sul “rigore” di Monti sull’abbattimewnto dei costi della poltiica è destinato a perderla. g.

L’ALBA DEI GRILLI VIVENTI, di Marcello Veneziani

Pubblicato il 25 ottobre, 2012 in Costume, Gossip | Nessun commento »

Il ministro Grilli ha l’aria mesta e gentile dell’impresario di pompe funebri.

A lui sono affidati i compiti più delicati, come dare la ferale notizia ai parenti o chiedere che tipo di cassa preferiscono, di mogano o noce.

Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli

Ai più grevi e robusti tocca il compito di infilare la bara nell’auto. A lui che ha il tono di voce appropriato, tocca esprimere le parole di circostanza.

Quando lo intervistano in tv sembra appena uscito dall’obitorio dove ha riconosciuto la salma ed eseguito le ultime procedure burocratiche, sollevando la vedova dalle vili incombenze, in modo da consentirle di dedicarsi toto corde al pianto. Poi ti presenta il conto salato, ma si muore una sola volta, anche se la vista del conto rischia di provocare un rapido bis.

Il suo è il grillismo che più spaventa gli italiani (scherzi a parte, è un gentiluomo di valore). Anche quando esprime un auspicio, Grilli suggerisce cordoglio, trova il modo più soft per dirlo ai congiunti. Non speranze ma consolazioni. Guardate oltre i Monti il dolore Passera, sussurra Grilli senza porre l’accento finale, per tenere bassa la suoneria della voce.

Da lui si apprende se il povero estinto è morto per un attacco di Iva, per un’emorragia d’Irpef, per una cartella incurabile o perché è finito sotto un tir d’Equitalia. Lui bisbiglia con discreta rassegnazione che tutti prima o poi dobbiamo passare alla cassa.

In altri tempi Grilli avrebbe portato la tuba sulla testa, ha il physique du rôle ed è dotato di un’eleganza, come dire?, estrema.

Auguri per il 2 novembre, il giorno dei Monti. Marcello Veneziani, 25 ottobre 2012

PER VENDOLA I PM DI BARI CHIEDONO 20 MESI DI CARCERE INSIEME ALLA SUA EX PUPILLA LEA COSENTINO

Pubblicato il 25 ottobre, 2012 in Giustizia, Politica | Nessun commento »

Vendola avrebbe istigato l’allora direttore della Asl Bari, a riaprire i termini per la presentazione delle domande per accedere al concorso e far vincere il professor Paolo Sardelli. La richiesta dei pm: venti mesi di carcere

La sinistra moralizzatrice “scivola” ancora. La procura di Bari ha chiesto la condanna a un anno e 8 mesi per il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.

Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola

Il leader del Sel è accusato di concorso in abuso d’ufficio con riferimento al concorso da primario di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo, vinto dal professor Paolo Sardelli.

Uno scandalo dietro l’altro, un avviso di garanzia dopo l’altro: le amministrazioni di centrosinistra vengono continuamente “pizzicate” dalla giustizia italiana, ma non si sa come mai non fioccano le dimissioni né qualcuno si azzarda nemmeno a chiederle.

L’avviso di garanzia a Zoia Veronesi, storica segretaria del leader piddì Pier Luigi accusata di truffa aggravata ai danni della Regione Emilia Romagna; le dimissioni della vicepresidente della Regione Liguria Marylin Fusco (Idv), accusata di abuso d’ufficio dell’inchiesta sulla realizzazione del porto di Ospedaletti; il rinvio a giudizio per l’ex braccio destro di Bersani, Filippo Penati, accusato di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti; i guai per Melchiorre Fidelbo, marito del presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro. E oggi Vendola per cui è stata chiesta la stessa condanna a 20 mesi di reclusione di carcere per l’allora direttore generale della Asl di Bari, Lea Cosentino, coimputata con le stesse accuse. L’udienza si svolge a porte chiuse davanti al gup Susanna De Felice. Il giudice scioglierà in chiusura d’udienza la riserva sull’ammissione degli ulteriori atti depositati dall’accusa. Adesso la parola alla parte civile e poi ai difensori per le arringhe.

