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MONTI:TANTI AUTO-ELOGI E POCHE RISPOSTE, di Vitgtorio Feltri

Pubblicato il 25 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Illustre presidente Monti,
ho seguito in diretta tivù la sua conferenza, ieri, e mi aspettavo che lei facesse chiarezza sul suo futuro e anche un po’ sul suo recente passato di premier: sono rimasto deluso.

Ha parlato per oltre due ore, in italiano e in inglese, ma ha eluso le questioni più importanti, direi drammatiche.

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Da giorni e giorni si ipotizza su tutti i giornali (senza contare altri mezzi di comunicazione) che lei sia pronto a partecipare alle prossime elezioni politiche, in veste di capo dei centristi, ma l’unica sua affermazione in proposito è stata: «Non mi piace l’espressione “scendere in politica”, preferisco “salire in politica”».
Problemi lessicali a parte, ancora non sappiamo quali siano i suoi programmi. Dalla sua bocca non è uscito nulla di preciso, tranne la solita cantilena che sintetizzo: l’Italia era sull’orlo del burrone, poi siamo arrivati noi tecnici e l’abbiamo salvata.
In che senso salvata?

D’accordo, lei ha conquistato la fiducia di Bruxelles, di Angela Merkel eccetera; la sua presenza nelle frequenti riunioni ad alto livello europeo è gradita; allo spread è stata messa la museruola e non morde più. Però, sul piano pratico, il nostro Paese – se ci atteniamo ai dati economici – sta peggio di un anno fa: il debito pubblico è mostruosamente aumentato, sfondando il tetto di 2.000 miliardi; il Pil è crollato; l’imposizione fiscale è la più alta del mondo; la disoccupazione si è impennata; la produzione industriale e i consumi sono diminuiti; il valore degli immobili è sceso a causa dell’Imu, impoverendo i cittadini (la maggioranza) proprietari di casa.
Se il quadro è questo, e lei non lo ha corretto (segno che non è sbagliato), come fa ad asserire che il suo esecutivo ha operato nell’interesse nazionale? Scusi la franchezza, presidente: se lei gode di stima e simpatia nella Ue, ma i lavoratori hanno meno soldi in tasca in quanto pagano più tasse e rischiano di perdere il posto, e i giovani non ne trovano uno, perché dovremmo ringraziarla? Su questi punti cruciali lei ha sorvolato, benché il suo discorso sia stato straordinariamente lungo, stavo per dire prolisso e curialesco.

Da un insigne docente ci attendevamo qualche spiegazione; come si può considerare positiva la sua gestione se gli indicatori economici (escluso lo spread) sono negativi? Le assicuro: sono interrogativi che si pone chiunque sia in buona fede. Perché non li ha affrontati, ma accuratamente aggirati? Sono consapevole. La maggioranza con la quale ha avuto a che fare non le ha concesso di varare riforme radicali; quella del lavoro è stata stravolta per intervento del Pd; il taglio della spesa (come mai lo chiama spending review?) è stato osteggiato dai partiti, le liberalizzazioni sono lettera morta, e mi fermo qui per carità di patria.
Lei m’insegna che per sistemare un bilancio sbagliato bisogna agire sue due fronti: aumentare gli introiti e ridurre le uscite. Altrimenti il pareggio non si raggiungerà mai. Lei è stato costretto ad azionare soltanto la leva fiscale, e l’ha fatto con brutalità. Abbia pazienza, presidente: ad aumentare le tasse sono capaci tutti, persino gli imbecilli. Finora la famosa agenda Monti ci ha riservato l’alleggerimento delle tasche. Perché allora dovremmo sperare che venga adottata anche in futuro? Per quale motivo gli elettori dovrebbero votare quei partiti che intendono farne tesoro come se fosse il Vangelo?
Infine, alcuni dubbi: lei «sale o non sale in politica»? Eventualmente salisse, in compagnia di chi? È lecito che un senatore a vita e già premier tecnico «extra partes» si getti nella mischia dei politicanti? Mi prendo una libertà: si tiri fuori dalla bagarre e aspetti sereno il risultato elettorale. Meno si agita e più crescono le sue probabilità di abitare gratis per sette anni al Quirinale, che mi dicono sia più ospitale della Bocconi. Vittorio Feltri.

……………Le lettere, si sa, anche quelle “aperte”, si chiudono con i saluti di ritto, ma ci sembra che la chiusa di FGeltgri sia andata al di là dei saluti di rito. Gli augurato il Qurinale. Sappiamo bene che quel che si dice e scrive, spesso non corrisponde a quel che si pensa, ma Feltri poteva risparmiarsi l’augurio  a Monti dell’alloggio, per di più gratis, al Qurinale per sette anni. Soltanto a immaginart cosa sarebbero i discorsi di fine anno per i prossimi sette anni, con le  snervanti pause di ricerca delle parole cui Monti è avvezzo, ci fa venire l’orticaria. Invece, speriamo che abbia ragione Grillo secondo il quale tra pochi giorni di Monti si perderà memoria. Sarà un bene per tutti. g.



