Archivi per dicembre, 2010

DA DAGOSPIA UN PO’ DI GOSSIP

Pubblicato il 14 dicembre, 2010 in Costume, Gossip, Politica | No Comments »

Riceviamo e pubblichiamo:

Lettera 1
Caro Dago , allora , se ho capito bene : la sinistra si è alleata con l’ex successore di Almirante per essere ancora sconfitta da Berlusconi , giusto ?
OBSERVER

LA SMORFIA DI GIANFRANCO FINI

Lettera 2
Dago darling, anche i titolisti di “Il Messaggero” (de Roma, ovviamente) sono bravissimi nel fare satira. Ecco oggi, mentre Roma “brucia”, il sottotitolo “Le tre partorienti in Aula alla Camera: applausi e carezze”. Non ho letto l’articolo e quindi a tutt’ora non so se poi si sono sgravate lì a Montecitorio e se hanno fatto in tempo ad andare in ospedale.
Natalie Paav

Lettera 3
Egregio Direttore, “Due traditori nell’Idv” . Il Pd ha garantito 206 voti su 206 deputati. “Se non ci fossero stati due traditori dell’Idv avremmo vinto”. Così il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini. Allora anche il Pd ha scoperto che il problema di questa democrazia è l’Idv di Di Pietro? Era ora, ma come sempre in ritardo: qualcuno, prima di loro, l’aveva detto da tempo e non solo il Pdl. Anche l’Udc e la Lega non vedono di buon occhio il molisano ” Trattorista”. Certo, se questo pensasse di più a casa sua e non a quella altrui…ma questa è altra storia! Grazie per l’attenzione e buon lavoro
L. C. G. – Montepagano (Te)

Berlusconi

Lettera 4
Caro Dago, come agente immobiliare Fini è un fallito, si è fatto occupare l’appartamento di Montecarlo dal cognato e non è riuscito a sfrattare Berlusconi da Palazzo Chigi. E come politico invece? Beh, aspettiamo almeno che cominci prima di giudicare…
Zadeu

Lettera 5
Le Spa italiane dovrebbero proporre, oltre a talassoterapia e tradizionali bagni di fango, fieno, cioccolato, miele ed alghe, anche la “coproterapia”. Nella merda gli italiani ci sguazzano da tempo, ed è di oggi la (fiduciosa) conferma che piace. Shitty business but business.
Marina

Lettera 6
L’unica soluzione rimasta a Fini è quella di ripresentare “Bocchino” non come capo gruppo Fli ma,come un ben più pragmatico punto di programma

Giulia Buongiorno entra alla Camera in sedia a rotelle

Lettera 7

Fini: quella di Berlusconi è una vittoria di Pirro. La sua è una sconfitta da pirla.

Lettera 8
Caro Dago, un’esclamazione per riassumere la giornata: FINI-TOH!!!
Giorgio

Lettera 9
Caro Dago, dopo la débâcle sulla sfiducia, Fini ancora più patetico di prima: “Vittoria numerica, vedremo se politica”. E per lui invece, sconfitta numerica ma non politica? Gianfry vada a farsi una doccia fredda
M.Godiani

Lettera 10
Caro Dago, Berlusconi incassa la fiducia per tre voti di scarto, 314 a 311. Ora Silvio può venderne uno a Di Pietro…
F.K.

Lettera 11
Riassunto della giornata dopo il voto di fiducia: Berlusconi cerca di allargare, a Fini glielo hanno allargato per bene.
Little Tonno

Scilipoti

Lettera 12
caro Dago, un tempo, nel Carosello TV, abbiamo avuto una bellissima donna (Virna Lisi)
alla quale era concesso da tutti dire quel che volesse: “con quella bocca può dire ciò che vuole…” Come poteva pretendere di essere ascoltato Fini parlando con un Bocchino. Come siamo caduti in basso. Ciao.

Lettera 13
Caro Dago, stasera tutti sotto Palazzo Chigi con Fini, Bersani, Di Pietro e D’Alema a guardare il “tramonto” di Berlusconi…
Tuco

Lettera 14
Fini è stato sconfitto. Questi sono i numeri. Per il resto, nonostante abbia avuto l’appoggio dei grandi giornali e nonostante i tentativi, oggi, di inficiare il risultato del voto con storie immaginate di corruzione o di pressioni politiche, la storia del Parlamento registreà come una sconfitta l’arroganza di un leader che ha avuto la stessa disavventura della rana di Fedro. La rana si gonfia per apparire più grossa fino a scoppiare. Voleva prendere il posto di Berlusconi ma non ha avuto la forza. Si è inimicato i suoi stessi elettori di AN, me compreso, che per 2/3 non lo sopportano più per i suoi errori fatti di arroganza e di scorrettezza politica nell’occupare un posto istituzionale e usarlo come come soggetto politico. Cosa volete? I giardinetti lo attendono, perdendo la credibilità che la sinistra gli assegnava fino a quando disturbava il manovratore. Ma ora? Lo abbandoneranno al suo destino. Tanti saluti
Giovanni Gennaro

antonio di pietro idv

Lettera 15
La Polidori contraria alle Case Chiuse …in Camera si spuntano prezzi migliori.
P@°L°

Lettera 16
Caro D’Agostino, gli oppositori hanno tirato un enorme respiro di sollievo: ieri avevano davvero temuto che il governo fosse finito.
Larry Svizzero

Lettera 17
Fini è stato capace di uccidere Msi An Fli, accusato di tentato omicidio di Pdl! roba che nemmeno Rosa e Olindo…

Lettera 18
Caro Dago, alla fine è arrivata la fiducia al governo anche alla Camera con 314 voti contro 311. Non mi pare davvero una maggioranza schiacciante. A determinarla tre voti di aderenti al Fli e soprattutto i parlamentari Scilipoti, Calearo e Grassano. Da osservatore dell’estrema periferia, mi sembra una “vittoria di PIrro” che non risolve i problemi dell’Italia. Cordiali saluti.
Giovanni Attinà

Fini e Bocchino

Lettera 19
Caro Dago, Silvio ha cinque figli naturali. Con un po’ di pazienza e oculatezza Gianfranco Fini avrebbe potuto essere il figlio politico di Berlusconi. Ma invece, stupidamente, ha gettato alle ortiche tutto quello che il destino gli stava consegnando su un piatto d’argento. Solo gli stolti non sanno riconoscere la fortuna quando gli capita tra le mani!
M.P.

