Archivio per la categoria ‘Il territorio’

UN ALTRO ERRORE E GRILLO RINGRAZIA, di Mario Sechi

Pubblicato il 23 maggio, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Beppe Grillo A che punto è la notte? È buio. E lo sarà a lungo. Continuo a pensare alla tragedia più breve di Shakespeare, al Macbeth, quando osservo il declino dei partiti. Scrivono la fine con le loro mani. E non se ne rendono conto. Sono attaccati al pouvoir pour le pouvoir, al potere per il potere, si accapigliano su temi insignificanti per l’elettore in tempi di crisi e non riescono a trovare una soluzione condivisa sul loro finanziamento. Da una parte chi è all’opposizione, dall’altra i governativi. Ieri la maggioranza Pdl-Pd-Udc ha bocciato tutti gli emendamenti che chiedevano l’abolizione del finanziamento pubblico. È un grave errore politico e di comunicazione. Il Parlamento dovrebbe avere il coraggio di discutere questo tema con una grande sessione, in diretta televisiva. Un referendum nel 1993 abolì il finanziamento pubblico, i partiti – con l’eccezione dei radicali – lo fecero rientrare dalla finestra con la formula del rimborso elettorale. Una legge truffa che al contribuente è costata miliardi di euro. Così si getta benzina sul fuoco, si fa un favore a Grillo. La fiducia dei cittadini nei partiti è al minimo storico (non è un’opinione, ma un fatto) e se la politica vuole essere credibile deve dire come vuole finanziarsi e non votare senza spiegare. Signori partitanti, guardate i dati Istat sulla povertà delle famiglie italiane e fatevi un esame di coscienza. Così non va. Così si allarga il fossato. Così vince chi urla di più. Penso che il finanziamento pubblico vada abolito, ma comprendo le ragioni di si oppone e dice che la plutocrazia partitocratica è un rischio. Un fatto è certo:questa rapina di Stato non può continuare. E dimezzare il rimborso non serve a niente se non si vara una riforma dei partiti, il riconoscimento della loro personalità giuridica, l’apertura di un processo di trasparenza e democrazia interna. C’è bisogno di ricordare lo scandalo della Lega e quello della Margherita?Rubavano a piene mani. E non venitemi a dire che con le società di revisione i bilanci saranno immacolati. Siamo seri. Parmalat era un’azienda a prova di bomba secondo le società di revisione, peccato che i bilanci fossero falsi. Come i partiti: fanno finta di cambiare affinché tutto resti uguale. Gattopardeschi. Senza essere romanzeschi. Mario Sechi, Il Tempo, 23 maggio 2012

…………Ieri, quando i tg davano notizia che l’anomala maggioranza che sostiene il governo Monti, PDL-PD-UDC, ha respinto gli emendamenti della opposizone tendenti ad eliminare del tutto i finanziamenti pubblici ai partiti, abbiamo fatto un salto sulla sedia. Avevamo appena scritto, a proposito del tonfo elettorale del PDL, che le ragioni di ciò andavano ricercare sia  sulla mancata realizzazione delle promesse elettorali, sia sulla mancata realizzazione delle attese ora più avvertite dagli elettori, e tra queste citavamo appunto l’abolizione dei finaziamenti pubblici ai partiti, scandaloso esempio di sperepero di danari pubblici, ancor più mentre la gente non solo stringe la cinghia, ma avverte, specie nel nostro Sud, i morsi della fame. Non solo. Per bocca di Alfano, il PDL, poche settimane fa, aveva annunciato la volontà di rinunciare per sempre  ai finanziamenti pubblici per dare vita ad una forma diversa e “americana” di finanziamento della politica. Invece ieri il PDL, in buona compagnia, in compagnia del PD, erede del PCI che finazniava la sua attività con rubli sovietici, e dell’UDC, che rumoreggia sulle lobbys che secondo il suo capo, l’eterno ragazzo Casini, avrebbero così nelle mani i partiti, come se egli stesso non sia più che imparentato con una delle lobby più potente d’Italia, cioè quella dell’immobiliarista  romano Caltagirone, ieri, dicevamo, il PDL si è smentito e mentre ha dimezzato la rata di luglio del finanziamento della campagna elettorale del 2008, ha bocciato l’abrogazione sic et simpliciter dei finanziamenti, proposta da Radicali, Lega e IDV, certo, queste due ultime forze politiche forse per ragioni propagandistiche in vista delle prossime elezioni politiche, ma comunque interpretando i sentimenti e ancor più la rabbia della gente che sente la parola partiti e avverte lo stomaco rivoltarsi. E’ bastato questo per vanificare, anche per i più volenterosi che avrebbero voluto credere alla buona fede di Alfano quando ieri l’altro annunciava cambiamenti radicali nel PDL, ogni speranza di cambiamento e ogni determinazione a mettere in campo idee e iniziative capaci di restituire al partito,  che ancora oggi , sebbene  sempre meno credibile,  rappresenta l’elettorato di centrodestra, il ruolo di interprete dei sentimenti di questo elettorato. E’ un peccato, e anche se non eravao fra quelli che avevano dato credito alle parole di Alfano, pure proviamo un misto di delusione e rabbia profonda dinanzi a tanta incoerente incapacità di capire il momento storico che stiamo vivendo. Anzi, ci sembra di rivedere un fil già visto. Nel 1992, mentre le fiamme della contestazione bruciavano i partiti, la DC votava la legge elettorale uninominale che sarebbe stata la sua tomba e si limitava a cambiare nome al partito, tra l’altro con un atto che una recente e ormai definitiva sentenza della Magistratura ordinaria di Roma ha dichiarato ileggittimo. Ileggittimo o meno, comunque, quell’atto non servì a nulla, anzi fu un implicito riconoscimento di responsablità morali che non erano della DC, al più di taluni suoi rappresentanti la cui responsabilità penale per fatti illeciti era meramente personale.  Così come la DC non seppe rispondere all’attacco dei suoi avversari con la determinazione e la forza della ragione nel 1992-1993, allo stesso modo il PDL, che come nel 1994 Forza Italia, rappresenta  anche gli elettori di centro che guardano a  destra, piuttosto che svincolarsi da una maggioranza che lo porterà alla tomba, insiste in una direzione sbagliata, specie se si pensa che è difficile che si ripeta oggi il fenomeno che impedi 20 anni fa  alla sinistra di conquistare il potere. Errare è peccato, perseverare è diabolico,  Peggio per chi non lo capisce. g.