SCANDALOSO E VERGOGNOSO: LE LEGGI DI MONTI FANNO PAGARE 89 MILA EURO DI IMU A CHI COMBATTE LA LEUCEMIA DEI BAMBINI

Pubblicato il 25 dicembre, 2012 in Costume | No Comments »

Il balzello, inesorabile, si abbatte sulla struttura d’eccellenza di Padova: “Siamo un Onlus, non facciamo alcun profitto. Con quei soldi avremmo finanziato un progetto triennale”

Monti fa pagare 89mila € di Imu al centro anti-leucemia dei bimbi

Il governo Monti se ne va. Le tasse del Professore restano. La più odiata è l’Imu. Che in certi casi si dimostra anche la più iniqua. L’enlenco degli immobili esentati dal pagamento comprende centinaia di società sportive, scuole private, alberghi camuffati da “casa del pellegrino” e molte altre struttre. Non, però, i centri di ricerca no-profit, dove si lavora giorno e notte per la nostra salute e per sconfiggere la malattie più terribili. Niente da fare: la “ricerca” deve pagare il balzello.

Lo Stato presenta il conto – E come sottolinea il Corriere della Sera, in alcuni casi, l’Imu per i centri di ricerca è un vero e proprio bagno di sangue. Un caso eclatante è quello dell’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza, a Padova, nella Torre della ricerca (nella foto). Una vera e propria cittadella della scienza di 17mila metri quadri e dove lavoranno 700 medici. Certo, un vero e proprio palazzone. Dove però si combatte contro la leucemia dei bambini. Ma che non sfugge a un’Imu salatissima: lo Stato fa pagare un conto di 89mila euro.

Addio al progetto triennale – Niente da fare nemmeno per la Torre della Ricerca, insomma, che cominciò ad essere costruita nel 2009 (è stata terminata quest’anno) grazie alle donazioni dei privati. Il palazzo fu ideato dall’architetto Paolo Portoghesi, che in cambio non volle nessun compenso. Ma il compenso lo vuole lo Stato. “Abbiamo consultato tutti gli esperti e non c’è niente da fare – spiega Franco Masello, componente storico della Città della Speranza -. La legge è quella, dobbiamo pagare. Anche se la nostra è una Onlus in senso stretto. Neppure una lira di profitto. Finisce tutto nella ricerca. E con quegli 89mila euro avremmo potuto finanziare un nuovo progetto triennale”. Che non si farà. Per colpa delle tasse di Monti. Il Giornale, 25 dicembre 2012

………………..Non abbiamo parole per commentare quwsta notizia che ci riconferma che la presunta equità di Monti riguarda le Banche, non certo le fragili speranze dei bambini e l’impegno appassionato dei volontari che lavorano per rendere possile salvare la vita dei bambini. Lo Stato italiano del tecnico Monti non sa fare quello che un privato, l’archtetto Portoghesi ha fatto da solo: rinunciare al suo “compenso” pewr aiutare chi ne ha bisogno. Consoliamoci: non tutti sono aridi banchieri come Monti  e tanti, tantissim, i sono come l’architetto Portoghesi. Con questo esempio di autentica bontà, auguriamo a tutti

BUON NATALE

ARRIVA LA TARES , NUOVA TASSA SUI RIFIUTI, PIU’ COSTOSA DELL’ATTUALE TARSU. ECCO LE (BRUTTE) NOVITA’

Pubblicato il 24 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Doveva essere la nuova imposta di gennaio ma era troppo vicina alla stangata dell’Imu e soprattutto sarebbe arrivata subito prima delle elezioni. Così – strategicamente, in vista di eventuali ricandidature – il governo ha rinviato ad aprile 2013 il debutto della nuova imposta comunale. Si chiama Tares e sostituirà la vecchia Tarsu (tassa sui rifiuti solidi urbani) già trasformata in molti comuni in Tia (tariffa di igiene ambientale). E’ stata introdotta, con decorrenza dal 2013, dalla manovra salva-Italia e non sarà una sostituzione indolore perché la nuova Tares peserà di più sulle tasche dei cittadini.

Come le imposte precedenti, anche la Tares prende come base imponibile la superficie degli immobili, un’unità di misura convenzionale per stabilire le “quantità e qualità medie ordinarie” di rifiuti prodotti. Il calcolo verrà fatto sull’80% della superficie catastale ma non da subito: non essendo ancora un dato disponibile per i comuni, all’inizio l’applicazione della Tares si baserà sulle superfici dichiarate ai fini Tarsu o Tia, in attesa che l’Agenzia del territorio trasferisca i dati catastali alle amministrazioni comunali.
Ma il maggior peso della Tares non è dovuto a questo, bensì ad altri due fattori:

si tratta di una “tariffa” e non di una tassa, cioè di un prelievo che copre per intero un costo dell’amministrazione e non solo di un contributo parziale com’è ad esempio l’attuale Tarsu (ma non la Tia, che è già una tariffa);
copre anche altri costi oltre allo smaltimento dei rifiuti.

“Tares” sta infatti per “tributo comunale sui rifiuti e sui servizi” e finanzia due tipi di spese comunali:

• la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, svolto in regime di privativa dai comuni;
• i cosiddetti “servizi indivisibili” (illuminazione pubblica, manutenzione strade ecc.) attualmente non compresi nella Tarsu né nella Tia.

La Tares si pagherà in 4 rate: gennaio (ma nel 2013 la prima rata slitta), aprile, luglio e dicembre. Le prime rate saranno ancora commisurate agli import di Tarsu o Tia nel 2012 ma entro dicembre i comuni decideranno i conguagli (in prossimità del saldo Imu…).