Gli inquirenti della procura di Bari contestano al governatore pugliese di aver istigato l’allora direttore della Asl Bari a riaprire i termini per la presentazione delle domande per accedere al concorso. “Quel concorso deve vincerlo Sardelli”, avrebbe detto Cosentino agli inquirenti che la interrogavano riferendo le parole pronunciate da Vendola in occasione della selezione alla quale il medico “raccomandato” non aveva partecipato perché in lizza per un altro posto da primario presso l’ospedale “Di Venere” del capoluogo pugliese. Venuta meno la possibilità di assumere un incarico direttivo al “Di Venere”, il presidente della Regione Puglia si sarebbe attivato per assicurare a Sardelli l’assunzione quinquennale al San Paolo. Il Giornale 25 ottobre 2012

.……………Immaginiamo la faccia a metà tra il sorpreso e l’allucinato di Vendola, l’imaginifico (da non condondere conl’unico vero Imaginifico italiano che fu Gabriele D’Annunzio…) politico che nei comizi usa la poesia e nei fatti, secondo i pm, avfebbe usato la mano di ferro per favorire un concorrente in luogo di un altro. Poichè come è noto non è tanto la pena quanto il processo a scalfire l’anino dell’imputato,  è comunque un fatto che Vendola, sempre pronto a scagliarsi a testa bassa contro chiunque incappi nella giustizia senza attendere processi e sentenze, sia oggi nelle condizioni per capire quanto sia terribile la gogna prima che siano accertati  i fatti. Non sappiamo se è colpevole o innocente, sappiamo e speriamo che dopo oggi Vendola cambi il suo modo di porsi di fronte ai problemi della giustizia. g.

IL PRESIDENTE BERLUSCONI RINUNCIA A CANDIDARSI PREMIER E INDICE LE PRIMARIE NEL PDL

Pubblicato il 24 ottobre, 2012 in Politica | Nessun commento »

Silvio Berlusconi ha ufficialmetne annunciato oggi che rinuncia a candidarsi quasle premier per le elezioni politiche del 2013 e ha indetto per il 16 dicembre le primarie per scegliere il candidato premier del centrodestra.

Ecco il testo della lettera con cui il presidente Berlsuconi ha comunicato la sua devisione agli elettori del centrodestra.

Carissimo,

per amore dell’Italia si possono fare pazzie e cose sagge. Diciotto anni fa sono entrato in campo, una follia non priva di saggezza: ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a Premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol. Ho ancora buoni muscoli e un pò di testa, ma quel che mi spetta è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività

Con elezioni primarie aperte nel Popolo della Libertà sapremo entro dicembre chi sarà il mio successore, dopo una competizione serena e libera tra personalità diverse e idee diverse cementate da valori comuni. Il movimento fisserà la data in tempi ravvicinati (io suggerisco quella del 16 dicembre), saranno gli italiani che credono nell’individuo e nei suoi diritti naturali, nella libertà politica e civile di fronte allo Stato, ad aprire democraticamente una pagina nuova di una storia nuova, quella che abbiamo fatto insieme, uomini e donne, dal gennaio del 1994 ad oggi.

Lo faranno con un’investitura dal basso nella quale ciascuno potrà riconoscere non solo i suoi sogni, come in passato, e le sue emozioni, ma anche e soprattutto le proprie scelte razionali, la rappresentanza di idee e interessi politici e sociali decisivi per riformare e cambiare un paese in crisi, ma straordinario per intelligenza e sensibilità alla storia, che ce la può fare, che può tornare a vincere la sua battaglia europea e occidentale contro le ambizioni smodate degli altri e contro i propri vizi. Siamo stati chiamati spregiativamente populisti e antipolitici della prima ora.

Siamo stati in effetti sostenitori di un’idea di alternanza alla guida dello Stato sostenuta dal voto popolare conquistato con la persuasione che crea consenso. Abbiamo costruito un’Italia in cui non si regna per virtù lobbistica e mediatica o per aver vinto un concorso in magistratura o nella pubblica amministrazione. Questa riforma ’populista’ è la più importante nella storia dei centocinquant’anni dell’unità del Paese, ci ha fatto uscire da uno stato di sudditanza alla politica dei partiti e delle nomenclature immutabili e ha creato le premesse per una nuova fiducia nella Repubblica.

Sono personalmente fiero e cosciente dei limiti della mia opera e dell’opera collettiva che abbiamo intrapreso, per avere realizzato la riforma delle riforme rendendo viva, palpitante ed emozionante la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini. Questo non poteva che avere un prezzo, la deriva verso ideologismi e sentimenti di avversione personale, verso denigrazioni e delegittimazioni faziose che non hanno fatto il bene dell’Italia. Ma da questa sindrome infine rivelatasi paralizzante siamo infine usciti con la scelta responsabile, fatta giusto un anno fa con molta sofferenza ma con altrettanta consapevolezza, di affidare la guida provvisoria del paese, in attesa delle elezioni politiche, al senatore e tecnico Mario Monti, espressione di un Paese che non ha mai voluto partecipare alla caccia alle streghe.