Lettera 20
Caro Dago, A proposito di nomignoli : l’Onorevole ( si fa per dire) Guzzanti, che incassa da Camera e Giornale due lauti stipendi dob ( d’origine berlusconiana) e poi sfiducia i Cavaliere, è la prova provata del pecunia non olet. Che ne dici, pertanto, di chiamarlo Paolo Puzzanti ? Salve
Natalino Russo Seminara

Lettera 21

Bocchino ha detto che Berlusconi può dare lezioni su come si dioventa ricchi. Lui invece può prendere lezioni su come si può evitare di parlare con la bava alla bocca.

Lettera 22
Dopo il tenente Garcia De Gregorio, Baffetto Razzi e Cicciobombolo Scilipoti proporrei all’attento selezionatore Di Pietro di cambiare il nome del suo partito….magari l’Italia Dei Voltagabbana.
Vaquiña

Lettera 23
Egregio Direttore, Con riferimento alla maggioranza avuta alla Camera da Berlusconi, Bersani e D’Alema dichiarano: scandalosa compravendita. Ora, finché lo dice Bersani passi pure, ma D’Alema non credo abbia dimenticato come ottenne di fare il Presidente del Consiglio, dove prese la maggioranza e con il soccorso di Chi ( pace all’anima sua). La politica è tutto, a partire dall’arte del compromesso, ma pretendere o di dimenticare il giorno prima o di essere circondati da smemorati, mi sembra troppo!
Grazie per l’attenzione e buon lavoro
Valeria Monteforte – Siracusa (Sr)

Lettera 24
Nel 2005, si profetizzava che i berluscones, se perdevano le elezione, avrebbero fatto le barricate e chissà quali altri orrori. Sappiamo come andò: non accadde niente di niente. E Prodi andò tranquillamente al governo. Oggi invece le maggiori città italiane sono state messe in ginocchio dai cortei anti-cainano. Ma ovviamente questo non è squadrismo, non è intimidazione, non è violenza antidemocratica contro i rappresentanti del popolo, non è un’offesa alla sacra costituzione: è invece giusta e benedetta espressione dei sentimenti altamente democratici della parte sana della nazione.
Francesca

BERSANI Fiducia alla Camera

Lettera 25
caro DAGO, se cito Pascal (“stupido è colui che fa l’altrui male senza ricavarne vantaggio”) chi viene subito in mente fra le massime cariche dello stato? quanto a quello che succede in aula e per le strade della povera cara Roma, come dar torto a Flaiano (“in Italia i fascisti si dividono in fascisti propriamente detti e antifascisti”)?
un caro preoccupato saluto
BLUE NOTE

Fiducia al Senato

E ORA FINI SI DIMETTA

Pubblicato il 14 dicembre, 2010 in Politica | No Comments »

E ora Fini si dimetta. Sia il Senato, sia la Camera, hanno confermato la fiducia al governo di Silvio Berlusconi. E’ una sconfitta degli sfascisti, e,  in primo luogo, del presidente della Camera che ha ordito e costruito la congiura di palazzo che avrebbe dovuto mettere all’angolo il capo del governo. La congiura è fallita anche lì dove al suo ideatore sembra più facile che potesse andare in porto. E’ fallita alla Camera dove i voti a favore di Berlusconi sono stati 314 contro i 311 che hanno votato per la mozione di sfiducia che ha visto unire i voti di quanti erano stati eletti nelle liste del PDL e con il suffragio degli elettori anticomunisti ai voti degli ex e post comunisti che nel delirio finiano avrebbero dovuto in seguito aprirgli la strada a chissà quali traguardi. Per ora il suo unico e decente traguado sono le dimissioni da presidente della Camera. Ieri al Senato, il sen. Pera,  senza molti giri di parole,  ha rilevato l’anomalia di una presidenza istituzionale trasformata in partito politico, oggi, al termine della sua  dichiarazione di voto, lo ha rimarcato l’on. Cicchitto, capo dei deputati del PDL, che successivamente ha invitato Fini a “riflettere”. A riflettere anche sul fatto che invece di perdere voti Berlusconi, i voti li ha persi lui, visto che due deputate pur trasmigrate nel FLI hanno votato contro la sfiducia e un altro,, l’on. Silvano Moffa, vecchio militante missino, ex presidente della Provincia di Roma, lo stesso che aveva tentato in extremis una intesa che evitasse sia la conta, sia la ormai irrimediale frattura nell’ambito del centrodestra, non ha partecipato al voto, significativa quanto decisamente sofferta decisione che pesa su Fini molto più dei voti che gli hanno portato le due donne prepartorienti, una delle quali si è presentata al voto in carrozzella. Ora gli resta Bocchino (oltre Granata che di meglio non ha saputo fare che insultare la deputata Polidori che al momento del voto ha scelto di votare per Berlusconi), il quale Bocchino dopo essere stato in Aula protagonista di una esibizione pari a quella di Di Pietro, ha reagito alla sconfitta citando un aneddoto che riguarda Togliatti che ad un euforico Paietta che gli diceca di aver “preso la Prefettura di Milano” rispose gelido “e ora che te ne fai”. Povero Bocchino, ciascuno si consola come può. Appena pochi giorni fa gridava”abbiamo 317 voti contro Berlusconi”, ora che i voti sono scesi a 311 e il premier ha ottenuto la maggioranza e la fiducia, ne sminuiscxe il valore e il significato. Come al solito c’è sempre una volpe(Bocchino) che lascia perdere l’uva che non riesce ad agguantare perchè non matura. Lo sappiamo, non si governa con pochi voti di maggioranza, specie avendo sparsi tra i banchi di Montecitorio quel che di peggio può esserci in politica: i traditori. Ma per questo, Berlusconi e il PDL non si arroccheranno nella fiducia ottenuta e promuoveanno l’allargamento della maggioranza perchè la legislatura non si interrompa, perchè possa assicurarsi un governo stabile nella congiuntura economica che l’Italia sta attraversando, perchè si possa completare la riforma del federalismo e avviare la realizzazione delle altre grandi riforme, quella istituzionale in primo luogo e quella della giustizia, urgente questa, insieme alle regole per la sicurezza e l’ordine pubblico. Che va salvaguardato dalle aggressioni di sfaccendati e delinquenti come quelli che hanno tentato di mettere a soqquadro Roma ed altre città; Roma sopratutto, il cui centro è stato teatro di inaudite violenze contro cose e persone, la cui responsabilità ricade su chi ha pensato di poter usare la violenza per forzare le decisioni del libero e democratico Parlamento italinao. Una violenza che ci ha ricordato un passato ancora non affidato solo ai libri di storia e i cui segni sno ancora visibili nella società italiana. g.