LA REGIONE FERMA LE PROVINCIE PUGLIESI: BASTA ASSUNZIONI E PRECARIATO

Pubblicato il 17 maggio, 2012 in Cronaca, Il territorio | No Comments »

BARI – La Regione Puglia raccomanda alle Province «estrema cautela e prudenza in tema di organizzazione istituzionale e di gestione del personale». L’invito è contenuto in una lettera che il neo-assessore regionale al personale, Marida Dentamaro, ha inviato ai presidenti delle sei Province pugliesi «in vista – spiega in una nota – della redistribuzione del personale delle Province tra Comuni e Regione». Per l’assessore «è necessario che eventuali nuove assunzioni siano limitate allo stretto necessario per espletare le funzioni fino alla fine dell’anno in corso».

Se ciò non dovesse accadere «il processo di riassetto istituzionale subirebbe gravi condizionamenti – scrive Dentamaro – risultando compromesso il conseguimento degli obiettivi di efficienza e di risparmio ai quali dobbiamo tendere, senza riserve e senza eccezioni. Bisogna inoltre evitare – aggiunge l’assessore – di creare false aspettative, illusioni o, peggio, nuovo precariato che nessuno può permettersi». In definitiva, conclude Dentamaro, si tratta non solo di «sensibilità istituzionale», ma anche di «corretta gestione delle risorse pubbliche», in vista della perdita di numerose funzioni da parte delle Province. Il Corriere del Mezzogiorno, 17 maggio 2012

.…………..E intanto la Provincia di Bari è tra le provincie italiane che hanno aumentato all’aliquota massima l’addizionale sulla RCA, cioè al 16% per cui  su un premio netto di mille euro, un automobilista pagherà 35 euro di tasse in più. Ovvero da 125 a 160 euro. Su un costo netto di 1.500 euro, l’aumento toccherà i 52 euro. Grazie signor Schittulli che predica bene e razzola male.

ROMPICAPO IMU: SONO ALLO STUDIO I RICORSI

Pubblicato il 15 maggio, 2012 in Il territorio | No Comments »

Pasticcio Imu, sarà rivolta: già pronti tutti i ricorsi

Solo a Roma e solo per la prima casa i contribuenti che tra poco più di un mese dovranno fare i conti con l’Imu saranno circa un milione. C’è da immaginarsi cosa succederà quando il 16 giugno si presenteranno tutti in banca (unica forma di pagamento prevista oltre a quella attraverso i conti on line) con i loro moduli F24 pieni di correzioni e scarabocchi. Il caos è praticamente inevitabile. Qualcuno, come il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, sta cercando di correre ai ripari con vademecum e opuscoli informativi. Altri, come gli amministratori leghisti, invitano direttamente i cittadini a non pagare. Un po’ perché la tassa è ingiusta. Un po’, come hanno spiegato ieri gli esponenti del Carroccio Paolo Franco, Gianpaolo Gobbo e Manuela Dal Lago, perché il Salva Italia prevede che le tasse provenienti da accertamento e riscossione saranno intascate interamente dai Comuni e non solo al 50% come previsto per l’Imu ordinaria.

Mani nei capelli I commercialisti, inutile dirlo, sono con le mani nei capelli. Per la prima casa si potrà scegliere tra due o tre rate. Negli altri casi le due rate sono obbligatorie e spetta al contribuente indicare nel modulo l’importo di spettanza del Comune e quello che andrà allo Stato. L’acconto (del 50 o del 33%) si pagherà comunque sulle aliquote base (0,4% per la prima casa e 0,76% per le altre abitazioni). Ma bisognerà tenere conto, sulle abitazioni principali, della detrazione uguali per tutti di 200 euro e di quella di 50 euro per ogni figlio convivente sotto i 26 anni. Cosa succederà poi, nessuno lo sa. Sia i Comuni sia il governo hanno il diritto di cambiare in corsa le aliquote. Il che significa che a dicembre, in sede di conguaglio, dovremo rifare i conti. Con la simpatica circostanza che nelle amministrazioni che hanno già scelto di far pagare meno (aliquota minima dello 0,2%), i contribuenti dovranno chiedere al fisco il rimborso di quanto pagato in più in fase di acconto.