Il pagamento potrà essere effettuato con bollettino postale o tramite modello F24 (scaricalo qui) che permette anche di compensare la Tares con eventuali crediti fiscali, come succede attualmente per il pagamento dell’Imu. FONTE ANSA, 24 dicembre 2012

.………………Abbiamo cercato nellìAgenda Monti questa novità. Non c’è perchè è una nuova tassa  e nella sua Agenda il signor Monti, il tassator continuo, non ha bisogno di elencarla. Tanto è solo una tassa in più…………………

MONTI CANDIDATO A LEADER DELLA SINISTRA, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 24 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Ecco svelato il trucco del governo tecnico. Ieri è scattata la fase due del presidente Napolitano per togliere dalla scena politica il centrodestra e Silvio Berlusconi, dati per morti un anno fa e invece ancora vivi, tanto da spaventare chi già pensava, la sinistra, di avere in pugno il Paese.

Il presidente del Consiglio Mario Monti lascia il Quirinale

Col cavolo che Monti si farà da parte, come giurato il giorno del suo insediamento e ripetuto strada facendo, al termine del suo mandato. Scherzava, o meglio ci ha preso in giro. Lo avrebbe forse fatto se le cose fossero andate come deciso nel tardo 2011 nelle segrete stanze del Quirinale in collegamento con altre stanze, quelle cosiddette sacre del Vaticano. E cioè: abbiamo un anno di tempo per fare implodere il Pdl e consegnare il governo a una sinistra debole e inadeguata, quella di Bersani, ma a quel punto senza rivali.

Non è andata così. Sia pure tra tira e molla, tensioni e litigi, Berlusconi è riuscito nel miracolo di tenere insieme la baracca e, cosa inaudita, di trovare il coraggio e la forza per ritornare in campo. Cribbio, avrà detto Napolitano, di questo non ce ne liberiamo più. E allora ecco il piano B. Ha convocato il soldatino Monti, che nel frattempo si è pure montato la testa nonostante il suo gradimento tra la gente sia in picchiata. I due si sono fatti dettare dalla Merkel un’agenda lacrime e sangue sulla quale fare confluire i rottami della Prima Repubblica (Casini e Fini), un po’ di cattocomunisti (Riccardi e Olivero delle Acli) e una spruzzata di società civile molto chic (Montezemolo). Per fare cosa? Ovvio: aiutare la sinistra a vincere le elezioni ma, soprattutto, a governare dopo. Già, perché con un centrodestra in ripresa, e un Grillo acchiappavoti, Bersani e il Pd non avrebbero comunque i numeri sufficienti al Senato per fare di testa loro.

Dopo la truffa del governo tecnico, ecco quella del Centro europeista. Ma quale Centro. Monti è il nuovo leader, designato da Napolitano, della sinistra italiana. A Bersani il ruolo di comprimario, utile idiota, insieme a Casini, di un piano che passa sopra la sua testa e che lo costringerà a rinunciare a fare il premier, a favore di Monti, anche se vincente alle elezioni. È la classica operazione concepita a tavolino, l’ennesimo disperato tentativo di fermare il centrodestra e rimettere all’angolo i liberali. Ma come spesso capita in questi casi, si fanno i conti senza l’oste. Che piaccia o no, gli italiani dovranno deporre una scheda nell’urna. E, a quel punto, vedremo se sceglieranno una sinistra, sia pur mascherata, di tassatori inciucioni a caccia di poltrone o chi si impegna a liberarci dal giogo che sta uccidendo famiglie ed imprese. Il Giornale, 24 dicembre 2012

.……Intanto bentornato alla libertà ad Alessandro Sallusti e alla piena responsabilità del quotidiano che dirige e le cui battaglia sono alla base della vendetta giudiziaria di cui Sallusti è stato vittima. Quanto a Monti e alla sua quasi candidatura,  come l’ha definita l’ex ministro Tremonti non senza giustificata ironia, è evidente che l’uomo, rozzo all’interno della corazza di apparente cortesia, pieno di sè quanto basta a riempire una catena di navi mercantili e altrettanto incompetente,  l’ha presa proprio male  per essere stato costretto  a lasciare il posto in prima fila, al centro, che gli era stato   riservato da Napolitano con tanto di paghetta anticipata (laticlavio a vita, tanto per gradire) per tornare ad un governo eletto dal popolo come vuole la democrazia e la carta costituzionale del nostro Paese che non può servire solo per lucrose comparsate in TV di un comico sempre più guitto e sempre meno interprete delle lacrime e sangue che gli italiani stanno pagando per colpa di Monti. Ma Monti se ne deve fare una ragione e a nulla gli servirà insultare con gelida cattiveria il suo predecessore che non solo gli ha consentito di rimanere in sella per un intero anno nonostante la quasi totalità dell’elettorato di riferimento, bersaglio delle leggi ad mortem di Monrti e compagni, manifestasse ogni giorno la sua contrarietà ma che un ventennio addietro lo nominò, illustre sconosciuto,  commissario europeo per conto dell’Italia, posto che ha conservato anche con il centrosinistra e del cui lavoro non è rimasta gtraccia alcuna. Monti s’è rivelato in quesgte ultime oree per quel che è davvero: vanitoso, bizzoso, insolente e cattivo, sopratutto cattivo, nella convizione di essere il migliore, e addirittura insostituibile. Poveraccio,  non sa che tutti sono utili e nessuno è indispensabile, e  benchè egli sia o si professi essere un professorone, finge di non  sapere che questo lo sanno tutti, sopratutto i cosiddetti centristi dei quali vuol servirsi per avere questa patente di insostituibilità, mentre  a loro volta i cosiddetti centristi, quelli di lungo corso e i sopravvenuti, da Monterzemolo a  qualche cattocomunista di ritorno, di lui vogliono servirsi per fare i propri comodi. Si tratta di un gioco di specchi che cesserà quando anche  contro uno solo degli specchi uno dei giocatori urterà la faccia. E allora saranno dolori, anzi risate, con Monti che, per una volta d’accordo con Grillo,   non sarà altro che uno dei tanti figuranti, mafgari addormentato sugli scranni del Senato dove furbescamente ha preteso di posare le terga  prima di combinare i guari di questo straziante  anno di dolori e di tasse. g.