Il presidente del Consiglio e i suoi collaboratori hanno fatto quel che hanno potuto, cioè molto, nella situazione istituzionale, parlamentare e politica interna, e nelle condizioni europee e mondiali in cui la nostra economia e la nostra società hanno dovuto affrontare la grande crisi finanziaria da debito. Sono stati commessi errori, alcuni riparabili a partire dalle correzioni alla legge di stabilità e ad alcune misure fiscali sbagliate, ma la direzione riformatrice e liberale e’ stata sostanzialmente chiara. E con il procedere dei fatti l’Italia si e’ messa all’opera per arginare con senso di responsabilità e coraggio le velleità neocoloniali che alcuni circoli europei coltivano a proposito di una ristrutturazione dei poteri nazionali nell’Unione Europea. Il nostro futuro è in una Unione più solida e interdipendente, in un libero mercato e in un libero commercio illuminato da regole comuni che vanno al di là dei confini nazionali, in una riaffermazione di sovranità che è tutt’uno con la sua ordinata condivisione secondo regole di parità e di equità fra nazioni e popoli. Tutto questo non può essere disperso.

La continuità con lo sforzo riformatore cominciato diciotto anni fa è in pericolo serio. Una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l’esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento. Sta al Popolo della Libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994, dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva. Silvio Berlusconi.


.…………..QUESTI I PRIMI COMMENTI ALLA DECISIONE DI BERLUSCONI ALL’INTERNO DEL PDL NEL QUALE SI REGISTRANO ANCHE LE PRIME CANDIDATURE ALLE PRIMARIE:ALFANO E DANIELA SANTANCHE’

La notizia del passo indietro di Silvio Berlusconi fa subito il giro di tutto il mondo politico e le reazioni sono immediate.

“La dichiarazione di Berlusconi è il gesto di generosità e di apertura al futuro che tutti ci aspettavamo. Silvio Berlusconi si conferma un grande leader che ha il merito storico di aver fondato il centrodestra”, ha commentato il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

“Chi si aspettava un arroccamento di Berlusconi o un atto di egoismo politico è servito. Berlusconi dimostra con generosità di voler ridare al popolo di centrodestra la prospettiva già indicata con la scelta di Alfano a segretario. La fase di incertezza viene cosi superata e si apre un ampio e profondo orizzonte alla nostra area politica”, ha dichiarato Ignazio La Russa.

“Il passo indietro Berlusconi lo ha fatto una mese fa. Io chiedo le primarie da tempo e sono contento che il passo avanti in tal senso lo abbia fatto Berlusconi”, ha dichiarato Guido Crosetto, spirito critico del Pdl. Sulla stesa lunghezza d’onda anche Maurizio Gasparri“Quella di celebrare le primarie il 16 dicembre è una decisione generosa, aperta al futuro”.

Un gesto importante e storico che scuote tutti partiti, non solo il Pdl: “La decisione che il Presidente Berlusconi ha annunciato oggi ha un valore politico e umano pari a quello che ebbe nel 1994 l’annuncio della sua discesa in campo – ha commentato Sandro Bondi -. Le conseguenze di tale gesto saranno importanti e destinate probabilmente ad influenzare anche le dinamiche di rinnovamento che si manifestano nel campo della sinistra”.

“Il passo indietro di Berlusconi è un atto di generosità che apprezzo e che apre nuove prospettive per il futuro”, ha scritto su Twitter il segretario della Lega Roberto Maroni.

“Una decisione storica”, dichiara Gianfranco Rotondi.  “Questa è una vittoria per il popolo della libertà – dice Giorgia Meloni – che ha bisogno di rimettere le scelte nelle mani degli italiani. Un bisogno che Berlusconi ha capito prima degli altri. Ripartire con lo spirito del 1994 significa questo”.

Per parte nostra pur con molto scetticismo attenderemo per vedere cosa accadrà e soprattuto come vorranno operare i tanti “orfani” di Berlusconi e se tutti invece di pensare a se stessi e alla propria “continuita’” sapranno compiere scelte coraggiose indirizzate a restituire dignità e prestigio e ruolo  al centrodestra  italiano. g.