SCUOLA DI LIVORNO: VIETATI A NATALE I CANTI RELIGIOSI PER RISPETTO DEI NON CRISTIANI…

Pubblicato il 13 dicembre, 2010 in Costume, Cronaca | No Comments »

Clicca per ingrandire

Ci risiamo. Ancora una volta qualcuno ha pensato che, per non turbare la sensibilità dei non cristiani, è giusto che, a scuola, i bimbi non festeggino secondo le nostre tradizioni. Era già accaduto, negli anni scorsi, coi presepi. Ora la storia si ripete con i canti di Natale. “A tutti gli eventi non saranno fatti canti religiosi, nel rispetto delle religioni di tutti, ma solo canti natalizi”: è l’avviso scritto che hanno ricevuto alcune famiglie di una scuola elementare di Livorno da una rappresentante dopo un consiglio interclasse. In realtà nel programma dei concerti dei prossimi giorni ci sono anche delle canzoni che rimandano alla tradizione cristiana.

In ogni caso la preside Manuela Mariani, che di quell’avviso dice di non sapere nulla, non nega lo spirito che la sua scuola intende seguire: “L’obiettivo del concerto da anni è riunire i vari percorsi educativi. È un lavoro di continuità che parte da settembre, con un lungo periodo di preparazione che serve a far partecipare tutti. Mi dispiacerebbe, anzi, che un’eventuale scelta inversa causasse l’esclusione di qualcuno. Per questo il ragionamento, durante quella riunione, sarà stato di scegliere canti attinenti al Natale che non fossero lesivi delle fedi altrui”.

Il concerto di lunedi Nella scuola Thouar del quartiere popolare delle Sorgenti sono iscritti oltre 300 alunni e alcuni arrivano da famiglie di confessione ortodossa e geoviana, ma anche musulmana. Al concerto di Natale di lunedì prossimo parteciperanno peraltro anche gli alunni delle scuole materna e media che fanno parte dello stesso istituto comprensivo. Nel programma compaiono titoli di canti natalizi di chiara tradizione cristiana, come “O notte di Natale” o “Va, dillo alla montagna”.

…..E’ FORSE QUESTA L’INTEGRAZIONE CHE PIACE AI TIPI CME FINI E AL SUO NUOVO PORTABORSE IL RADICALE DELLA VEDOVA? RINUNCIARE  IN CASA NOSTRA ALLE NOSTRE TRADIZIONI RELIGIOSE E CRISTIANE? NON CI STIAMO PERCHE’ SONO QUELLI CHE VENGONO IN CASA NOSTRA A DOVER RISPETTARE LE NOSTRE TRADIZIONI, FERMO RESTANDO CHE A CASA LORO  PRATICHINO LE LORO…..g.

FUTURO SENZA LIBERTA’, l’editoriale di Mario Sechi

Pubblicato il 13 dicembre, 2010 in Politica | No Comments »

Gianfranco Fini Uno dei due cadrà. Questa è la brutale sintesi del voto di fiducia in Parlamento. Il duello tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini è giunto al suo epilogo. Finalmente. Comunque vada, siamo di fronte a un punto di svolta della nostra storia politica: Fini ieri ha annunciato che dal 15 dicembre il suo gruppo passerà all’opposizione e con un colpo netto d’ascia, senza alcuna discussione interna, con quei modi spicci che lui ha sempre rinfacciato al Cavaliere, ha reciso brutalmente il filo che le «colombe» di Fli avevano tessuto per tenere in piedi almeno la speranza di un accordo nella maggioranza che fu. Fini svela il suo vero volto: un Futuro senza Libertà. Mi hanno colpito le parole di Silvano Moffa, un moderato, uno che ha dimostrato lealtà a Fini, nel commentare la dichiarazione di guerra del presidente della Camera. Sono colme di «profonda amarezza», hanno il tono dell’addio e vi traspare tutta la delusione per l’occasione perduta e la preoccupazione per una parabola senza alcuna prospettiva. Moffa è un vero signore, coerente, garbato, colto, si era illuso che il suo leader fosse fatto della stessa pasta. E invece ha visto con i suoi occhi il panorama arroventato della terra di mezzo in cui il Gianfranco furioso ha scaraventato Fli e coloro che onestamente ci hanno creduto.

In realtà, bastava osservare con sufficiente distacco lo scenario politico per rendersi conto che la sortita di Fini era ampiamente prevedibile. Non siamo di fronte a un comportamento che ha una logica politica, ma a un’azione scomposta, priva di riflessione e analisi. Attenzione, non penso che il puro istinto e la cattiveria siano qualcosa di alieno alla politica, in realtà ne sono parte fondamentale, ma funzionano solo se si sposano all’analisi, alla freddezza della mossa di fronte all’avversario e alla disponibilità al compromesso, esito terreno di qualsiasi azione politica. Quest’ultima parte nel Fini di oggi è del tutto assente. Il suo è un primitivo e rozzo tentativo di far cadere il suo Cavaliere, a prescindere dai discorsi politici, dai programmi, dalle proposte, dal destino della maggioranza, del Parlamento e di un intero Paese. La differenza tra uno statista e un politicante sta tutta qui. E chiunque abbia un minimo di intelligenza capisce che stiamo parlando di un abisso. Solo che in quell’abisso rischia di finirci il Paese tutto. Chi predica responsabilità e alza il sopracciglio un po’ schifato come se avesse appreso i rudimenti dello Stato a Westminster e non in via della Scrofa, ieri ha dimostrato di infischiarsene del debito pubblico, delle famiglie monoreddito che soffrono, delle aziende che chiedono stabilità, degli impegni internazionali dell’Italia, degli appelli dello stesso Capo dello Stato. Davvero un bel modo per festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia. I discorsi di Fini erano aria fritta e tali sono rimasti.