Calcoli specifici Poi ci sono calcoli specifici per i terreni agricoli, i fabbricati rurali, gli immobili storici, le abitazioni delle cooperative, quelle degli anziani che vivono in altre strutture e via discorrendo. Insomma, un vero e proprio rompicapo. A confonderci un altro poì le idee ci si sono messi ieri anche Alemanno e il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, sostenendo che della tassa è sbagliato pure il nome. La nuova Imposta municipale, è la tesi, non è affatto tale, perché il 40% del gettito finirà allo Stato e i Comuni avranno meno del previsto. «Nonostante il prelievo immobiliare complessivo per il 2012 è più del doppio rispetto a quello 2011 (aumenta del 133%)», scrivono i due, «i Comuni avranno a disposizione minori risorse per un ammontare del 27,2% della vecchia Ici».  In ogni caso, c’è chi sta già preparando i ricorsi. Molti tributaristi sostengono che gli estremi per opporsi vanno dalla violazione della Costituzione a quella dello Statuto dei contribuenti. Gli esperti consigliano, comunque, di pagare l’imposta e solo poi di presentare ricorso in Commissione Tributaria per chiederne il rimborso. Visti i tempi che corrono, meglio evitare problemi con gli ispettori del fisco. di Sandro Iacometti, 15 maggio 2012

..……………Certo che la storiaccia dell’IMU, oltre che rappresentare la caporetto del governo in carica, è anche la più incredibile arlecchinata della burocrazia italiana, quella che, anche con il governo tecnico, anzi, ancor di più,  vista la totale insipienza dei tecnici che forse hanno difficltà anche ad allacciarsi le scrpe, la dice per ultima sulle norme e procedure. A prescidnere da tutte le altre questioni che riguardano l’IMU, c’è ancor oggi, quando ancano tre o quattro settimane alla scadenza della prima rata,  totale mistero circa le quote che tocca  al contribuente indicare nel modello F24 di spettanza rispettivamente dello Stato e dei Comuni, nè c’èalcuna diretitva in amteria. Anche la nota sopra riportata, che pure entra nel merito delle varie questioni, si rileva che non c’è indicazione a tal riguardo. Cosicchè c’è il fondato rischio che i contribuenti scrivano la cifra intera e questa vada attribuita tutta ad una parte o tutta all’altra e che, beffa delle beffe, il contribuente sia sanzionato o dall’una o dall’atra parte che non avrà ricevuto la sua quota di spettanza. E questo sarbbe il govenro dell’efficienza, anzi dell’efficientismo elevato a governo? Andiamo, questa è macroscopio esempio di dilettanti allo sbaraglio. g.

L’EUROPA SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI, di Mario Sechi

Pubblicato il 11 maggio, 2012 in Economia, Il territorio, Politica | No Comments »

L’Europa si sta giocando il suo futuro, la Germania la sua credibilità e forza, la Francia il suo ruolo di Paese dei Lumi, l’Italia la sua anima mediterranea, la Grecia la sua grandezza mitologica. Siamo a un passaggio decisivo della nostra storia. L’altro ieri a Bruxelles, al Parlamento europeo, ho avuto la netta sensazione che stiamo per attraversare il passo scosceso della rottura dell’Eurozona, che le forze irrazionali abbiano preso la guida della diligenza impazzita del Vecchio Continente. Corre verso il vuoto. Quando il presidente della Commissione Ue, il portoghese Josè Manuel Barroso, dice senza curarsi troppo del peso delle sue parole che «se la Grecia non rispetta i patti, allora è meglio che vada via dall’Euro», siamo allo scasso istituzionale. Il voto dei popoli per gli euroburocrati non conta niente. E invece no, caro Barroso, quel voto conta. Bisogna interpretarlo e trovare le soluzioni per un problema che l’Europa – insieme alla classe politica greca – ha creato. Non riconoscerò mai un’Unine che affama i bambini greci. E siamo in tanti a pensarlo.

Nelle stesse ore in cui Barroso certificava il suo fallimento culturale, il presidente del Consiglio Mario Monti scriveva una lettera al capo dello Stato Giorgio Napolitano in cui ribadiva la «determinazione nella realizzazione del mandato che Lei ci ha affidato». Caro Monti, vuole farci la grazia di chiarirci qual è il mandato in questo scenario? L’Unione Europea si sta sfracellando sul muro di titanio eretto dalla Germania, noi che facciamo? Stiamo a guardare il dito della cancelliera Merkel che indica la luna o ascoltiamo l’urlo di disperazione che si sta alzando dalla parte produttiva del Paese? Fin dal suo insediamento il governo ha sciorinato analisi sulla crisi – tra l’altro, con non pochi punti di riferimento sbagliati e un’insufficiente conoscenza dell’operatività reale dei mercati finanziari – ma le soluzioni, quelle che hanno il dovere di fornire i governanti, sono state tutte improntate al torchio fiscale. Se escludiamo la riforma previdenziale, il resto, con tutto il rispetto, è tutto loden e tasse.Nel frattempo l’Europa sta saltando per aria e il rischio di un breakup dell’Eurozona è sempre più vicino. Due euro. Quando la scorsa estate pubblicammo sul nostro giornale i primi scenari sull’Euro a due velocità, qualcuno ci prese per matti. Avevamo solo fatto le letture giuste. Ora ci siamo. I grandi uffici legali internazionali mettono nei loro contratti la clausola della doppia moneta, le banche d’affari sfornano studi sulle conseguenze economiche e tutti sembrano scoprire l’acqua calda. E si bruceranno. Mario Sechi, Il Tempo, 11/05/2012