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INFAMIE E FALSITA’ di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 24 ottobre, 2012 in Costume, Giustizia, Politica | Nessun commento »

C’è qualcosa che fa peggio dell’ipotesi di finire in carcere. È prendere atto di quanto violenta, falsa e arrogante possa essere la giustizia se affidata a mani indegne.

Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti

È successo ieri, leggendo le motivazioni della sentenza, firmata da tale Aldo Grassi e tale Antonio Bevere (consigliere estensore), con cui la Cassazione mi condanna a 14 mesi di reclusione per un articolo neppure scritto da me.

Si legge che io avrei una «spiccata capacità a delinquere», mi paragona a un delinquente abituale. È una vera infamia, che non permetto neppure a un presidente di Cassazione, basata su odio ideologico e su una serie di menzogne.Mi prendo tutta la responsabilità di quello che dico e sollevo il mio editore dal risponderne in tribunale. Ve lo dico io, in faccia, signori Grassi e Bevere: avete abusato del vostro potere, la vostra sentenza è un’infamia per me e per i miei parenti. Non si gioca con la vita delle persone come se fossero cose nella vostra disponibilità senza pagare dazio. Le motivazioni della vostra sentenza sono delinquenziali, non il mio lavoro. Sono parole basate su falsi, montate per costruire teoremi che esistono solo nella vostra testa. E ve lo spiego. È falso che io abbia scritto alcunché. È falso che io abbia deliberatamente pubblicato notizie sapendole false. È falso che io mi sia rifiutato di pubblicare una smentita, nessuno me l’ha mai chiesta né inviata. È falso che sul mio giornale dell’epoca, Libero, sia stata pubblicata una campagna contro un giudice (un articolo di cronaca ripreso da La Stampa e un commento non possono in alcun modo costituire una campagna). È falso che non fosse possibile identificare chi si celava dietro lo pseudonimo Dreyfus: bastava chiederlo, non a me che come direttore sono tenuto al segreto deontologico, ma a chiunque e avreste accertato che si trattava di Renato Farina (lui stesso lo ha scritto in un suo libro). È falso che io abbia un numero di condanne per omesso controllo (7 pecuniarie in 35 anni di mestiere) superiore alla media dei giornalisti e direttori di quotidiani italiani.Delinquente, quindi, lo dite a qualcun altro. Non vi stimo, non vi rispetto, non per la condanna, ma per quelle vostre parole indegne. Vergognatevi di quello che avete fatto. E forse non sono l’unico a pensarla così. Ci sarà un motivo se il Parlamento sta lavorando per cancellare la vostra infamia e se un vostro collega, il procuratore di Milano Bruti Liberati, si rifiuta di applicare la vostra sentenza del cavolo nonostante io mi sia consegnato alle patrie galere, in sfregio a voi, rinunciando a qualsiasi pena alternativa. E adesso fate pure quello che credete, rispetto a me e alla mia storia siete un nulla. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 24 ottobre 2012

……………..Sallusti ha tutta la nostra solidarietà. La solidarietà di uomini liberi che non hanno mai esitato a dirla e a dirle quando ce n’era bisogno. E in questo caso Sallusti ha tutto il diritto di esprimere la sua opinione. Ieri la Cassazion ha pubblicato la sentenza che lo condanna, infamia fra le infamie in uno stato che si dice democratico e liberale, a 14 mesi di carcere non per aver scritto ma per “aver omesso” il controllo su un articolo non suo, come è a tutti noto perchè, oltre tutto, l’autore dello scritto lo ha pubblicamete ammesso nell’Aula più alta della democrazia in tutti i paesi del mondo, anche quelli sostanzialmente autoritari, cioè l’Aula del Parlamento. Ma era l’unico modo per mandare in galera un giornalista scomodo, aggressivo (ci ha detto stamani uno sciocco petulante, come se essere aggressivo è un reato), controcorrente. Ma che ha sempre onorato la professione giornalistica dedicandovisi con anima e passione. Ma per farlo andare in galera, ad uno che è ncensurato, e come tale meritevole delle attenutanti generiche che comportano il “beneficio” della libertà,  i giudici della Cassazione hanno affibbiato una presunta pericolosità sociale e di ciò hanno fatto il canovaccio della sentenza depositata ieri e nella quuale si leggono giudizi che sono incredibili se riferiti ad un uomo incensurato definito “tendenzialmente portato a delinquere”. Ma davvero un incensurato sul quale come ricorda Sallusti pendono 7  pene pecuniarie può essere definito tale? E’ come se a un automobilista che accumula sette contravvenzioni al codice della strada, magari per divieto di sosta, gli si attribuisce una tendenziale volontà a trasformarsi in uno dei tanti assassini di persone innocenti. Contro questa sentenza reagisce, d’impeto, e come sempre con coraggio giacchè Sallusti non conosce codardia che si annidano invece altrove, il direttore del Giornale, griando tutta la sua rabbia e la sua denuncia nei confronti di questa sentenza con un editoriale annnciato già ieri e che oggi è pubblicato dal suo giornale, ma che non ha l’oonere della centralità, essendo  stata questa riservata  all’ennesima truffa e all’ennesimo scandalo che ormai sono divenuti la piaga del nostro Paese. Ma non è a questo ennesimo scandalo  che dedica la sua attenzione il primo presidente della Cassazione che si chiama Lupo (di nome e di fatto?) il quale invece preferisce criticare aspramente Sallusti che, lui dice, non fa onore al giornalismo per il forte editoriale di oggi.  Perchè forse fa onore alla magistratura la sentenza dell’Aquila che condanna gli scienziati per non essere  stati maghi e che sta facendo ridere tutto il mondo che a sua volta deride  la Magistratura italiana che pretende che nella Commisisone Grandi rischi non siedano scienziati ma ciarlatani? g.