COSA SUCCEDE SE NON SI E’ BRAVI…BABBO NATALE SI FERMA A CASA MONTI

Pubblicato il 23 dicembre, 2012 in Gossip | No Comments »

COSA SUCCEDE SE NON SI E’ BRAVI….BABBO NATALE SI E’ FERMATO A CASA MONTI

MONTI, RANCOROSO E SUPPONENTE, ATTACCA CHI L’HA SFIDUCIATO E SI DA UN BEL 10 IN ERCONOMIA….

Pubblicato il 23 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Si incensa come il salvatore della Patria, difende l’operato dei tecnici e la tassa sulla casa, insulta Berlusconi e attacca Alfano: nella conferenza stampa di fine anno Monti presenta l’agenda per l’Italia e riversa il proprio rancore contro chi l’ha sfiduciato

Chi avesse ancora qualche dubbio sul ruolo politico, e non più tecnico, di Mario Monti nella campagna elettorale, l’ha sicuramente accantonato dopo aver ascoltato la conferenza stampa di fine anno. Dopo essersi arrogato il merito di aver “salvato” il sistema Italia dalla crisi economica e di aver ridato al Belpaese credibilità agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, il Professore è passato ad attaccare Silvio Berlusconi e il Pdl e, quindi, a presentare il “manifesto” da sottoporre al prossimo governo.

“Finora è stato chiesto ai cittadini di schierarsi per qualcuno per schierarsi contro qualcun altro – ha spiegato – io non mi schiero con nessuno, vorrei che partiti e forze sociali si schierassero sulle idee”.

Non c’è stato alcuno spazio per i mea culpa. “Presto vedrete conferenze stampa inondate da grafici che con visione gelidamente simultanea dei fenomeni economici – ha spiegato – daranno percezione del fallimento di questo governo… ma non tutti gli italiani sono cretini”. Ad ascoltare le parole di Monti sembra che in Italia sia tutto rose e fiori, che effettivamente la crisi sia passata e che gli indicatori economici siano tornati a sorridere. Non una parola sulla disoccupazione da record, sul debito pubblico che è balzato oltre i 2mila miliardi di euro, sulla pressione fiscale che ha raggiunto i massimi storici. Dopo tredici mesi di lavoro, 401 giorni per l’esattezza, il premier dimissionario si è presentato agli italiani assicurando che l’emergenza finanziaria è superata senza la strettoia degli aiuti dell’Ue e del Fondo Monetario Internazionale. “Era così precaria la situazione dell’Italia nel novembre 2011, eravamo circondati da una così profonda diffidenza”, ha detto il Professore per poi citare le parole pronunciate da Alcide De Gasperi alla Conferenza di Parigi nel 1946: “Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”.

Così, con un esagerato paragone alla condizione italiana dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Professore si è lanciato in un auto incensamento del proprio operato a Palazzo Chigi e dei tecnici al governo senza, tuttavia, nascondere l’aiuto apportato dalla maggioranza che lo ha sostenuto in questi mesi e il fastidio che ha provato quando il segretario del Pdl Angelino Alfano ha sfiduciato l’esecutivo per le politiche economiche recessive intraprese.

Subito dopo, Monti è passato a illustrare il “manifesto” per l’Italia. Una sorta di agenda che, punto per punto illustra le riforme e gli interventi che il prossimo governo dovrà realizzare nei primi cento giorni di legislatura. Una sorta di memorandum che punta a rilanciare la crescita, snellire la macchina burocratica e cambiare profondamente la macchina politica. Il primo punto, va da sé, è la strenua difesa delle politiche avviate dai tecnici. “È necessario non distruggere i sacrifici, non dissipare quello che con grande fatica e con capacità di sopportazione che lascia pensare che i nostri cittadini abbiano capito cosa stavamo facendo e chiedendo loro”, ha spiegato il Professore citando un paio di esempi di modi sicuri per dissipare questi sacrifici: “sottrarsi alle linee guida dell’Europa” e “promettere di abolire l’Imu”. Lanciando una stoccata a Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva promesso di abolire l’imposta sulla casa, Monti ha spiegato che togliere l’Imu “senza altre grandissime operazioni di politica economica” obbligherà, quanto prima, a dover mettere una tassa doppia. Al centro del manifesto, il Professore ha voluto mettere la crescita e il lavoro invitando la politica ad accogliere “una prospettiva moderna e non nobilmente arcaica” e chiedendo un cambiamento di mentalità ai sindacati. Per il resto l’agenda è un déjà vu, una lunga listi di riforme che già aveva pattutito tredici mesi fa con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Dalla riforma della giustizia (“Meglio fare leggi ad nazionem e non ad personam”) al taglio dei costi della politica, fino alla riforma della legge elettorale. Impegni che Monti ha disatteso riversando le colpe unicamente sulle divisioni interne al parlamento.