.……………Il più patetico e il più ridicolo, fate voi!, in questo panorama da cataclisma finale è Mario Monti che impeterrito annuncia a Napolitano – perchè a Napolitano?, forse che il Parlamento italiano è stato sciolto?, forse che Napolitano ha poteri che la Costituzione non gli assegna?, forse che ci siamo trasformati, senza che nessuno lo sappia, in una Repubblica presidenziale?- che lui “andrà avanti nell’incarico ricevuto”. Se non ci trovassimo alla vigilia di una tragedia senza eguali ci metteremmo a ridere dinanzi a tanta tracontante insulsaggine di questo superincapace che di fronte alla sua constatata  ignoranza della realtà, per non dire che non riesce neppure a capire cosa stia succedendo, monta a cavallo e fa ancora il Napoleone, questa volta, però, di Waterloo, dove il “grand empereur”  trovò la sconfitta e l’oblio. Purtroppo, però, non si tratta della sconfitta di Monti e del suo immanente oblio, qui si gioca con i destini di un continente, e dei suoi popoli, dei suoi bambini. Scrive Sechi, ed ha ragione,  che non si può rimanere inerti dinanzi all’affamamento dei bambini greci, per effetto  di un revanscismo germanico che non è migliore di quello che produsse  la tragedia  della seconda guerra mondiale, e, dopo, dei bambini, compresi quelli italiani,  dei popoli del vecchio continente che non può finire stritolato dalle logiche affaristiche e finanziarie delle banche che fanno perno sui “nein” della Germania per arricchirsi a danno dei popoli. A parte, poi, che una volta arricchiti non saprebbero che farsene della ricchezza in un continente desertificato. g.

HOLLANDE TAGLIA I SUPERSTIPENDI E COMINCIA DAL SUO: MONTI (e non solo) PRENDA ESEMPIO!

Pubblicato il 10 maggio, 2012 in Costume, Il territorio, Politica, Politica estera | No Comments »

Non è ancora insediato ufficialmente all’Eliseo – lo farà il 15 maggio – e già Francois Hollande parte con le novità. L’annuncio del presidente francese, successore di Francois Sarkozy, non lascia spazio a molte interpretazioni.

Francois Hollande

Si ridurrà lo stipendio del 30%. Non abbastanza per riportare la cifra percepita ai 7mila euro del 2007, poi più che raddoppiati sotto il precedente presidente, ma comunque qualcosa.

Lo stipendio presidenziale passerà dagli attuali 19mila euro a “soli” 13mila. E con quella di Hollande diminuiranno anche le retribuzioni di premier e ministri francesi. Una mossa che certo non servirà a scongiurare gli effetti della crisi, ma che rappresenta comunque un segnale importante in un momento in cui i tagli della spesa pubblica sono all’ordine del giorno sui tavoli istituzionali.

E se i francesi non sembrano avere mai perdonato a Sarkò le foto che lo ritraevano in viaggio sul lussuoso yacht di Vincent Bollorè, al largo di Malta o quello che veniva evidenziato come un rapporto troppo disinvolto col denaro, la mossa di Hollande è forse la messa in atto quella politica “normale” di cui ha parlato a lungo nei mesi della campagna elettorale. Il Giornale, 10 maggio 2012

.…………Ci piace questo Hollande e anche se c’è sempre il dubbio che si tratti di mossa propagandistica d’inzio mandato, c’è di certo che non solo si riduce lo stipendio, suo e dei suoi ministri, del 30%,  ma apprendiamo che il presidente francese, non uno qualsiasi, ma il presidente dela Francia, prende all’anno 156 mila euro….C’è da rimanere stupefatti se solo si confronta questo “misero” stipendio con quello che percepisce, per esempio, il signor Napolitano, che tra indennità varie arriva  a centinaia di migliaia di euro all’anno, o al signor  – in arte professore – Monti che da senatore a vita, a vita!, , cioè senza neanche essersi preso la briga di essere elttto, prende 25 mila euro al mese, e poi presidente di Camera e Senato,  deputati, senatori, presidenti di Regione e consiglieri regionali,, sino, giù, giù a sindaci e consiglieri comunali, tutti percettori di indennità impensabili oltralpe. Pensate che il sindaco di un Comune italiano  di 8000 abitanti (come Toritto) prende 2500 euro al mese, cioè circa un decimo di quanto prende Hollande che è il capo di una Nazione che conta 70 milioni di abitanti. E poi ci sono i supermanager italiani, tipo Befera, il capo dellìAgfenzia delle Entrate, nonchè il capo di Equitalia, il quale percepisce circa 650 mila euro all’anno, cioè qualcosa come sei volte, SEI VOLTE, il capo dello Stato francese. Che dire!? Che Monti, intanto che incomincia lui a dare l’esempio, visto che non sapendo da dove incominciare per tagliare i costi della politica tanto ha nominato  all’uopo commissario il vampiro-Amati,  lo mandi a casa, e si limiti a copiare la Francia e otterrà subito il risultato che a parole si vorrebbe raggiungere.g.