Il vero e unico scopo era solo quello di abbattere Berlusconi, ridurre la maggioranza a una maceria fumante e sul disastro costruire un’avventura a dir poco pericolosa. Dalla sua viva voce abbiamo appreso che Fli va all’opposizione e sempre dalle sue labbra è uscita la davvero singolare proposta di un governo presieduto da Giulio Tremonti, il ministro dell’Economia, cioè l’uomo simbolo dell’esecutivo guidato dal Cavaliere, colui che firma la politica economica del governo, il signore che ha le chiavi della cassaforte. Basta e avanza questo per certificare che siamo di fronte a un problema solo personale, a un dissidio interiore irrisolto, a un’ambizione frustrata che cerca la soluzione finale e non il punto d’equilibrio tra le parti. È un modo di proporsi come «nuovo» e «alternativa» che va respinto perché proviene da chi ha condiviso sedici anni di politica berlusconiana e ne ha avuto indubbi benefici. Un politico è un essere umano, commette azioni buone e meno buone, ma ciò che è inaccettabile e imperdonabile è l’assenza di lucidità, di spirito costruttivo, di vero senso dello Stato. Fini annunciando che Fli va all’opposizione, ha iscritto il suo gruppo tra gli antiberlusconiani, si associa a Di Pietro e Bersani, cioè a quelli che dovrebbero essere i suoi opposti politici e culturali. Così apre una prateria al centro per l’Udc di Pierferdinando Casini, il quale, a questo punto, può davvero legittimamente cominciare a giocare la partita del futuro postberlusconiano. Prima di tutto questo però ci sarà il discorso di oggi di Berlusconi. Mi attendo un intervento asciutto, fermo, un richiamo alla responsabilità, un paletto fermo contro le tentazioni di restaurazione e una visione coerente delle cose da fare da qui al 2013. Poi tutti avranno 24 ore per pensarci, per valutare se è il caso di far piombare il Paese in una crisi dagli esiti davvero imprevedibili con una compagnia di giro che non ha un programma, non ha una visione del futuro, ma solo la bava alla bocca e pochi sogni ben confusi.

La partita non si chiude con il voto di domani, ma è dalla data del 14 dicembre che parte una nuova sceneggiatura del film italiano. Siamo realisti, spazziamo via i giochi degli illusionisti e dei ciarlatani di Palazzo: anche se Berlusconi dovesse cadere, questo non significa che il Cavaliere sparisce, esce di scena, se ne va a prendere il sole ad Antigua e comincia un’era felice, carnevalesca, con ricchi premi e cotillons per tutti. In realtà si aprirebbe una stagione di enorme incertezza, il caos istituzionale e sociale dove non c’è una guida sicura ma debolissima e senza legittimazione popolare, una questione settentrionale e meridionale pronte a sfociare in una secessione e uno sciame gigantesco di locuste straniere pronto a divorare il Paese, perché gli speculatori fanno i conti sui loro margini di guadagno, pigiano un pulsante e spostano capitali, scommettono sul default e per loro un crac del governo in questo momento è una manna di miliardi. In questo scenario, con la crisi internazionale in corso e con un sistema istituzionale così debole e delegittimato, non sarebbe la fine di Berlusconi, ma l’inizio della fine dell’Italia. Mario Sechi, Il Tempo, 13 dicembre 2010

FINI, E’ UN VALORE DI CENTRO DESTRA TRADIRE GLI ELETTORI DI CENTRO DESTRA E PORTARE A SINISTRA I LORO VOTI?, editoriale di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 13 dicembre, 2010 in Politica | No Comments »

Ci siamo, oggi Silvio Berlusconi parla a Senato e Camera. Sul tavolo c’è la mozione di sfiducia presentata da Gianfranco Fini, alleato con Casini e la Sinistra. Il tentativo di disarcionare il premier che il presidente della Camera ha innescato sei mesi fa dopo due anni di incubazione, giunge quindi al momento della verità. Il compagno Fini ce la farà ad offrire su un piatto d’argento il grimaldello che la sinistra e Di Pietro cercano da sedici anni? In casa Pdl sono ottimisti, il blitz fallirà. Anche se nelle ultime ore la macchina del soccorso rosso ha girato a mille e, come al solito, la Rai ha fatto la parte del leone. Lucia Annunziata si è messa in ginocchio davanti a Fini, invitato ieri per l’ennesima volta e senza contraddittorio nella sua In 1/2 ora. Santoro ha scatenato i suoi segugi fin dentro casa Scilipoti (l’ex Idv che ha abbandonato Di Pietro e potrebbe votare la fiducia) ad aggredire l’anziana madre (91 anni), tanto da procurarle un malore. La Gabanelli ha messo in piedi in tutta fretta un Report-bis sulla casa di Antigua del premier.

I traditori, dopo settimane di trionfanti annunci di nuove maggioranze possibili e terzi poli decisivi, sentono mancare il terreno sotto i piedi e hanno perso la testa. Bocchino esterna ogni ora con la bava alla bocca. L’ultimo appello di Fini è che Berlusconi persegue solo suoi interessi e non rappresenta più i valori del centrodestra. E allora ci piacerebbe sentire oggi in aula i rappresentanti del Fli spiegarci bene e definitivamente alcuni loro valori fondanti. Per esempio. È un valore di centrodestra svendere una casa del partito (quella di Montecarlo) al cognato del capo tramite due società offshore? È un valore del centrodestra negare il fatto, giurare di dimettersi semmai venisse accertato e poi, di fronte all’evidenza, tradire il giuramento? È valore di centrodestra che il presidente della Camera minacci un dirigente Rai per fare avere alla suocera un appalto da un milione e mezzo di euro? È un valore del centrodestra sottrarre dal conto di una fondazione oltre centomila euro per comprare al capo (Fini) una vettura Bmw, pur senza averne diritto? È un valore del centrodestra farsi pagare, come fa Bocchino, i debiti del proprio giornale (il Roma di Napoli) con soldi pubblici sottratti in periodo di crisi al volontariato? È un valore del centrodestra usare, come fa Fini, le strutture della Camera, e il potere che deriva dall’esserne presidente, per fare pressioni su deputati che erano scettici a lasciare il Pdl e confluire nel Fli? È un valore del centrodestra mettere a disposizione della sinistra i voti raccolti da elettori convintamente berlusconiani? È un valore del centrodestra tradire?

Dubitiamo che Fini e Bocchino avranno il coraggio e l’onestà di rispondere a queste domande. Non possono farlo, perché sono codardi e sleali. Hanno disfatto una maggioranza per ambizioni personali e problemi economici (la fusione Forza Italia-An gli ha tolto il controllo della cassaforte del partito). Non hanno progetto politico né elettori. Tra trentasei ore speriamo che il Parlamento certifichi il loro fallimento. IL GIORNALE, 13 DICEMBRE 2010

LO SCANDALO E’ IL FLI CHE CALPESTA LA SOVRANITA’ POPOLARE

Pubblicato il 13 dicembre, 2010 in Politica | No Comments »

di Gennaro Sangiuliano

Il 21 ottobre del 1998 nacque il governo D’Alema, la prima volta di un ex comunista, quell’esecutivo ottenne la maggioranza e la fiducia grazie all’apporto determinante di 39 parlamentari eletti nel centrodestra, alcuni addirittura «nominati» nelle quote proporzionali, come il ministro della Difesa Carlo Scognamiglio proveniente dalla lista di Forza Italia. Molti di questi deputati ricevettero indubbiamente vantaggi politici perché divennero ministri o sottosegretari. Non vi furono remore ideologiche, D’Alema nominò sottosegretario il senatore Romano Misserville, storico esponente missino, che si dichiarò estimatore di Benito Mussolini. Il centrosinistra non aveva una maggioranza, varò altri due governi grazie al trasformismo di deputati eletti col centrodestra. Nessuna procura aprì inchieste per verificare quali «utilità» (usiamo la terminologia del codice penale) fossero state riconosciute.