ECCCO UN GIOVANE CHE NON FA LO SCHIZZINOSO, E’ IL FIGLIO DELLA MINISTRA CANCELLIERI CVHE INCASSA 3 MILIONI DI BUONUSCITA PER 14 MESI DI LAVOROE TROVA SUBITO UN ALTRO LAVORO…ALLA TELECOM!

Pubblicato il 23 ottobre, 2012 in Economia, Gossip, Politica | Nessun commento »

Giorgio Meletti per il “Fatto quotidiano

Il manager Piergiorgio Peluso, figlio del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, ha incassato 3,6 milioni di euro di buonuscita dal gruppo assicurativo Fonsai, dopo esserne stato direttore generale per 14 mesi. Nella generosa distribuzione di prebende che le società italiane sono abituate a perpetuare – a dispetto della crisi – ai loro top manager, la vicenda di Peluso ha tutti i requisiti per battere ogni record.

Piergiorgio Peluso di  UnicreditPiergiorgio Peluso di UnicreditStando ai dettagli pubblicati ieri dal sito Repubblica.it, confermati da fonti Fonsai all’Ansa, Peluso è riuscito infatti a farsi pagare una liquidazione pari a tre annualità di stipendio – normalmente assegnata ai manager mandati via – a fronte di dimissioni volontarie. Assumendo l’incarico di direttore generale, nel maggio 2011, Peluso aveva ottenuto una clausola contrattuale con la quale gli veniva riconosciuta la sontuosa buonuscita anche in caso di dimissioni volontarie se fosse intervenuto un passaggio di mano del controllo della Fonsai.

anna maria Cancellierianna maria Cancellieri Il gruppo assicurativo, storicamente in mano alla famiglia Ligresti, è passato sotto il controllo della Unipol nel corso dell’estate. A luglio Peluso ha fatto scattare la clausola e se n’è andato. non è stato disoccupato a lungo. Subito dopo è stato assunto da Telecom Italia come direttore finanziario.

Prima di andare a Fonsai, Peluso era a Unicredit, responsabile dei rapporti con le grandi aziende. In quella veste si era occupato di far sottoscrivere alla banca di piazza Cordusio un aumento di capitale della Fonsai, di cui Unicredit è azionista con il 7 per cento del capitale. Un investimento di 170 milioni di euro per la sottoscrizione di titoli che oggi valgono 20 milioni.

Fonsai versava infatti in pessime acque da anni. E curiosamente sono oggi gli stessi Ligresti, che lo assunsero, ad accusare Peluso di aver giocato sporco: secondo le loro accuse è stato lui a evidenziare, poco dopo l’insediamento, una situazione talmente critica da richiedere un nuovo pesante aumento di capitale.