RICETTA MONTI NON VA. IL PDL AD UN BIVIO, di Mario Sechi

Pubblicato il 4 maggio, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Il presidente del Consiglio Mario Monti Fin dal principio dell’avventura del governo Monti ho scritto che sulla tassazione si giocava il presente e il futuro di questo esecutivo. Alcuni mesi dopo è giunta l’ora di fare un bilancio. 1. la pressione fiscale ha raggiunto livelli mai toccati prima; 2. è stata introdotta una patrimoniale progressiva sugli immobili chiamata Imu (gettito previsto di 21 miliardi), in cui di municipale c’è il nome perché solo 9 di questi andranno ai Comuni; 3. il sistema di riscossione italiano continua a utilizzare i soggetti privati come camerieri: le aziende pagano le tasse per se stesse e per lo Stato e in cambio non ricevono indietro i crediti che vantano nei confronti della pubblica amministrazione; 4. il sistema punitivo sugli evasori così non funziona. L’Agenzia delle Entrate e Equitalia sono istituzioni da difendere, ma il complesso di norme che ne alimenta il flusso di cassa e i poteri non sono da Stato liberale; 5. nel settore del credito -vitale per qualsiasi economia- non vi è stata nessuna liberalizzazione e in presenza di recessione galoppante questo significa non consentire alle imprese in difficoltà non solo la gestione caratteristica, ma persino il pagamento delle imposte. Il bilancio del governo Monti sulla questione fiscale è negativo. Ed è legato a quello della crescita. Lo stesso premio Nobel Stiglitz -buon amico del professor Monti- fa presente che le ricette Berlinocentriche uccidono la crescita economica. Anche il professor Giavazzi sostiene queste idee e speriamo non le cambi ora che è approdato a Palazzo Chigi. Siamo di fronte ad una questione puramente tecnica? No, questa è politica, la materia viva che tocca il cuore e la mente dell’elettorato. Passi per le idee «tassa e spendi» del Partito Democratico, ma vorrei capire perché mai il Pdl dovrebbe continuare ad appoggiare una ricetta che massacra il suo elettorato. Me lo chiedo perché alle elezioni manca un anno e i casi sono tre: 1. il Pdl incide sulla linea del governo e convince Monti a una correzione di rotta; 2. il Pdl non conta niente e si suicida; 3. il Pdl si sveglia dal torpore e lascia il governo. Tre carte, un soldo. Mario Sechi, Il Tempo, 4 maggio 2012

.………….Meglio tardi che mai. Sechi, che ci ricorda Montanelli per la stringatezza coniugata alla chiarezza delle sue analisi, va al cuore del problema. La ricetta Monti, ora è chiaro a tutti, non va. Mentre non ha inciso minimamente sulla spesa pubblica improduttiva e sugli enormi costi della politica sin qui neppure sfiorati,  ha fondato tutta la sua azione (sic!) di governo sulla tassazione selvaggia che ha provocato la disperazione degli italiani e la depressione dei consumi. Di questo passo non si va da nessuna parte. E Sechi, dopo aver sostenuto il governo, se ne è reso conto. E si è reso conto anche della vaghezza delle posizoni del PDL. Chi scrive, da subito, senza se e senza ma, ha criticato la scelta del PDL di sostenere il governo Monti, rinunciando all’unica strategia che un partito democratico – di destra – avrebbe dovuto seguire, cioè quella delle elezioni anticipate. Specie dopo aver constatato  che le scelte del governo dei cosiddetti tecnici era in aperta contraddizione delle politiche tipiche della destra storica, liberale e conservatrice (alla Prezzolini): il contenimento della spesa e la riduzione della pressione fiscale in contrapposizione alle politiche della sinistra storica che come ricorda Sechi è quella del “tassa e spendi”. Abbiamo sperato che il PDL si ravvedesse e si rendesse conto che avallare le scelte impopolari di Monti finalizzate a distruggere l’ex ceto medio, a ridurre sul lastrico il sistema delle imprese, a mostrarsi sprezzante verso chiunque abbia osato contrapporsi alle sue teorie (vedi Giavazzi, ora chiamato a fare il super tecnico o lo stesso Alfano a proposito della compensazione tra crediti e tasse), avrebbe provocato crisi di consensi.  Invece,  nonostante i mugugni della base ma anche di buona parte della classe dirigente, ancorchè raccogliticcia perchè frutto di cooptazioni e non di scelte dal basso, il PDL continua ad ingnorare che il rimedio che ha propinato agli italiani è peggiore del male (basta la barzelletta dello spread, che ad onta di ogni montiana riflessione continua a salire,  a dimostrarlo…) e che continuare in questa direzione è pura follia suicida. Oggi Sechi, ravveduto dal suo iniziale innamoramento di Monti, pone il PDL dinanzi ad dilemma trino: o induce Monti a cambiare rotta, o il PDL  si dichiara destinato al suicidio,  o, infine,  lascia il governo.  Scelga e ce lo faccia sapere. g.