Nessuno si sognerebbe di affermare che Giovanni Giolitti non sia stato uno statista, il suo riformismo segnò il delicato passaggio dall’Italia agricola a quella industriale. Eppure, Giolitti per tenere in piedi i suoi governi fu costretto a ricorrere spesso alla pratica del cambio di schieramento di alcuni parlamentari. Quei governi introdussero il suffragio universale che ampliò la base democratica dell’elettorato, riconobbero l’azione dei sindacati, instaurarono la prima previdenza sociale. Prezzolini che pure attaccò duramente Giolitti, poi pentito lo definì la «prosa della politica». Camillo Benso, conte di Cavour, il padre dell’unità italiana, per supportare i suoi progetti unitari nel 1852 inaugurò il cosiddetto connubio, l’aiuto di deputati provenienti dall’opposizione. Quando, eletto deputato nel 1887, Gabriele D’Annunzio cambiò schieramento politico, pronunciò la celebre affermazione «vado verso la vita». Winston Churchill iniziò a militare nel partito conservatore, poi passo ai liberali con i quali fu ministro, per poi tornare a guidare i conservatori.

Tornando ad oggi, l’impressione è che ogniqualvolta un parlamentare del centrosinistra si schiera col centrodestra viene immediatamente bollato come un volgare «venduto», mentre quando accade l’inverso, cioè un deputato del centrodestra che va a sinistra, diventa un virtuoso che dopo una meditata e travagliata analisi approda alla terra del bene. Se spostiamo, però, l’asse del discorso dalle boutade della politica alla dottrina costituzionale, si verifica come tutta la materia debba rimanere assolutamente confinata nell’ambito della politica senza alcun risvolto giudiziario. Anche uno studente di giurisprudenza che prepara l’esame di diritto costituzionale sa bene che l’articolo 68 della Costituzione pone paletti invalicabili quando recita che «i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni». Questo articolo consacra un principio di autonomia e indipendenza del Parlamento, di antica derivazione e sacro in tutte le democrazie. Se così non fosse si minerebbe l’autonomia della politica e soprattutto la sovranità popolare, perché in ogni atto politico o voto potrebbe essere ravvisata, più o meno strumentalmente, merce di scambio. Cosa dire quando la sinistra propose e ottenne un regime fiscale di vantaggio per le cooperative, salvo verificare una certa contiguità economica fra proponenti e avvantaggiati?

Il trasformismo è eticamente e storicamente una pratica deprecabile, assolutamente criticabile sul terreno della filosofia politica. Tuttavia, come hanno insegnato Benedetto Croce e una lunga schiera di pensatori, guai a pesare la politica con categorie del diritto. La politica deve essere giudicata dai cittadini e non da altri poteri che potrebbero coltivare disegni egemonici. La nascita del nuovo gruppo parlamentare di Futuro e libertà, in questi mesi, sta mettendo a rischio la tenuta della maggioranza politica espressa liberamente dai cittadini italiani in una consultazione elettorale. Il patrimonio da preservare è, sicuramente, questo, perché frutto della più alta espressione democratica: la sovranità popolare. Il Giornale, 13 dicembre 2010

FINI SI RIVELA PER QUEL CHE E’: SOLO UN DITTATORELLO SUDAFRICANO

Pubblicato il 12 dicembre, 2010 in Politica | No Comments »

L’esibizione pomeridiana di Fini nella terza rete TV, attovagliato difronte alla signora Annunziata, ha rivelato, per chi ancora nutrisse dubbi,  il vero carattere  di Fini che la  cosiddetta evoluzione dal fascismo all’antifascismo l’ha fermata alla superficie, giacchè sotto le belle parole  si nasconde il vero carattere dell’uomo: dittatoriale.

Non lo dice, ma lo fa intendere il primo firmatario della  lettera – appello alla trattativa previo rinuncia alla sfiducia, violentemente respinta da Fini che l’ha definita tardita e superata.  E’ l’on. Silvano Mossa, ex presidente della Provincia di Roma, che dal primo giorno dopo la scissione è stato fra quelli che ha tentato di arginare la deriva comunista della operazione di Fini e dei suoi kapò, Bocchino, Briguglio,Granata.

Anche l’appello di ieri rientra in questa logica. Mossa, dopo le trancianti parole di Fini in TV,  ha commentato così: “All’amarezza (del rifiuto)si aggiunge la constatazione della assoluta ineluttabilità della decisione annunciata da Fini ai microfoni della trasmissione “In 1/2 ora” di votare la sfiducia al governo e di passare all’opposizione a prescindere dall’esito del voto di martedì. Decisione che, per quanto mi riguarda, rende praticamente superflua la riunione dei gruppi parlamentari di Fli fissata per domani sera, vanificando di fatto ogni serio confronto con quanti hanno aderito a Futuro e libertà senza rinunciare alla propria libertà di pensiero e di coscienza.”.

Libertà di pensiero e di coscienza, appunto, è proprio ciò che Fini lamentava non ci fossero nel PDL e che ora viene denunciato,  alto e forte,  mancano proprio nel partito di Fini, visto che Fini  ha deciso tutto lui, nonostante che,  come ha ricordato Moffa nella sua amara dichiarazione,  era stato stabilito che le decisioni finali sulla posizione del FLI sarebbero state assunte nella riunione del gruppo parlamentare nella serata di lunedì, domani sera, dopo aver ascoltato il presidente del Consiglio.