I Ligresti, che non erano in grado di ricapitalizzare la compagnia di assicurazioni, accusano in sostanza Peluso di aver forzato la situazione per rendere inevitabile un passaggio di mano della compagnia. I fatti sono noti. Essendo la Fonsai pesantemente indebitata con il sistema bancario, in particolare con Mediobanca, proprio negli uffici che furono di Enrico Cuccia è maturato il progetto di far salvare la compagnia dall’Unipol. il piano, nato attorno a Capodanno, è adesso in dirittura d’arrivo.Stando alle accuse dei Ligresti, Peluso si sarebbe dimostrato molto furbo, o quantomeno lungimirante. L’interpretazione più favorevole al manager è invece che egli si sia dimostrato un sentimentale. il contratto firmato da Peluso come direttore generale Fonsai dimostra che il figlio del ministro dell’Interno tutto voleva fuorchè lavorare per azionisti diversi dal costruttore di Paternò. Solo questo desiderio può spiegare la determinazione con cui ha strappato la clausola secondo la quale, in caso di cambio dell’azionista di controllo, egli non avrebbe potuto sopportare il trauma, e si riservava quindi di andarsene sdegnato con tanto di risarcimento milionario.

...Ditelo all’altra ministra di Monti, la Fornero, che un giovane c’è che nion fa lo schizzinoso, il rampollo della Ministra Cancellieri che da giovane prestava la voce a Tina Pica….

HANNO PERSO TUTIT LA BUSSOLA, di Mario Sechi

Pubblicato il 23 ottobre, 2012 in Giustizia, Politica | Nessun commento »

Quando la magistratura ha levato il coperchio al pentolone in ebollizione dei soldi dati ai partiti della Regione Lazio, il commento è stato il seguente: «Siamo di fronte a una gestione caotica». Noi di mestiere facciamo i cronisti, ma dalle carte in nostro possesso emerge un quadro che conferma quello degli investigatori e, dal punto di vista politico, è incredibile. Non solo la Regione si era trasformata in un bancomat a disposizione dei partitanti, ma le pezze d’appoggio per farsi rimborsare o si sono perse o spesso non sono credibili. Il problema non riguarda solo le imprese di Francone Fiorito, noto «Batman», il quale resta in carcere con una serie di motivazioni pesantissime. Siamo davanti a una rappresentazione che passa dal tragico al comico a seconda del momento e del soggetto. E il problema non è affatto quello penale, ma il disastroso quadro politico che emerge da un pasticcio legislativo e amministrativo senza precedenti. Il finanziamento deviato si è ottenuto attraverso la legalizzazione di una pratica che qualsiasi controllo contabile serio avrebbe bocciato. Basta dare un’occhiata alle fatture esibite dai consiglieri e ai moduli presentati per il rimborso delle spese per capire che siamo lontani anni luce dal concetto di trasparenza. Mi meraviglio di come i funzionari della Regione Lazio abbiano potuto liquidare somme per centinaia di migliaia di euro senza avere un brivido sulla schiena. Lo slogan di questa storia è il seguente: «tutto è permesso». Perché sotto la voce «attività politica» può essere ricompresa ogni cosa. Non ho ancora trovato la ricevuta di un coiffeur tra le carte in mio possesso, ma se mi impegno trovo anche quella. Quando mi sono imbattuto insieme ai miei colleghi nella fattura di una gioielleria dove il sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi aveva comprato 80 fermacarte per la modica cifra di 2.500 euro a carico dei contribuenti, mi sono messo a ridere. È attività sul territorio? E da quando in qua i cadeaux sono politica? La cifra è piccola ma l’episodio è di enorme significato. Sono certo che Di Giorgi ha considerato normale fare così perché in quel Palazzo così si usa fare, ma normale non è. D’altronde questo Paese sembra aver perso la bussola: degli scienziati sono stati condannati per non aver previsto il terremoto a l’Aquila. Non avevano la sfera di cristallo. E la notizia fa il giro del mondo perché è semplicemente surreale pretendere di mettere in una sentenza ciò che è sconosciuto anche alla più raffinata delle analisi scientifiche. La scienza finisce in tribunale per non aver previsto l’imprevedibile. La politica continua a farla franca per aver provocato l’imprevedibile: il collasso del Paese. Mario Sechi, Il Tempo, 23 ottobre 2012