SANITOPOLO IN PUGLIA. DA LEA COSENTINO “TUTTA LA VERITA SU NIKI VENDOLA”

Pubblicato il 3 maggio, 2012 in Il territorio | No Comments »

Rompe la consegna al silenzio, e si confessa, Lea Cosentino, l’ex manager in carriera della Asl barese coinvolta nelle indagini sulla sanità in Puglia e protagonista del procedimento che vede Nichi Vendola indagato per averle imposto di riaprire un concorso così da far vincere un medico che il poeta della politica riteneva il più meritevole per il posto di primario di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo di Bari: «Al contrario di quello che dice il governatore Vendola, nei suoi confronti non nutro rancore, ripicca, voglia di rivalsa.

Lea Cosentino, ex dg della Asl di Bari

Si lamenta del fatto che lui sarebbe stato indagato per colpa mia, come se il suo coinvolgimento nella vicenda del primario Paolo Sardelli, dipendesse da una sorta di vendetta da parte mia, per essere stata licenziata da lui. Gli sfugge che anche io sono indagata nello stesso procedimento, e che le mie dichiarazioni ai magistrati baresi non accusano solo lui, ma anche me stessa. Di fronte a precise contestazioni da parte dei pm mi sono limitata a dire quella verità che Nichi conosce benissimo riguardo a quel concorso e a quel primario. La verità è verità, i fatti sono fatti. Ma Vendola, come sempre, ha agito da politico astuto»

In che senso?
«Ha giocato d’anticipo, annunciando lui stesso di essere indagato, e spostando l’attenzione su di me per disegnarmi come un’accusatrice livorosa. Ha provato a sfruttare ancora una volta la buona stampa di cui gode, ma quando il giorno dopo è finito sotto inchiesta anche per la vicenda dell’ospedale Miulli, s’è accorto che non poteva più scaricare su di me (che nulla c’entravo) o su altre persone un tempo a lui vicine. Quel suo successivo riferimento alla sanità gestita come un casinò non merita commenti…»

Torniamo alla storia del primario. Come andò?
«Quel che sapevo l’ho messo a verbale. La verità è lì. Faccio però presente che, per un’altra storia relativa a un concorso, con un medico che poi non è nemmeno diventato primario, la sottoscritta si è fatta cinque mesi di arresti domiciliari. E ho detto tutto».

Vendola sostiene che si è battuto perché, a suo avviso, quel medico era il migliore.
«Nessuno sostiene il contrario. Quel medico è persona di assoluto valore, e immagino che se avesse partecipato a quel concorso lo avrebbe vinto. Il problema è che Sardelli a quel concorso non partecipò. Già all’epoca feci presente che, avendo rinunciato a presentare domanda non potevamo più riaprire i termini del concorso. Ma Vendola mi disse, riapri, “ti copro io”. Anche se non ero d’accordo, alla fine riaprii i termini. Col senno di poi, penso di aver sbagliato. Se ci sono delle regole, questa vanno rispettate, da tutti. Non credo sia previsto che la politica possa forzare la mano per promuovere persone che si reputano le migliori. Per scegliere i migliori ci sono i concorsi».

È vero che con Vendola eravate in grande sintonia e che stava per nominarla assessore alla Sanità?
«Vero, basta anche ascoltare alcune intercettazioni per riscontrarlo. Quell’ipotesi per me è stata l’inizio della fine. Vendola ha messo tutti contro tutti. Prima Tedesco era il suo “fiore all’occhiello”, poi il testimone doveva passare a me, dopo è toccato a Fiore. Tutti hanno avuto problemi, anche giudiziari, e tutti – con più o meno riguardi – siamo stati messi da parte da Nichi. Il quale non si fa mai carico della propria “famiglia”, diciamo così. È un bravo padre finché tutto va bene, ma è pronto a scaricarti al primo problema. Lo ha fatto con Tedesco, con me. Non so con Fiore, che comunque s’è dimesso anche lui poco prima di finire indagato per la storia del Miulli».

Ma le avvisaglie da dove arrivano? Intuito o soffiate?
«Questo non so dirlo. Ho fatto denunce per documenti secretati messi in circolazione e che sono stati utilizzati per farmi fuori. Faccio presente che certe volte la Regione aveva prima di me atti di indagine e intercettazioni. Recentemente ho addirittura scoperto che in un’altra indagine esistono intercettazioni che mi riguardano e che non sono mai state depositate».

Si sente vittima di un complotto?
«Guai a fare la vittima. È però indiscutibile che sono finita al centro di incroci pericolosi, troppo pericolosi per una dirigente di Asl.

Questo sistema mi ha schiacciato».

È il sistema cui accenna il pm Digeronimo quando dichiara che «con Vendola al potere non c’è più spazio per la legalità»?
«Chiedetelo al pm. Io penso solo che fino a quando la sanità in Puglia continuerà ad essere organizzata così, con la politica a influenzare tutto, le aree grigie e gli interessi stratificati continueranno a fare danni».