Spiegando che l’agenda per l’Italia non è erga omnes, dal momento che valica “la classica dimensione orizzontale sinistra-destra”, Monti ha gettato la maschera e ha spiegato chiaramente di essere pronto, se richiesto, a guidare quelle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile al suo manifesto. “Sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento”, ha continuato il Professore respingendo, tuttavia, la possibilità di apporre il proprio nome sulla liste di questo o quello schieramento politico (“Sono tra coloro che non hanno simpatia per i partiti personali”). Fonte ANSA, 23 dicembre 2012

……………Rancoroso, vendicativo, insultante, e supponente, tanto da paragonasrsi a De  Gasperi a cui luji non può neppurte pulire le scarpe. De Gasperi, non era mai stato un grande commis dello Stato, non aveva goduto di alcujn privilegio, aveva subito l’esilio in Vaticvano, l’ostracismo fascista, infine l’allontanamento dal govenro, dopo aver, lui si, salvato l’Italia e ottenuto rispetto per il suo popolo al tavolo della pace delle grandi potenze. Monti, nella sua smisurata vanità, accresciuta da una spocchi incredibile, dimentica di aver “servito2 destra e sinistra e di aver goduto di n illiomitato credito che è svanito dopo un anno di tartassamento degli italiani a cui non ha dato neppure una delle rifvorme che diminuiseero i privilegi della casta, anzi ottenendone uno per se in anticipo. Ha fatto la rifcorma delle pensioni e del lavorto creando laghi di lacrime e di sangue per colpa di uno dei suoi ministri più cretini che mai la storia repubblicana abbia avvito, cioè la Fornmero, non ha fatto la riforma delle istituzioni e quella delle provincie non solo non è andata in porto ma addirittura creato, perchè lasciata ametà strada, danni magigori di mquelli che voleva riparare. Quanto alla giustizia su cui ha maggiormente calcato la mano e riversxato il fiele tipico degli uomini come lui dimentica che prima che piuttosto che ironizzare sulle rioforme ad personam, invocando la riforma ad natione,m dovfrebbe fare la riforma del pensiero di taluni operatori di giustizia che usano il loro potere come una clava ideologica contro chi si professa non di sinistra. In definitiva questo Monti che si accomiata dopo un anno di potere  assoluto vissuto all’insegna della deroga dalle regole offendendo chi esercitando lo strumento del dissenso ha espresso dubbi sulla sua ricetta lo ha inbdotto alle dinissioni senza neppure passare, come si fa nelle democrazie vere, dal Parlamento, ritendendo lui appartenente ad una casta speciale di privilegiati che noj debnbono dar di conto al popo0lo sovrano, in aperto dispregio della Carta Costituzionale, getta la maschera. Egli è solo un tecnocrate, dei peggiori!, che pretende di essere al di sopra del popolo. Ha sbagliato i conti. Se ne vada acasa ci rimanga, perchè di certo nessuno lo richiamerà in nessun luogo. g.

LIBERI DA MONTI, di Vittorio Feltri

Pubblicato il 22 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Le liete notizie, quanto le cattive, non vengono mai sole. La prima è che Alessandro Sallusti ha ottenuto la grazia dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, quindi riconquista subito la libertà che una sentenza stravagante gli aveva ingiustamente tolto; la seconda è che Mario Monti ha annunciato formalmente le dimissioni e, mentre scriviamo, si accinge a salire al Colle per rassegnarle nelle mani del presidente della Repubblica.

Si chiude così una brutta esperienza tecnica durata oltre un anno e se ne apre una probabilmente peggiore. Il Professore ha strappato un egregio risultato, bisogna riconoscerlo: è diventato simpatico ad Angela Merkel e ai grigi personaggi della Ue, avendo ubbidito loro in tutto e per tutto. Per il resto, gli indicatori economici dimostrano che la sua gestione è stata fallimentare: il Pil è diminuito, i consumi pure, la produzione idem; in compenso, sono aumentate le tasse e – miracolo – il gettito complessivo è calato. L’unica eccellente riforma del governo è stata quella delle pensioni (con vent’anni di ritardo), firmata dal ministro Elsa Fornero che, non a caso, viene attaccata o schernita ogni giorno. Roba da matti: le persone serie fanno ridere gli sciocchi.

Quando nelle pubbliche discussioni (televisive, specialmente) si fa notare che i numeri sono impietosi col bocconiano e documentano il suo disastro, c’è sempre qualcuno pronto a contestare: afferma che senza Monti le cose sarebbero precipitate. Peccato che non esista controprova. Al premier va concessa un’attenuante generica: gli è toccato lavorare con una maggioranza pasticciata e pasticciona, e con partiti capaci di tutto e buoni a nulla: non sono nemmeno riusciti in 13 mesi a cambiare la legge elettorale, il famigerato Porcellum che, dunque, è in vigore e provocherà altre porcate, a cominciare dalle prossime elezioni politiche.

Il rilancio dell’economia, sul quale si puntava per raddrizzare le gambe storte di tante aziende martoriate dalle imposte e da una burocrazia cieca e bieca, è rimasta lettera morta. La spesa pubblica eccessiva (gonfiata da mille sprechi) non è stata sfiorata perché i partiti, ogni volta che comparivano le forbici, facevano scattare veti incrociati, e l’esecutivo era costretto a riporre le cesoie nel cassetto. Insomma, se Monti non è stato in grado di compiere il prodigio di sistemare i conti, non è (soltanto) colpa sua, ma di un sistema unanimemente considerato marcio eppure immodificabile, causa cattiva volontà e ottusità di senatori e deputati.