.…….Mica solo la bussola….e il buon senso dove lo metti? E ogni giorno ci sta una nuova….Ieri la barzelletta dei componenti della Commissione Grandi Rischi condannati a 6 anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per non aver previsto il terremoto dell’Aquila. Ci racconta il cronista che il PM in attesa della sentenza era nervoso….è ovvio, aveva chiesto 4 anni di carcere e forse (forse?!)  pensaca di averla fatta grossa e invece si sarà subito rinfrancato dopo la sentenza perchè il Giudice ci ha pensato lui a mettere una toppa affibbiando non 4 ma sei anni, due in più giusto per metterci la faccia, a scienziati che non essendo maghi non hanno previsto il terremoto. Pare che Obama e Romney, prima e dopo il loro ultimo dibattito, se la son fatta sotto dalle risate, pensando come quel tale che noi si abbiamo i nostri guai ma gli italiani…ah gli italiani ne hanno ben più grossi, anzi ne hanno uno solo …i giudici che orami si consideano un gradino, ma che dico uno, almeno una quindicina di gradini più su di Dio, tanto da pretendere di stabilire cosa uno scieinziato deve sapere e prevedere…buon Dio, diglielo tu a questi giudici che se gli scienziati fossero stati in grado di prevedere il terremoto di certo avrebbero predetto il sei all’enalotto di quella settimana e ci avrebbero fatto un bel pò di soldini per non aver più bisogno di fare i funzionari di Stato. Certo, che ci sono funzionari di Stato, non solo di Stato, anche quelli di Regioni, Provincie e Comuni che sono ladri certificati  è certametne vero, e anche gli scienziati possono essere dei ladri, come anche tanti giudici più volte sono stati presi con le mani nella marmelalta, ma che gli scienziati li possa condannare per non aver previsto un terromoto francamente fa cadere le braccia. A tutti. Meno che a Bersani, aspirante premieril quale ha candidamente dichairato: le sentenze non si commentano….Ci sa tanto che ha ragione Renzi a spernacchiarlo. g.

ECCO LE RIVELAZIONI SUI FONDI DEL LAZIO: LA GIUNTA SAPEVA. E FINANZIAVA

Pubblicato il 22 ottobre, 2012 in Politica | Nessun commento »