Fini, incurante almeno  della forma e del tutto indifferente ad ogni forma di rispetto per la dignità delle  persone che lo hanno seguito,  credendogli allorchè aveva assicurato che mai avrebbero rotto con il governo, o peggio che mai sarebbero andati all’opposizione, o peggio che mai avrebbero fatto comunella con il PD e Di Pietro,  non si è minimamente  preoccupato, lui che ciancia da mesi di destra nuova e moderna, di centro destra rispettoso della democrazia e delle persone, come un dittatorello di stile sudafricano (la matrice sudameraica è copyright di Bocchini!)  e ha stabilito da solo ed egli solo che “il FLI non si dividerà e voterà compatto la sfiducia al premier”. Nemmeno a dare la soddisfazione ai suoi poveri peones di discuetere e magari farsi convincere. Lui, Fini, non perde tempo, decide da solo, come faceva nel MSI ereditato senza merito da Almirante, come faceva in AN, dove in tre minuti cacciò tutti quelli che lo avevano criticato, come voleva fare anche nel PDL, e non avendolo potuto fare hainiziato  a rumoreggiare come fanno i bambini sui banchi dell’asilo, sino a quando ha deciso di andarsene. Salvo poi vestire i panni della vittima e mentre si accinge a divenire l’utile idiota della sinistra, e accusare Berlusconi di averlo cacciato. L’uomo è così e la sua staura di statista sta solo nei centimentri che madre natura gli ha dato, non certo nelle qualità politiche delle quali le ultime vicende mostrano esserne piuttosto carente, a meno che non si volglia definire qualità politica la propensione alla prepotenza e all’arroganza,  elevate a metodo di comportamento politico.

E’ ovvio ora attendersi che quei deputati finiani,  che come dice Moffa “hanno aderito a Futuro e libertà senza rinunciare alla propria libertà di pensiero e di coscienza”, ci ripensino e martedì si sottraggono ai diktat finani, votando la fiducia al governo e al presidente Berlusconi, non prestandosi alle manovre di Fini che pur di far cadere Berlusconi  è pronto a vendere l’anima del centrodestra alla sinistra becera, parolaia  e inaffidabile di sempre e nel nome dell’interesse nazionale che Fini è pronto a sacrificare sull’altare delle sue bizze e delle sue ritorsioni personali g.

UN MARZIANO E’ SCESO SULLA TERRA, MA PER FORTUNA SE L’E’ PORTATO IL VENTO

Pubblicato il 12 dicembre, 2010 in Politica | No Comments »

Per la verità, metà marziano e metà lunare, quanto lo può essere uno che appunto ha scoperto la luna alla bella età di 58 anni, quando di solito alla luna si guarda con nostalgia. L’esibizione oggi di Fini su RAI3 alla trasmissione della giornalista Lucia Annunziata è stato un spettacolo per metà penoso e per metà metafisico. Fini, che evidentemente consigliato da qualche press-agent (l’Annunziata ci ha tenuto a dire che fuori dello studio c’era sor Bocchino, quasi a rassicurare Fini) si sforzava di mettere da parte la consueta aria di chi pensa di avere su di sè il peso del mondo, non ha risparmiato agli spettatori sguaiate risate anche lì davvero occorreva serietà anche visiva. Paralre della situazone economica del Paese buttandola in risata per sostenere che a Berlusconi non interessa il Paese ma solo se stesso, la dice lunga sul Finpensiero che vale quanto quella di un caramellaio che vuole vendere la sua mercanzia a bambini ignari. Cattivo come sempre, specie perchè,  come al solito privo di contraddittorio, Fini non ha esitato, squallido maramaldo, a maramaldeggiare sul conto del presidente del Consiglio accusandolo di voler rimanere a Palazzo Chigi per evitare i processi. Cattivo,  come quando soffiò nell’orecchio di un interessato procuratore della Repubblica che il mafioso e pluriomica Spatuzza, lo stesso che partecipò a sciogliere nell’acido un ragazzino di 12 anni solo perchè figlio di un mafioso di una cosca concorrente, con le sue rivelazioni contro Berlusconi poteva essere una “bomba” su cui poteva saltare Berlusconi; cattivo e squallido quando nonostante la Annunziata mostrasse scarso interesse per la questione, ha introdotto il caso della  presunta compravendita di voti in parlamento e la decisione, che Fini ha chiaramente mostrato di apprezzare, della procura di aprire una inchiesta che, ha detto questo maramaldo, la procura avrà avuto le sue ragioni per aprire, aggiungendo che “a sua memoria”, questo non era mai acaduto, neanche quando, bisognava ricordarglielo,  nel 1999, 29 parlamentari eletti nel centrodestra passarono al centrosinsitera per consentire a D’Alema di diventare il primo  e, per ora, l’unico presidente del consiglio ex o post comunista. E nemmeno quando pochi mesi fa 37 parlamentari eletti sotto il simbolo ei il nome di Berlusconi sono passati dall’atltra parte. E’ ovvio che a Fini non conviene ricordare questi precedenti perchè gli torna utile insinuare che Berlusconi stia compiendo reati  per difendersi dai suoi (di Fini!) tradimenti che tra una risata e l’altra non è riuscito a spiegare, nè è riuscito ad esser chiaro sul dopo 14 dicembre. Sul dopo Fini,  che ha tentato di far credere che egli creda alla possibilità che l’operazione sfiducia vada in porto, ha sostenuto tutto e il contrario di tutto esponendo tesi che davano l’impressione di uno in preda alla più totale isteria antiberlusconiana. Cosicchè ha annunciato per il dopo Berlusconi: a) nel caso che Berlusconi rimanga in sella,  il passaggio del Fli  dall’area della “maggioranza critica” all’area della opposizione, ma rimanendo nellarea di centrodestra ( e la dichiarazione, ridicola e grottesca,  non ha bisogno di commenti); b) nel caso che Berlusconi abbia la sfiducia,ha escluso il ritorno alle urne cosicchè mostrando di essersi già issato da Montecitorio al Quirinale,  e quindi la formazione di un nuovo governo di centro destra senza Berlusconi e ovviamente senza la sinistra “perchè le accuse di ribaltoni sono barzellette” .  E qui il marziano è stato rispedito su Marte dalla stessa Annunciata che benchè notoriamente di sinistra non ha mancato di cogliere le incredibili contraddizioni oltre che le  fantasiose saccenze di questo personaggio che non riesce a controllare neppure i suoi pochi adepti e pretende di poter essere il regolo di una grande forza politica quale il PDL a cui devesi aggingere la Lega. Nè va dimenticato  infine che Fini, tra i tanti palloni che nella breve mezz’ora con l’Annunziuata ha lanciato nello spazio, c’è anche quello relativo alla preannunciata OPA (offera pubblica di acquisto, proprio così, di ACQUISTO! ha detto Fini) che lo stesso Fini intenderebbe lanciare sul centrodestra ormai orfano di  Berlusconi. Quesgta si una vera e propria barzelletta stratosferica. L’Annnunziata ha stropicciato gli occhi e ha fatto l’unica cosa che forse Fini non si aspettava in una trasmisisone a lui”amica”: Gli ha chiesto la Annunziata: se Berlusconi ottiene con dieci voti di vantaggio la fiducia, lei si dimetterà da presidente della Camera perchè è stato sconfitto il suo disegno politico? Smarrimento di Fini, strabucchiamento degli occhi, risata nervosa nel bel  mezzo del faccino abbronzato (forse a Montecarlo?) e risposta: neanche se credessimo a Babbo Natale questo può accadere (cioè i dieci voti in più per Berlusconi). Insiste la Annunziata: facciamo una scommessa, lei l’accetta? Se Berlusconi vince con dieci voti di scarto, Babbo Natale o meno, lei si dimette? Altra risata nervosa, al limite del’isteria del glaciale Fini, tic nervoso che attraversa la fronte e infine…..infine non risponde e quindi non accetta la scommessa. Eppure  aveva già detto che se si scopriva che la casa di Montecarlo era del cognato si sarebbe dimesso da presidente della Camera, perciò cosa gli costava accettare la scommessa salvo poi rimangiarsela nel caso, da lui ritenuto impossibile, che l’avesse perduta? Ma Fini sa che la scommessa l’ha già perduta e lui è destinato a finire,  come le scorreggia,  nello spazio infinito della vacuità politica. g.