Dopo le elezioni, fissate a febbraio, assisteremo pertanto al solito teatrino: confusione in Parlamento, una maggioranza inconsistente, un governo instabile e impossibilitato a realizzare un qualsivoglia programma decente. Nonostante ciò, Monti non resiste alla tentazione di mettere i piedi nel piatto della politica, e lo fa nel modo più sbagliato, capeggiando una lista eterogenea di pseudocentristi, vecchi arnesi vissuti trent’anni nel Palazzo e terrorizzati all’idea di dover sloggiare. Una lista che non vincerà mai e che si limiterà a sottrarre voti a forze più attrezzate per guidare il Paese.

La decisione (se non muterà) del premier uscente è tecnicamente incomprensibile: egli si butta nella mischia declassandosi da uomo sopra le parti a uomo di parte. La parte meno affidabile. Un senatore a vita, capo dello Stato in pectore, forse meritava un destino diverso. Vittorio Feltri, 22 dicembre 2012

……..Liberi, si, e forse, anzi,  certamente per sempre, da Monti. Intanto pochi minuti fa io Quirinale ha diramato il comunicato ufficiale nel quale si annuncia la firma del decreto da parte di Napolitano di scioglimento delle Camere e l’indizione delle elezioni politixhe per il 24 e 25 febbraio 2013. E poi assume sempre più certezza che Monti, per il quale il PDL apertamente, gli altri, meno i cosidetti centristi, più velatamente hanno sottolineato il fatto che il premier di un governo tecnico non eletto non può partecipare alle elezioni perchè ciò snaturerebbe il carattrere terzo e super partes del governo, nella ormai imminente conferenza stampa,  nel corso della quale tenterà di vendere per successi i suoi  clamorosi insuccessi, si guarderà bene dall’annuncisare una sua candidatura. E tanto ciò è cvero che i montiani, un pò tutti, stanno già tentando di trovare soluzioni alternative per arginare quella che si prospetta come una clamorosa debacle. Domani è vicino e tutto sarà più chiaro. Per il momento godiamoci l’allontanamento dal potere del peggior premier che l’Italia abbia mai avuto e del miglior amico dei nostri concorrenti europei. g.

MONTI SI E’ DIMESSO, FINALMENTE!

Pubblicato il 21 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Monti, informa un comunicato del Qurinale, ha rassegnato le dimissioni e resta in carico per gli affari correnti. Finalmente! Dopo 13 mesi di incubo e di nullismo, caretterizzato solo dalla supponenza del professore che si è prestato alla politica previo pagamento anticipato (nomina a senatore a vita) e che ha subito mostrato quanto fosse  impreparato in economia con la sua ricetta fatta solo di tasse per tutti meno che per la casta rimasta illesa, se ne è andato. Offeso, irritato, arrabbiato, tanto da minacciare tramite i suoi sicari, Casini e Fini, pure  snobbati dal nobile nullafacente Cordero di Montezemolo, Monti minaccia di scendere in campo per correre alle elezioni per continuare a fare a 69 anni il neofita della politica dopo0 che Napolitano gli ha detto chiaro e tondo che non se ne parla di un nuovo incarico al buio….Bene, scenda in politica e si conti. Per il momento eleviamo il nostro ringraziamento al Dio dei tartassati per il primo miracolo. Attendiamo il successivo. Che lo lasci all’asciutto. g.

IL PROFESSORE E IL SEGRETARIO D’APPARATO

Pubblicato il 21 dicembre, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Il partito democratico è in stato confusionale da quando l’ipotesi di un movimento politico ispirato da Mario Monti è diventata realtà. Finché a giocare la partita era il Cavaliere, Pier Luigi Bersani poteva fregarsi le mani. Berlusconi è in campo ma è logorato, ha il conflitto d’interessi incorporato, la giustizia alle calcagna, si è giocato il credito in Europa e ha un’idea sempre più bizzarra della politica. In queste condizioni, Silvio è un avversario facile. Il problema per i progressisti (fateci caso, hanno ricominciato a chiamarsi così) è che Monti è tutta un’altra narrazione. Il Pd ha votato tutte le fiducie del governo Monti, su cosa può attaccarlo? O si fa come Berlusconi e si nega l’evidenza oppure si tenta un diversivo. Così Bersani ieri ha detto che i partiti “in prima persona” non fanno bene alla politica. Il riferimento a Monti è automatico e questo dimostra non solo la paura del Pd di perdere suoi voti in favore del Professore, ma anche una brutale volontà di accomunare il partito di Berlusconi e l’iniziativa di Monti. Non mi riferisco al bon ton, ma all’analisi politica di cui Bersani appare sprovvisto. E il partito-apparato fa bene alla politica? Bersani dovrebbe conoscerlo bene visto che il Pd ne è l’esempio concreto. Senza l’apparato Bersani avrebbe potuto vincere le primarie contro Renzi? Ne dubito. Avrebbe potuto confezionare regole su misura per la sua vittoria? Che mestiere farebbe oggi Bersani senza l’apparato? Marini e Bindi potrebbero essere candidati senza l’apparato che fa da scudo? Siamo seri, il bue non può dare del cornuto all’asino. Bersani sa benissimo che l’avventura di Monti – se ci sarà e si farà secondo canoni politici adeguati – è di spirito degasperiano al punto che il Pd dovrà farci dei patti. Il Professore tornerebbe tranquillo a dedicarsi ai libri, all’Università o all’Europa, ma gli è toccato in sorte di doversi occupare della cosa pubblica, invocato prima dai partiti e poi dall’establishment europeo che non si fida di un centrodestra formato Grillusconi e tanto meno del Pd con la chiave inglese. No, in questa storia non c’è niente di personale, solo la fretta e la paura di Bersani. Mario Sechi, Il Tempo, 21 dicembre 2012