Carte alla mano, si può trarre subito una conclusione sulla gestione dei fondi destinati al funzionamento dei gruppi politici del Consiglio regionale del Lazio. La Giunta regionale e, di conseguenza, la governatrice dimissionaria Renata Polverini, non poteva non conoscere l’aumento dei finanziamenti e la loro entità. Le comunicazioni dell’ex segretario generale della Pisana Nazzareno Cecinelli alla Direzione generale Bilancio e ragioneria della Regione che fa capo all’assessore Stefano Cetica – braccio destro della Polverini – che pubblichiamo in queste pagine lo dimostrano. La governatrice ha sempre sostenuto di non essere a conoscenza del fatto che i gruppi avessero a disposizione «tutti quei soldi». Una posizione alla quale l’opposizione ha sempre ribattuto contestando alla Polverini di essere lei stessa consigliere regionale. Ma anche il centrosinistra sapeva. E approvava. Com’è stato possibile che quei fondi siano aumentati in due anni e mezzo di 14 volte, passando da uno a 13,9 milioni di euro? Tutto nasce nell’estate del 2010, quando l’assessore Cetica porta in aula il subemendamento all’assestamento di bilancio. Il comma 27 prevede la modifica dell’articolo 3 bis della legge 6 del 1973 che disciplina il funzionamento dei gruppi. Il nuovo testo permette di utilizzare i soldi pubblici per «spese di aggiornamento studio e documentazione» compresa l’acquisizione di «collaborazioni» (e non più solo di «consulenze qualificate e collaborazioni professionali di esperti», come recitava il testo precedente). È un passaggio importante, perché conferma quanto dichiarato ieri nell’intervista esclusiva rilasciata a Il Tempo dal presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese. Una volta impedita la modifica del regolamento sul personale (che imponeva un tetto di 12 collaboratori di segreteria seppur in presenza di gruppi con più di 12 consiglieri), i partiti hanno trovato un altro modo per risolvere il problema: cambiare la legge sul funzionamento dei gruppi, consentendo l’utilizzo dei fondi per i collaboratori. Una soluzione proposta dall’assessore al Bilancio Cetica e votata in Consiglio. Una volta approvata tale modifica, è stato necessario aumentare i fondi destinati ai gruppi per poter rendere applicabile il nuovo testo della legge. Del resto, il comma 2 dello stesso articolo 3 bis della 6/1973 prevede che «il contributo è quantificato annualmente e assegnato ai gruppi consiliari, nell’ambito degli stanziamenti iscritti in bilancio, con deliberazione dell’Ufficio di Presidenza». E anche qui tutto combacia con la ricostruzione fatta da Abbruzzese, che ha parlato di un accordo raggiunto in commissione Bilancio tra i partiti e poi ratificato all’unanimità dall’UdP, dove sono presenti Pdl, Udc, Pd, Lista Polverini, IdV. Tutte le delibere sono state tempestivamente comunicate alla Giunta. L’esecutivo Polverini sapeva e finanziava i gruppi, l’Ufficio di Presidenza dava attuazione agli accordi e i consiglieri incassavano. Era il 26 gennaio 2010, la Polverini doveva ancora insediarsi. La deliberazione 6 del 2010 dell’UdP presieduto da Bruno Astorre (Pd) assegnava ai gruppi un milione per il 2010. Ma la delibera 90 del 14 settembre 2010 – dopo l’elezione della Polverini e l’approvazione della manovra d’Aula – delibera di «quantificare la somma di 4,4 milioni da destinare ai gruppi consiliari nell’anno 2010», di far gravare la somma sul capitolo R11502 (il numero 5 del Consiglio) e di autorizzare il segretario generale del Consiglio a ripartire i fondi tra i gruppi. Altri 4,4 milioni, per un totale di 5,4. Il segretario generale Cecinelli però fa anche un’altra cosa. Informa la Direzione bilancio, ragioneria, finanza e tributi della Regione, che fa capo all’assessorato. Dal capitolo R11504 (spese di cancelleria, posta e servizi telefonici) vengono tolti 11,5 milioni e così riassegnati: 4,4 al funzionamento dei gruppi (capitolo R11502), 750mila alle spese di rappresentanza del presidente del Consiglio e dell’UdP (R11501) e 6,3 milioni al capitolo R11503 (consulenze). Due considerazioni. La Giunta sapeva. E i soldi non sono stati tolti agli assessorati, né alla sanità, né al welfare. Quei soldi – come sostenuto da Abbruzzese – sono stati recuperati dal bilancio del Consiglio, dalle spese di cancelleria. Una manovra che verrà effettuata altre volte nel 2011 con le delibere 14 del 10 febbraio, 33 del 5 aprile, 72 del 19 luglio e 86 dell’8 novembre. La prima conferma gli importi delle delibere 6 e 90 del 2010. La seconda toglie 3,1 milioni alle consulenze (capitolo R11503) e ne assegna 3 ai gruppi (R11502). La delibera 72 del 2011 rileva – come la precedente – la necessità fatta presente dal responsabile della Funzione strumentale trattamento dei consiglieri, Maurizio Stracuzzi, «di aumentare lo stanziamento del capitolo R11502 (quello per il funzionamento dei gruppi ndr) di 3 milioni in quanto i fondi disponibili ad oggi (luglio 2011 ndr) non sono sufficienti per la liquidazione a favore dei gruppi di risorse economiche dovute in applicazione della legge regionale 6/1973». Così vengono tolti altri 9,5 milioni alle spese di cancelleria e assegnati 3 milioni ai gruppi e 3,5 milioni per il compenso dei consulenti (capitolo R11503). La delibera 86 dell’8 novembre 2011, infine assegna altri 2,5 milioni ai gruppi «per stanziamento da legge di bilancio di previsione non sufficiente». La manovra è la stessa: vengono tolti 3,5 milioni dalle spese postali, telefoniche e di cancelleria (capitolo R11504) e assegnati i soldi ai consiglieri, alle spese di rappresentanza del presidente (500mila euro sul capitolo R11501) e 500mila euro per i lavori di ristrutturazione e messa a norma degli immobili. A quanto ammontano dunque gli aumenti stanziati per le spese variabili di funzionamento e l’attività politica dei gruppi consiliari? Esattamente agli 8,5 milioni di euro (con tre diverse delibere rispettivamente da 3, 3 e 2,5 milioni) citati da Abbruzzese nell’intervista, cui vanno aggiunti 5,4 milioni di contributi fissi. Anche in questo caso la giunta era costantemente informata. Tutte le variazioni di bilancio sono state comunicate da Cecinelli a Marco Marafini – direttore della Direzione generale Bilancio e ragioneria, dirigente molto quotato in via Cristoforo Colombo e dato in costante ascesa – e Roberto Di Cicco, dirigente Area Ragioneria ed Entrate. Il 23 novembre 2011 Cecinelli invia alla giunta le tre delibere relative alle variazioni al bilancio di previsione 2011, rimanendo «in attesa di un pronto positivo riscontro». Nessuno ha mai obiettato nulla. Almeno fino al deflagrare del caso Fiorito e alla successiva inchiesta aperta dalla magistratura. Il Tempo, 22 ottbre 2012