I TRISTI IPOCRITI CHE VEDONO I DISONESTI SOLO A DESTRA

Pubblicato il 12 dicembre, 2010 in Politica | No Comments »

di Marcello Veneziani

Che differenza c’è tra il figlio del caposcorta di Veltroni assunto all’Atac quando era sindaco Veltroni e il figlio del caposcorta di Alemanno assunto all’Atac quando è sindaco Alemanno? Un abisso. Il primo è ordinaria amministrazione, il secondo è una vergogna e Alemanno deve dimettersi.
Che differenza c’è tra un deputato eletto nelle liste del Pdl che cambia partito e ritira la fiducia al premier a cui era abbinato e un deputato eletto nelle liste dell’Idv che cambia partito e fa il percorso inverso al suo collega? Un abisso. Il primo è un eroe ravveduto, il secondo un infame traditore. E se dietro all’uno come all’altro si può supporre che ci sia un interesse personale (garantirsi un futuro incerto con seggi, incarichi, prebende), il primo resta un incensurabile politico, il secondo è un corrotto da destinare alla gogna e al tribunale.
E ancora. Che differenza c’è tra un direttore del Tg1 che spende 7mila euro al mese di spese di rappresentanza e un direttore del Tg1, suo predecessore, che ne spendeva ventimila al mese per una suite? Un abisso, il primo è un delinquente da cacciare e da censurare in azienda, in commissione di vigilanza, in tribunale e in comitato di redazione; il secondo è un galantuomo che doveva pur trovarsi un tetto per esercitare il suo mestiere.
Gli esempi potrebbero andare all’infinito, tra parenti di politici di sinistra sistemati nelle pubbliche amministrazioni e poi parenti di politici di destra che hanno goduto degli stessi privilegi. Se davvero fossimo tra persone oneste, quelli di sinistra che pagano di tasca propria le loro opinioni dovrebbero indignarsi soprattutto con quelli di sinistra che campano alle spalle loro; e viceversa quelli di destra. Invece la Repubblica dei disonesti lancia giudici, gogna e condanne per quelli di destra che imitano i loro predecessori di sinistra e si adeguano all’andazzo. Ma esonera i predecessori.
Questa campagna contro la corruzione fa vomitare. Non ho altre parole per riassumerla meglio. Mi vergogno per loro. Ma chi va con Fini, dicono, crede a una destra moderna e democratica? Non vi sfiora il dubbio che chi vota Berlusconi preferisca responsabilmente il governo in carica a una crisi al buio? Ma no, è solo un servo pagato. Voi che tenete tanto alla Costituzione, non è uno strappo alle sue regole negare il governo a chi è stato eletto dal popolo o lasciare che il presidente della Camera agisca anche da capo fazione e voglia sfasciare il governo? Che schifo. Disonesti ce ne sono sempre stati, ma la novità dei nostri giorni è che i disonesti hanno il monopolio dell’Onestà.
Dai giornali di questi giorni sembra che da pochi mesi si sia imposto in Italia uno spregevole malcostume: il clientelismo, il nepotismo, la corruzione, il mercato dei voti, il trasformismo. Tutte malattie sconosciute a questo sano e onestissimo Paese, importate da Berlusconi, dai leghisti e addirittura dagli ex-fascisti. Intendiamoci, i fascisti andati con Fini sono fior di galantuomini redenti perché il loro codice d’onore prevede al punto uno, anzi unico: sfasciare Berlusconi e il suo governo, pentirsi di aver vissuto per tutti questi anni con quel leader, con quel programma, e di essere stati perciò eletti, diventando perfino maggioranza e forza di governo (chi l’avrebbe mai detto, camerati). Ora, si sa bene che la corruzione non nasce con la destra al governo o con Berlusconi e nemmeno con la sinistra, a essere onesti. C’era già dai tempi della Dc e anche prima. Anzi se volete l’onestà estrema, l’unico periodo in cui la corruzione non prevalse sull’onestà e il merito fu durante il fascismo. Scoccia dirlo ma è così. Ma qualcuno è disposto a rinunciare alla libertà e alla democrazia e beccarsi un regime autoritario per avere onestà ed efficacia, meno mafia e più opere pubbliche, meno ladri e più politica sociale? No, e allora il discorso si chiude lì, torniamo al presente. Dunque, che famo? Colpiamo la corruzione in sede penale, il malcostume in sede civile e culturale, il clientelismo in sede politica, ma evitiamo di stabilire teoremi ideologici e razzismo etico: non c’è la razza dei corrotti a destra e degli incorrotti a sinistra. La responsabilità è personale e si proceda caso per caso e non secondo razza.
Sul malaffare a destra, lasciatemi invece dire una cosa: sconforta sapere che i «propri» eletti non sono migliori degli altri, si adeguano agli standard di potere precedenti, Dc e sinistra. E non c’è nemmeno l’alibi consolatorio per dire: sì sul piano clientelare e nepotistico agiscono come gli altri, ma almeno lasciano segni mirabili in altri campi, impronte di grandi imprese, esempi fulgidi, simboli, idee e principi finora calpestati. No, è tutto così scarso, dappertutto.
Poi vedi quel che scrivono i giornali, quel che dice la partitocrazia, quel che fanno i magistrati, vedi quella disonestà cieca, unilaterale e militante che stabilisce chi sono i corrotti e chi gli esonerati, e sei costretto a preferire i mali minori, e a chiedere perfino l’arbitrato di Mastella. Italia, ora pro nobis.