.……Sono settimane che Mario Sechi, direttore de Il Tempo si è convertito al montismo, tanto da essere divenuto la penna più valida a favore della discesa in campo (metodo berlusconiano|) del professorismo d’annata rappresentato da Monti e magari da qualche suo ministro, come la Fornero che oggi, in Parlamento,  ne ha fatta un’altra delle sue: si è tappata le orecchie per non sentire prima Di Pietro, e poi le accuse dei leghisti sulla storia degli esodati, ad un tempo prova di infantilismo acuto e di insopportabulità del metodo della democrazia. Sechi professa il suo montismo dalle colonen  del giornale che dirige, il quotidiano romano Il Tempo, fondato   dal mitico  Renato Angiolillo, diretto per tanti anni da Gianni Letta,  e considerato l’eco più autentico dei romani. Segno ssatore, cioè Mario Monti. Non sarà questo che ci farà cambaire opinione sulle sue indubbie qualità di giornalista. Però, a patto che non esageri. Per esempio paragonando Monti a De Gasperi. De Gasperi è oggi considerato  un grande  statista, senza essere mai stato  per nulla un economista, fe3ce esperienza dapprima nel Parlamento asburgico, e poi durante il fascismo tessendo la tela della opposizione cattolica che dopo la fine della guerra si trasformò nella Democrazia Cristiana di cui fu segretario e per conto della quale fu  più volte presidente del Consiglio, la prima volta quando   si presentò alla conferenza di pace di Parigi di certo appellandosi alla personale cortesia dei delegati delle potenze vicnitrici ma senza genuflettersi oltre misura per chiedere e ottenere, non per se, ma per l’Italia, Paese cobelligerante dopo l’armistizio, rispetto e considerazione. Tra il 1945 e il 1953, quando fu costretto alle dimissioni, De Gasperi   fu sempre rispettoso delle prerogative del Parlamento, accettandone le regole,  e  governando nel solco della Costituzione che egli aveva contribuito a scrivere, gettando le basi della rinascita nazionale che di lì a poco avrebbe consentito all’Italia di scrivere pagine memorabili di riscossa economica che avrebbe avuto di lì a pco, negli anni 60, la consacrazione.  DE Gasperi morì prima di vedere tutto ciò, nell’estate del 1954, nel suo Trentino, da solo, senza aver mai profferito parola di recriminazione  per coloro che l’avevano costretto a lasciare il governo e senza aver mai pensato di trasformarsi, lui che aveva incarnato nell’immediato e desolante dopoguerra l’Italia,  in partito. Può Sechi paragonare Monti a De Gasperi? Può paragonarne le storie personali? A noi sembra francamente di no, per c ui quella di Sec hio ci sembra una forzatura che non aiuta iol suo protetto ma non rende omaggio  alla Memoria di Alcide De Gasperi. g. P.S. Ci capita spesso, per ragioni diciamo tecniche,  di declianre il nome di De Gasperi e spesso siamo costretti a rimproverare quanti, sopratutto giovani,  ne storpiano il cognome, mostrando sconcertante ignoranza della nostra storia recente!

IL MINISTRO GRILLI SOTTO L’OCCHIO DI DAGOSPIA

Pubblicato il 20 dicembre, 2012 in Costume, Giustizia, Politica | No Comments »

1. IL PALADINO DEL FISCO, VOLUTO FORTEMENTE DA MONTI PER ARGINARE L’EVASIONE FISCALE. COLUI CHE ORDINÒ TANTI BLITZ CONTRO I FURBETTI, COMPRESO QUELLO, IL PIÙ FAMOSO, A CORTINA D’AMPEZZO, L’ANNO SCORSO. QUELLO CHE GLI EVASORI È ANDATO A STANARLI FIN SOPRA I LORO YACHT. EBBENE, ECCO CHE “BLOOMBERG” LANCIA LA BOMBA CHE RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA IL MINISTRO DELL’ECONOMIA VITTORIO GRILLI – 2. IL SITO ECONOMICO LO ACCUSA DI AVER PAGATO NEL 2004 UN MILIONE E 65 MILA EURO LA SUA CASA DI ROMA DA 14 CAMERE, IN UN QUARTIERE DI LUSSO COME I PARIOLI, A UN PREZZO INFERIORE AI VALORI DI MERCATO (SECONDO GLI STANDARD DI TECNOCASA, IL VALORE ERA ALMENO DI 2 MILIONI DI EURO) E CON UN MUTUO SUPERIORE AL PREZZO D’ACQUISTO! – 3. GLI ARCHIVI GOVERNATIVI DIMOSTRANO CHE GRILLI HA OTTENUTO UN MUTUO DI 1,5 MILIONI €URO, IL 41% IN PIÙ DEL PREZZO D’ACQUISTO REGISTRATO. UNO DEI MODI PIÙ CLASSICI PER EVADERE LE TASSE O ELUDERE I CONTROLLI SUL RICICLAGGIO DI DENARO – 3. GRILLI SI DISCOLPA E INTORNO A LUI TUTTI TACCIONO: SOLO ‘’REPUBBLICA’’ A PAGINA 14! -

VITTORIO GRILLI jpegVITTORIO GRILLI jpegQuoque tu, Grilli. Tu, il paladino del fisco, voluto fortemente da Mario Monti per arginare il fenomeno dell’evasione fiscale con mano ferma. Colui che ordinò tanti blitz contro i furbetti, compreso quello, il più famoso, a Cortina d’Ampezzo, l’anno scorso. Quello che gli evasori è andato a stanarli fin sopra i loro yacht, e che a Monaco di Baviera, lo scorso 7 novembre, ha annunciato la sua marcia trionfale dicendo di avere i mezzi a disposizione per recuperare quanto dovuto all’erario. Ebbene, ecco che “Bloomberg” lancia la bomba che rischia di far saltare uno dei capisaldi di questo ormai morente governo tecnico.