Inchiesta e intervista a cura de IL GIORNALE, 3 MAGGIO 2012

MONTI COLGA L’ATTIMO FUGGENTE, di Mario Sechi

Pubblicato il 3 maggio, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Il premier Mario Monti La Francia sceglie il prossimo Presidente in un duello appassionato dove sono in gioco i destini dell’Europa, l’Italia annaspa tra tecnici, tecnici dei tecnici, partiti, partitanti e varie comparse della scena politica. Confesso, vedere e commentare le elezioni negli altri Paesi Europei comincia a provocare in me una certa invidia. C’è lotta politica, confronto di idee, passione. Da noi sembra prevalere la rassegnazione. Ho sostenuto il governo di transizione e dato ampio credito al governo Monti, ma più passano i giorni e più penso che ci sia qualcosa di storto -ma non ancora irreparabile – in questa vicenda. Il Professore è uomo capace, di carattere e ironia apprezzabili, tuttavia si coglie una distanza forte dalla politica e dalla lotta ideale che è il sale di un’avventura di governo. Monti ha svolto con coraggio la prima parte del suo mandato (il Salva-Italia), ha portato a casa una riforma delle pensioni da tutti i partiti sbandierata ma mai approvata, ma ha ecceduto con la pressione fiscale e mancato l’obiettivo delle liberalizzazioni. Quanto alla crescita, non ci siamo e basta. Può recuperare? Sì, ma a patto che riprenda il filo della politica e la bussola liberale. Non ci sono altre strade. Il dibattito italiano è chiuso in se stesso, ma intanto l’Europa si sta giocando il proprio destino. Le elezioni francesi saranno uno spartiacque e il rapporto tra Parigi e Berlino non sarà più lo stesso: se vince Sarkozy, dovrà fare delle concessioni alla destra lepenista che rifiuta la ricetta tedesca, la Bce e l’architettura barocca dell’Europa, se vince Hollande, il patto fiscale va a carte quarantotto e si ridiscute tutto. Qual è la nostra posizione in merito? Vorremmo saperlo. Bersani tifa Hollande ma è in conflitto con Monti, pezzi importanti del centrodestra altrettanto, mentre gli ex di Alleanza nazionale sperano ancora in un Sarkozy rivisto e corretto per non lasciare il campo alle sinistre. In ogni caso, a Parigi un dibattito sul futuro del Vecchio Continente – quello dal quale dipendono i nostri destini – è più vivo che mai. È ora che anche l’Italia esca dal suo giardinetto e guardi più in là. Ricchezza, produzione e consumo si stanno spostando da Occidente a Oriente, mentre le politiche economico-fiscali producono disoccupazione. Monti colga l’attimo fuggente. Mario Sechi, Il Tempo, 3 maggio 2012

.……………Appello quello di Sechi destinato a rimanere inascoltato. A Monti, per poter cogliere,  l’appello di Sechi  e l’attimo fuggente,  mancano due virtù fondamentali, la sensibilità coniugata alla fantasia. Chi è chiamato a funzioni tanto importanti,  quelle alle quali Monti è stato chiamato, senza averne mai prima dimostrato l’attitudine, specie in momenti cruciali come quelli attuali, deve possedere una dose non indifferente di sensibilità, per comprendere gli altri, comprenderne le ragioni, e farle proprie , condividerne le attese e le angoscie,  stimolarne le speranze come contributo non materiale  per un futuro migliore. E alla sensibilità deve coniugarsi la fantasia,   non per “portarla al potere” rimaneggiando lo slogan del maggio francese di 4 decenni addietro, ma per usarla come impareggiabile  arma di disinnescamento della più terribile delle malattie dell’uomo moderno: la resa dinanzi alle avversità. Monti è uomo gretto e funereo, incapace di trasmettere, essendone egli stesso privo, voglia di riscatto, indulgente verso se stesso quanto reattivo verso chiunque osi contraddirlo o criticarlo. In ciò denunciando la scarsa, o,  addirittura,  totale assenza di senso critico e autocritico, in aperta contraddizione con i più elementari canoni della democrazia rappresentativa. Il Paese vive ore dramamtiche, non serviva a questo Paese un “capo” privo del “quid” berlusconiano, quello che un tempo si chiamava carisma. Un capo senza carisma non entusiasma chi deve seguirne l’essempio e induce alla diserzione. Ed è quello di cui questo Paese in questo momento  non ha bisogno, la diserzione. Ma Monti non è l’uomo adatto a fermarla. g.

LA TORITTESE MARIANNA SCARANGELLA PREMIATA ALLE CELEBRAZIONI DEDICATE ALL’ILLUSTRE MERIDIONALISTA GIUSTINO FORTUNATO

Pubblicato il 1 maggio, 2012 in Il territorio, Notizie locali | No Comments »

La prof.ssa Marianna Scarangella

Dedicato al pensiero meridionalista che ebbe proprio in Giustino Fortunato il più illustre rappresentante, si è svolta a Rionero in Vulture l’ottava edizione del “Certamen Fortunatianum” lo scorso 26 aprile. Alunni provenienti dalle scuole superiori di tutto il  Sud Italia hanno trattato e si sono confrontati sul tema che quest’anno era particolarmente interessante: “Europa, Mezzogiorno, Mediterraneo, tra colonizzazione, decolonizzazione e democratizzazione”.

Il tema andava sviluppato in modo storiografico, critico e problematico, finalizzato a dimostrare l’approfondita conoscenza del pensiero meridionalista aggiornato all’attuale fase storica e socio-economica nella dimensione nazionale ed europea con particolare riguardo alle dinamiche che pongono l’attenzione sul Mediterraneo quale crocevia di popoli e culture.

Brillante è stato considerato il lavoro svolto dall’aunna del Liceo S.S. “G. Tarantino” di Gravina in Puglia Lucia Fiore, che è risultata la vincitrice del Certame.