Il Giornale, 12 dicembre 2010

FINI E’ PREDESTINATO COMUNQUE ALL’INSUCCESSO, l’editoriale di Mario Sechi

Pubblicato il 12 dicembre, 2010 in Politica | No Comments »

Gianfranco Fini e Fabio Fazio Comunque vada, per Fini il voto di fiducia sarà un insuccesso. La politica offre molte chiavi di lettura, ma le cose sono più forti degli uomini e se le mettiamo in fila, non è affatto complicato vedere quale sarà la strada che si aprirà dopo il 14 dicembre. Silvio Berlusconi avrà la fiducia? Ce la farà? È la domanda che tutti noi ci poniamo. La risposta non arriva in anticipo, ma possiamo disegnare lo scenario e fare un’analisi politica assai vicina alla realtà. I conteggi dicono che il Cavaliere dovrebbe avere in tasca 313/314 voti. Con il gioco del quorum, sono più che sufficienti per passare il guado e andare avanti. Avendo compreso che Berlusconi ha la possibilità concreta di fare strike a Montecitorio, l’opposizione ha cominciato a dire che quello che accade il 14 non è poi così importante e la partita vera si comincia a giocare il 15 dicembre. Sbagliato. Il calendario qui è decisivo. La sceneggiatura del film della legislatura s’inizia a scrivere con quel voto.

Se il governo porta a casa il risultato, il film diventa un western in cui Berlusconi è il Settimo Cavalleggeri, mentre Fini, Casini e Bersani sono tre piccoli indiani che l’hanno combinata grossa credendo di abbattere il capo delle giacche blu con un paio di frecce spuntate. Incassata la fiducia, Silvio comincerà a giocare un partitone a poker dove il mazzo delle carte è quasi tutto nelle sue mani e in quelle del Presidente Giorgio Napolitano. Il Cav deve fare i conti con il Quirinale, ma una sua affermazione in Aula rende tutto molto più semplice e lineare e leverebbe al presidente della Repubblica parecchi impicci. Una volta scavalcato l’ostacolo, Berlusconi tirerà fuori il pallottoliere e farà due conti per vedere che numeri ci sono per la governabilità. È altamente probabile una maggioranza risicata e, a quel punto, il colloquio con il Quirinale sarà su questo tema: come allargare la maggioranza. Comincerà un’operazione di moral suasion coordinata tra Palazzo Chigi e il Colle che punterà o sul rientro (improbabile) di Futuro e Libertà o sull’ingresso dell’Udc di Pier Ferdinando Casini nella maggioranza. Napolitano vuole e cerca un governo stabile per il Paese, non ha alcuna intenzione di esporre l’Italia alle raffiche della speculazione sul debito sovrano e farà quel che è in suo potere per impedire scossoni dannosi per il portafoglio dei cittadini.

Molto a questo punto dipenderà dalla risposta di Casini, dalla sua reale volontà di rientrare in gioco, recuperare il rapporto non tanto con Berlusconi ma soprattutto con l’elettorato del centrodestra di cui Casini è espressione storica. Questo consentirebbe a Pier di riprendere quel cammino interrotto verso «la naturale successione» al Cav e lasciare Fini nelle classiche braghe di tela. Se invece il leader dell’Udc risponde picche e si fa suggestionare da chi ipotizza scenari in pieno stile «presa della Bastiglia», allora si apre una partita in cui senza apporti di voti di un certo peso le soluzioni sul tavolo del Presidente della Repubblica diventano due: 1. Napolitano prova a convincere Pdl e Lega ad accettare la designazione di un altro capo del governo, ma rigorosamente proveniente dal Pdl; 2. tutto il castello di carte salta in aria e si va dritti verso il voto anticipato. Fuori da queste strade non c’è altro. Il ribaltone con un governo frutto di improvvisate alchimie non esiste, non è sul tavolo di un presidente come Napolitano. Le conseguenze di questo scenario sono in tutti i casi dannose per Futuro e Libertà. I sondaggi sono impietosi e man mano che i cittadini sentono aria di elezioni vediamo i voti potenziali andare verso i partiti maggiori e lasciare i finiani con le briciole.

L’idea di un Terzo Polo in queste condizioni è un’operazione da suicidio per chiunque si aggreghi a Fini. Rischia di portare qualche voto a Fli e ritrovarsi poi con le ruote sgonfie. Questo le colombe finiane lo hanno capito benissimo e il tentativo di mediazione portato avanti ieri ne è la dimostrazione più lampante. Non sappiamo cosa faranno i finiani di buona volontà in Aula al momento del voto di fiducia, ma la crepa politica dentro il nascente partito del presidente della Camera è di quelle che richiedono il cemento a presa rapida, solo che il capocantiere Bocchino è uno che ama usare il martello pneumatico, non la cazzuola. Mentre Berlusconi ha dichiarato la sua disponibilità a discutere, Fini ha chiuso il cancelletto del giardino futurista. Brutto segno. Non per il Cav, ma per lo stesso Fini. È un leader navigato che in questo caso sta dimostrando di non essere lucido, di anteporre la sua personalissima scommessa – far cadere Berlusconi – di fronte a tutto e a tutti. È un comportamento che non ha a che fare con la politica e il potere, ma con una dimensione puramente psicologica, quasi edipica. In caso di semaforo verde per il governo, sarà davvero interessante osservare l’espressione del suo volto quando dai banchi della maggioranza si alzerà una richiesta corale di dimissioni. E se il Cav non becca la fiducia?

La via per lui si fa indubbiamente più stretta, ma per nulla impossibile. Un conto è andare al Quirinale con la fiducia, un altro è presentarsi da Napolitano con l’aura della sconfitta. Il Capo dello Stato potrebbe azzardare un incarico esplorativo da subito – ma solo con l’accordo di Pdl e Lega – e cercare dunque una soluzione post-berlusconiana a Palazzo Chigi. Operazione molto difficile, forse quasi disperata visto il contesto politico. L’esito finale di tutto questo giro di consultazioni e tentativi sarebbe con grande probabilità quello delle elezioni anticipate. Cioè lo scenario peggiore per tutti. Tranne che per Berlusconi. Mario Sechi, Il Tempo, 12 dicembre 2010