Vittorio Grilli con la compagnaVittorio Grilli con la compagna Il sito economico accusa il ministro delle finanze Vittorio Grilli di aver acquistato la sua casa di Roma da 14 camere a un prezzo inferiore ai valori di mercato del suo quartiere e con un mutuo superiore al prezzo d’acquisto. Secondo i registri dell’operazione, risalente al 2004, il ministro avrebbe pagato un milione e 65 mila euro un appartamento al piano terra con giardino nel quartiere Parioli.

MARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpegMARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpegE non solo. Gli archivi governativi dimostrano che ha ottenuto un mutuo di 1,5 milioni di euro, il 41 per cento in più del prezzo d’acquisto registrato. Uno dei modi più classici, insomma, per evadere le tasse o eludere i controlli sul riciclaggio di denaro.

Lui, Grilli, ha mandato in fretta e furia un comunicato per smentire tutto: “Nella migliore delle ipotesi potrebbe essere considerato un pettegolezzo infondato. È poco professionale e sbagliato criticare le disposizioni finanziarie per l’acquisto di un immobile senza sapere nulla degli altri aspetti del rapporto fra banca e cliente che sottende tutte le transazioni commerciali relative a prestiti e garanzie”, ha scritto Grilli in un’email infuocata. “Sia questa che qualsiasi altra operazione in cui io sia mai stato coinvolto è perfettamente legale. Non sono mai stato coinvolto in operazioni di riciclaggio di qualsiasi tipo”. Il ministro dice anche di essere preoccupato perché questa storia potrebbe influenzare le pratiche di divorzio dalla moglie (che attualmente vive a New York).

lisa e vittorio grilli wwGetContent asp jpeglisa e vittorio grilli wwGetContent asp jpeg VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI A quanto dichiarato dallo stesso Grilli sul sito del Tesoro, l’appartamento ai Parioli misura 310 metri quadrati. I soffitti sono alti 3.46 metri. Le 14 camere dispongono di una cucina e quattro bagni. Secondo gli standard del 2004, una proprietà del genere in un quartiere di lusso come i Parioli, veniva venduta mediamente intorno ai 7.340 per metro quadrato. Se Grilli ha pagato l’intero immobile 1,065 milioni di euro, vuol dire che ha speso circa 3.435 € al metro quadro. Cioè meno della metà.

VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI Proprio questo conferma Raffaele De Paola, che si occupa del quartiere Parioli per l’agenzia immobiliare Tecnocasa. Sentito da “Bloomberg”, De Paola ha detto che, anche se l’appartamento “aveva bisogno di una ristrutturazione completa” (come afferma Grilli), “il prezzo è comunque basso. Il valore era almeno di 2 milioni di euro”.

VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI Il venditore della casa, riporta “Bloomberg”, è Massimo Tosato, vice presidente della fund manager Schroders Plc (SDR) di Londra e membro del board of overseers della Columbia Business School a New York.

L’appartamento è uno dei pochi beni Grilli dichiarati nella sua informativa finanziaria pubblicata sul sito web del Tesoro. Egli ha riferito di avere una polizza di assicurazione sulla vita e di non possedere azioni o fondi comuni di investimento. Le sue altre attività comprendono anche tre automobili: una Rover del 2009, una Jaguar del 1994 e una Volkswagen del 1975, oltre a una barca di 9,6 metri.

VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI Poi c’è la questione del mutuo. Il Monte dei Paschi di Siena, la banca che inizialmente ha erogato il prestito, afferma di non erogare mai fondi che superino il prezzo d’acquisto di un immobile. Nel 2004, la percentuale massima di un mutuo concesso da Mps si attestava al 95 per cento. Dal 2010 in poi, invece, il prestito è stato erogato da Intesa Sanpaolo.

VITTORIO GRILLI E COMPAGNAVITTORIO GRILLI E COMPAGNA Secondo i regolamenti bancari italiani, il limite massimo per un mutuo è l’80 per cento del valore della casa, limite che, in casi straordinari, può essere esteso al 100 per cento. Ma delle restrizioni legali fanno sì che non si possa concedere più del 100 per cento del mutuo.

Grilli si discolpa e intorno alui tutti tacciono. da DAPOSPIA, 20 dicembre 2012

..…………….Sin qui le rivelazioni di Dagospia. In attesa di saperne di più, magaqri da solerti PM che letta la  soprariportata nota, si mettono a scandagliare per trovare la verità, ci domandiamo quanticasi analoghi si trovano in giro. A sopese dei contribuenti italiani, magari quelli da 400 euro al mese. A proposito, il signor Monti,m che ha scelto Grilli come viceministro prima e ministro poi dell’Economia, dall’alto della sua ben incompetenza as gtrattare glia ffari economici di un Paese come l’Italia, salvo che aumentare le tasse, a Melfi, assai piccato dele critiche che gli piovono adosso, proprio come i dittatori del sudamerica o dell’Africa profvonda, se la prende con chi intrende porre fine alla massacrante azione  tassatoria del suo esecutivo, nel quale c’è anche Grilli. Che faccia tosta! g.