Il primo posto conquistato dall’alunna Lucia Fiore premia non solo l’alunna, ovviamente,  e il Liceo dove studia, ma sopratutto la sua insegnante di Storia e Filosofia, la nostra concittadina Marianna Scarangella, che attraverso l’alunna,   che ha fatto suoi gli insegnamenti ricevuti, ha colto un significativo riconoscimento  alle  sue  capacità di insegnante(è anche docente  presso l’Università della Terza Età di Toritto) e di studiosa del pensiero meridionalista, oggi più che mai attuale e meritevole di approfondimenti che partendo da lontano si proiettano verso il futuro. Complimenti e auguri da parte nostra. g.

L’INSUFFICIENZA TECNOCRATICA, di Mario Sechi (e intanto Monti fa ridere anche i somari chiamando altri tecnici, fra cui un 82enne, a fare il lavoro che lui e i suoi primi della classe non sanno fare).

Pubblicato il 1 maggio, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Bondi commissaria Giarda. Giavazzi commissaria Passera. Amato commissaria il Parlamento. E Monti ha dei seri ripensamenti sulla sua squadra. Il governo tecnico nomina dei tecnici per fare quello che i tecnici non riescono a fare: tagliare la spesa e rilanciare la crescita. A che cosa serve allora il governo dei tecnici?
Ho appoggiato la nascita di un esecutivo di transizione, ho detto che il passo indietro di Silvio Berlusconi era necessario, ho scritto che la nomina di Monti era un’ottima scelta, ma dopo alcuni mesi si sta perdendo la natura della missione di questo governo. Il presidente del Consiglio ha capito che serve un cambio di passo, ha preso in mano lo spadone, battezzato una serie di superconsulenti e integrato un governo in difficoltà. La biografia dei «nominati eccellenti» fa emergere un grande senso di urgenza e insufficienza dell’esecutivo, mentre la modalità di nomina de facto allarga il solco che separa Palazzo Chigi dalla maggioranza. È la tracimazione – e insufficienza – della tecnocrazia.
Enrico Bondi è un manager di assoluto valore, ha salvato Parmalat dall’oblio, ma la sua chiamata a fare i tagli ha il senso del commissariamento dei tecnici. A piazza Colonna arriva il ristrutturatore dei ristrutturatori e il segnale, francamente, non è dei migliori. Se Bondi è un grande, così il resto appare piccino.
Giuliano Amato è una riserva della Repubblica, uomo di spessore e grandi relazioni, ne sostenni l’ingresso nel governo – insieme a Gianni Letta – ai tempi della formazione dell’esecutivo, ma chiamarlo ora è stridente: deve occuparsi di una materia che riguarda il Parlamento e non il governo (l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, la riforma dei partiti e il loro finanziamento) e inoltre è un uomo di sinistra. La sua nomina apre un fronte con il Pdl.
L’economista Francesco Giavazzi è un altro calibro importante, è un uomo di rigore e crescita, ma se piazzi un personaggio di quella levatura a suggerire ricette per la spesa pubblica e lo sviluppo, significa che Corrado Passera ha qualche problema a fare il suo mestiere.
Spero di sbagliare, ma ho un tremendo sospetto: che questa sia l’ultima carta da giocare e l’Italia sia tecnicamente persa. Mario Sechi, Il Tempo, 1 maggio 2012

.…………A dirla tutta, questa è una tragedia che tracima nella farsa. Monti è come tanti un fenomeno sulla carta, messo alla prova si è rivelato per un inconcludente ed incapace. Non solo alza bandiera bianca e confessa la disfatta del governo dei superbravi che si sono rivelati del super fessi, ma chiama altri tecnici, uno di 82 anni!, a fare il lavoro per il quale una classe dirigente di mezze calzette (e di molti ladri) aveva chiamato lui.  Il massimo è aver chiamato, tra gli altri,  l’editorialista economico del Corriere della Sera, Giavazzi,  che per mesi, da subito, ha criticato le sue strategie, tutte fondate sulla tassazione selvaggia e su nessun tagli della spesa. Anche quelli ipotizzati da questo stuolo di professoroni a cui incautamente, forse stupidamente, il Parlamento, complice il gran visir del comunismo in salsa italiana, cioè Napolitano, aveva affidato il compito di fare il lavoro sporco che doveva comprendere innazitutto il taglio strutturale della spesa pubblica improduttiva, in tutti i settoir, in primo luogo la sanità, dove si annidano le più squallide nicchie di interessi, camarille, imbrogli, che usano la sanità, la salute della gente, per fare affari e arricchirsi alle spalle dello Stato che siamo noi. Dopo aver strangolato gli italiani, azzerati i consumi (ieri, che era sabato, nei grandi magazzini del barese si potevano  contare sulle dita di due mano  i clienti  che vi si aggiravano…)  e azzerata la crescita, scopre che bisogna tagliare la spesa ma lui non sa dove mettere le mani e delega ad altri il lavoro. Non siamo all’ultima spiaggia, siamo all’Ambra Iovinelli,  lo storico teatro romano  di via Volturno   sul cui palcoscenico  da avanspettacolo si esibivano veri e propri guitti  che non riuscivano a strappare una risata che sia una  . E’ il luogo adatto per uno come Monti e i suoi prodi (provate a immaginare la ministro Fornero che fa  lo spogliarello…chissà, forse raccoglierebbe maggiori consensi che come ministro). g.